La battaglia di Durazzo (o Dyrrhachium) fu uno dei momenti cruciali della guerra civile romana tra Gaio Giulio Cesare e Gneo Pompeo Magno. Combattuta il 10 luglio del 48 a.C. vicino alla città di Durazzo (nell’attuale Albania), vide la vittoria di Pompeo sulle forze di Cesare, ma non fu decisiva per l’esito finale del conflitto.
Contesto storico
La guerra civile tra Cesare e Pompeo scoppiò nel 49 a.C., quando Cesare, al comando delle legioni della Gallia, attraversò il fiume Rubicone e invase l’Italia, sfidando l’autorità del Senato romano che appoggiava Pompeo. Quest’ultimo, che era stato alleato e genero di Cesare, si ritirò in Grecia con le sue truppe e i suoi sostenitori, tra cui molti senatori e nobili. Cesare lo inseguì dopo aver assicurato il controllo dell’Italia e della Spagna, ma non riuscì a impedirgli di attraversare l’Adriatico e sbarcare nei Balcani.
La fuga di Pompeo dall’Italia
Pompeo lasciò l’Italia nel febbraio del 49 a.C., raggiungendo Brindisi con i suoi uomini e le sue navi. Da lì si imbarcò per la Grecia, dove aveva alleati e basi militari. Cesare lo seguì con una parte delle sue forze, ma non poté trasportare tutte le sue legioni per mancanza di navi sufficienti. Inoltre, la flotta di Pompeo era superiore a quella di Cesare e gli impedì di attraversare lo stretto di Otranto con facilità.
Cesare arriva nei Balcani
Cesare riuscì a sbarcare in Epiro con solo due legioni e 500 cavalieri, mentre il resto delle sue truppe rimase in Italia sotto il comando di Marco Antonio. Cesare si trovò così in una situazione precaria, isolato e inferiore numericamente al nemico. Tuttavia, non si scoraggiò e cercò di stabilire una testa di ponte nei Balcani, conquistando alcune città e assediando altre. Nel frattempo, inviò messaggeri a Marco Antonio per ordinargli di raggiungerlo con le altre legioni.
La lotta per arrivare a Durazzo
Pompeo aveva stabilito il suo quartier generale a Tessalonica, dove ricevette rinforzi da varie province orientali dell’impero romano. Aveva a disposizione circa 45.000 fanti e 7.000 cavalieri, mentre Cesare ne aveva circa 22.000 e 1.000. Pompeo decise di marciare verso sud per affrontare Cesare prima che ricevesse i suoi rinforzi. I due eserciti si scontrarono in diverse scaramucce lungo la costa dell’Epiro, senza risultati decisivi. Cesare cercò di attirare Pompeo in una battaglia campale, ma questi si rifiutò di accettare lo scontro diretto, preferendo una strategia di logoramento.
Cesare allora decise di cambiare obiettivo e si diresse verso Durazzo, una città portuale fedele a Pompeo e ben fortificata. Cesare sperava di tagliare le linee di comunicazione e rifornimento di Pompeo assediando la città. Pompeo lo seguì e si accampò su una collina vicina alla città, protetta da un fiume.
L’assedio di Cesare a Pompeo
Cesare iniziò l’assedio di Durazzo nel maggio del 48 a.C., costruendo una serie di opere difensive intorno alla città e al campo di Pompeo, che consistevano in una fossa, un terrapieno, una palizzata e una serie di torri. Cesare sperava di tagliare le linee di comunicazione e rifornimento di Pompeo assediando la città. Pompeo lo seguì e si accampò su una collina vicina alla città, protetta da un fiume.
La reazione di Pompeo all’assedio di Cesare
Pompeo non rimase inattivo di fronte all’assedio di Cesare. Decise di contrattaccare con una serie di sortite e di incursioni contro le linee cesariane, cercando di rompere l’accerchiamento e di infliggere perdite al nemico. Inoltre, ricevette rinforzi da altre province orientali, tra cui la Siria e la Cilicia, che aumentarono il suo vantaggio numerico. Pompeo disponeva ora di circa 60.000 fanti e 9.000 cavalieri, mentre Cesare ne aveva circa 30.000 e 1.000.
Pompeo forza il blocco e sfugge a Cesare
Il 10 luglio del 48 a.C., Pompeo decise di sferrare l’attacco decisivo contro le fortificazioni di Cesare. Approfittando di una breccia aperta da alcuni dei suoi soldati in un punto debole delle linee cesariane verso sud, Pompeo lanciò la sua cavalleria e la sua fanteria contro il nemico, sorprendendolo e mettendolo in rotta. Cesare, con l’aiuto di Marco Antonio che nel frattempo era riuscito a sbarcare in zona, cercò invano di resistere e di riorganizzare le sue truppe, ma dovette ritirarsi in disordine verso il suo campo principale. Pompeo non inseguì il nemico in fuga, ma si limitò a occupare le sue opere difensive e a catturare i suoi bagagli e i suoi approvvigionamenti per poi fuggire.
Le conseguenze per Cesare nella guerra civile
La battaglia di Durazzo fu una sconfitta pesante per Cesare, che perse circa 1.000 uomini e molti equipaggiamenti. Pompeo invece ebbe solo 50 morti e 300 feriti. Tuttavia, Pompeo non sfruttò il suo successo per annientare definitivamente Cesare, che riuscì a fuggire con le sue truppe verso la Tessaglia.
Pompeo lo seguì con cautela, ma non riuscì a impedirgli di riorganizzare le sue forze e di prepararsi per la battaglia finale.
La battaglia decisiva si svolse il 9 agosto del 48 a.C., presso Farsalo, dove Cesare sconfisse Pompeo in modo schiacciante, nonostante fosse ancora inferiore numericamente. Pompeo fuggì verso l’Egitto, dove fu assassinato su ordine del giovane re Tolomeo XIII. Cesare lo inseguì fino ad Alessandria, dove si innamorò della sorella di Tolomeo, Cleopatra VII, e si impegnò in una nuova guerra contro i suoi nemici egiziani.
La battaglia di Durazzo fu quindi un episodio importante ma non decisivo della guerra civile tra Cesare e Pompeo. Dimostrò la superiorità organizzativa di Pompeo, ma anche la sua mancanza di audacia e di determinazione nel seguire il suo vantaggio. Al contrario, Cesare dimostrò la sua abilità strategica nel sottrarsi alla situazione critica in cui si trovava e nel ribaltare le sorti della guerra con la sua vittoria a Farsalo.