La battaglia del Metauro: la vittoria decisiva della seconda guerra punica

La battaglia del Metauro fu una importante battaglia della seconda guerra punica tra Roma e Cartagine, avvenuta nel 207 a.C vicino al fiume Metauro, in Italia.

I cartaginesi erano guidati da Asdrubale Barca, il fratello di Annibale, che stava attraversando l’Italia nel tentativo di ricongiungersi con il suo parente.

Gli eserciti romani, guidati dai consoli Marco Livio Salinatore e Gaio Claudio Nerone, intercettarono Asdrubale e distrussero il suo esercito appena in tempo.

La battaglia impedì ad Annibale di ricevere fondamentali rinforzi, decretando il sostanziale fallimento della campagna italica del condottiero cartaginese, ed è considerata, anche se poco nota, una delle battaglie più importanti dell’intera storia romana.

La calata di Asdrubale in Italia

La calata in Italia di Asdrubale per aiutare il fratello Annibale stava procedendo abbastanza speditamente.

Dopo essere stato sconfitto in Spagna da Publio Cornelio Scipione nella battaglia di Baecula, Asdrubale era riuscito a sfuggire al generale romano, a reclutare dei mercenari nella regione della Celtiberia, superando poi la regione montuosa dei Carpazi e penetrando nella provincia della Gallia meridionale nell’inverno del 208 a.C. 

Asdrubale, dopo aver atteso la primavera del 207, superò le Alpi, ben quindici anni dopo il fratello, presso il passo delle Traversette e riuscì a dilagare nell’Italia settentrionale.

Conoscendo il territorio italico, Asdrubale marciò molto più rapidamente rispetto ad Annibale, potendo anche sfruttare le strade e le costruzioni lasciate dall’esercito annibalico un decennio prima. 

Inoltre, i Galli, che durante la calata di Annibale avevano ripetutamente attaccato il suo esercito, ora temevano e rispettavano i cartaginesi, permettendo loro di attraversare i loro territori indisturbati e, anzi, arruolandosi come loro alleati contro i Romani.

Nel frattempo, Roma si stava riprendendo da una serie di devastanti sconfitte inflitte da Annibale.

I Romani erano letteralmente terrorizzati dalla prospettiva di dover combattere Asdrubale e Annibale insieme. Così vennero eletti, con la massima urgenza, i nuovi consoli Claudio Nerone e Marco Livio.

Il primo aveva il compito di controllare e impedire i movimenti di Annibale secondo la ben nota strategia temporeggiatrice di Quinto Fabio Massimo, e l’altro di intercettare Asdrubale. 

Claudio Nerone, con 40.000 uomini, era in netta superiorità numerica rispetto ad Annibale e poté controllare i suoi movimenti nella regione meridionale del Bruzio, impedendo i suoi movimenti ma evitando allo stesso tempo una battaglia campale che sarebbe stata certamente disastrosa per l’esercito romano.

Nel frattempo, Marco Livio iniziò a cercare l’esercito di Asdrubale, pattugliando il versante adriatico della penisola e avvicinandosi a Senigallia.

I movimenti di Asdrubale e la marcia del console Nerone

Mentre marciava per l’Italia, Asdrubale inviò dei messaggeri per cercare di comunicare la sua posizione al fratello Annibale. L’intenzione di Asdrubale, trascritta nelle lettere affidate alle spie cartaginesi, era quella di incontrarsi nell’Umbria meridionale, ma, per fortuna dei Romani, i messaggeri vennero intercettati e catturati. Così i piani di Asdrubale caddero nelle mani del console Claudio Nerone.

Riconoscendo l’urgenza della situazione e l’enorme minaccia che l’unione dei due eserciti avrebbe costituito per Roma, Nerone prese una decisione estremamente coraggiosa. Aggirando l’autorità del Senato e senza aspettare il suo permesso, lasciò nel suo accampamento, sotto il comando del legato Quinto Cazio, una piccola parte del suo esercito per monitorare i movimenti di Annibale.

Con i restanti 7.000 uomini e mille cavalieri a sua disposizione, marciò con estrema rapidità verso nord, per unirsi a Marco Livio.

Alcuni cavalieri furono inviati in avanscoperta lungo la linea di marcia, con l’ordine di comandare agli abitanti delle campagne di preparare le provviste per i soldati in avvicinamento. Le truppe di Nerone furono accolte con estremo entusiasmo dai cittadini romani, molti dei quali si aggiunsero al suo esercito durante la marcia. Claudio Nerone, in soli tre giorni, raggiunse rapidamente Marco Livio, che era accampato insieme al pretore Porcio Licinio a Senigallia.

Asdrubale aveva posizionato il suo accampamento mezzo miglio a nord rispetto a quello di Livio. Credendo di dover combattere contro il solo Marco Livio, schierò il suo esercito. Tuttavia, osservando attentamente il contingente nemico, si rese conto che i soldati romani erano molto più numerosi rispetto ai giorni precedenti e che anche i contingenti di cavalleria erano ben più cospicui di quanto si aspettasse.

Inoltre, Asdrubale ricordò di aver sentito il suono di una seconda tromba all’interno dell’accampamento romano, segno che annunciava l’arrivo di una figura importante. Così, comprese che stava per affrontare due eserciti romani. Temendo la sconfitta, si ritirò nel suo accampamento. 

Il resto della giornata trascorse senza eventi rilevanti.

Durante la notte, Asdrubale cercò di condurre silenziosamente il suo esercito fuori dall’accampamento per ritirarsi nelle Gallie, dove avrebbe potuto ingrossare il suo contingente e cercare di contattare Annibale. Ma all’inizio della marcia, le guide agli ordini di Asdrubale decisero di tradirlo, lasciandolo perso e confuso lungo le rive del fiume Metauro, alla vana ricerca di un guado per attraversarlo.

La notte trascorse per Asdrubale nella massima preoccupazione. Al mattino trovò il suo esercito in grande disordine, privo di sonno e ancora intrappolato contro le rive del Metauro, mentre un gran numero di truppe alleate galliche si era ormai ubriacato.

Vedendo alcuni distaccamenti della cavalleria romana avvicinarsi rapidamente e capendo che le legioni dei due consoli erano prossime, Asdrubale fu costretto a dare battaglia nella massima impreparazione.

Numeri degli eserciti

La battaglia venne combattuta sulle rive del fiume Metauro, nei pressi di Monte Maggiore al Metauro. Non conosciamo con esattezza il numero delle truppe da entrambe le parti, per cui possiamo fare solamente della supposizoni generali.

Asdrubale poteva contare sicuramente su circa 8.000 Liguri, che costituivano un terzo della sua fanteria. Tuttavia, i dati forniti dalle fonti antiche sono spesso insufficienti e si contraddicono.

Appiano afferma che la forza cartaginese contava 48.000 fanti, 8.000 cavalieri e persino 15 elefanti, ma Tito Livio sostiene che, alla fine della battaglia, ci furono 61.000 soldati cartaginesi uccisi o catturati e che molti altri riuscirono a fuggire al massacro. Si tratta di cifre certamente gonfiate, soprattutto considerando che Polibio, la fonte più attendibile, stima solamente 10.000 morti tra Cartaginesi e Galli.

Calcoli più recenti suggeriscono che l’esercito di Asdrubale fosse composto da circa 30.000 uomini, e quello di Marco Livio da altrettanti.

Per quanto riguarda gli effettivi dei romani, bisogna considerare che il pretore Porcio Licinio comandava due legioni, il che significa che assieme a quelle di Livio, i romani avevano quattro legioni, ovvero circa 40.000 uomini, compresi gli alleati. 

Il numero dei contingenti alleati dei Romani potrebbe essere stato inferiore al solito, dato che negli anni precedenti diversi clienti romani si erano rifiutati di fornire truppe ausiliarie. Per questo motivo, le legioni di Porcio erano probabilmente sottodimensionate. La forza romana fu  ulteriormente ridotta dai precedenti combattimenti contro Asdrubale, come dimostra la presenza di 3.000 prigionieri nell’accampamento del Cartaginese.

Le 7.000 truppe con cui Claudio Nerone partì dal Bruzio vennero invece ingrossate da circa 2.000 volontari, accorsi durante il tragitto. Al suo arrivo, i Romani avevano probabilmente 37.000 uomini contro Asdrubale.

La battaglia del Metauro: disposizione sul campo

Asdrubale era perfettamente consapevole di trovarsi in forte inferiorità numerica. Decise quindi di posizionare la parte più forte della sua fanteria, quella ispanica e ligure, al centro. Sulla sinistra schierò la debole fanteria gallica.

Sapendo che i soldati gallici erano ubriachi e disorganizzati, li posizionò dietro alcune colline e burroni, in modo da impedire, o comunque ostacolare, l’avanzata romana e compensare la poca preparazione degli alleati.

Sulla destra posizionò invece la propria cavalleria, affinché fosse vicina al fiume Metauro, che avrebbe costituito una barriera naturale e che avrebbe impedito alla cavalleria romana un pericolosissimo aggiramento. Di fronte alle sue linee, Asdrubale posizionò i suoi 15 elefanti.

Dall’altra parte, i Romani si schierarono nella classica formazione di fanteria triplex acies, dove Nerone comandava la parte destra dell’esercito e Salinatore quella sinistra.

La cavalleria romana venne anch’essa posizionata sulla sinistra per attaccare direttamente la controparte.

La battaglia del Metauro: svolgimento

La battaglia iniziò con il fianco sinistro romano che caricò il fianco destro cartaginese, mentre il centro della fanteria romana avanzava più lentamente.

La cavalleria cartaginese, inferiore nel numero, si scagliò comunque con grande coraggio contro la cavalleria romana.

Inizialmente i soldati di fanteria cartaginesi mantennero la loro posizione, mentre gli elefanti da guerra, lanciati all’attacco, riuscirono a rompere le linee romane e a diffondere panico e confusione.

Claudio Nerone, che si trovava sul fianco destro romano, stava lottando per superare le asperità del terreno che gli bloccavano la strada, nel tentativo di raggiungere i Galli sulla sinistra di Asdrubale, ma constatando l’inutilità di quella operazione, prese una decisione audace e coraggiosa.

Con metà dei suoi uomini, organizzati in coorti, fece un lungo percorso dietro le linee romane per sbucare dalla parte opposta del campo di battaglia, ovvero sulla sinistra romana, e dare manforte ai soldati di Livio, facendo poi ruotare le sue truppe e schierandosi contro il fianco destro cartaginese con una forza e intensità improvvise.

L’ala destra di Asdrubale, composta dagli Ispanici, non riuscì a resistere a questo doppio attacco da parte dei soldati di Marco Livio e di Claudio Nerone, così furono costretti a ritirarsi, trascinando con sé anche i Liguri, che iniziarono a retrocedere.

Gli elefanti correvano ormai impazziti, uccidendo sia i Romani che i Cartaginesi senza più alcun controllo.

Asdrubale combatté coraggiosamente al fianco dei suoi uomini, esortandoli continuamente a resistere, radunando i soldati in fuga e cercando di ricomporre le linee del suo esercito.

La situazione per i cartaginesi era ormai irrecuperabile, i Galli sulla sinistra cartaginese, che non si erano mossi, si trovarono completamente circondati da un attacco tripartito: Porcio Licinio dal fronte, Marco Livio dal fianco destro e Nerone dalla retroguardia.

La cavalleria romana, nel frattempo, aveva ormai completamente sconfitto quella cartaginese, che si era data alla ritirata. Nell’incertezza più totale e completamente circondato, l’esercito di Asdrubale cominciò a scappare in preda al terrore.

Sei degli elefanti vennero uccisi dai loro stessi conducenti per fermare la loro azione distruttiva, mentre altri quattro furono catturati dai Romani.

Asdrubale, constatando la più completa sconfitta, prese una decisione molto coraggiosa: forse perché dubbioso sulle sue reali prospettive di fuga o forse perché non voleva cadere prigioniero nelle mani dei Romani, spronò il suo cavallo, caricò i nemici insieme alle poche guardie ispaniche rimanenti e venne ucciso, cadendo armi in pugno.

Lo stesso Asdrubale fu elogiato sia da Polibio che da Tito Livio per aver fatto tutto il possibile come generale e per aver poi abbracciato una morte gloriosa.

Lo storico Dexter Hoyos ritiene invece che la morte di Asdrubale sia stata sciocca, perché il generale, ancora in vita, avrebbe potuto organizzare i resti del suo esercito e costituire una minaccia molto pericolosa nell’Italia settentrionale. 

Comunque sia, un numero sconosciuto di Liguri e di Galli, forse 10.000, fuggirono dalla battaglia o forse non presero parte affatto al combattimento.

Almeno un ufficiale cartaginese, Amilcare, si rifiutò di arrendersi dopo la sconfitta e organizzò un esercito gallico di 40.000 uomini che affrontò i Romani nel 200 a.C. durante la battaglia di Cremona.

Conseguenze e considerazioni sulla battaglia

Claudio Nerone non mostrò alcun rispetto per il suo avversario: fece tagliare la testa di Asdrubale, che venne poi gettata nell’accampamento di Annibale a riprova della sconfitta del fratello.

Secondo le cronache, quando Annibale vide ciò, esalò un rammaricato sospiro, pronunciando la famosa frase: «Roma diventerà padrona del mondo».

Polibio racconta di 10.000 uomini uccisi per l’esercito di Asdrubale e di un imprecisato numero di prigionieri. Sei elefanti furono uccisi e quattro catturati, mentre i Romani persero circa 2.000 effettivi, stimati da Livio in 8.000.

La cifra riportata da Livio riguardante i prigionieri è generalmente accettata dagli storici moderni, mentre il numero dei morti cartaginesi non viene considerato attendibile.

Le proporzioni più verosimili sulle perdite cartaginesi si attestano sui 15.000 morti, tra cui 10.000 caduti e 5.000 catturati. Sicuramente un gran numero di ufficiali cartaginesi caddero sul campo di battaglia e molti altri vennero catturati.

Il significato e la portata della battaglia del Metauro è ampiamente riconosciuta tra gli storici militari.

Secondo i principali trattati, tra cui “Le 15 battaglie decisive per il mondo” del 1851 di Shepherd Creasy, la battaglia del Metauro ha neutralizzato la minaccia cartaginese e aperto all’ascesa di Roma e al suo dominio continentale, lasciando Annibale definitivamente bloccato in Italia.

La sconfitta di Asdrubale pose fine al tentativo di inviare rinforzi ad Annibale, portando al fallimento della campagna annibalica in Italia e permettendo a Roma di destinare nuove forze e consolidare il proprio dominio sulla Spagna.

Nella storiografia, la battaglia del Metauro è stata oscurata da altri scontri della seconda guerra punica, come la grande vittoria di Annibale nella battaglia di Canne, o la sua sconfitta finale nella battaglia di Zama.

Ma l’importanza di questa vittoria dei consoli Claudio Nerone e Marco Livio Salinatore ha sicuramente contribuito alla storia di Roma e del mondo intero.

Il fatto che uno degli ufficiali di Asdrubale, un certo Amilcare, si sia attestato nella Gallia Cisalpina e sia riuscito a organizzare un esercito di 40.000 soldati contro Roma dimostra quanto un secondo esercito nemico sul territorio italico avrebbe probabilmente compromesso la capacità di Roma di gestire il conflitto.