Settimio Severo. Vita di un imperatore soldato

Lucio Settimio Severo fu imperatore romano dall’aprile 193 d.C. al febbraio 211 d.C. Era di discendenza libica (originario di Leptis Magna) e proveniente da una famiglia punica di spicco caratterizzata da una storia di ascesa allo stato senatorio e consolare.

Ascesa di Settimio Severo al potere

La sua prima visita a Roma avvenne intorno al 163 d.C. durante il regno di Marco Aurelio e Lucio Vero. Sotto la protezione di suo cugino, Caio Settimio Severo, entrò nel Senato Romano nel 170 d.C. Quando suo cugino andò in Africa come proconsole intorno al 173-174 d.C. scelse Lucio Settimio Severo come suo legato.

A livello personale Lucio Settimio sposò prima Paccia Marciana intorno al 175 d.C., donna come lui di origine puniche. In seguito alla morte di questa, dieci anni dopo, quando era già governatore della Gallia e viveva a Lugdunum (Lione), sposò Gulia Domna da Emesa (Siria) intorno al 187 d.C., discendente di una famiglia di grandi sacerdoti di Eliogabalo.

L’ascesa a imperatore di Settimio iniziò con l’assassinio del sovrano dissoluto Commodo, l’ultimo giorno del 192 d.C. L’immediato successore di Commodo, il rispettato anche se anziano Pertinace, fu rapidamente nominato imperatore.

Le azioni di Pertinace come imperatore, tuttavia, fecero infuriare i membri della Guardia Pretoriana che non gradivano i suoi tentativi di imporre una disciplina più severa. Fu l’incapacità di Pertinace di soddisfare le richieste della Guardia relativamente a un compenso arretrato che portò alla rivolta che si concluse con l’assassinio dell’imperatore.

La Guardia Pretoriana da quel momento iniziò letteralmente a vendere all’asta il trono imperiale al miglior offerente: più si pagava, più ci si assicurava la possibilità di ascendere al trono.  Un ricco ed eminente senatore, Didio Giuliano, forse per scherzo in un primo momento, batté tutti gli altri all’asta e fu proclamato imperatore dai pretoriani per la sola ragione che promise di pagare loro una cifra più alta.

Questa vicenda causò un notevole risentimento tra la popolazione di Roma che denunciò apertamente Giuliano e il modo in cui acquisì il trono. La voce di tali disordini a Roma si diffuse nelle province e portò alla nascita di tre possibili candidati per sfidare il governo di Giuliano.

Settimio Severo, l’anno dei cinque imperatori

Il primo candidato era Clodio Albino, governatore della Gran Bretagna. Il secondo era Pescennio Nigro, governatore della Siria e il terzo era, ovviamente, Settimio Severo, che governava la provincia della Pannonia Superiore alla frontiera del Danubio.

Tutti e tre i governatori emersero come possibili candidati principalmente perché ciascuno di loro deteneva province difese ciascuna da tre legioni. Questo non solo dava a ciascun governatore una potente base militare, ma assicurava anche che le province adiacenti si sarebbero unite alla loro causa se avessero deciso di insorgere e fare un’offerta per il potere imperiale. Sia Albino che Nigro lo fecero.

Settimio, nel fare la sua proposta, aveva un vantaggio su questi due uomini non solo in termini di propaganda (Settimio aveva prestato servizio con Pertinace in precedenza e si era ritratto con successo come il “vendicatore di Pertinace“, adottando persino il nome dell’imperatore ucciso) ma anche in termini di posizione poiché la Pannonia era la più vicina di queste province all’Italia e a Roma.

Per evitare un possibile scontro con Clodio Albino in Gran Bretagna, si assicurò il suo sostegno promettendogli il titolo di Cesare e quindi un posto nella successione imperiale se Settimio avesse avuto successo.

Quindi, dopo essersi assicurato la lealtà delle sedici legioni del Reno e del Danubio alla sua causa, Settimio marciò in Italia e a 60 miglia da Roma fu riconosciuto dal Senato come imperatore. Giuliano fu giustiziato e Settimio fu accolto a Roma il 9 giugno 193 d.C. Con la sua nomina, l’anno 193 d.C. è conosciuto come “L’anno dei cinque imperatori“.

Le prime campagne di Settimio Severo come imperatore

Settimio sciolse rapidamente la Guardia pretoriana e la sostituì con una guardia del corpo molto più grande reclutata dalle legioni danubiane sotto il suo comando. Per rafforzare il suo governo in Italia, diede vita a tre nuove legioni (I-III Parthica) e pose la seconda di queste non lontano da Roma. Aumento inoltre il numero delle veglie, delle coorti urbane e di altre unità di stanza nella città di Roma allargando la guarnigione complessiva della Capitale.

Dopo essersi assicurato Roma (e, per il momento, la lealtà di Albino a ovest), Settimio organizzò una campagna per marciare verso le province orientali ed eliminare il suo rivale Nigro.

Le forze di Severo sconfissero diverse volte le sue truppe prima buttandolo fuori dalla Tracia, poi sconfiggendolo a Cizico e Nicea in Asia Minore nel 193 d.C. e infine battendolo a Isso nel 194 d.c. Mentre si trovava in Oriente, Settimio Severo spinse le sue forze contro i vassalli dei Parti che avevano sostenuto il Nigro nelle sue rivendicazioni e sottomise rapidamente i regni di Osroene e Adiabene, prendendo i titoli Parthicus Arabicus e Parthicus Adiabenicus per commemorare queste vittorie.

Per consolidare la sua reputazione e tentare di collegare la sua nuova dinastia con quella degli Antonini, si dichiarò figlio dell’ormai divinizzato ex imperatore Marco Aurelio e fratello del Commodo divinizzato. Inoltre, conferì al figlio maggiore M. Aurelio Antonino (poi imperatore Caracalla) il titolo di Cesare. Quest’ultima mossa lo portò in conflitto diretto con il suo ex alleato Clodio Albino a cui inizialmente era stato promesso questo titolo in cambio della sua lealtà.

Rendendosi conto che Severo intendeva scartarlo, Albino si ribellò e attraversò con le sue legioni la Gallia. Severo si affrettò a spostarsi a ovest per incontrare Albino a Lugdunum e lo sconfisse in una sanguinosa e combattuta battaglia nel febbraio 197 d.C. In questo modo rimase l’unico imperatore dell’Impero Romano.

Nell’estate del 197 d.C., Severo si recò di nuovo nelle province orientali dove l’Impero dei Parti aveva approfittato della sua assenza per assediare Nisibi nella Mesopotamia occupata dai romani. Dopo aver spezzato l’assedio dei Parti, iniziò a marciare lungo l’Eufrate attaccando e saccheggiando le città di Seleucia, Babilonia e infine la capitale dei Parti di Ctesifonte.

Avrebbe voluto continuare le sue campagne più in profondità nell’impero dei Parti, ma decise di rivolgersi contro la fortezza di Hatra in Iraq senza però riuscire nella conquista nonostante due tentativi di assedio. Dopo aver raggiunto un accordo salva-faccia con Hatra, Settimio dichiarò la vittoria in Oriente, prendendo il titolo di Partico. Fu durante questo periodo che organizzò le terre della Mesopotamia settentrionale, catturate dai Parti, nella nuova provincia della Mesopotamia romana che Severo sperava servisse da “baluardo per la Siria” contro qualsiasi futura invasione dei Parti.

Ritorno a Roma di Settimio Severo e visita a Leptis Magna

Severo poi si recò in Egitto nel 199 d.C., per riorganizzare la provincia. Dopo aver fatto tappa in Siria per un soggiorno di un anno (dalla fine del 200 all’inizio del 202 d.C.), Severo tornò finalmente a Roma nell’estate del 202 d.C. per celebrare i suoi decennali con dei giochi e per dare suo figlio Antonino in matrimonio alla figlia del suo confidente, il prefetto pretoriano Plautiano (poi assassinato a causa degli intrighi di Antonino). Nell’autunno dello stesso anno, Severo si recò nella sua patria d’Africa, visitando la città natale Leptis Magna, così come Utica e Cartagine.

A Leptis Magna Settimio Severo diede vita a un forte programma di costruzione di monumenti, fornendo strade colonnate, un nuovo foro, una basilica e un nuovo porto alla sua città natale. Approfitto di quel tempo per schiacciare le tribù del deserto (in particolare i Garamanti) che avevano molestato le frontiere africane di Roma. Severo ampliò e fortificò la frontiera africana, espandendo persino la presenza di Roma nel Sahara, limitando così le attività di incursione di queste tribù di confine che non potevano più attaccare impunemente le terre romane e poi fuggire.

Severo tornò in Italia nel 203 d.C. dove rimase fino al 208 d.C. organizzando i giochi secolari nel 204 d.C. Severo sostituì con il giurista Papiniano il suo prefetto pretoriano Plautiano, assassinato, dando vita a una vera e propria età dell’oro per la giurisprudenza romana.

Nel 208 d.C. alcuni combattimenti su piccola scala alla frontiera della Britannia romana diedero a Severo la scusa per lanciare una campagna che sarebbe durata fino alla sua morte nel 211 d.C. Con questa campagna, Severo sperava in un’opportunità per raggiungere la gloria militare. Motivo per il quale portò con sé i suoi figli Antonino e Geta nella speranza di fornire loro una certa esperienza amministrativa e militare, necessaria per detenere il potere imperiale. Fino a quel momento i due figli avevano passato il loro tempo a litigare violentemente tra loro oltre che comportarsi come libertini negli stabilimenti meno rinomati di Roma.

Le intenzioni di Severo in Gran Bretagna erano quasi certamente di sottomettere l’intera isola e portarla completamente sotto il dominio romano. Per fare ciò,riparò e ristrutturò molti dei forti lungo il Vallo di Adriano con l’intenzione di utilizzare il muro come base da cui lanciare una campagna per conquistare il nord dell’isola della Gran Bretagna.

Lasciando Geta a sud (presumibilmente lasciandolo responsabile dell’amministrazione civile della Gran Bretagna a sud del muro, N.d.R.), Severo e suo figlio Antonino fecero una campagna nel nord, specialmente in quella che oggi è la Scozia. Il decorso della campagna non fu propriamente soddisfacente per i romani: le tribù native della Caledonia non incontrarono le truppe in aperta battaglia e si impegnarono in tattiche di guerriglia contro di loro causandone pesanti perdite.

Nel 210 d.C., tuttavia, le tribù del nord chiesero la pace e Severo sfruttò questa opportunità per costruire una nuova base avanzata a Carpow sul fiume Tay per future campagne. Prese anche il titolo di Britannico per sé e per i suoi figli per commemorare questa vittoria.

Morte di Settimio Severo, i risultati raggiunti

Un successo che però fu di breve durata, tuttavia, poiché le tribù presto insorsero in rivolta e Severo non era in grado di continuare le sue campagne contro di loro. Era il 211 d.C. e malato di gotta morì poco dopo, il 4 febbraio dello stesso anno.

Il regno di Severo ha visto l’attuazione di riforme sia nelle province che nell’ordine militare che hanno avuto conseguenze a lungo termine.

Dopo la sconfitta dei suoi rivali, Severo decise di non rischiare e divise le province legionarie di Pannonia e Siria per scoraggiare i futuri governatori a sollevarsi in rivolta. La Pannonia venne divisa nelle nuove province di Pannonia Superiore e Pannonia Inferiore; la Siria fu divisa in Siria Coele e Siria Fenice. Anche la Gran Bretagna era divisa in due province. Britannia Superiore e Britannia Inferiore.

Severo è anche noto per le sue riforme dell’esercito. Non solo aumentò notevolmente le sue dimensioni ma per garantirne la lealtà aumentò anche la paga annuale dei soldati da 300 a 500 denari, sebbene molti avrebbero visto questo aumento di stipendio in ritardo dopo la sua morte. Storici come Erodiano hanno criticato Severo per questi aumenti salariali, principalmente perché esercitavano maggiori pressioni finanziarie sulla popolazione civile.

Severo pose fine inoltre al divieto di matrimonio che esisteva nell’esercito romano, dando ai soldati il ​​diritto di prendere moglie. Questa misura fu considerata da alcuni come una riforma positiva in quanto dava diritti legali alle mogli dei soldati, li cui rapporti prima non erano legalmente vincolanti.

Severo era così preoccupato per la lealtà dell’esercito che si dice che sul letto di morte abbia consigliato ai suoi due figli di “essere buoni gli uni con gli altri, arricchire i soldati e accidenti al resto“.

Severo poteva essere spietato verso i suoi nemici. Quando sconfisse Nigro a est, non solo attaccò molte delle città in quella regione che sostennero il suo rivale, ma divenne noto per aver tolto lo status di metropoli dalla città di Antiochia dandolo alla sua principale rivale, la città di Laodicaea.

Dopo aver sconfitto Albino nella battaglia di Lugdunum, Severo liberò poi la sua ira contro il Senato romano, in particolare sui membri che avevano dato un supporto silenzioso o aperto ad Albino. Severo, dopo aver dichiarato le sue intenzioni di epurare il Senato in un discorso nel 197 d.C., procedette a giustiziare ben ventinove senatori.

Nonostante sia uscito vittorioso da un periodo di guerra civile e abbia portato stabilità all’impero sembra che Severo non fosse soddisfatto del suo operato, sentimento che esternò anche prima di morire.

Articolo originale: Septimius Severus di Patrick Hurley (World History Encyclopedia, CC BY-NC-SA), tradotto da Federico Gueli