L’arte romana è un fenomeno lungo e complesso, difficilmente classificabile, ma certamente composto da un processo di unificazione, continuo interscambio e trasporto di novità e tendenze per tutto il Mediterraneo, per un periodo di svariati secoli.
I romani non partono da una solida tradizione artistica, come nel caso dei Greci. Soprattutto nell’epoca arcaica, l’attività artistica viene considerata come quasi completamente inutile e il lavoro stesso dell’artista ha una bassa reputazione. In alcuni casi, ritrarre delle immagini, soprattutto di divinità, è inutile e vietato.
Nonostante questa iniziale chiusura, i romani, essendo originari dell’Italia centrale e in particolare delle tribù dell’antico Lazio, vennero comunque influenzati da altre culture locali italiche, soprattutto quelle dell’Etruria, che determinarono in maniera sostanziale le tendenze artistiche dei primi romani.
Ma nel momento in cui Roma si espande e comincia a conquistare dei nuovi territori, assumendo una dimensione Mediterranea, l’esibizione dei trofei prelevati dai luoghi conquistati diventa racconto dell’espansione stessa di Roma e, in un continuo scambio interculturale, inizia a delinearsi un’arte italica mista alle specifiche culture delle province conquistate.
L’arte romana nell’architettura
Fra i campi in cui l’arte romana si espresse al suo massimo, vi è certamente l’architettura. Roma fa tesoro della tradizione greca per interpretarla in senso pragmatico e funzionale. L’architettura romana “ripulisce” quella greca da alcuni abbellimenti pregiati, preferendo delle linee piane e semplificate e appoggiandosi a nuovi materiali come il mattone e soprattutto il cemento.
Nell’architettura, l’arte romana non si concretizza nei dettagli ma soprattutto nelle forme fondamentali delle strutture. Protagonista indiscusso è l’arco, che i romani ereditano dal mondo etrusco, ma che perfezionano: l’intenzione è indubbiamente quella di dare un senso di ordine e di concretezza alle strutture.
Un esempio di arte bella e concreta allo stesso tempo si vede bene nelle grandi terme di Roma, ma anche nel Pantheon e, in epoca più tarda e reinterpretata in chiave cristiana, nelle grandi chiese e basiliche che dominano il tardo Impero e il primo Medioevo.
A partire dal I secolo d.C, la continua espansione dell’impero portò l’arte greco-romana in molte parti d’Europa, dal nord Africa all’Asia, consentendo lo sviluppo di una miriade di arti provinciali miste, italiche e locali, che andarono dalla Britannia fino alle zone settentrionali del Sahara e dalla Spagna all’Arabia.
La scultura e la ritrattistica romana
Nella scultura e nella ritrattistica, un aspetto chiave dell’arte romana era la commemorazione di personaggi importanti ed aristocratici: sotto questo aspetto si possono registrare due tendenze che arrivano a convivere insieme. Da una parte la necessità tipicamente romana di ritrarre la realtà dei volti, con una tradizione veristica molto pronunciata, e dall’altra l’influenza ellenistica che impone regole e limiti.
Si crea nel tempo uno stile medio in cui i volti appaiono estremamente reali, anche con dettagli caratteristici come le rughe, la fronte stempiata o gli occhi profondi, ma senza dimenticare i canoni greci, soprattutto a livello di armonia generale delle forme e di equilibrio nelle statue intere.
Un’altra tendenza fondamentale nella scultura romana è la copia delle grandi opere greche. I nobili e gli aristocratici romani facevano eseguire puntualmente delle fedeli riproduzioni delle principali sculture greche per abbellire le loro ville e celebrare la grandezza della loro famiglia.
Ma in questo modo, quasi inconsapevolmente, la nobiltà romana ha anche raccolto l’eredità greca, trasportando fino ai giorni nostri quelle opere. La stragrande maggioranza delle sculture greche, infatti, ci è nota oggi grazie alle copie romane.
Nel periodo imperiale la raffigurazione degli imperatori diventò sistematica e non si limitò più alle sole statue, ma si espresse anche in costruzioni imponenti, come gli archi di Trionfo, celebri quelli di Tito e di Costantino, o come le colonne, come quella di Traiano, che ripercorrono, attraverso una serie di bassorilievi, conquiste e spedizioni in paesi lontani.
In queste occasioni gli artisti romani non prestano particolare attenzione ad elementi formali come la prospettiva o la giusta grandezza degli elementi, quanto piuttosto alla drammaticità e all’efficacia dei racconti, attraverso scene significative che comunichino l’attività militare e allo stesso tempo civilizzatrice di Roma.
Anche se Roma fu senza dubbio il centro di produzione preferito dell’aristocrazia e destinazione finale delle più importanti opere artistiche, gran parte della scultura del periodo romano venne prodotta nelle province, dove scultori locali lavoravano pietre calcaree e arenarie, seguendo lo stile romano classico ma adattandolo alle specificità della propria cultura e del proprio territorio.
Molto interessante per esempio è tutta la scultura prodotta nelle regioni di Treviri, in Germania, nella Gallia settentrionale e in Britannia. Di grandissimo interesse artistico e di innegabile fascino sono anche le produzioni scultoree della zona di Palmira in Siria e in generale in tutto il Medio Oriente, dove le sculture religiose, ma anche funerarie, hanno lasciato delle tracce importantissime dell’arte romana.
Gli affreschi nell’epoca romana
Un altro elemento fondamentale della produzione artistica romana erano i dipinti e gli affreschi delle ville private. La maggior parte delle testimonianze risalgono al periodo compreso tra il I secolo a.C e il I secolo d.C, nella zona campana e ovviamente a Pompei, dove l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C ha letteralmente “cristallizzato” delle città antiche per sempre.
In linea generale, si notano quattro stili nei dipinti romani: il primo che utilizza i pigmenti per imitare le venature del marmo, il secondo che riproduce delle vedute paesaggistiche, che sembrano quasi “sfondare” il muro su cui sono dipinte e dare l’illusione che le stanze siano più grandi, un terzo che si occupa di riprodurre motivi decorativi e fantasiosi e l’ultimo che si concentra su temi mitologici.
Nonostante sia indubitabile la presenza dei modelli ellenistici, che sono sempre il punto di partenza dell’arte romana, vi sono dipinti di notevole originalità, come quelli del giardino della casa di Livia a Prima Porta, appena fuori Roma, o quelli della Domus Aurea di Nerone.
L’arte figurativa romana conosce poi una rivoluzione importante nel periodo paleocristiano. La pittura diventa semplice, con colori più tenui ma soprattutto fortemente simbolica. Il significato non è quello immediatamente visibile, che sembra appartenere a normali scene quotidiane, ma quello continuamente ribadito da simboli conosciuti solamente dalla comunità Cristiana.
I mosaici romani
L’arte romana si esprime anche con i mosaici. Anche se questi non sono un’invenzione della romanità, è certo che i romani dimostrarono di gradire questo tipo di espressione artistica, facendola propria.
Molti mosaici romani sono di natura prettamente geometrica, utilizzati nelle stanze come noi oggi usiamo i tappeti, ma vi sono anche tanti soggetti figurativi, che vanno dalle scene mitologiche e religiose ai mosaici paesaggistici marini, fino a scene di combattimenti tra gladiatori e bestie feroci.
Lo stile dei mosaici si personalizza poi a seconda dell’area geografica: nel Nord Africa troviamo molte rappresentazioni realistiche delle arene di combattimento, mentre in Grecia e in Britannia si sono sviluppate più spesso rappresentazioni mitologiche.
Anche in questo caso abbiamo delle opere d’arte di particolare pregio che sono arrivate fino a noi, come il mosaico di inizio del IV secolo a.C della grande caccia in Piazza Armerina in Sicilia, che rappresenta lotte tra uomini e bestie, così come un mosaico rinvenuto a Woodchester, in Inghilterra, che riproduce degli animali che girano intorno ad un piccolo monumento.
La produzione di gioielli e monili
Da non sottovalutare, anche se rientrano nelle categorie delle arti minori, la produzione di gioielli. I ricchi aristocratici romani gareggiavano tra di loro nel commissionare gioielli in oro, servizi di piatti argentati o più in generale manifattura pregiata. In questo caso celebre esempio è la cosiddetta “Coppa di Licurgo”, realizzata con particolare perizia, tanto da cambiare colore a seconda della luce con cui viene illuminata.
Sono notevolissime anche le produzioni di gemme incise, tra cui zaffiri e smeraldi, cristalli provenienti dall’India, pietre delle Alpi e ambra del Baltico. Molto spesso le pietre dure venivano scolpite con intagli estremamente raffinati e particolareggiati, tanto che gli studiosi sono giunti alla conclusione che gli artisti romani erano riusciti, attraverso un sistema di vetri, ad ingrandire notevolmente l’area di lavoro come noi faremmo oggi con una lente o un microscopio.
Alcune opere erano firmate da artisti famosi come quelle di Dioskurides, noto per aver scolpito l’anello con il sigillo imperiale di Augusto.
L’arte romana è vasta e la sua diversità, a volte, è difficile da classificare. Ma nel periodo antico vennero di fatto poste le basi di tutta l’arte successiva e soprattutto vennero sdoganati dei modelli a cui l’arte mondiale non può non rifarsi continuamente.
Anche se, giustamente, la storia dell’arte è dominata dal periodo del Rinascimento, non si può dunque prescindere dal lunghissimo e imponente percorso artistico che si è sviluppato in tutto il periodo greco-romano.