Teodosio II: il vero padre del diritto romano

Il secondo imperatore della dinastia Teodosiana fu il figlio di Arcadio e di sua moglie Elia Eudossia, Teodosio II.

E’ preferibile parlare di dinastia Teodosiana e non Teodosiano-Valentiniana in quanto con quest’ultima denominazione ci riferisce soltanto a Galla Placidia (che essendo figlia di Teodosio I e nipote di Valentiniano I riuniva nella sua persona entrambe le famiglie) e ai suoi discendenti.

Arcadio, Onorio e i loro discendenti sono, invece, conosciuti come Teodosiani, dato che non erano direttamente imparentati con la stirpe di Valentiniano I.

Teodosio II nacque a Costantinopoli nel 401 d.C., quarto figlio dell’imperatore Arcadio e suo unico figlio maschio.

Sue sorelle furono Flaccilla (morta in giovane età), Pulcheria, Arcadia e Marina.

Alcuni misero in dubbio la paternità di Teodosio II, ma Arcadio non ebbe mai dubbi riguardo suo figlio e, infatti, quando nel 408 d.C. Arcadio morì di malattia, Teodosio gli succedette senza opposizioni.

Data la minore età del ragazzo, esso venne affidato alle cure dell’eunuco di palazzo Antioco, mentre il suo primo reggente fu il prefetto del pretorio Antemio.

Il periodo in cui Antemio fu al governo rappresentò un buon periodo per l’Impero Romano d’Oriente. Con la collaborazione del sofista pagano Troilo, Antemio migliorò i rifornimenti di grano, venendo incontro alle esigenze della popolazione di Costantinopoli che stava soffrendo la fame; anche i rapporti con l’Occidente cambiarono in positivo, anche a seguito della morte per decapitazione di Stilicone nel 408 d.C.

La morte di quest’ultimo portò ad un’ondata di odio anti-barbaro nell’Impero che in verità non si era mai sopito (in Oriente, per esempio, fu una delle cause della cacciata del prefetto Eutropio nel 399 d.C. e della ribellione della popolazione di Costantinopoli contro il governo oppressivo del barbaro Gaina nel 400 d.C.) Questo spinse molti barbari a unirsi ad Alarico, il quale, avendo perso il suo unico contatto presso l’imperatore d’Occidente, Onorio, saccheggiò Roma nel 410 d.C.

Né Antemio, né Teodosio, poterono far nulla per impedirlo e l’inettitudine dell’imperatore d’Occidente non migliorò la situazione. Antemio, comunque, inviò rinforzi a Onorio e ciò consentì al debole sovrano di salvare la sua capitale, Ravenna, da Alarico.

Antemio, inoltre, aiutò le città del confine danubiano che erano state devastate da Alarico, respinse un’invasione unna guidata da re Uldino, firmò un importante trattato di pace con i Persiani e, per evitare altre invasioni, potenziò la flotta danubiana. 

La sua più grande opera iniziata nel 413 d.C. fu, però, la costruzione di una formidabile cinta muraria (Le Mura Teodosiane), destinata più volte nel tempo a salvare la città durante gli assedi e la cui costruzione continuò durante tutto il lungo regno di Teodosio II (a causa dei terremoti le mura saranno più volte ricostruite).

Dal punto di vista religioso il periodo di reggenza di Antemio si caratterizzò per una maggiore tolleranza verso ebrei e pagani e questo atteggiamento differenzia tale periodo di reggenza da gran parte del regno di Teodosio II.

Le donne della dinastia Teodosiana e la loro influenza : Pulcheria e Elia Eudocia

Nel 414 d.C. Antemio venne sostituito da Aureliano per volere della sorella di Teodosio II, Pulcheria, e anche Antioco venne cacciato per essere sostituito da Pulcheria stessa che, nonostante la giovane età, fu nominata Augusta e tutrice del giovane sovrano, dando il via ad una nuova fase di governo. D’altronde la sua influenza si sarebbe fatta sentire per molto tempo salvo che nel periodo finale del regno del fratello. 

Pulcheria, che sarebbe diventata santa sia per gli ortodossi che per i cattolici, fu una donna molto devota e si mantenne casta per tutta la vita, spingendo anche le sorelle Arcadia e Marina a fare lo stesso e respingendo ogni proposta di matrimonio che gli venne fatta, soprattutto dai potenti generali al servizio dell’Impero (una proposta famosa fu quella di Aspar che in futuro sarebbe stato, nonostante tutto, un suo potente alleato).

Il suo governo, e anche di rimando quello di suo fratello (che divenne maggiorenne nel 416 d.C.), saranno meno tolleranti verso i pagani e gli ebrei, mentre massima tolleranza sarà sempre mostrata dalla famiglia imperiale nei confronti degli ariani, dato che i loro generali di origine barbarica erano proprio ariani.

Questa minore tolleranza fu la causa, nel 415 d.C., del brutale omicidio della filosofa e matematica pagana Ipazia da parte dei Parabolani, un gruppo di fanatici cristiani, e della conseguente rivolta della popolazione pagana di Alessandria d’Egitto.

Il vescovo di Alessandria, Cirillo (in seguito divenuto santo) fu sospettato di aver incitato i Parabolani contro la donna, ma nessuna indagine approfondita venne fatta in modo soddisfacente perché Cirillo era protetto dalla stessa Pulcheria.

Quando Teodosio, ormai maggiorenne, iniziò il suo governo personale le cose non cambiarono di molto e Pulcheria rimase al suo posto, aiutata dal prefetto del pretorio Monassio, che sostituì Aureliano. Data la maggiore età del fratello, la donna si adoperò per trovargli una moglie, dato che Teodosio doveva sposarsi per garantire un successore al trono.

La scelta cadde su una donna greca e pagana di nome Atenaide, venuta a Costantinopoli per chiedere giustizia in relazione ad una questione di eredità.

Donna molto bella e colta (tanto da comporre un poema sulla campagna sasanide del 421 d.C.) attirò l’attenzione di Pulcheria e soprattutto di Teodosio II che se ne innamorò.

Dopo essere stata battezzata e aver cambiato nome in Elia Eudocia, poté sposare Teodosio nel 421 d.C. al quale darà tre figli: due femmine, Licinia Eudossia e Flaccilla, e un maschio Arcadio (morto in tenera età).

Essendo divenuta consorte dell’imperatore (venne nominata Augusta nel 423 d.C. a seguito della nascita della prima figlia) ebbe, in alcuni periodi, e anche in contrasto con Pulcheria, grande influenza sul marito.

A tale influenza si deve negli anni 20 del 400 un periodo di fioritura culturale durante il quale venne potenziata l’Università di Costantinopoli. 

In questo periodo vi fu inoltre una maggiore attività edilizia, con la costruzione di nuove chiese e una maggiore tolleranza religiosa verso i pagani e gli ebrei.

Grazie a lei, i suoi fratelli Valerio e Gessio e suo zio Aclepiodoto ottennero importanti incarichi (lo zio divenne, per esempio, prefetto del pretorio). Molto importante in quel periodo fu il ruolo del praefectus urbi Ciro di Panopoli, poeta e letterato pagano, che fu grande collaboratore dell’imperatrice ed ebbe un ruolo di primo piano nello sviluppo dell’Università di Costantinopoli e probabilmente anche del Codice Teodosiano.

Questo periodo fu però di breve durata: già negli anni 30, con il diminuire dell’influenza della moglie, Teodosio II riprese le persecuzioni arrivando, nel 435 d.C., come si evince dal Codice Teodosiano, ad ordinare la distruzione di tutti i templi pagani.

La politica estera : le guerre contro i Sasanidi

In politica estera Teodosio II poté contare su valenti generali di origine barbarica come l’alano Ardaburio il Vecchio e il figlio di lui, Aspar, ma anche i goti Arnegisclo e Areobindo, che strinsero un solido rapporto di amicizia soprattutto con la sorella Pulcheria.

Nel 421 d.C. scoppiò una guerra con la Persia a causa della persecuzione di re Bahram V nei confronti dei cristiani e delle secolari questioni di confine.

Bahram, forse riprendendo ciò che suo padre Yazdgard I aveva iniziato negli ultimi anni di regno, perseguitò la comunità cristiana, soprattutto quella di Ctesifonte. Molti cristiani fuggirono nel territorio dell’Impero Romano d’Oriente e quando Teodosio si rifiutò di restituire i fuggitivi, scoppiò la guerra.

Le operazioni militari furono affidate ad Ardaburio il Vecchio, magister militum praesentalis, e ad altri generali come Procopio e Areobindo.

Ardaburio mosse guerra dall’Armenia e, dopo aver sconfitto il comandante persiano Narsete, saccheggiò la provincia dell’Arzanene e inflisse altre pesanti sconfitte ai Persiani che furono costretti a ritirarsi verso la Mesopotamia.

Narsete si rifugiò a Nisibi, che venne posta sotto assedio. Ciò spinse re Bahram a muoversi e a coinvolgere nella guerra anche i temibili mercenari saraceni, suoi alleati.

Costoro, però, tradirono il re persiano ma, poiché l’esercito nemico era, comunque, molto numeroso, Ardaburio si ritirò e lasciò Nisibi.

Mentre Ardaburio affrontava e vinceva un contingente persiano, re Bahram assediava Teodosiopoli, ma ben presto veniva fermato e sconfitto da Areobindo e Procopio a Raesena. 

Teodosio inviò un ambasciatore per firmare la pace con la Persia, ma il re persiano, che si fece convincere dai suoi uomini migliori, gli “Immortali”, a continuare la guerra, imprigionò l’ambasciatore.

Gli “Immortali” tentarono di circondare l’accampamento romano, ma non vi riuscirono perché i generali romani, accortisi della manovra di accerchiamento, riuscirono a sventarla.

Bahram fu costretto a firmare una tregua di cento anni con i Romani e, a tal riguardo, Socrate Scolastico riporta che i profughi furono restituiti al re persiano secondo gli accordi.

Nel 423 d.C. Ardaburio fece ritorno a Costantinopoli dove venne celebrato il trionfo e per l’occasione vennero composti panegirici e poemi.

Un’altra guerra contro la Persia sarebbe scoppiata nel 440 d.C. a causa di questioni di confine e della costruzione di fortezze romane vicino alla città persiana di Carre.

Tale guerra, che fu di breve durata, ebbe inizio con un massiccio attacco da parte di re Yazdgard II e finì solo a seguito di un’alluvione che permise ai Romani di mettersi in salvo e impedì al re persiano di invadere il territorio romano.

Moneta di Yazdgard II 

Yazdgard II firmò la pace con il generale romano Anatolio e tra le condizioni di tale accordo era previsto che non venissero costruite nuove fortezze frontaliere né rafforzate le preesistenti.

La politica estera: i rapporti altalenanti con l’impero d’occidente

A partire dalla fine del primo decennio del 400 e per i primi anni del secondo, il rapporto con l’Impero Romano d’Occidente cambiò radicalmente.

Quel periodo vide, infatti, l’ascesa di un nuovo personaggio politico, Flavio Costanzo, generale di origine illirica che si era distinto in numerose battaglie e che aveva sposato la sorella dell’imperatore, Galla Placidia, dalla quale aveva avuto due figli Giusta Grata Onoria e Flavio Placido Valentiniano (il futuro Valentiniano III).

Costanzo, nonostante Onorio non fosse del tutto favorevole, divenne suo co-imperatore con il nome di Costanzo III. 

Teodosio II non lo riconobbe come imperatore e ciò suscitò le ire di Costanzo che, durante i preparativi per raggiungere Costantinopoli e farsi riconoscere imperatore da Teodosio, morì nel settembre del 421 d.C.

Dopo la morte di Costanzo III, forse per aver insidiato Galla Placidia ed essere stato da lei respinto o forse perché la donna aveva complottato contro di lui, Onorio decise di esiliare la sorella che, accolta insieme ai due figli a Costantinopoli, vi rimase fino alla morte del fratello, avvenuta nel 423 d.C.

Il trono imperiale vacante venne affidato dal magister militum, Castino, a Giovanni il Primicerio che era il capo della cancelleria imperiale, ma Teodosio non lo riconobbe e appoggiò le pretese al trono di Galla Placidia e di suo figlio, Valentiniano, di appena quattro anni.

Nel 423 d.C. Teodosio, con l’invio del suo magister militum Ardaburio il Vecchio e del figlio di lui, Aspar, dichiarò guerra all’usurpatore Giovanni. Tale guerra sarebbe durata per due anni fino al 425 d.C.

Ardaburio e Aspar espugnarono Salonae (in Dalmazia) e, mentre Ardaburio si imbarcava da lì per raggiungere le coste italiane, Aspar proseguiva via terra e, dopo aver espugnato Aquileia, continuava la marcia verso Ravenna lasciando Galla Placidia e il figlio nella città appena conquistata.

Ardaburio, a causa di una tempesta, venne catturato da Giovanni ma, dopo aver convinto alcuni sottoufficiali di quest’ultimo a tradirlo, riuscì a catturare l’usurpatore e a far entrare Aspar a Ravenna.

Giovanni, portato ad Aquileia, venne fatto sfilare a dorso di un asino nel trionfo di Galla e Valentiniano e venne poi decapitato nel 425 d.C.

Nel frattempo, il generale Flavio Ezio, fedele a Giovanni, era tornato con un contingente di Unni in aiuto del suo imperatore, che intanto era morto. Questo, però, non evitò lo scontro con l’esercito di Aspar in una battaglia senza un esito certo.

Galla Placidia si accordò con Ezio e, dopo averlo nominato comes per l’Occidente, pagò i soldati unni e, in cambio, Ezio riconobbe il giovanissimo Valentiniano come nuovo imperatore.

Il ragazzo, nel 425 d.C., venne incoronato con il nome di Valentiniano III da un incaricato inviato da Teodosio che, malato, non poté presenziare alla cerimonia. 

Teodosio II e il Codice Teodosiano. La fonte del diritto romano

In quello stesso anno Teodosio rafforzò l’importanza e il prestigio dell’Università di Costantinopoli aumentando la presenza delle cattedre in lingua greca rispetto a quelle in lingua latina.

A tal proposito è opportuno ricordare che lo stesso imperatore fu uomo colto e amante del sapere eccellendo, soprattutto, in astronomia e teologia e divenendo famoso come “il calligrafo” per la sua perizia e passione nel tradurre e ricopiare testi antichi.

Il periodo fra gli anni 20 e 30 del suo regno vide, anche, la compilazione del Codice Teodosiano: una raccolta di leggi di fondamentale importanza anche per il mondo occidentale. 

Il Codice sarà valido in entrambi gli Imperi e per questo sarà firmato anche dal collega occidentale Valentiniano III. Esso sarà pubblicato nel 438 d.C. e entrerà in vigore l’anno dopo. Tale Codice, che costituirà la base di molti codici validi nei regni romano-barbarici, sarà sostituito molto più tardi dal Codice Giustinianeo.

La guerra contro i Vandali

Dall’ascesa al trono di Valentiniano III, il rapporto tra i due Imperi sarà sempre molto stretto tanto che Teodosio II non esiterà ad aiutare l’Occidente quando i Vandali, guidati da Genserico, invaderanno le province d’Africa nel 429 d.C.

Genserico

La guerra contro i Vandali era stata condotta per diverso tempo dal comes Africae, Bonifacio, senza successo e, per tale motivo, Galla Placidia aveva chiesto l’intervento di Teodosio che, nel 431 d.C., in aiuto di Bonifacio, aveva inviato la sua flotta guidata dal magister militum Aspar.

Ciò, tuttavia, non bastò a salvare l’Africa e, soprattutto, Bonifacio : i due eserciti congiunti subirono, infatti, una pesante sconfitta e Bonifacio, tornato in Italia, venne battuto e ucciso in battaglia da Ezio nel 432 d.C.

Aspar rimase a Cartagine fino al 435 d.C. senza però riuscire ad ottenere una vittoria definitiva contro i Vandali.

In quello stesso anno venne, infatti, firmata una tregua (la tregua di Trigezio) con cui Romani e Vandali, che diventarono federati dell’Impero d’Occidente, si spartivano l’Africa.

In questo periodo di tregua nel 437 d.C. Teodosio II strinse legami ancora più stretti con l’Impero d’Occidente acconsentendo alla richiesta del cugino Valentiniano III di sposare sua figlia Licinia Eudossia.

Il matrimonio fu celebrato a Costantinopoli e, in cambio di questo, Teodosio ottenne dal cugino alcuni territori : parte della Pannonia con la città di Sirmium e probabilmente parte dell’Illirico. 

Dal matrimonio sarebbero nate due figlie: Eudocia e Placidia.

La tregua di Trigezio, però, non venne rispettata da Genserico il quale, approfittando del ritorno di Aspar in Oriente e del fatto che Ezio fosse impegnato contro i Visigoti, assediò a lungo Cartagine conquistandola il 19 ottobre del 439 d.C. e iniziò tramite il suo importante porto ad attaccare le città costiere della Sicilia. La conquista delle ricche province d’Africa mise in ginocchio l’economia dell’Occidente e causò non pochi problemi anche all’Oriente.

Tra il 440 d.C. e il 441 d.C. venne organizzata una spedizione navale congiunta contro il Regno Vandalo e Teodosio II inviò le sue navi guidate da Areobindo, Ansila e Germano in soccorso dell’Occidente.

La spedizione non ebbe risultati, in quanto i Romani persero tempo prezioso e venne poi sospesa perché Teodosio II dovette richiamare la sua flotta a causa della minaccia degli Unni di Attila.

L’Occidente fu quindi costretto a firmare nel 442 d.C. una pace svantaggiosa con Genserico che ottenne per il suo regno l’indipendenza dall’Impero rinunciando alla Mauretania alla Tripolitania e a parte della Numidia.

Negli accordi del 442 d.C. venne inoltre stabilito che la figlia maggiore di Valentiniano, Eudocia, sarebbe andata in sposa al figlio del re vandalo Genserico, Unerico. Tali accordi, quindi, legarono strettamente l’Impero d’Occidente e il Regno Vandalo anche dal punto di vista dinastico.

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IL PRIMO CONCILIO DI EFESO : LA SCONFITTA DI NESTORIO

In quello stesso periodo Teodosio II dovette anche affrontare una questione religiosa che vide contrapposti il patriarca di Costantinopoli, Nestorio, e il vescovo di Alessandria, Cirillo.

Nestorio si rifiutava di riconoscere in Maria la madre di Dio, dato che secondo lui essa aveva generato solo la natura umana di Cristo e non quella divina.

Ciò lo portò allo scontro con Cirillo e, mentre Pulcheria appoggiò il vescovo di Alessandria, Teodosio II appoggiò l’altro contendente.

L’imperatore, per dirimere la questione, convocò nel 431 d.C. il primo Concilio di Efeso che condannò Nestorio dichiarando il Nestorianesimo un’eresia e determinando la vittoria di Pulcheria che vide rinsaldarsi la sua posizione al vertice della politica orientale.

CRISAFIO E LE SCONFITTE DISASTROSE CONTRO GLI UNNI

Gli ultimi dieci anni del regno di Teodosio II (440 d.C.- 450 d.C.) furono caratterizzati dal ritiro della flotta orientale dalla guerra vandalica a causa dell’invasione degli Unni, da nuove dispute religiose e dalle lotte di potere tra la sorella di Teodosio, Pulcheria, la moglie di Teodosio, Elia Eudocia, e un nuovo contendente, il cubicularius Crisafio.

La pace con gli Unni costava all’Impero 350 libbre d’oro, ma le cose cambiarono nel 434 d.C. quando Attila e suo fratello Bleda divennero, insieme, re degli Unni e a partire dal 439 d.C. imposero all’Impero d’Oriente condizioni di pace molto più dure: i tributi vennero aumentati da 350 a 700 libbre d’oro, venne sancita l’apertura dei mercati romani ai commercianti unni e venne stabilito che i Romani non avrebbero dovuto accogliere profughi unni o provenienti da nazioni ostili agli Unni e sarebbero stati consegnati ad Attila e Bleda i figli superstiti del loro predecessore e zio Rua.

Teodosio II, nell’intento di pacificare il fronte danubiano prima della grande spedizione contro i Vandali, fu costretto ad accettare tali richieste.

Nello stesso periodo della spedizione contro i Vandali, gli Unni o meglio i commercianti unni occuparono Costanza sostenendo che il vescovo di Margus si era addentrato nelle loro terre distruggendo i sepolcri dei loro antenati.

Ciò fornì ad Attila –  che già era intenzionato a farlo essendo stato informato, secondo quanto sostenuto dallo storico Giordane, dal re vandalo Genserico che il momento era favorevole in quanto le frontiere risultavano particolarmente sguarnite –  il pretesto per attaccare l’Impero d’Oriente.

L’ipotesi di un asse tra gli Unni e i Vandali non è, però, condivisa da molti storici : è probabile, infatti, che Attila, approfittando del momento di particolare debolezza del nemico, abbia deciso di attaccare in maniera autonoma desideroso di impossessarsi di un ricco bottino e di mettere pressione su Costantinopoli.

Areobindo, avvertito del pericolo, tornò subito indietro ma, nel frattempo, Attila aveva già iniziato a scatenare tutta la sua potenza distruttrice grazie anche alle armi d’assedio di cui fece largo uso.

Tra il 441 d.C. e il 442 d.C. vennero saccheggiate Viminacium, Margus e soprattutto Naissus e altre città balcaniche, come Sirmium, verranno devastate poco dopo e, poiché la flotta non era ancora rientrata, Teodosio II fu costretto ad accettare il pagamento di un tributo ancora più pesante (1.400 libbre d’oro).

Al rientro della flotta Teodosio II, che non voleva darla vinta ad Attila, interruppe il pagamento del tributo, e nel periodo di relativa pace tra il 442 d.C. e il 447 d.C. rafforzò le difese dell’Impero consolidando il limes danubiano, riparando gli accampamenti fortificati e aumentando le pattuglie sui fiumi di confine. 

Attila, d’altronde, aveva altri problemi da affrontare : avendo fatto uccidere, nel 445 d.C. circa, il fratello Bleda, infatti, per diverso tempo fu impegnato a rafforzare la sua posizione e ad eliminare chi si opponeva alla sua autorità e dovette perciò rinviare l’invasione dell’Impero Romano d’Oriente.

Negli ultimi anni del regno di Teodosio II salì alla ribalta della scena politica bizantina un nuovo personaggio.

Si trattava dell’eunuco Crisafio, molto amato da Teodosio II per la sua bellezza, che nel 441 d.C. aveva addirittura convinto l’imperatore a liberarsi del praefectus urbi Ciro di Panopoli. Il poeta pagano si salvò convertendosi al Cristianesimo e prendendo i voti ma, su consiglio di Crisafio, venne mandato in Frigia in qualità di vescovo e venne ucciso dalla popolazione locale che già aveva ucciso i precedenti vescovi.

Crisafio divenuto cubicularius nel 443 d.C. per rafforzare la sua influenza su Teodosio dovette vedersela, sia con Pulcheria (e con i generali di origine barbarica a lei fedeli), sia con Elia Eudocia.

A tal fine convinse l’imperatore che, poiché la sorella viveva una vita praticamente ascetica, fosse opportuno che prendesse i voti, ma la donna, contraria a tale soluzione, decise di ritirarsi a vita privata nel castello di Hebdomon.

Tale operazione fu facilitata dalle sconfitte subite dai suoi generali contro Attila che avevano indebolito la sua posizione a corte senza, tuttavia, pregiudicarla del tutto.

Eudocia, che da tempo non aveva più molta influenza sul marito, fu allontanata da Costantinopoli in quanto l’eunuco convinse Teodosio che la moglie aveva una relazione con il magister officiorum Paolino.

La donna non farà più ritorno a corte e morirà a Gerusalemme nel 460 d.C.

Crisafio governò la scena politica dal 444 d.C. al 450 d.C. nonostante i generali di origine barbarica come Aspar gli fossero ostili così come anche gli Isaurici guidati da Zenone. 

Nel 447 d.C., intanto, Attila, che aveva finalmente risolto le dispute interne al suo regno, inviò i suoi delegati per chiedere il pagamento di 6.000 libbre d’oro arretrate, ma Teodosio II, probabilmente convinto di aver nel frattempo approntato solide difese, si rifiutò di pagare.

Non aveva, però, potuto prevedere che il 27 gennaio del 447 d.C. un violento terremoto distruggesse parte delle Mura Teodosiane consentendo ad Attila di invadere nuovamente l’Impero Romano d’Oriente.

I preparativi fatti da Teodosio furono inutili contro il potente esercito unno (che era composto anche da Eruli, Ostrogoti, Gepidi) e neppure le fortezze di confine, come l’importante fortezza di Ratiaria, resistettero a lungo all’orda unna.

Attila proseguì la sua avanzata seguendo il corso del Danubio fino al fiume Utus dove l’esercito romano, guidato da Arnegisclo, magister militum per Thracias, lo stava aspettando.

La battaglia del fiume Utus fu un trionfo per Attila anche se molte furono le perdite da entrambe le parti. I Romani, nonostante avessero combattuto valorosamente, furono annientati e Arnegisclo stesso cadde sul campo di battaglia.

Attila continuò ad avanzare in Tracia fino a Costantinopoli che pensava di poter conquistare facilmente dato che le mura erano ridotte in macerie. 

Il re unno non sapeva però che il prefetto del pretorio, Costantino, con l’aiuto delle fazioni dell’Ippodromo dei Verdi e degli Azzurri, aveva fatto ricostruire completamente e in poco tempo le mura della città. Questa incredibile e veloce ricostruzione salvò Costantinopoli e impedì ad Attila di conquistarla.

Attila, allora, devastò la Tracia e si diresse verso il Chersoneso dove lo attendevano due eserciti praesentalis, cioè due eserciti di élite, che contavano dai 24.000 ai 36.000 uomini e che erano comandati da Aspar e da Areobindo.

Poiché i due eserciti si trovavano sulle sponde opposte del Bosforo è probabile che Attila abbia affrontato un solo esercito.

Lo scontro si svolse presso Sestus nel Chersoneso e, nonostante fosse in inferiorità numerica, Attila vinse i Romani.

A questo punto la devastazione della Tracia fu totale e solo poche città, come Adrianopoli, si salvarono.

L’esercito unno si divise in tre tronconi e proseguì devastando la Grecia fino alle Termopili.

Con la Tracia e la Grecia devastate, Teodosio, spinto ad accettare da Crisafio e letteralmente terrorizzato da Attila, firmò le nuove e umilianti condizioni di pace: le 6.000 libbre arretrate andavano pagate in toto e il tributo annuale saliva a 2.100 libbre d’oro.

Anche i senatori dell’Impero d’Oriente dovettero contribuire al pagamento di questa smisurata somma. Molti storici moderni, però, ridimenzionando ciò che viene affermato da molti storici antichi, reputano eccessivo ritenere che tale pagamento abbia determinato una crisi nell’Impero d’Oriente, dato che, per esempio, alcune spedizioni militari successive come quella di Leone I contro i Vandali saranno molto di più costose se confrontate con la cifra che fu pagata ad Attila dopo le sue vittorie del 447 d.C. (la spedizione di Leone I avvenuta nel 468 d.C. costerà circa 100.000 libbre d’oro).

Attila impose, inoltre, l’evacuazione di una striscia di terra a sud del Danubio che doveva servire da zona cuscinetto.

L’accettazione di queste condizioni rese impopolare Crisafio ed è per questo che l’eunuco organizzò una congiura per eliminare Attila tentando di corrompere con 50 libbre d’oro Edeco, il capo delle guardie del re unno.

L’omicidio sarebbe dovuto avvenire durante un’ambasceria presso il re unno nel 449 d.C., ma Edeco informò il suo padrone dei piani di Crisafio e Attila, non solo rimandò indietro la borsa con il denaro perché Teodosio e Crisafio potessero vederla, ma chiese anche la testa dell’eunuco.

Teodosio II convinse, però, Attila tramite un’ambasciata ad accettare una forte somma di denaro (parte della quale donata da Crisafio stesso) e a risparmiare l’eunuco rinunciando, inoltre, ad ogni azione bellicosa.

Era chiaro che Teodosio temeva il re unno e voleva conservare, sia pure con un trattato disonorevole, la pace.

IL “LATROCINIUM EPHESI” E LA MORTE DI TEODOSIO II

Il 449 d.C. fu anche l’anno del secondo Concilio di Efeso, dato che la condanna di Nestorio e la vittoria di Cirillo aveva portato negli anni tra il 447 d.C. e il 449 d.C. allo sviluppo di nuove dispute teologiche tra i cristiani.

Tali dispute riguardavano la natura di Cristo : secondo alcuni Questi riuniva in sé sia la natura umana che quella divina mentre, secondo altri, la natura di Cristo era una sola, quella divina, nata dall’unione delle due nature, dopo l’Incarnazione.

Quest’ultima teoria detta Monofisismo era difesa da Eutiche di Alessandria e da Crisafio stesso.

A questa teoria si opponeva Flaviano il patriarca di Costantinopoli e Pulcheria che aveva ancora influenza a corte e che perciò appoggiò Flaviano. 

Crisafio reagì convincendo l’imperatore a esiliare Pulcheria e facendo nominare Dioscoro, nemico di Flaviano, vescovo di Alessandria.

Flaviano condannò il Monofisismo e Crisafio spinse Teodosio a convocare il secondo Concilio di Efeso per risolvere la disputa. 

Il papa di Roma prima del Concilio in una missiva inviata a Flaviano chiese che venisse condannato sia il Monofisismo che il Nestorianesimo. 

L’aria nel Concilio divenne subito rovente e molte furono le minacce e le violenze fisiche compiute contro i partecipanti. Il Concilio, sotto la direzione di Dioscoro, dichiarò che Cristo aveva un’unica natura cioè quella divina.

Flaviano venne espulso durante il Concilio e, malmenato dai monaci alessandrini, morì in esilio poco dopo a seguito delle percosse ricevute. Nonostante questa vittoria dei Monofisisti, il papa di Roma Leone I, che non aveva accettato queste conclusioni anche perché le ritenne frutto di imbrogli e prevaricazioni (lo definì, infatti, “Latrocinium Ephesi” o brigantaggio di Efeso), cercò di convincere Teodosio II a convocare un nuovo concilio, ma l’imperatore, che aveva accettato le tesi di Eutiche e aveva riconosciuto la validità del secondo Concilio di Efeso, morì nel 450 d.C. – a seguito di una caduta da cavallo che gli procurò una frattura della spina dorsale – mentre attraversava il fiume Lycus vicino a Costantinopoli.

LA SUCCESSIONE AL TRONO : MARCIANO

Con la sua morte, all’età di 49 anni, dato che non aveva figli maschi in vita, si estingueva il ramo maschile della dinastia Teodosiana.

Dopo la morte del fratello, Pulcheria fece ritorno a corte e, dopo che vennero esclusi come candidati alla porpora imperiale Valentiniano III (il cugino di Teodosio II e marito della sua unica figlia ancora in vita) e il magister militum, Aspar (che si rifiutò in quanto convinto che non sarebbe stato accettato a causa delle sue origini barbare e della sua fede ariana), Pulcheria, ascoltando i consigli dello stesso Aspar, prese come marito – elevandolo alla porpora imperiale –  un sessantenne vedovo di nome Marciano che aveva combattuto sotto il comando di Ardaburio il Vecchio e Aspar.

Un’altra versione molto simile alla precedente afferma che fu Pulcheria a scegliere Marciano e che Aspar abbia comunque appoggiato tale scelta, dato che Marciano aveva combattuto sotto il suo comando e sotto quello di suo padre.

Secondo altre fonti fu lo stesso Teodosio II a scegliere Marciano come suo successore. Prima di morire l’imperatore convocò Marciano ed alla presenza di Aspar gli disse : “Mi è stato rivelato che tu regnerai dopo di me”. Pulcheria e Aspar avrebbero successivamente rispettato la volontà del defunto imperatore.

CONCLUSIONI : UN REGNO MEDIOCRE

In conclusione il regno di Teodosio II fu davvero un regno ambivalente in cui si alternarono periodi di gloria e ricchezza e periodi di atroci sconfitte.

Teodosio II, molto più attivo come politico e amministratore di suo padre Arcadio, fu uomo intelligente, amante delle arti e della cultura e durante il suo regno opere importanti videro la luce e vennero lasciate ai posteri sia in ambito legislativo, sia in ambito culturale ma, soprattutto, dal punto di vista militare.

Il governo di Antemio con la costruzione delle Mura Teodosiane così come il periodo di maggiore influenza di sua moglie Elia Eudocia furono, ad esempio, i momenti di maggior splendore del suo regno e lasciarono tracce durature per i posteri.

L’influenza di Pulcheria che, praticamente, governò per molto tempo al fianco del fratello e il bigottismo religioso dello stesso Teodosio diedero un colpo decisivo al Paganesimo.

Secondo le testimonianze storiche il Palazzo Imperiale, un tempo luogo di vizi soprattutto carnali, fu trasformato da Pulcheria in una specie di chiostro e Teodosio stesso sembrava a volte un vero sacerdote affiancato dalle devote e pie sorelle. 

L’imperatore particolarmente amante della teologia ebbe un ruolo decisivo durante i due Concili di Efeso abbracciando apertamente il Monofisismo negli ultimi anni della sua vita.

L’imperatore fu anche grande appassionato di scienza, musica e letteratura classica, amava la caccia e introdusse a Costantinopoli il gioco del polo proveniente dalla Persia.

In ambito militare i risultati furono davvero altalenanti, dato che Teodosio II ottenne grandi vittorie contro i Persiani, ma non riuscì a salvare Ravenna e l’Occidente da un lento e inesorabile declino e, soprattutto, fu costretto a sottomettersi ad Attila accettando condizioni umilianti.

La presenza di Crisafio e la sua decisiva influenza si rivelarono deleterie per Teodosio. A sua discolpa va detto che fece di tutto per difendere il suo impero da Attila fallendo, però, in tale tentativo anche per aver sottovalutato il nemico.

In definitiva Teodosio II, pur avendo grandi potenzialità, si lasciò troppo facilmente influenzare da cattivi consiglieri e, per questa ragione, il suo regno non può dirsi né ottimo né pessimo ma soltanto mediocre.