Il Senato romano. Storia, funzioni, caratteristiche

Il Senato Romano era una delle più importanti espressione della politica di Roma antica.

Composto dai magistrati più esperti della città e dalla elìte della società, nonostante in teoria avesse solamente una funzione consultiva, esprimeva la posizione della parte politica dominante e più ricca di Roma, la quale era in grado di indirizzare in modo determinante le scelte della comunità.

Di fondamentale importanza e centro assoluto del potere durante il primo periodo della Repubblica, il Senato continuò ad avere una funzione anche nel periodo alto imperiale, sebbene in misura sempre minore, fino al passare dei decenni, dove il ruolo dell’esercito e la corruzione dei membri lo rese un guscio vuoto, una assemblea puramente simbolica e ormai inerte.

Il Senato della Repubblica

I romani utilizzavano il nome “Senatus” per definire la loro assemblea di governo più importante. La parola Senato deriva da “Senex“, vecchio, termine che nel mondo romano aveva un’accezione positiva di saggezza e di esperienza.

I membri venivano chiamati anche “padri” e questa non casuale scelta dei termini dimostra chiaramente che il Senato era un organo progettato per fornire una guida ragionata ed equilibrata alla politica romana e al suo popolo.

Secondo la tradizione fu addirittura il fondatore di Roma, Romolo, a creare il primo “Consiglio del Re” o Senato, formato da 100 membri: il suo ruolo era di fornire pareri utili per il sovrano. Ma si sa molto poco della sua reale funzione durante tutto il periodo monarchico.

All’inizio della Repubblica, è probabile che il Senato fosse un gruppo consultivo utile ai magistrati e che il suo potere si sia accresciuto durante il tempo, mano mano che questi, una volta terminato il loro mandato, confluivano in un gruppo che rappresentava, di fatto, i “migliori” della società.

La lista dei membri del Senato veniva compilata ogni cinque anni dai Censori, anche se in linea di massima i senatori mantenevano il loro ruolo per tutta la vita, a meno che non avessero commesso un atto disonorevole.

Si andò così delineando una nuova e potente “unità politica” che avrebbe dominato il governo Romano per tutto il periodo della Repubblica.

La funzione formale del Senato era quella di consigliare i magistrati, Consoli, Censori, Questori, Edili e così via in merito alle decisioni più delicate ed importanti.

I pareri del Senato erano particolarmente importanti in quanto espressi da senatori che erano ex magistrati, dotati di grande esperienza di governo e di influenza politica. Per questo, molto raramente i pareri del Senato, durante l’epoca repubblicana, potevano rimanere inascoltati.

L’ultima parola doveva sempre essere quella dei comizi, ovvero le assemblee legislative, ma nei più delicati momenti di guerra o di pericolo, il Senato emanò decreti di emergenza con validità immediata, necessari a proteggere lo stato.

Il Senato divenne sempre più influente su questioni militari e di ordine pubblico e nel corso dei decenni decise su questioni come la politica interna, compresi i temi finanziari e religiosi, formulando delle proposte che le assemblee popolari avrebbero potuto discutere.

Era determinante anche per la scelta della politica estera, che si concretizzava nell’ascolto degli ambasciatori stranieri, nella decisione sulla dislocazione territoriale delle legioni, nella creazione di nuove province e nella ratificazione dei loro confini.

Il Senato interveniva inoltre in tutti i casi in cui vi erano dubbi o mancanze interpretative nel diritto o qualora fossero necessarie delle riforme di ampia portata che necessitavano di una visione strategica di ampio profilo.

Questa assemblea politica aveva inoltre il potere di concedere ai generali e agli uomini più potenti di Roma alcune gratificazioni: dalla “ovazione“, ovvero il consenso ad attraversare la città con una toga e una corona riccamente decorata per ricevere i complimenti dei passanti e dei propri clienti, al “Trionfo” una celebrazione su vasta scala con giochi e festeggiamenti che si potevano protrarre per diversi giorni, dove il generale vittorioso entrava in città su una biga trainata da due cavalli bianchi.

Lo svolgimento delle sedute

Il Senato si incontrò, durante la sua lunga storia, in diversi luoghi di Roma, ma le assemblee dovevano sempre tenersi all’interno di un luogo sacro, per ottenere la benevolenza e la protezione degli Dei durante le decisioni.

Per questo, il Senato si radunava principalmente nella Curia, un piccolo edificio pubblico a Roma dedicato ai solenni compiti dei Senatori.

La prima fu la Curia Hostilia, utilizzata durante la monarchia, seguita dalla Curia Cornelia, costruita da Silla nel periodo repubblicano, e la Curia Giulia, costruita da Cesare, terminata da Augusto e utilizzata fino alla fine dell’impero. Curiosamente, le sessioni del Senato erano aperte al pubblico, che attraverso una piccola porta laterale poteva ascoltare l’evolversi del dibattito.

I senatori erano generalmente guidati dal Princeps Senatus, un personaggio di particolare rilievo considerato il membro più eminente, che aveva il diritto di aprire i dibattiti e parlare per primo, il che costituiva un importantissimo vantaggio per influenzare i colleghi.

È ampiamente dimostrato che il Senato non era composto solamente da membri della classe patrizia aristocratica, anche se costoro rappresentavano certamente la maggioranza, ma anche da alcuni uomini di origine provinciale, i quali potevano partecipare e intervenire durante le sessioni del Senato.

Ogni attività veniva puntualmente registrata negli atti che venivano poi conservati in un archivio pubblico chiamato Tabularium.

Essere un Senatore portava consentiva di godere di importanti privilegi, da benefici fiscali e legali, al diritto ai posti migliori nei festival e nei giochi pubblici, fino a simboli visibili come il permesso di vestire una toga con una striscia viola (il latus clavus), indossare un riconoscibile anello senatoriale e calzare delle scarpe speciali.

Ma vi erano anche restrizioni: un senatore non poteva lasciare l’Italia senza l’approvazione del Senato o avere ai suoi ordini un numero significativo di soldati o schiavi armati.

Nel III secolo a.C il Senato era composto da 300 membri e dopo le riforme di Silla nell’81 a.C il numero salì a circa 500 senatori. Ma la quantità aumentò ulteriormente nel periodo di Giulio Cesare, che nelle riforme portate avanti verso la metà del I secolo a.C. premiò i suoi sostenitori e clienti, anche di origine provinciale, portando il Senato di Roma allo straordinario numero di 900 partecipanti.

Fu invece Augusto, primo imperatore, a ridurre la quota a 600.

Il Senato da Augusto al Dominato

Il Principato di Ottaviano Augusto rappresentò un’importante svolta per tutto lo stato Romano e dunque anche per il ruolo del Senato.

L’imperatore era la massima autorità militare, con il compito di proteggere lo Stato e di garantire il funzionamento di tutti gli aspetti della vita politica romana, mentre il Senato avrebbe dovuto verificare e approvare il suo operato.

Ma nella realtà, Augusto creò un consiglio privato composto da amici e da senatori fedelissimi, che prendeva di fatto tutte le decisioni più importanti, mentre il resto del Senato, a cui accedevano solamente personalità in linea con il pensiero di Augusto, si limitava a ratificare quanto già deciso privatamente dal “Princeps”.

Alla morte di Augusto, si creò un nuovo equilibrio di forze tra l’imperatore, che cercava di diventare sempre più indipendente, e il Senato, che mirava a spostare su di sè l’asse del potere.

Il Senato fu ancora un organo influente almeno per tutto il periodo alto imperiale. I senatori continuavano a discutere per approvare o disapprovare le azioni dell’imperatore e controllavano questioni importanti in materia militare, fiscale e religiosa, oltre a nominare i governatori delle province che non erano sotto il diretto controllo dell’imperatore.

Per atti come corruzione, estorsione e crimini contro il popolo, inoltre, il Senato poteva decidere e i suoi decreti non potevano essere annullati.

Molti componenti delle prime dinastie di imperatori dovettero impegnarsi per ottenere la benevolenza dei senatori e spesso furono proprio congiure organizzate da loro a portare i pretoriani ad uccidere gli imperatori, come accade con Caligola, o Nerone.

Poi, con il passare dei decenni, l’asse del potere si spostò decisamente. Dal momento che la nomina dei nuovi imperatori passava attraverso la forza militare e sempre più spesso erano le legioni a scegliere i successori, il Senato iniziò mano mano a subire passivamente le scelte che venivano compiute sui campi di battaglia.

Con il tempo, il Senato divenne l’espressione “dell’opinione” dei più ricchi di Roma, ma perse il suo ruolo dominante nella politica. Molte volte incapace di controbilanciare il potere dell’imperatore o di impedirne gli eccessi, la situazione degenerò definitivamente con l’inizio del “Dominato“, che alcune scuole di pensiero fatto partire con l’arrivo di Settimio Severo e gli imperatori soldati e altre secondo cui coincide con l’elezione dell’imperatore Diocleziano.

Durante il dominato, l’impero viene spesso “acquistato” con il denaro dai nuovi imperatori, che si garantiscono l’appoggio dei pretoriani e dell’esercito, e trattato come una vera e propria proprietà privata.

Il Senato, in questa fase, diventò semplicemente un guscio vuoto, dove erano iscritti i membri più ricchi di Roma, completamente interessati alla patetica difesa dei loro privilegi e senza alcun reale intervento per il benessere dello Stato.

Il Declino del Senato di Roma

All’atto pratico, furono le riforme di Diocleziano e di Costantino a privare il Senato della sua storica funzione.

Diocleziano, resosi conto che era necessario istituire quattro nuove capitali nei punti più delicati dell’impero, abolì la centralità del Senato Romano e della stessa città di Roma, che rimase la capitale “morale” dell’impero. Inoltre iniziò a trasferire molti incarichi finora appannaggio dei senatori al rango degli equestri o dei militari, per assicurarsi una più veloce gestione della burocrazia.

Costantino, più tardi, arrivò a fondare una nuova capitale a Costantinopoli, odierna Istanbul, replicando addirittura i riti fondativi di Roma.

Il Senato Romano rimase così un’antica e simbolica assemblea che si occupava di questioni locali e che molto spesso non venne nemmeno considerata degna della presenza dell’Imperatore.

In realtà, il Senato Romano sopravvisse persino allo stesso Impero, anche dopo la caduta della parte occidentale: mano mano si avviò a diventare una specie di “club” degli aristocratici più ricchi di Roma, senza recuperare mai più il potere e il prestigio di cui aveva goduto nei secoli centrali della Repubblica.

Articolo originale: Roman Senate di Mark Cartwright (World History Encyclopedia, CC BY-NC-SA), tradotto da Andrea Finzi