Costantino VIII, un gaudente sul trono dei romani

Il periodo tra il 1025 e il 1081 segnò profondamente la storia dell’Impero Romano d’Oriente e risultò un periodo vitale dato che lasciò tracce indelebili e, se vogliamo, compromise definitivamente la storia dell’Impero.

I Comneni, che regnarono dopo il 1081, benché abbiano cercato di far rinascere l’Impero e in parte ci siano riusciti, non lo hanno mai riportato alla gloria che aveva nel suo periodo d’oro, sia perché ebbero a che fare con il problema delle Crociate, sia perché le stesse strutture, che avevano reso grande Costantinopoli e l’avevano protetta anche nei momenti più difficili, vennero irrimediabilmente messe in crisi durante questo “periodo di mezzo”, inoltre i confini dell’Impero divennero deboli e la perdita definitiva dell’altopiano anatolico comportò serie difficoltà nel difenderli.

La crisi che si verificò fu soprattutto una crisi militare, con l’indebolimento del sistema dei Temi e della piccola proprietà terriera, e anche politica dato che l’Impero venne governato da miopi burocrati e da imperatori deboli e esitanti che sperperarono denaro, indebolirono il sistema monetario, distrussero l’esercito e persero territori importanti come l’Armenia, la Siria, il sud Italia e soprattutto gran parte dell’Anatolia.

Tuttavia, la crisi non riguardò tanto il sistema economico e demografico e nemmeno la cultura. L’influenza della chiesa e delle gerarchie ecclesiastiche fu, inoltre, molto forte anche a causa della debolezza del potere politico.

L’aristocrazia Magnatizia

L’aristocrazia magnatizia (Dynatoi) prese lentamente il sopravvento sulla piccola proprietà senza che gli imperatori potessero realmente opporsi, infatti, poiché la terra diminuì a causa delle perdite territoriali, i magnati, i monasteri e i funzionari pubblici arricchiti ne approfittarono aumentando il loro potere e ciò portò ad una vera e propria feudalizzazione dell’Impero.

Gli imperatori di questo periodo guardarono con sospetto l’aristocrazia magnatizia considerandola a volte più pericolosa dei nemici esterni e reagirono imponendo loro parenti nei posti chiave del governo sperando nella loro lealtà.

I magnati, d’altra parte, spesso si ribellavano causando problemi al governo centrale.

Questo fu anche un periodo di aspre lotte tra l’aristocrazia magnatizia civile (soprattutto membri della burocrazia di Costantinopoli) e quella militare concentrata in Anatolia e tali lotte per il potere, che videro almeno all’inizio vittoriosa la burocrazia della capitale, non fecero altro che indebolire l’Impero e avvantaggiare i suoi nemici.

La feudalizzazione

La feudalizzazione portò ad una dissoluzione del sistema dei Temi e della piccola proprietà. Gli eserciti divennero meno numerosi e composti soprattutto da mercenari che, non essendo vincolati alla terra che difendevano, spesso si ribellavano o disertavano.

In questo periodo molti imperatori, credendo troppo nella potenza dei loro eserciti, sottovalutarono i nemici esterni indebolendo le difese dell’Impero e non sfruttando le ricchezze che avevano a disposizione per rafforzarle. Ciò fu causa di diverse sconfitte che ridimensionarono il potere dell’Impero che da superpotenza divenne una potenza in mezzo alle altre.

Almeno all’inizio, però, la pace venne mantenuta anche grazie alle vittorie dell’imperatore Basilio II Bulgaroctono.

Il 1025 fu l’anno della morte di uno dei più grandi imperatori bizantini della storia Basilio II detto il Bulgaroctono, l’uomo che sembrava aver riportato l’Impero alla potenza di un tempo e che, dopo aver piegato l’Impero Bulgaro, il nemico di tante battaglie, si stava preparando ad una spedizione in Sicilia contro gli Arabi. Purtroppo la morte gli portò via la possibilità di compiere questa impresa e aprì un periodo di crisi nella dinastia di cui Basilio faceva parte: quella Macedone.

La successione

Warren Treadgold parla di irresponsabilità da parte di Basilio II relativamente alla sua incapacità di trovare un successore per sé e per suo fratello il co-imperatore Costantino VIII e questo nonostante ne avesse avuto tutto il tempo.

La scarsa lungimiranza di Basilio II viene considerata dallo storico americano come una delle tante cause di questo periodo di crisi e tutto questo offusca in qualche modo la grandezza di Basilio.

Confrontando, infatti, la lunghezza del suo regno (dal 976 d.C. al 1025) con un regno altrettanto lungo come quello di Augusto (dal 27 a.C. al 14 d.C.) risulta chiaro come, mentre Augusto passò anni a cercare un successore, Basilio II, invece, non dedicò molto tempo e tale strategia risultò letale per la sopravvivenza della dinastia Macedone.

Costantino VIII era il fratello più giovane di Basilio e fu il primo di quattordici imperatori, 11 imperatori e 3 imperatrici, che salirono al trono in questo “periodo di mezzo”.

Era nato a Costantinopoli nel 960 d.C. secondogenito maschio dell’imperatore Romano II e di sua moglie Teofano. Sia lui che suo fratello erano principi porfirogeniti, cioè nati nella porpora in quanto figli di un imperatore.

Benché fosse poco più giovane del fratello Basilio, Costantino aveva un carattere totalmente opposto. Le fonti come Michele Psello lo descrivono come frivolo e gaudente, amante del vino, delle donne e delle corse all’ippodromo e assolutamente disinteressato alle questioni di Stato.

Costantino VIII fu co-imperatore a partire dal 962 d.C., prima a fianco di suo padre e suo fratello maggiore, poi, dopo la morte di suo padre avvenuta nel 963 d.C., divenne imperatore insieme a suo fratello Basilio, ma, data la minore età di entrambi, il potere venne esercitato fino al 976 d.C. dalla madre e dai due uomini che in successione la sposeranno: Niceforo II e Giovanni I.

Infine, dopo la morte di Giovanni I avvenuta nel 976 d.C., Basilio II, ormai maggiorenne, eserciterà il suo ruolo di imperatore e Costantino VIII sarà co-imperatore fino alla morte del fratello. Negli anni dal 962 d.C. al 1025, quindi, Costantino VIII non eserciterà mai il potere imperiale da solo, cosa che avverrà soltanto negli ultimi tre anni della sua vita.

La presenza dei co-imperatori

Probabilmente Costantino si sentì schiacciato dall’opprimente presenza della madre e dei due co-imperatori che regnarono durante la minore età dei porfirogeniti e dalla presenza del fratello maggiore che, benché fosse co-imperatore insieme a lui, si ritirò a vita privata dedicandosi ai propri interessi che spaziavano dalla cultura alla cucina dai cavalli alle donne.

Costantino condivise con il fratello imperatore gli onori e partecipò insieme a lui ad una campagna militare nel 989 d.C. contro il ribelle Barda Foca. Il fratello, pur condividendo con lui i trionfi in condizione di assoluta parità, non apprezzava per niente Costantino tanto che più volte fu vicino a prendere la decisione di diseredarlo.

Ciononostante gli diede una villa fuori da Costantinopoli e, poiché aveva preso la decisione di non sposarsi, costrinse il fratello a sposare Elena una donna bella e nobile d’animo che gli darà tre figlie: Eudocia, Zoe e Teodora.

Basilio, dopo un tentativo fallito di far sposare la più bella tra le figlie di Costantino, Zoe, con l’imperatore del Sacro Romano Impero Ottone III, declinò ogni altra proposta di matrimonio per le nipoti, soprattutto per Zoe, dato che Eudocia era sfigurata dal vaiolo e prese il velo monacale, mentre Teodora disdegnava la vita di corte e preferiva la vita religiosa desiderando chiudersi in un monastero.

Basilio non si oppose alle scelte delle nipoti e, mentre Eudocia entrò in convento, per circa venti anni fece vivere Zoe e Teodora da recluse nel palazzo imperiale attorniate da dame di compagnia e da eunuchi.

Il successore

Alla sua morte il 15 dicembre del 1025 era, quindi, logico che il suo successore sarebbe stato l’ultimo rappresentante della linea maschile della dinastia Macedone, cioè suo fratello Costantino VIII ormai ultrasessantenne, e che la dinastia era estinta, dato che sia Zoe che Teodora erano quasi giunte all’età di cinquanta anni ed erano ancora senza marito.

Divenuto imperatore Costantino VIII non attuò drastici cambiamenti nella politica del suo predecessore, ma di certo benché autocratica e accentratrice, fu meno rigida soprattutto nei confronti dell’aristocrazia anatolica che, invece, era stata particolarmente indebolita da Basilio.

Una nuova classe dirigente cioè l’aristocrazia burocratica urbana venne guardata con favore da Costantino e rafforzò particolarmente le sue posizioni durante i tre anni di regno.

Un imperatore dissoluto

L’imperatore durante il suo regno continuò a dedicarsi a banchetti, corse di cavalli e concubine e usava delegare le questioni importanti agli eunuchi di corte o ai membri della nobiltà urbana. La collaborazione tra imperatore e i nuovi nobili della burocrazia urbana proseguirà anche negli anni a venire e in alcuni casi questi sostituiranno in tutto e per tutto l’imperatore.

Costantino rafforzò durante il suo regno il prestigio della corte bizantina e usò parte dell’immenso tesoro lasciato dal fratello per rilanciare la vita di corte che, dopo aver passato anni duri sotto Basilio II, tornò ad essere un polo importante soprattutto per quel che riguarda il bon ton e la cultura, come lo era stata sotto Romano II padre di Basilio e Costantino e sotto il loro nonno Costantino VII.

Psello nei suoi studi afferma che Costantino iniziò a demolire il sistema anti-aristocratico di Basilio II ma probabilmente tale accusa è infondata, dato che Costantino semplicemente mitigò qualche aspetto della politica di Basilio senza mai abbandonarla. Forse aveva l’intenzione di abolire l’Allelengyon, l’impopolare tassa imposta nel 1002 da Basilio II nei confronti dell’aristocrazia, ma tale abolizione ebbe luogo solo dopo la sua morte.

Durante il suo regno non furono combattute guerre alle frontiere e la pace venne mantenuta soprattutto per via diplomatica sfruttando il tesoro immenso lasciato da Basilio. Costantino stesso preferì una politica improntata al pacifismo.

Inoltre, dopo le vittorie ottenute dal Bulgaroctono, nessuno osava sfidare direttamente l’Impero Bizantino che, quindi, rimase solido negli anni in cui Costantino fu imperatore.

Costantino continuò a rafforzare il sistema dei Temi e della piccola proprietà terriera, ma al tempo stesso aumentò il numero di mercenari nell’esercito con Vichinghi e Normanni.

Le deleghe di Costantino

Costantino, inoltre, delegò, come già aveva fatto il fratello, il controllo del Mediterraneo a Venezia e ciò portò in breve tempo la Repubblica marinara a diventare la vera dominatrice del Mediterraneo. In Italia non ci furono cambiamenti dato che Basilio Boioannes mantenne il suo posto come catapano d’Italia e tale scelta dimostra la chiara volontà di Costantino di continuare la politica del fratello.

Questa teoria ci viene fornita dallo storico bizantino Lupo Protospata, il quale afferma che il richiamo a Costantinopoli di Boioannes avvenne dopo la morte di Costantino VIII, ma lo storico moderno Ferdinand Chalandon ha ridatato tale evento affermando che, invece, fu proprio Costantino VIII a richiamare a Costantinopoli il capace catapano nel 1027.

Durante il suo regno, però, l’imperatore dimostrò un lato oscuro molto forte dato che divenne famoso per la sua crudeltà e per la frequenza con cui puniva i suoi nemici, veri o presunti tali, con l’accecamento.

L’imperatore continuò, inoltre, come già aveva fatto suo fratello, a disinteressarsi del problema della successione e, solo quando nel novembre del 1028 si ammalò, decise che era arrivato il momento di trovare un marito per le due figlie rimaste.

La scelta del successore fu fatta frettolosamente e vennero considerati due candidati: Costantino Dalasseno un nobile che era stato governatore di Antiochia nel 1025 e l’eparca di Costantinopoli Romano Argiro.

Tra i due prevalse il sessantenne Romano Argiro e all’inizio Costantino considerò Teodora come più adatta a sposarlo, ma la donna si oppose adducendo come motivazioni il fatto che Romano fosse già felicemente sposato e avesse anche una figlia e che fosse cugino di terzo grado delle sorelle porfirogenite.

Scartata Teodora come scelta, Costantino VIII ripiegò su Zoe.

Secondo Michele Psello, Costantino e i suoi consiglieri riuscirono a convincere Romano a lasciare l’amata moglie Elena e a sposare Zoe minacciandolo. Fu soprattutto la moglie di Romano ad essere minacciata in quanto, se non avesse preso l’abito monacale, suo marito sarebbe stato condannato all’accecamento.

Romano sposò Zoe il 12 novembre del 1028 e tre giorni dopo, quando Costantino VIII morì all’età di 68 anni, venne incoronato imperatore con il nome di Romano III.

Il regno di Costantino VIII può essere definito come “di passaggio” tra i fasti dell’Età dell’Oro e l’inizio del declino e tale regno ha lasciato nel complesso poche e sbiadite tracce. Lo stesso imperatore può forse essere definito come “la brutta copia” del grande imperatore Bulgaroctono, dato che non fu così diverso nella politica, ma non ebbe certo la stessa gloria dal punto di vista bellico.