Lampada Etrusca e la devozione a Dioniso

Recentemente, un approfondito studio condotto dal gruppo di ricerca dell’Università di Melbourne ha portato alla luce nuove interpretazioni sull’iconografia di un’antica lampada in bronzo conservata presso il Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona (MAEC). La ricerca, pubblicata sulla rivista Studi Etruschi e Italici di De Gruyter, suggerisce che l’oggetto, databile a circa 2500 anni fa, intorno al 480 a.C., periodo tardo arcaico, fosse dedicato a Dioniso, la divinità greca simbolo di fertilità, euforia, vino e teatro.

Il dottorando Ronak Alburz e il professor associato Gijs Willem Tol hanno rivalutato le decorazioni della lampada, interpretandole come rappresentazioni del tiaso dionisiaco, un gruppo di fedeli devoti al dio. Si ipotizza che l’oggetto fosse utilizzato in rituali cultuali celebrativi all’interno di templi o santuari dedicati a Dioniso.

La lampada è ornata con elementi iconici come corna di toro, delfini (animali sacri a Dioniso) e figure di Sileno, mentore e compagno del dio, disposti intorno a una faccia centrale. Sebbene le corna siano un attributo ricorrente nelle rappresentazioni monetali di Dioniso, non compaiono frequentemente nelle sculture. La loro presenza è documentata anche nelle opere letterarie, come le Metamorfosi di Ovidio.

La devozione a Dioniso era marcata da celebrazioni biennali, coincidenti con le stagioni del raccolto. Figure storiche come Marco Antonio, Spartaco e Alessandro Magno si crede siano stati affiliati al culto dionisiaco, con Marco Antonio che si adornava di corone di edera, simbolo ricorrente del dio nelle arti.

La grande lampada, con un diametro di quasi 61 centimetri e un peso di circa 57,75 kg, fu scoperta nel 1840 in un fossato di proprietà della nobildonna cortonese Luisa Bartolozzi Tommasi, insieme a una targa in bronzo iscritta. L’epoca di appartenenza fu attribuita alla civiltà etrusca, una delle più floride in Italia tra l’VIII e il III secolo a.C., che fu poi assimilata nella Repubblica romana al termine delle guerre romano-etrusche nel IV secolo a.C.

Prima di questa pubblicazione, si riteneva che le figure taurine ornanti il bordo della lampada rappresentassero Acheloo, divinità greca delle acque dolci. Tuttavia, la lampada potrebbe anche contenere riferimenti ad altri simboli astronomici, una pista ancora poco esplorata dagli studiosi. Dioniso è infatti rappresentato in ciascuno dei sedici spicchi sul bordo della lampada, un elemento che i ricercatori hanno interpretato come una simbolizzazione del viaggio del dio attraverso l’universo, inserendo così ogni decorazione in un coerente contesto mitologico.