La battaglia di Trafalgar (21 ottobre 1805) è stato uno scontro navale tra la flotta dell’ammiraglio britannico Horatio Nelson e l’ammiraglio francese Pierre de Villeneuve vicino a capo Trafalgar, nei pressi di Gibilterra, durante le guerre napoleoniche.
Lo scontro terminò con una netta vittoria di Nelson, che sconfisse i francesi grazie ad una tattica altamente innovativa e audace. Il trionfo inglese nella battaglia di Trafalgar segnò il definitivo tracollo del progetto Napoleonico di invasione della Gran Bretagna e consegnò all’Inghilterra la superiorità assoluta sui mari, almeno fino alla prima guerra mondiale.
La battaglia di Trafalgar: il blocco navale ai danni dei porti francesi
Nel 1803, nell’ambito della terza coalizione anti Napoleonica, la rivalità tra Regno Unito e Francia ricominciò più forte di prima. Il Regno Unito basò la propria strategia militare sul blocco navale ai danni della Francia.
In particolare, l’ammiraglio e Marchese Charles Cornwallis bloccò la flotta di Antoine Ganteaume nel porto di Brest, nella zona della Bretagna. Contemporaneamente, l’ammiraglio Horatio Nelson eseguì un’azione simile ai danni di Pierre de Villeneuve, che venne imbottigliato nel porto di Tolone.
Nelson aveva intenzione di fermare le navi nemiche continuando a provocarle, per raggiungere una battaglia navale decisiva che desiderava da tempo.
Nel 1804, la situazione ebbe una evoluzione. La Spagna, preoccupata per la concorrenza che il Regno Unito faceva al proprio Impero coloniale, decise di allearsi con la Francia contro l’Inghilterra, moltiplicando le forze militari a disposizione degli ammiragli di Napoleone.
La battaglia di Trafalgar: il piano di Napoleone
Napoleone, impegnato sul continente contro gli austriaci, elaborò un complesso piano per eliminare i blocchi britannici ed invadere il Regno Unito. I progetti di Napoleone prevedevano un attacco a sorpresa da parte di Ganteaume, che avrebbe dovuto forzare il blocco imposto da Cornwallis, per recarsi nelle Indie occidentali, odierno Mar dei Caraibi, e attaccare le colonie inglesi. Anche Villeneuve avrebbe dovuto bucare le difese di Nelson e muovere le sue navi da guerra verso i Caraibi, unendo le sue forze a quelle di Ganteaume.
In questo modo, Napoleone mirava a distrarre la marina militare Britannica in un teatro di guerra lontano dall’Europa. Dopo i combattimenti, che sarebbero dovuti durare per un paio di mesi, i suoi due ammiragli avrebbero dovuto fare immediato ritorno in Francia, per liberare definitivamente i porti di Brest e di Tolone e passare repentinamente nello stretto della Manica, per attuare l’invasione diretta della Gran Bretagna. Nel frattempo Napoleone radunò 161 mila soldati sulla costa della Manica, pronti per essere imbarcati.
La battaglia di Trafalgar: Nelson all’inseguimento di Villeneuve
In realtà, la strategia di Napoleone sia avverò solo in parte: Ganteaume non fu infatti in grado di superare il blocco imposto da Cornwallis e rimase ancorato nel porto di Brest.
Villeneuve riuscì invece, in un momento in cui Nelson non era personalmente al comando delle navi, ad evadere e a raggiungere i Caraibi. Informato dei fatti, Nelson si mise immediatamente all’inseguimento di Villeneuve.
Ma il viceammiraglio inglese riteneva, come accaduto altre volte in passato, che le forze francesi si sarebbero dirette verso l’Egitto, allora colonia britannica. Nelson decise allora di muovere le sue navi verso il paese nordafricano e si mise alla forsennata ricerca di Villeneuve, senza tuttavia trovarlo.
Dopo alcune settimane, Nelson ricevette un dispaccio dai servizi segreti britannici, che lo informavano che Villeneuve era scappato ai Caraibi e precisamente a Trinidad. Così, le navi inglesi fecero rotta verso le Indie occidentali, ma Nelson non riuscì ad individuare Villeneuve e continuò nei giorni successivi a cercarlo invano nelle isole vicine.
Cercando di attuare al meglio il piano di Napoleone, e senza essersi mai incontrato con Nelson, Villeneuve fece ritorno in Francia, tentando di liberare il porto di Brest. Tuttavia, Cornwallis fu adeguatamente informato del suo arrivo e unì le sue forze a quelle dell’ammiraglio Robert Calder, le cui navi erano di stanza a Ferrol, in Spagna. Insieme, i due furono in grado di bloccare lo stretto della Manica per impedire ogni attacco diretto alla Gran Bretagna.
Nell’agosto del 1804, Nelson fece ritorno in Gran Bretagna, acclamato come un grande patriota, ed organizzò una nuova flotta per affrontare definitivamente l’avversario francese. A bordo della HMS Victory, Nelson si mise nuovamente all’inseguimento di Villeneuve.
Nel frattempo, sul versante francese, nonostante Napoleone avesse dato ordine a Villeneuve di eseguire un nuovo tentativo di liberare il porto di Brest, l’ammiraglio temette che gli inglesi fossero pericolosamente vicini e decise di spostarsi verso Cadice, in Spagna.
Napoleone diede allora ordine a Villeneuve di fare rotta verso il Regno di Napoli, per incrementare la sua flotta e prepararsi allo scontro diretto.
Ma Horatio Nelson, consapevole che lo scorrere del tempo avrebbe permesso a Villeneuve di incrementare la sua flotta, iniziò ad inseguirlo. Così, nei pressi di Cadice, le navi di Villeneuve vennero confuse dalla nebbia e dai venti, fino a ritrovarsi, abbastanza sparpagliate, presso capo Trafalgar, vicino allo Stretto di Gibilterra, dove avvenne lo scontro decisivo.
La battaglia di Trafalgar. Le forze in campo: quantità contro qualità
Per la compagine inglese, l’ammiraglio Horatio Nelson sulla “Victory” poteva contare su 27 Vascelli, 6 fregate e un totale di 17000 marinai. Gli uomini a sua disposizione erano decisamente ridotti rispetto alla coalizione franco-spagnola, ma erano di maggiore qualità ed addestramento, e nutrivano una fiducia cieca nel loro ammiraglio.
I francesi, guidati da Villeneuve sulla nave ammiraglia “Bucentaure“, avevano 18 Vascelli e 7 fregate, mentre gli spagnoli, guidati dal Generale Federico Gravina, originario di Napoli e naturalizzato spagnolo, avevano 15 vascelli.
La coalizione franco-spagnola aveva ben 30 mila uomini, una quantità maggiore rispetto agli inglesi, ma i marinai della coalizione non avevano avuto l’adeguato tempo per prepararsi ed addestrarsi, e gli ufficiali molto spesso erano una sorta di rimpiazzo, visto che le migliori menti militari erano impegnate con Napoleone sulla terraferma.
La battaglia di Trafalgar: il piano di battaglia di Horatio Nelson
I francesi di Villeneuve decisero di disporsi in una classica formazione a mezzaluna, che aveva il vantaggio di essere maggiormente controllabile e di poter inviare e ricevere con semplicità segnalazioni da una nave all’altra. In questa situazione, come accadeva nella gran parte delle battaglie navali del tempo, ogni nave sceglieva la sua diretta avversaria e partiva un combattimento a distanza di artiglieria: la formazione che sarebbe stata capace di abbattere il maggior numero di navi nemiche avrebbe vinto lo scontro.
Se Nelson avesse scelto lo stesso schieramento, seguendo le regole delle battaglie navali del tempo, i francesi avrebbero potuto disimpegnarsi od allontanarsi, rimandando lo scontro, cosa che Nelson voleva evitare a tutti i costi.
Per questo motivo, scelse di modificare radicalmente la formazione delle sue navi, in maniera particolarmente innovativa ed audace. Decise infatti di costituire una prima colonna, guidata da lui stesso, che avrebbe dovuto attaccare perpendicolarmente il centro della mezzaluna francese. Una seconda colonna più a sud e parallela, guidata dall’ammiraglio Cuthbert Collingwood, a bordo della Royal Sovereign, avrebbe dovuto attaccare lo schieramento nemico più a meridione.
Questa formazione aveva una serie di vantaggi: innanzitutto i vascelli francesi avrebbero potuto sparare da un solo lato, mentre le due colonne inglesi, per la loro posizione, avrebbero potuto usare l’artiglieria da entrambi i bordi delle navi, con una cadenza di fuoco doppia. Inoltre, in questo modo, Nelson sarebbe arrivato subito allo scontro e alla mischia con i francesi, dove sapeva di essere nettamente superiore.
Altro vantaggio era rappresentato dal fatto che le navi francesi posizionate a nord della mezzaluna sarebbero state sostanzialmente lontane dallo scontro e avrebbero dovuto percorrere un lungo tragitto per raggiungere il fulcro della battaglia e fornire supporto agli alleati.
Questa disposizione aveva anche un punto debole: le navi in testa alle due colonne, in fase di avvicinamento, sarebbero state bersagliate da un fuoco incrociato. Per cercare di ovviare a questo pericolo, Nelson fece dispiegare tutte le vele disponibili per aumentare la velocità delle due colonne e rimanere il minor tempo necessario sotto il tiro francese.
Un differenza psicologica importante fu nell’atteggiamento dei due generali. Nelson era particolarmente sicuro del suo piano, ma diede istruzioni ai suoi ufficiali affinché valutassero autonomamente la situazione e fossero pronti ad adattare i loro movimenti agli accadimenti, senza bisogno della sua approvazione. Con questa libertà, le colonne inglesi erano in grado di gestire anche agli imprevisti.
Villeneuve era invece particolarmente scoraggiato, e sebbene avesse intuito che la tattica di attacco di Nelson sarebbe stata differente dal solito, era consapevole di avere un esercito dalla qualità minore e temeva di perdere la presa sui suoi uomini. Per questo motivo, scelse la classica formazione a mezzaluna, che era la più semplice da tenere sotto controllo.
Alle ore 11:30 del 21 ottobre 1805, Nelson diede il comando di attaccare e fece diramare agli equipaggi un messaggio con una frase entrata nella storia: “L’Inghilterra si aspetta che ogni uomo faccia il suo dovere”.
La battaglia di Trafalgar: lo svolgimento
Le due colonne inglesi attaccarono al massimo della velocità la mezzaluna francese. Purtroppo per Nelson, quella mattina il vento era poco, e le navi non riuscirono ad essere veloci quanto avrebbe voluto . Per questo motivo, la Victory e la Royal Sovereign subirono un pesante fuoco incrociato francese.
Nonostante questo, le navi britanniche resistettero ed entrarono in collisione con la formazione avversaria. Si scatenò quindi un combattimento ravvicinato di 5 ore, dove ogni nave lottava contro quella vicina. Effettivamente, le navi britanniche erano più maneggevoli e meglio governabili rispetto a quelle francesi, che si ritrovarono da subito in difficoltà.
Come previsto da Nelson, le avanguardie francesi, nella porzione settentrionale della mezzaluna, furono messe completamente fuori gioco, mentre mano mano che le navi delle colonne britanniche si aggiungevano alla mischia la situazione volgeva a favore degli inglesi.
Il ferimento di Nelson e la vittoria britannica
Nel bel mezzo della battaglia, la Victory venne avvicinata dalla Redoutable, dotata di un cospicuo corpo di fanteria. La nave francese cercò di abbordare l’ammiraglia britannica, in un combattimento nave contro nave particolarmente duro.
Ma ad un certo punto, un fante francese decise di salire sulla cima di mezzaluna e puntò il proprio moschetto direttamente contro Nelson. Sparato il colpo, questo raggiunse Nelson alla spalla sinistra, si insinuò fra le vertebre e perforò il polmone sinistro. Nelson, capendo immediatamente la gravità della ferita gridò: “Ci sono riusciti, sono morto!”
Gli uomini afferrarono immediatamente Nelson e lo portarono sotto coperta, ma l’ammiraglio agonizzante diede ordine di non ammainare la vela della nave per non destabilizzare i suoi uomini.
Nonostante l’uscita di scena di Nelson, le navi britanniche ebbero la meglio su quelle francesi. Alle 14 di quello stesso giorno, l’ammiraglia francese, la Bucentaure, venne accerchiata, prima dalla Victory e dalla Temeraire, e poi dalla Neptune, dalla Leviatane e dalla Conqueror. Villeneuve, circondato da ogni parte, si arrese.
La morte dell’ammiraglio Nelson
Nelson fece in tempo a sapere della vittoria della propria flotta. Tuttavia le forze lo stavano abbandonando minuto per minuto: diede ordine, in previsione di un’imminente tempesta, di ancorare le navi per non farle finire in secca. Dopodiché, il suo infermiere, William Beatty, lo sentì pregare, pronunciando le parole: “Grazie a Dio ho fatto il mio dovere”.
Infine, il cappellano Alexander Scott ascoltò gli ultimi mormorii di Nelson, che nell’agonia recitava qualcosa relativamente a Dio e al suo paese. Poi, alle 16:30, Horatio Nelson morì. Il suo corpo venne conservato in un barile di brandy, per essere riportato in patria.
La missione di recupero delle navi Franco spagnole
Dopo la sconfitta di Trafalgar, la flotta franco-spagnola era praticamente distrutta. L’ammiraglio Gravina, ferito durante i combattimenti, morì qualche settimana dopo la battaglia e lasciò il suo comando a Julien Cosmao.
Quest’ultimo maturò l’idea di recuperare alcune imbarcazioni francesi e spagnole. Seppur con una flotta disastrata cercò così di avvicinarsi nuovamente alle navi britanniche.
L’ammiraglio Collingwood, che aveva preso il comando dopo la morte di Nelson, si preparò allo scontro.
Entrambe le linee, una di fronte all’altra, si resero conto della precaria situazione delle navi e decisero di non utilizzare l’artiglieria. La coalizione franco-spagnola cercò, nel bel mezzo di una terribile tempesta, di recuperare qualcuno dei loro vascelli. Il combattimento fu duro e spietato, ed estremamente frustrante: alcune navi francesi e spagnole vennero recuperate ma al costo di altre perdite.
Seppur ininfluente per le sorti della guerra, questo disperato tentativo di recupero mise gravemente alla prova gli uomini britannici, francesi e spagnoli, tanto che Collingwood, al termine dello scontro, scrisse all’ammiragliato inglese spiegando che “avrebbe preferito un’altra battaglia di Trafalgar, piuttosto che passare un’altra settimana così dura.”
La rinuncia all’invasione della Gran Bretagna
La battaglia di Trafalgar rappresentò una delle più grandi vittorie nella storia della Royal Navy britannica: la superiorità delle navi inglesi nel mare non venne più messa in discussione dai Francesi almeno fino alla prima guerra mondiale, che non osarono più accettare un combattimento in mare aperto.
Sul fronte francese, Villeneuve cadde in una profonda depressione: catturato dai britannici, gli venne permesso di rientrare in Francia sotto sorveglianza. Venne tuttavia ritrovato in una trattoria con sei colpi di coltello al petto: ufficialmente il fatto venne classificato come suicidio, forse per non dover rendere conto direttamente a Napoleone.
Napoleone, che si trovava in quella momento in Austria impegnato nella battaglia di Ulm, non venne a conoscenza dell’esito della battaglia per settimane. Poi, venuto finalmente a sapere della sconfitta, cercò di utilizzare il suo potere sui giornali di Parigi per nascondere ai francesi l’esito del confronto.
Dopo un mese di silenzio, non potendo più tenere nascosto il fatto, Napoleone decise di mentire alla Francia e di annunciare la battaglia di Trafalgar come una grande vittoria.
Tuttavia, consapevole della portata della sconfitta, Napoleone fu costretto a rinunciare per sempre all’idea di invadere la Gran Bretagna. Diede ordine di costruire una nuova flotta per cercare di battere nuovamente gli avversari con una schiacciante superiorità numerica, ma la caduta del suo potere gli impedì di portare a termine la grande rivincita contro la marina inglese.