La dinastia dei Severi. Gli imperatori soldato di Roma

La dinastia dei Severi fu una dinastia imperiale romana che governò su Roma tra il 193 d.C. e il 235 d.C.. Venne fondata dall’imperatore Settimio Severo, salito al potere dopo un periodo convulso denominato “anno dei cinque imperatori” .

Al termine della sanguinosa guerra civile, in cui diversi contendenti puntavano al governo dello Stato Romano, Settimio Severo, assieme a sua moglie Giulia Domna, riuscì ad assurgere al ruolo imperiale. Dopo regni brevi e gli omicidi dei figli Caracalla e Geta, i parenti della donna ottennero il potere, facendo nominare il diciassettenne Eliogabalo al comando dell’impero, seguito poi da Alessandro Severo.

Si trattò di una dinastia fondata sul potere dell’esercito e interrotta da diversi tentativi di usurpazione del trono, come nel caso di Macrino, ma fu anche una dinastia guidata da alcune matriarche, tra cui la stessa Giulia Domna e le sue nipoti, Giulia Soemia e Giulia Mamea.

Settimio Severo

Lucio Settimio Severo nacque da una famiglia libico-punica di rango equestre nella città di Leptis Magna, nella provincia romana di Libia. Fu protagonista di una carriera militare abbastanza brillante sotto gli imperatori della dinastia Antonina e fondamentale per la vita di Settimio Severo fu il matrimonio con la nobildonna siriana Giulia Domna, dai quali ebbe i figli Caracalla e Geta.

In un periodo in cui gli imperatori venivano continuamente proclamati sui campi di battaglia direttamente dai Legionari, nel 193 d.C. i soldati di stanza nella regione del Norico nominarono Settimio Severo come nuovo imperatore: Severo, dopo aver affrontato il rivale Clodio Albino nella battaglia di Lugdunum, rimase solo al comando.

I primi incarichi di Severo furono prettamente di ordine militare: combattè una guerra di notevole successo contro i Parti ad Oriente, ma si impegnò anche in diverse campagne per domare le incursioni barbariche nella Britannia romana,  oltre a ricostruire il Vallo di Adriano, un enorme muro che rappresentava il confine tra la provincia romana e le tribù del Nord, che era stato più volte attaccato e la cui struttura era stata compromessa da ripetute incursioni.

I rapporti di Settimio Severo con il Senato di Roma furono piuttosto scarsi, ma fu in grado di farsi benvolere dal popolo e dai soldati, anche grazie ad una serie di continui donativi. A partire dal 197 d.C., Settimio Severo si accorse che il suo prefetto del Pretorio, Gaio Fulvio Claudiano, stava conquistando un’influenza sempre maggiore e che probabilmente tramava contro di lui: scoperto in tempo, venne giustiziato nel 205 d.C.

Settimio Severo fu anche protagonista di una pesante persecuzione contro i cristiani ed ebrei in quanto questi gruppi religiosi, rifiutandosi di sacrificare agli Dei protettori dell’imperatore, venivano considerati come un pericolo per il culto ufficiale. Severo morì durante una campagna in Britannia e, come da suoi desideri, gli succedettero i figli Caracalla e Geta, che aveva elevato al rango di imperatori negli ultimi anni antecedenti la sua morte.

Caracalla

Caracalla, il figlio maggiore di Settimio Severo, nacque con il nome di Lucio Settimio Bassiano nelle Gallie. Il nome Caracalla gli venne affibbiato in riferimento alla tunica gallica con il cappuccio che era abituato ad indossare abitualmente, anche mentre dormiva. Pochi anni prima della morte del padre, Caracalla fu proclamato Augusto assieme al fratello minore Geta: i rapporti tra i due fratelli si rivelarono immediatamente pessimi, rendendo impossibile trovare un accordo su quasi ogni atto della gestione imperiale e la madre Giulia Domna fu costretta più volte a mediare tra di loro.

Fonti antiche tramandano addirittura che il palazzo imperiale venne diviso in due aree separate e i due fratelli si incontravano solamente in presenza della madre e di un nutrito gruppo di guardie del corpo. Con un colpo di scena, Caracalla uccise Geta in un momento in cui la sua guardia personale era distratta: una volta ottenuto il comando assoluto, Caracalla si fece subito notare per le generose tangenti che concedeva ai Legionari ma anche per una crudeltà senza precedenti.

Caracalla organizzò numerosi omicidi di nemici e rivali, alcuni reali, altri solamente sospettati. Non solo: dimostrò anche di non saper gestire l’Impero in maniera adeguata, ignorando riforme necessarie e delegando sempre di più le decisioni più importanti alla madre.

Caracalla viene ricordato però anche per alcune campagne dal discreto successo contro gli Alemanni e soprattutto per la costruzione delle omonime Terme: il monumento più duraturo di questa categoria. Emise anche un editto con cui concedeva la cittadinanza a quasi tutti gli abitanti dell’impero: si trattò di una manovra che fece discutere gli storici del suo tempo e anche quelli di oggi.

Per alcuni si tratta di un gesto universale di riconoscimento del potere di Roma, per altri fu una misura pensata per aumentare il numero dei contribuenti da tassare, che tolse alla cittadinanza romana il significato che aveva, soprattutto sul piano del diritto.

Caracalla fu assassinato durante una campagna contro i Parti da un membro della Guardia pretoriana, senza avere avuto il tempo di attuare ulteriori riforme.

Macrino

Marco Opilio Macrino nacque nel 164 d.C. a Cesarea in Mauretania (oggi Cercel in Algeria) nonostante provenisse da un ambiente umile e non imparentato dinasticamente con i Severi, fu nominato prefetto della Guardia Pretoriana sotto Caracalla per i suoi meriti militari e per il suo acume come generale.

Macrino fu coinvolto in una cospirazione per uccidere l’imperatore:  l’8 aprile del 217 d.C. Caracalla fu assassinato mentre viaggiava verso Carre. Tre giorni dopo, Macrino fu dichiarato Augusto  e, anche se non ci sono delle prove che sia stato proprio Macrino ad uccidere o a far uccidere Caracalla, la maggioranza delle fonti antiche nutre dei forti sospetti in merito.

La prima decisione più significativa di Macrino fu quella di concordare una pace con l’impero dei Parti, anche se le condizioni di resa furono piuttosto umilianti per i romani: una delle ragioni che mise subito in crisi il governo di Macrino fu però quello di non aumentare la paga alle truppe orientali,  che avevano combattuto già sotto Caracalla.

Dopo alcuni mesi di ribellioni da parte di buona parte dell’esercito in Siria, Macrino venne a sapere che le donne della famiglia dei Severi stavano organizzando la sua deposizione e la nomina del loro figlio Eliogabalo. Macrino spostò le sue truppe di fedelissimi vicino alla città di Antiochia per affrontare gli avversari: nonostante una buona prestazione da parte della sua Guardia Pretoriana, i suoi soldati furono sconfitti  e l’imperatore non riuscì a fuggire in Calcedonia.

La sua autorità era andata completamente perduta: fu tradito e giustiziato dopo un regno di soli quattordici mesi. Anche suo figlio Diadumeniano, che Macrino mirava a far diventare suo reggente e poi successore, venne individuato e giustiziato.

Eliogabalo

Eliogabalo nacque con il nome di Avito Bassiano nel 204 d.C.: il suo nome Eliogabalo o Elagabalo faceva riferimento al Dio del sole siriano e alla Dea Gabal di cui era diventato fedele e sacerdote già dalla più tenera età.  La nonna di Eliogabalo, Giulia Mesa, sorella e cognata di Giulia Domna, aveva organizzato nei minimi dettagli la successione verso il ragazzo, persuadendo in particolar modo i soldati della III Legione gallica, anche attraverso l’utilizzo di una enorme ricchezza accumulata della sua famiglia.

Eliogabalo, per intercessione della nonna e della madre, venne vestito con la porpora imperiale e incoronato imperatore direttamente dai soldati: il suo regno tuttavia non portò alcuna riforma significativa. Il ragazzo, secondo le fonti antiche, era dedito ad ogni tipo di vizio e di distrazione: alcuni dicono che durante un banchetto avrebbe inondato il tavolo di petali di rosa e che abbia sposato il suo amante, il quale venne in seguito nominato “marito dell’imperatrice.”

Si dice ancora che Eliogabalo avrebbe sposato una vergine vestale, chiamata Aquilia Severa, che per precetto non poteva certamente consumare alcun rapporto matrimoniale.

Dione Cassio suggerisce che fosse transessuale e che avrebbe offerto ingenti somme ai migliori medici del suo tempo per cercare di ottenere la mutilazione e dei nuovi genitali femminili: vedendo che il comportamento oltraggioso e senza controllo di suo nipote significava una consistente perdita di potere, la nonna Giulia Mesa persuase Eliogabalo ad accettare il suo giovane cugino, Severo Alessandro, come Cesare e quindi futuro imperatore.

Alessandro era ben più popolare tra le truppe, le quali non sopportavano il comportamento dissennato dell’imperatore. Eliogabalo, geloso di questa popolarità, rimosse il cugino dal titolo di Cesare: un atto che fece infuriare la Guardia Pretoriana, che entrò in ammutinamento e uccise l’augusto, sua madre e i consiglieri più stretti.

Alessandro Severo

Alessandro Severo fu uno dei principali imperatori della omonima dinastia: nato con il nome di Marco Bassiano Alessiano,  intorno al 208 d.C.. Venne immediatamente eguagliato all’impopolare Eliogabalo su sollecitazione della nonna Giulia Mesa il 6 marzo del 222 d.C.. 

A seguito di alcuni intrighi di palazzo, si sparse la voce per Roma che Alessandro era stato ucciso: con molta probabilità questa voce era stata messa in giro dall’invidioso Imperatore. Alessandro era in realtà vivo e i pretoriani decisero di mettere fine alla vita di Eliogabalo proclamando Alessandro Severo come nuovo Augusto.

Il giovanissimo Alessandro Severo governò sotto la stretta influenza della madre Giulia Avita Mamea : restituì una certa parte dei poteri al Senato Romano e guidò l’Impero con una moderazione che lo distinse nettamente da Eliogabalo.

Il principale problema nel periodo di Alessandro Severo fu la crescente forza dell’impero Sasanide, il quale rappresentava in quel momento la più grande sfida per Roma, ma anche la necessità di combattere contro le incursioni delle tribù germaniche nelle Gallie stava diventando un’urgenza.

Le sue campagne, costantemente seguito dalla madre, non ottennero particolari successi militari e i soldati, rendendosi conto di non avere un comandante militare di livello, lo uccisero sul campo di battaglia.

La morte di Alessandro Severo fu l’evento epocale che diede convenzionalmente inizio al travagliato periodo denominato “Crisi del terzo secolo” dove l’impero venne scosso da una successione forsennata di imperatori militari, generali ribelli e contro-imperatori, che regnarono per brevissimo tempo in un vero e proprio caos governativo, dominato sia dalla guerra civile che da una generale instabilità e da un grande disordine economico.

In questo periodo solamente Massimino il Trace, imperatore dal 235 d.C. al 238 d.C. cerco di operare, senza riuscirci, alcune riforme necessarie: sarà solo durante il regno di Diocleziano, cinquanta anni dopo, che Roma riuscirà a ritrovare una relativa stabilità e l’esecuzione di riforme urgenti.