La battaglia di Cinocefale: legioni romane contro falangi macedoni

La battaglia di Cinocefale, 197 a.C, è uno scontro che si tenne tra i legionari romani guidati dal generale Tito Quinzio Flaminino, e il Re di Macedonia, Filippo V. Lo scontro, avvenuto in Tessaglia, odierna zona della Grecia, si concluse con la piena vittoria dei legionari romani. 

Oltre a frenare le mire espansionistiche della Macedonia, la battaglia di Cinocefale segnò il tramonto della falange macedone come unità militare più potente del mondo antico, in favore della più manovrabile e veloce legione romana.

La battaglia di Cinocefale: gli antefatti

Nel 204 a.C, il Re Tolomeo IV d’Egitto morì e suo figlio e successore, Tolomeo V, diede da subito segnali di voler intraprendere una politica espansionistica. Tolomeo V ottenne in breve l’appoggio dei regni di Pergamo e Rodi, che, con le loro potenti flotte, controllavano vaste zone del mare Mediterraneo orientale.

Nei Balcani, invece, Filippo V di Macedonia, che adottava una politica estera simile, aveva ratificato una alleanza con il Re dell’impero seleucide, Antioco, con l’obiettivo di contrastare l’influenza egizia e creare, insieme, un nuovo grande impero che avrebbe preso il comando del Mediterraneo Orientale.

Il Re di Macedonia aprì la guerra nel 201 a.C, assediando la città di Pergamo e sconfiggendo la flotta di Rodi. 

Nel frattempo, la repubblica romana era impegnata a combattere contro Annibale sul suolo Italico, ma guardava con preoccupazione ai movimenti nel Mediterraneo Orientale e temeva più di ogni altra cosa un possibile connubio di forze tra Filippo V ed Annibale. Per questo motivo, non potendo distrarre ulteriori uomini dalla lotta contro il condottiero cartaginese, Roma decise di inviare alcuni emissari per prendere contatto con le popolazioni avverse ai macedoni,  mirando ad utilizzare un sistema di alleanze per indebolire l’avversario.

Il Console Sulpicio Galba venne così spedito in Grecia per avviare la campagna militare. Nonostante l’assenza di vittorie,  dovute ad una scarsa organizzazione e ad una mancanza di carisma da parte del generale, gli ambasciatori romani furono in grado di allearsi con la lega etolica, delle popolazioni montanare da sempre avversarie del regno di Macedonia, che iniziarono ad infastidire i possedimenti macedoni, rallentando l’opera di Filippo.

Ma gli accordi dei romani nei Balcani, alla lunga, non avrebbero portato ad un risultato definitivo. Un drastico cambio di passo si ottenne infatti con l’arrivo del nuovo generale romano, Tito Quinzio Flaminino, il quale, profondo conoscitore della realtà greca e macedone, riteneva di poter sconfiggere Filippo V direttamente sul campo di battaglia,  scongiurando l’alleanza con i cartaginesi, e contribuendo ad espandere l’influenza romana nel mondo greco.

La battaglia di Cinocefale: i movimenti preliminari

L’armata di Filippo V poteva contare sulla storica falange macedone, la formazione più famosa del mondo antico,  dotata di possenti lance e in grado di mettere in difficoltà qualsiasi avversario. Flaminino poteva invece schierare i suoi legionari, organizzati in unità mobili note come manipoli.

Le due armate si incontrarono nella zona della Tessaglia. Entrambi i generali cercavano di trovare il terreno più adatto per i movimenti dei loro soldati. Filippo V, che tardava a prendere una decisione definitiva, scelse di marciare verso la città di Scotussa per posizionare i suoi accampamenti e continuare la ricerca del terreno migliore per affrontare Flaminino.

Flaminino, intuendo le intenzioni e gli obiettivi dell’avversario, intraprese un percorso simile per raggiungere Scotussa prima del macedone: per due giorni entrambe le armate marciarono in parallelo, separate da alcune colline, senza mai incontrarsi.

Non conosciamo l’esatta posizione, ma le fonti antiche confermano che gli eserciti si accamparono per la notte a poca distanza l’uno dall’altro. L’esercito di Roma e quello di Macedonia si equivalevano sostanzialmente per numeri e qualità dei soldati, e l’esito dell’incontro era tutt’altro che certo.

Al mattino, una densa foschia ricoprì tutta la zona attorno alle colline: Filippo V decise di far uscire i propri uomini dall’accampamento, ma rimase in dubbio se continuare la marcia per raggiungere definitivamente Scotussa  o cercare di intercettare l’esercito romano. Flaminino, che non si aspettava ancora di combattere, scelse di inviare fuori dall’accampamento solamente la metà del suo esercito,  opportunamente accompagnata dagli esploratori.

Avvenne in questo modo l’inizio del combattimento: le avanguardie di Filippo e di Flaminino, entrambe inviate per controllare la situazione sulle colline, si incontrarono fortunosamente. Ne nacque subito una lotta furibonda e in questa primissima fase i macedoni ebbero la meglio sui romani, che furono respinti giù dalla collina. 

I legionari in difficoltà richiesero immediatamente supporto al resto dell’esercito, ancora nell’accampamento. Sia Flaminino che Filippo inviarono altri rinforzi con l’obiettivo di conquistare la collina, il che avrebbe costituito un vantaggio fondamentale per l’esito della battaglia.

La battaglia di Cinocefale: lo scontro e il vantaggio macedone

Dopo i primi combattimenti, i macedoni riuscirono a mettere in difficoltà i romani, e Filippo V, vedendo che la nebbia iniziava a diradarsi ed incoraggiato dagli iniziali successi dei suoi soldati, si mise personalmente alla guida di una parte delle sue falangi, iniziando a salire sulla collina per raggiungere la sua avanguardia.

Nel frattempo, una terza parte dell’esercito macedone venne richiamata dalla sua missione di esplorazione con l’ordine di raggiungere Filippo appena possibile.

Flaminino aveva invece condotto le sue truppe fuori dall’accampamento e le aveva disposte in formazione di battaglia, ordinando al suo lato destro di rimanere più indietro, assieme agli elefanti. Diede invece ordine al suo lato sinistro di avanzare e supportare l’avanguardia romana, ancora impegnata a combattere con difficoltà l’avanguardia macedone. 

Con questa mossa, il contingente distaccato dei macedoni iniziò finalmente a retrocedere. 

Appena arrivato sulla sommità della collina, Filippo vide la parziale ritirata delle sue truppe e decise di intervenire immediatamente con le sue falangi per riequilibrare la situazione e tornare in vantaggio.  Dispose gli uomini su una sola linea di combattimento, dando l’ordine di attaccare per riguadagnare terreno.

Il grosso dei due eserciti era venuto finalmente a contatto: i romani lanciarono i loro giavellotti ed ingaggiarono battaglia.  La spinta della falange macedone si dimostrò però più forte ed inizialmente i romani furono costretti a retrocedere, seppur lentamente.  Quello che davvero salvò i legionari in questa fase del combattimento fu la loro capacità di riposizionarsi e ricambiare continuamente gli uomini.

La battaglia di Cinocefale: il contropiede di Flaminino

Fu proprio in quel momento che Flaminino vide la terza parte dell’esercito macedone in avvicinamento, in procinto di ricongiungersi con Filippo e accrescere le file dei suoi soldati. Decidendo di giocare d’anticipo, il fianco destro romano, che era rimasto in attesa, ricevette l’ordine di caricare immediatamente la sinistra macedone in avvicinamento.

I macedoni di rinforzo e in avvicinamento, attaccati prima di avere il tempo di formare un’adeguata linea di combattimento e di affiancarsi ai loro commilitoni, vennero annientati e fatti retrocedere fino all’accampamento.

Mentre gli avversari fuggivano, un centurione capì che la parte destra dell’esercito romano si era spinta quasi sul fondo del campo di battaglia, superando le linee macedoni ed intravvide la possibilità di richiamare una parte dei legionari vittoriosi per farli convergere ed attaccare sul retro la parte delle falangi macedoni ancora in combattimento sulla sinistra.

Così, le falangi rimaste, sorprese dall’estrema velocità dei manipoli romani, vennero attaccate a tergo ed in breve tempo furono disarticolate ed annientate.

La battaglia di Cinocefale: le conseguenze e il tramonto della falange

Dopo la sconfitta, Filippo V era stato privato della parte principale del suo esercito e fu costretto a scendere a patti con Flaminino: nella valle di Tempe, a nord della Tessaglia, venne concordata una pace che prevedeva il ritiro dei Macedoni dalla Grecia, la consegna di tutti i prigionieri e la restituzione al Re Egizio Tolomeo V di tutte le città conquistate dai macedoni. La Macedonia, condannata a pagare un risarcimento di guerra, divenne uno stato strettamente dipendente dalla Repubblica romana nei Balcani.

Oltre alle conseguenze a livello geopolitico, la battaglia di Cinocefale rappresenta il tramonto della falange macedone come formazione più forte del mondo antico, consegnando alla legione romana il primato di formazione più rapida e manovrabile, in grado di vincere su ogni tipo di territorio.