Non è molto conosciuto né citato, ma l’inventore musulmano dell’XII secolo, Ismail al-Jazari, potrebbe essere ampiamente paragonato ad altre grandi menti, come Leonardo da Vinci.
Alcune delle sue invenzioni furono riservate ai ricchi aristocratici islamici, ma nel corso della sua vita, al-Jazari realizzò una serie di macchine che vanno da fontane programmate per accendersi e spegnersi autonomamente ad alcuni strumenti per permettere ai contadini di trasportare l’acqua fino a, forse, un prototipo di quello che oggi conosciamo come robot.
Ismail al-Jazari: un genio dell’ingegneria medievale
Badi al-Zaman Abu al-Izz Ismail ibn al-Razzaz al-Jazari nacque nell’odierna Turchia centro-meridionale nel 1136: era figlio di un umile artigiano e il suo periodo storico fu caratterizzato da pesanti lotte dinastiche e da contese territoriali, influenzate anche dai risultati sociali e politici provocati dalle Crociate.
Forse sull’esempio del padre, al-Jazari lavorò come ingegnere per i governanti regionali: prima servitore della dinastia degli Artuqidi, divenne poi impiegato per gli Zangid, fino a fare carriera e servire i successori del più grande eroe musulmano: Saladino.
In realtà, la vita di Ismail al-Jazari fu relativamente tranquilla e la sua esistenza fu dedicata a progettare ingegnosi dispositivi.
Uno dei motivi fondamentali per i quali conosciamo le sue macchine risiede nel fatto che tanti inventori musulmani hanno ideato apparecchi, ma quasi nessuno come lui ha lasciato testimonianze scritte del suo lavoro, frutto di una grande passione non solo per l’ingegneria ma anche per la realizzazione di manuali. La sua principale produzione, il “Libro della conoscenza dei dispositivi meccanici ingegnosi” è ricco non solo di spiegazioni ma anche di coloratissime illustrazioni per dimostrare come dovevano essere incastrati i pezzi dei suoi marchingegni per poter funzionare.
Leggendo il libro della conoscenza, l’unica fonte che abbiamo su di lui e sulle sue scoperte, sappiamo che al-Jazari attinse a piene mani dalle innovazioni eseguite nei secoli precedenti, rilevando intuizioni dell’antica cultura greca, indiana, persiana e cinese.
Ma al-Jazari non si limitò a riproporre vecchie scoperte, ma cercò di perfezionare i risultati dei grandi inventori suoi predecessori. La prefazione del suo libro recita: “Ho scoperto che alcuni studiosi e saggi hanno realizzato dispositivi descrivendo precisamente ciò che avevano fatto. Non li avevamo considerati fino in fondo e non avevamo sempre seguito la strada giusta, e così le loro intuizioni scivolavano tra il vero e il falso.”
Così, al-Jazari descrisse una vasta serie di strumenti, alcuni più dedicati al divertimento, altri dall’utilità pratica, che andavano dagli orologi ad automi che distribuivano bevande. Progettò anche dispositivi per eseguire salassi, fontane particolarmente complesse, macchine per il sollevamento dell’acqua e strumenti per la misurazione.
Uno dei suoi dispositivi più famosi è sicuramente un enorme orologio ad acqua posto in groppa ad un elefante. L’orologio, eseguito sui modelli dell’antico Egitto e della Babilonia, è notevolmente perfezionato negli ingranaggi. Ogni mezz’ora, l’orologio mostra un animale diverso, dai draghi cinesi agli elefanti indiani e, sempre ogni 30 minuti, i suoi meccanismi interni portano un uccellino in cima ad una cupola a fischiare, o un uomo a far cadere una palla nella bocca di un drago o il guidatore dell’elefante a colpire l’animale in testa.
Ismail al-Jazari e il primo robot della storia
Ma l’interesse per le scoperte di Ismail al-Jazari riguarda un congegno che potrebbe essere considerato il primo robot programmabile della storia, anche se estremamente rudimentale. È un’invenzione costituita da 4 musicisti: un suonatore d’arpa, un flautista e due batteristi, interamente progettata per suonare delle piccole canzoncine ed intrattenere il suo proprietario. I meccanismi interni che animano i suonatori sono stati programmati per essere avviati a mano, e poi suonare autonomamente ritmi diversi e compatibili.
Ovviamente, si trattava di uno strumento per ricchi. Per proseguire serenamente con il suo lavoro, Ismail al-Jazari aveva bisogno di stupire i suoi committenti e la sua ideazione di gadget doveva da un lato alleggerire il peso della fatica quotidiana ma anche diventare motivo di orgoglio per i loro proprietari.
Più avanti nel libro viene descritto il funzionamento di almeno cinque macchine che facilitavano il pompaggio dell’acqua e l’irrigazione, sia nelle case che nelle piccole fattorie. Oltre a ciò, si leggono i dettagli di un albero a gomiti che convertiva il movimento da lineare a rotatorio, ma anche altri strumenti per stabilire la calibrazione delle serrature delle porte.
È notevole osservare come al-Jazari , a differenza di tanti suoi colleghi del tempo, abbia mantenuto un linguaggio estremamente semplice. Altri inventori utilizzavano parole oscure per farsi comprendere solamente da altri colleghi o da una piccola elìte, mentre al-Jazari si preoccupò di farsi capire anche dall’uomo comune. Così, tutte le scoperte di al-Jazari sono corredate da una ricca bibliografia e soprattutto da indicazioni teoriche e calcoli, tali da permetterci di paragonare la sua opera ad un meraviglioso “manuale dell’utente.”
L’eredità di al-Jazari
Al-Jazari morì nel 1206, ma oltre al suo libro, un vero e proprio manifesto all’ingegneria e alla divulgazione, le sue intuizioni saranno fondamentali per la vita civile nei diversi secoli successivi.
I suoi sistemi di approvvigionamento idrico permisero a molti contadini di irrigare i campi con maggiore facilità, ma i suoi dispositivi furono utilizzati persino per la costruzione di sistemi idraulici nelle moschee e negli ospedali di Diyarbakir e Damasco.
In alcuni casi, alcune parti dei suoi progetti sono stati in uso fino ai tempi recenti. Effettivamente, la maggior parte delle sue innovazioni erano secoli avanti, non solo rispetto al mondo musulmano, ma anche nei confronti della scienza europea. Ad esempio, le sue valvole coniche, componente fondamentale dell’ingegneria idraulica, vennero menzionate per la prima volta in Europa due secoli dopo da Leonardo da Vinci, un accanito ammiratore di al-Jazari.
E proprio così viene chiamato dagli addetti ai lavori: “Il Leonardo da Vinci d’Oriente”, anche se alcuni si azzardano ad invertire i termini: “Leonardo da Vinci, l’al-Jazari d’Occidente.”