Massinissa fu sovrano del regno del Nord Africa di Numidia. La sua storia è particolare: da acerrimo nemico di Roma, responsabile della morte dei parenti di Scipione l’Africano, si trasformò in uno dei migliori alleati dello stesso Scipione e fu fondamentale durante la battaglia di Zama contro Annibale.
La presenza di Massinissa è stata di notevole importanza per la storia e l’espansione di Roma, rivelandosi un alleato insostituibile nel corso della conquista romana del Nord Africa
LA MAPPA DELL’IMPERO ROMANO VISTA DALLO SPAZIO! MAGNIFICA
La giovinezza e l’ostilità a Roma
Massinissa era il figlio di un capo del gruppo tribale dei Numidi, i Massili, di nome Gaia. Suo padre era alleato dei cartaginesi, tanto che Massinissa crebbe e passò tutta la sua infanzia e adolescenza a Cartagine. All’inizio della seconda guerra punica, Massinissa combattè dalla parte dei cartaginesi e in particolare contro Siface, il Re della tribù dei Masesili, nella Numidia occidentale, odierna Algeria, alleato con i romani.
Allora diciassettenne, Massinissa guidò con coraggio un esercito composto da truppe di numidi e di ausiliari cartaginesi direttamente contro l’esercito di Siface e ottenne una vittoria decisiva nel 215 a.C.
Dopo la sua prima vittoria contro Siface, Massinissa comandò la sua abile cavalleria numida contro i romani in Spagna, dove fu coinvolto nelle vittorie cartaginesi di Castulo e Ilorca nel 211 a.C.
A seguito dei suoi interventi risolutivi, Massinissa fu posto al comando della cavalleria cartaginese in Spagna e combattè una vittoriosa campagna di guerriglia contro il generale Publio Cornelio Scipione, il padre di Scipione l’Africano, durante il 208 e 207 a.C .
Massinissa ebbe la meglio e il padre e lo zio di Scipione l’Africano morirono sul campo di battaglia contro di lui.
Massinissa subì però anche il contrattacco romano, guidato da Scipione in qualità di vendicatore del padre e dello zio: Scipione e Massinissa si incontrarono in occasione della battaglia di Ilipa, dove il potere cartaginese in Spagna fu spezzato per sempre, in una delle più brillanti vittorie di Scipione l’Africano.
Quando il padre Gaia morì nel 206 a.C, tra Massinissa e suo fratello scoppiarono pesanti divergenze sull’eredità: la divisione tra di loro permise a Siface di approfittare della situazione e conquistare considerevoli zone della Numidia orientale a loro danno.
Massinissa, trovandosi in una situazione di difficoltà, e vedendo che l’esercito romano, dopo una prima fase di sofferenza, stava vincendo la guerra, decise di passare dalla parte di Roma, cedendo alle lusinghe di Scipione l’Africano, che aveva capito quanto la cavalleria numida poteva essere utile nel corso del conflitto.
La collaborazione con i romani
Massinissa iniziò a fornire preziose informazioni e supporto a Scipione, e gli promise di assisterlo nell’invasione del territorio cartaginese in Africa del nord.
Scipione riuscì a guadagnarsi definitivamente la fedeltà di Massinissa grazie ad una astuta mossa diplomatica: catturato il nipote di Massinissa, Massiva, glielo restituì senza riscatto. In questo modo Massinissa si convinse a passare definitivamente dalla parte dei romani, capendo che la collaborazione con loro era la strategia più adatta per riottenere il suo regno in Numidia.
I romani ringraziarono la sua fedeltà, sostenendo la pretesa di Massinissa al trono di Numidia contro Siface.
La prima occasione in cui l’esercito di Massinissa si alleò con Roma e diede prova di valore sul campo di battaglia, fu lo scontro dei campi Magni nel 203 a.C, vinto dai romani.
Nella successiva battaglia di Bagradas, Scipione riuscì a sconfiggere sia Asdrubale Giscone che Siface, e mentre il generale romano puntava su Cartagine, il suo braccio destro, Gaio Lelio, e lo stesso Massinissa inseguirono Siface, catturandolo nella città di Cirte e consegnandolo a Scipione.
Dopo la sconfitta di Siface, Massinissa sposò la moglie di lui, Sofonisba, ma Scipione, che non gradiva quella possibile unione, chiese che la donna fosse portata a Roma per sfilare nella parata trionfale in suo onore. Massinissa, per salvarla da tale umiliazione, le fece consegnare del veleno con cui la donna si uccise. Massinissa venne così riconosciuto come “pienamente fedele” dai romani, e Scipione lo confermò come Re dei Massili, sostenuto dal Senato romano.
Il ruolo decisivo nella battaglia di Zama
Nella battaglia di Zama, in cui Scipione affrontò Annibale sul campo di battaglia, Massinissa comandò la cavalleria di seimila numidi e tremila legionari.
La sua ala fu posizionata sulla destra del contingente romano: Scipione ritardò appositamente lo scontro per consentire gli uomini di Massinissa di raggiungerli e unirsi ai legionari. Nel bel mezzo della battaglia, fu proprio la cavalleria di Massinissa, dopo aver allontanato i cavalieri dei cartaginesi in fuga, a tornare sui suoi passi e schiantarsi alle spalle delle linee di fanteria cartaginesi, causando il collasso del contingente nemico.
Fu sostanzialmente questo l’evento che decise lo scontro in favore dei romani. All’indomani della battaglia di Zama, la seconda guerra punica era finita e per i suoi servizi Massinissa ricevette in dono tutti i regni che erano appartenuti a Siface divenendo assoluto Re di Numidia, con il pieno appoggio dei romani.
La Numidia di Massinissa
Massinissa era ora Re incontrastato sia della tribù dei Massili che dei Masesili. Mostrò per il resto della vita una fedeltà incondizionata a Roma e la sua posizione di potere in Africa fu rafforzata da una clausola contenuta nel trattato di pace tra Roma e Cartagine: Cartagine non poteva mobilitare un esercito né compiere azioni senza il permesso di Roma.
Questo permise Massinissa di invadere regolarmente il territorio cartaginese, senza che questi potessero opporre una qualche resistenza, senza scatenare la reazione di Roma .
Con il sostegno romano, Massinissa consolidò il proprio regno di Numidia, a ovest di Cartagine, stabilendo come capitale la città di Cirta.
L’obiettivo principale di Massinissa era quello di traghettare una società composta da tribù seminomadi in un impero più forte e stanziale. Per questo motivo, introdusse tecniche agricole proprie dei cartaginesi e costrinse diversi Numidi a stabilirsi come contadini.
Massinissa puntava ad estendere ulteriormente il suo dominio, a tutto danno di Cartagine, forte dell’alleanza con Romani. Ma le sue speranze andarono a scontrarsi con la politica estera dei romani, che avevano ormai deciso di consolidare il loro dominio nel nord Africa.
Le dispute territoriali tra Massinissa, che approfittava della situazione per attaccare, e i cartaginesi furono infatti arbitrate da una commissione romana guidata dal senatore Marco Porcio Catone il Vecchio.
Animato dalla forte paura che Cartagine potesse rinascere, Catone convinse il Senato a distruggere la città.
Nel frattempo Massinissa continuava le sue incursioni e i cartaginesi, esasperati, armarono, senza il consenso dei romani, un nuovo esercito. Indignati per la loro condotta e per l’ennesima violazione dei patti, i romani reagirono, scatenando la terza guerra punica (149-146 a.C.)
Massinissa capì che i romani stavano conquistando tutto il territorio, e che il suo dominio nel Nord Africa non aveva speranze. Ma prima che potesse concepire ulteriori piani, morì all’inizio del 148 a.C .
Roma rimase l’unica grande potenza in grado di dominare sia il territorio di Cartagine che, attraverso un protettorato, quello della Numidia.
Dopo la morte di Massinissa il trono di Numidia fu occupato da Micispa, il quale ebbe due figli che presero il potere per un breve periodo prima di essere spodestati dal cugino, Giugurta. Alcuni discendenti più famosi di Massinissa furono Giuba I di Numidia e Giuba II.