La battaglia di Boviano, 305 a.C. I romani trionfano sui Sanniti


La battaglia di Boviano è uno scontro avvenuto nel 305 a.C tra la Repubblica Romana e i Sanniti. La battaglia segnò un trionfo per Roma e pose fine alla Seconda Guerra Sannitica. Si tratta tuttavia di uno degli episodi bellici della storia romana di cui abbiamo meno fonti e gli unici racconti ci giungono da Diodoro Siculo e da Tito Livio, che scrivono entrambi secoli dopo gli avvenimenti.

Contesto storico

Verso la fine della Seconda Guerra Sannitica (dal 326 a.C. al 305 a.C.,) i romani elessero come dittatore Publio Cornelio Scipione, accompagnato dal maestro di cavalleria Publio Decio Mure.

I due furono incaricati di presiedere le elezioni consolari: vennero così eletti i consoli Lucio Postumio e Tiberio Minucio. Dopo di loro vennero eletti Quinto Fabio e Publio Decio. Non sappiamo esattamente se i consoli entrarono realmente in carica, dal momento che le informazioni sono piuttosto confuse e la registrazione delle nomine negli annali romani dimostra parecchie incongruenze.

Sappiamo però che in quello stesso anno vi furono diverse incursioni da parte dei Sanniti nelle pianure della Campania. Così entrambi i consoli furono inviati con i rispettivi eserciti nella regione del Sannio, dirigendosi in due zone distinte. Postumio mosse il suo contingente verso la città di Tiferno mentre Minucio iniziò un assedio contro Boviano.

La battaglia sul campo

A Tiferno avvenne il primo scontro tra i Sanniti e i legionari agli ordini di Postumio. La descrizione della battaglia conosce più versioni. Secondo un primo resoconto, i Sanniti vennero sconfitti clamorosamente e furono fatti ben 20.000 prigionieri, senza indicare ulteriori dettagli.

Un’altra versione, più completa, riferisce invece che i due eserciti si allontanarono dopo una battaglia dall’esito incerto e Postumio, fingendo di aver paura del nemico, marciò durante la notte per nascondere le sue truppe sui monti.

I Sanniti iniziarono ad inseguirlo fino al termine della giornata, accampandosi a sole due miglia di distanza dall’accampamento romano e stabilendosi in una posizione ben protetta.

Il console romano fece attrezzare il campo con le migliori difese e con ogni tipo di materiale, per dare l’impressione ai nemici che non si sarebbe mosso da quella posizione. In realtà, dopo aver lasciato una guarnigione armata a presidio dell’accampamento, fece uscire i legionari nel pieno della notte, percorse la via più breve possibile con le sue truppe ben equipaggiate e raggiunse il suo collega, che si era accampato di fronte ad un altro esercito nemico.

Lì, dietro a consiglio di Postumio, Minucio attaccò immediatamente battaglia. Lo scontro andò avanti per tutto il giorno nella massima incertezza, fino a quando Postumio riuscì ad attaccare all’improvviso, con le sue forze ancora fresche, i nemici ormai stremati.

L’assedio e la presa di Boviano

Dopo l’inaspettato attacco romano, i Sanniti non riuscivano nemmeno a fuggire per la stanchezza del combattimento e per le ferite riportate e furono trucidati del primo all’ultimo. I romani dapprima catturarono 21 insegne e poi si diressero verso l’accampamento che era stato approntato da Postumio.

Gli eserciti romani dei due consoli, dopo aver confuso il nemico e averlo battuto, si gettarono sugli ultimi gruppi di Sanniti, ormai demoralizzati per la evidente sconfitta, e li travolsero, costringendoli a fuggire e catturando altre 26 insegne militari.

Venne fatto prigioniero anche il comandante dei Sanniti, Stazio Gellio, oltre ad altri ufficiali.

Il giorno successivo, l’esercito romano, ormai vincitore sul campo di battaglia, iniziò ad assediare Boviano, ultima roccaforte Sannita, che venne catturata in breve tempo.

I due consoli si coprirono di tanta gloria da meritare entrambi un trionfo.

Circa l’assedio di Boviano, Tito Livio riferisce anche la versione secondo cui il console Minucio riportò una ferita molto grave e morì sul posto, e che per sostituirlo venne nominato un altro console, di nome Marco Fulvio, il quale sarebbe stato il reale autore della conquista della città. 

Nonostante alcuni particolari differenti, la vittoria romana fu evidente. Nel corso di quello stesso anno le città di Sora, Arpino e Cesennia vennero strappate ai Sanniti, mentre i romani, per festeggiare la vittoria della guerra, fecero erigere una grande statua di Ercole nel Campidoglio.

FONTI

  • Diodoro Siculo, Bibliotheca historica, XX, 80; 90; 101.
  • Tito Livio, Ab Urbe condita libri, IX, 44.