Aulo Cecina Severo, non era un nobile romano di antica data. Della sua famiglia, originaria di Volterra in Etruria, e della Gens Caecina di cui faceva parte, non si hanno notizie che datino antecedentemente al 1° secolo A. C.
È ugualmente dubbio se sia stata la Gens a mutuare il nome dal fiume che ancora oggi scorre nella zona in cui la stessa ha avuto origine o se, al contrario, sia stata la famiglia che abbia attribuito il proprio nome al fiume.
Possiamo quindi definirlo un homo novus, in quanto non abbiamo notizia di suoi familiari che abbiano rivestito prestigiose cariche pubbliche prima della sua nomina a console suffetto nel 1 A.C., quando venne chiamato a sostituire il console ordinario Lucio Calpurnio Pisone l’Augure per i mesi mancanti al completamento dell’anno di carica.
Mentre nella Roma repubblicana si trattava di una situazione straordinaria, dipendente da un reale impedimento del console ordinario, durante l’impero si invalse l’abitudine di nominare almeno una coppia di consoli suffetti che subentrassero in corso d’anno, allo scopo di moltiplicare il numero dei consolari che potevano aspirare alla prefettura o a governare le province senatoriali o imperiali.
Dopo di lui, anche suo fratello Gaio Cecina Largo, nel 13 D.C. rivestì l’incarico di console suffetto, ma occorre chiarire che Aulo Cecina Severo non si limitò a precederlo per quanto riguarda il rivestire una carica prestigiosa, ma gli fu enormemente superiore nella carriera militare in merito alla quale abbiamo ampie e numerose notizie ad opera di tre grandi storici del passato come Cassio Dione, Publio Cornelio Tacito e Velleio Patercolo.
Seguendone l’ordine cronologico, le sue indiscutibili doti si manifestarono appieno nel corso della repressione della rivolta dell’Illirico svoltasi tra il 6 e il 9 D.C. in cui fu al servizio di uno stratega di eccezionale valore, come Tiberio.
Secondo Cassio Dione, all’accendersi della grande sollevazione dei Dalmati e dei Pannoni, Aulo Cecina Severo era legatus Augusti pro praetore della neoistituita provincia della Mesia, che era stata formata in parte separandola dalla Macedonia e per il resto ufficializzando il possesso di altri territori lungo il corso del Danubio e fino al mar Nero.
La carica equivaleva a quella di governatore delle province senatoriali ma era di nomina imperiale e con un più rilevante carattere militare, al punto che il legato vestiva la divisa e aveva il privilegio di portare la spada.
La rivolta dell’Illirico, originata dal malcontento per l’eccessivo carico fiscale imposto amministratori rapaci, colse Roma completamente di sorpresa, mentre la maggior parte delle legioni erano impegnate al seguito di Tiberio nella tentata invasione della Marcomannia, attuale Boemia.
In questo frangente così difficile, con Tiberio impegnato nelle trattative per stipulare il trattato di pace con Maroboduo, rifulsero le capacità militari di due generali. Uno fu Marco Messala Messalino che rientrando in tutta fretta dalla Marcomannia rintuzzò qualunque tentativo di invasione dell’Italia da parte degli insorti.
L’altro fu proprio Aulo Cecina Severo che, al comando delle tre legioni di stanza in Mesia e con l’ausilio degli alleati Traci, sconfisse i Pannoni nella battaglia del fiume Drava e impedì la caduta della roccaforte di Sirmio, che assieme a quella di Siscia era essenziale per il controllo dell’intero Illirico.
Subito dopo questa importante vittoria, Cecina fu costretto a rientrare nella sua provincia, minacciata da Daci e Sarmati. Per questo motivo, affidò al re dei Traci Remetalce e a suo fratello Rescupori il compito di difendere la Macedonia dagli insorti, cosa che fecero egregiamente.
L’anno successivo, avendo superato il momento difficile in Mesia, unì le tre legioni ai suoi ordini con le altre due guidate da Marco Plauzio Silvano, governatore della Galazia e della Panfilia e assieme marciarono verso la roccaforte di Siscia, dove Tiberio aveva radunato ben dieci legioni.
Era infatti indispensabile ricreare la continuità territoriale tra questa roccaforte e quella di Sirmio, riconquistando i territori caduti nelle mani dei ribelli.
Durante il percorso caddero in un’imboscata presso le paludi Volcee, lungo il corso del fiume Sava, ma dopo aver corso il rischio di subire una sconfitta epocale perdendo l’intero esercito che era stato loro affidato, seppero mutare in vittoria una possibile sconfitta.
Purtroppo, a godere dei frutti di questa sofferta vittoria fu il solo Marco Plauzio Silvano, al quale vennero tributati gli ornamenta triumphalia, massima onorificenza che, per decisione augustea, poteva essere concessa a coloro che non fossero membri della famiglia imperiale.
La preferenza forse fu dovuta al fatto che Plauzio era figlio di Urgulania grande amica di Livia, moglie di Augusto e madre di Tiberio, Ma, come avremo modo di vedere, il tempo si sarebbe dimostrato galantuomo nei confronti di Aulo Cecina Severo.
Domata la rivolta dell’Illirico, nel 14 D.C., svolse un nuovo prestigioso incarico, quale legato di Germanico Giulio Cesare, cui era stato attribuito l’imperio proconsolare in Germania. Era infatti al comando dell’esercito della Germania Inferiore, composto da quattro legioni incaricate di sorvegliare quella parte del confine lungo il Reno che andava dalla foce del fiume fino alle attuali città di Colonia e Bonn.
In tale veste di comandante, subì l’ammutinamento delle legioni che reclamavano migliori condizioni di vita. La rivolta, fomentato in larga parte dai liberti arruolati in tutta fretta da Augusto dopo Teutoburgo, iniziò in Pannonia e presto si estese ai due eserciti di Germania.
Sia pure a fatica, la protesta dei legionari rientrò grazie alla concessione di consistenti miglioramenti economici e alla riduzione della durata della ferma, cui si aggiunse, per quanto attiene l’esercito della Germania Inferiore, il risolutivo l’intervento di Agrippina oltre che dello stesso Germanico.
Da questo momento Aulo Cecina Severo divenne uno dei principali protagonisti delle campagne in Germania che restituirono a Roma l’onore compromesso dal comportamento di Varo a Teutoburgo. Partecipò quindi alla prima spedizione contro i Marsi voluta da Germanico per saggiare la capacità combattiva delle legioni da poco rientrate nei ranghi.
L’anno successivo fu in prima fila nella spedizione che liberò dall’assedio Segeste, un capo dei Cherusci rimasto fedele a Roma, noto per aver inutilmente tentato di dissuadere Varo dal cadere nel tranello di Arminio.
Al momento di tornare agli accampamenti invernali, dopo avere raggiunto i luoghi dove si era consumato il massacro di Teutoburgo, Germanico, non avendo a disposizione navi sufficienti per reimbarcare tutto l’esercito, decise che Cecina e le sue quattro legioni rientrassero via terra percorrendo i Pontes Longi
Si trattava di una strada che era sostanzialmente una stretta passatoia in legno in mezzo alle paludi che collegava l’Amisia (attuale Ems) al Reno, realizzata una ventina di anni prima da Lucio Domizio Enobarbo.
Lungo questo difficile percorso lo attendevano Arminio e le sue truppe, sicure di ripetere il massacro di Teutoburgo e quasi ci riuscirono. Ma Cecina era l’esatto opposto di Varo. Non si lasciò prendere dal panico né tantomeno fu mai sfiorato dall’idea di suicidarsi.
Anziché procedere attraverso sempre nuove paludi e foreste, in una lunga marcia verso la morte, riuscì a rincuorare i legionari sconfortati, facendo capire loro che solo con il coraggioso e intelligente uso delle armi avrebbero salvato la vita e ottenuto onore e gloria.
Per questo, si trincerò con le sue quattro legioni nel mezzo alle paludi, attirando i Germani in uno sconsiderato attacco contro l’accampamento fortificato, per contrattaccarli vigorosamente all’improvviso, fino a trasformare il probabile disastro in una smagliante vittoria.
Così facendo, ripete l’impresa compiuta 26 anni prima ad Arbalo da Druso Maggiore, padre di Germanico. Anche in quella occasione le legioni che rientravano negli accampamenti invernali dopo una lunga campagna vennero attirate in una imboscata dai Cherusci, probabilmente guidati da Segimero il padre di Arminio. Ma come avvenne ai Pontes Longi rovesciarono le sorti del combattimento, riportando una netta vittoria.
Questa volta Aulo Cecina Severo ottenne gli ornamenta triumphalia, negatigli in precedenza. Con lui vennero decorati l’altro legato Caio Silio, comandante dell’esercito della Germania Superiore e Lucio Apronio. Nel proseguo della campagna nell’anno successivo ebbe modo di dimostrare le sue capacità logistiche, sovraintendendo alla costruzione di una flotta di ben mille navi che condussero le legioni ai trionfi di Idistaviso e Vallo Angrivariano.
Non abbiamo notizie di ulteriori imprese belliche compiute da Aulo Cecina Severo dopo le campagne quale legato di Germanico. Avendo per ben due volte superato delle situazioni molto difficili, salvando il suo esercito circondato dagli avversari, mi sento di affermare che se si fosse trovato al posto di Varo a Teutoburgo, l’esito finale sarebbe stato molto diverso. Ma, purtroppo, sappiamo anche che spesso le scelte di Augusto non erano meritocratiche, ma influenzate da parentele e amicizie.
Mi sembra doveroso ricordare che, secondo il famoso storico Ronald Syme, Aulo Cecina Severo sarebbe stato governatore della Macedonia e non della Mesia. Il particolare non ha un grande rilievo ai fini di questo post, in quanto non vengono messe in dubbio le sue imprese belliche.
Tuttavia, volendosi addentrare nell’argomento occorre dire che la vicenda è assai complessa. È vero che, tra gli storici antichi, solo Cassio Dione attesta che Aulo Cecina Severo sia stato governatore della Mesia nel 6 D.C.
Ma che la provincia fosse stata istituita in quegli anni risulta da due fatti:
1) Tra il 9 e l’11 D.C. il probabile governatore della Mesia dovrebbe essere stato Gneo Cornelio Lentulo l’Augure al quale vengono conferiti gli ornamenta triumphalia per una sua grande vittoria contro i Geti (termine con cui spesso vengono designati i Daci). Ma di lui nessuno storico antico attesta che abbia partecipato alla repressione della rivolta dell’Illirico;
2) Nel 12 D.C. il governatore della Mesia è sicuramente Gaio Poppeo Sabino, al quale, a far data dal 15 D.C. e fino alla sua morte nel 35 D.C., venne affidato anche il governo delle province di Macedonia e di Acaia, che Tiberio unificò alla Mesia per sottrarle al controllo da parte dei senatori.
Senza volere contraddire un illustre studioso, è possibile che, nella emergenza generata dalla rivolta, Aulo Cecina Severo sia stato contemporaneamente anche governatore della Macedonia, dalla quale, come detto, la Mesia era stata appena separata.
Ma se la carriera militare di Aulo Cecina Severo fu costellata da smaglianti successi, non altrettanto avvenne per la sua carriera politica nell’ambito del senato. A riprova voglio parlarvi dell’episodio della sua carriera senatoriale che motiva il titolo del post.
Avvenne nel 21 D.C. mentre era in corso una importante seduta del senato, convocata per scegliere i nuovi governatori delle province di Asia e di Africa.
La riunione era caratterizzata da una discussione particolarmente accesa.
Infatti, la candidatura di Manio Lepido, largamente considerata la più autorevole per il governo della prima provincia, era fortemente avversata da un gruppo di senatori capitanato da Sesto Pompeo, mentre non era facile scegliere il soggetto adatto a rivestire l’incarico di proconsole della provincia d’Africa dove il ribelle numida Tacfarinas tornava, ancora una volta, a porre dei problemi e a minacciare la stabilità del potere romano.
Eppure, ad un tratto, Aulo Cecina Severo riuscì ad appianare i contrasti e a catalizzare su di sé le critiche dell’intero senato. Per raggiungere questo difficile risultato propose, non so se per effetto di misoginia o per reale convinzione, di vietare ai governatori di farsi accompagnare dalle mogli quando assumevano il controllo di una provincia.
Motivò la sua proposta sostenendo non solo l’intrinseca debolezza del sesso femminile a sopportare le fatiche di una vita disagiata, quale era quella che si svolgeva nelle province più selvagge e periferiche, ma anche la sua propensione alla malvagità e avidità di potere, quando questo era reso possibile dalla eccessiva libertà concessagli.
Al riguardo, sottolineò che spesso nei processi inerenti alle malversazioni dei governatori, le maggiori colpe emergevano a carico delle mogli e rimpianse i tempi in cui la legge Oppia vietava gli eccessivi lussi femminili.
Infine, concluse l’intervento portando il proprio esempio personale, in quanto, nel corso delle sue quaranta missioni all’estero non aveva mai portato la moglie con sé, malgrado il loro matrimonio fosse molto felice.
Evidentemente, non aveva chiaro che la legge Oppia, introdotta durante la II guerra punica, era stata abrogata più di duecento anni prima e che si stava rivolgendo alla massima assemblea di Roma, dove la condizione sociale della donna era molto diversa da quella imperante nell’antica Grecia.
La sua proposta suscitò una vera e propria baraonda. La maggior parte dei senatori protestò che Cecina non aveva l’autorità per improvvisarsi censore in una materia così delicata e che la proposta era estranea all’ordine del giorno.
In modo più composto ma non privo di ironia gli rispose Marco Valerio Messala Messalino che si chiese cosa sarebbe avvenuto dei matrimoni dei governatori, se il marito fosse stato obbligato a trascurare per svariati anni la convivenza coniugale, concludendo che magari si sarebbero evitate delle malversazioni all’estero, ma certamente sarebbero aumentati enormemente gli scandali di altra natura in patria!
La discussione venne chiusa da Druso Minore, figlio di Tiberio, che ricordò come Augusto si era fatto sempre accompagnare da Livia nel corso dei suoi viaggi in tutte le parti dell’impero e che egli stesso non avrebbe adempiuto con animo sereno al suo governatorato in Pannonia se avesse dovuto separarsi a lungo dalla sua amatissima moglie Livilla (Direi che in seguito, viste le circostanze della sua morte, ebbe a pentirsene!)
La proposta venne quindi respinta in modo quasi unanime e, per la cronaca, la seduta si chiuse con la nomina di Manio Lepido a governatore della provincia d’Asia mentre venne rimessa a Tiberio la scelta del proconsole d’Africa.
Dopo questa riunione in senato non abbiamo ulteriori notizie in merito alla vita pubblica di Aulo Cecina Severo.
Le Fonti:
Cassio Dione, Storia Romana LIV 29
Cassio Dione Storia Romana LIII 27
Velleio Patercolo, Storia Romana II 112
Cassio Dione, Storia Romana LIV 32.
Velleio Patercolo, Storia Romana II 117
Cornelio Tacito, Annales I 41-44
Cornelio Tacito, Annales I 63-68
Cornelio Tacito, Annales II 5-6
Cornelio Tacito, Annales IV 44
Cornelio Tacito, Annales I 80
Cornelio Tacito, Annales VI 39
Cornelio Tacito, Annales III 33-34.