La battaglia di Naisso (269 d.C). Claudio II sconfigge i Goti

Nel 269 d.C., l’impero romano fu minacciato da una massiccia invasione di Goti, una popolazione barbarica proveniente dalle regioni nord-orientali del Danubio. I Goti attraversarono il fiume Danubio e si spinsero fino alla Pannonia, saccheggiando e devastando le province romane.

L’imperatore Gallieno riuscì a fermare l’avanzata dei Goti in una battaglia campale, ma non a espellerli dai territori dell’impero. Dopo la sua morte, avvenuta per un complotto dei suoi generali, gli succedette Claudio II, detto il Gotico per la sua origine trace. Claudio organizzò una nuova spedizione contro i Goti e li affrontò in una decisiva battaglia presso la città di Naisso (l’odierna Niš, in Serbia).

La battaglia di Naisso fu una delle più importanti della storia romana, perché segnò la fine della minaccia gota per almeno un secolo e dimostrò l’efficacia della nuova organizzazione militare data all’esercito romano: il comitatus, un esercito ad alta mobilità composto principalmente da forze di cavalleria.

Il pericolo dei Goti

I Goti erano una confederazione di tribù germaniche che abitavano le regioni tra il Mar Nero e il Danubio. Nel III secolo d.C., essi furono spinti verso sud dalla pressione degli Unni, un altro popolo barbarico proveniente dall’Asia centrale.

I Goti entrarono così in contatto con l’impero romano, che controllava le province danubiane. Inizialmente, i rapporti tra i due popoli furono pacifici e basati su scambi commerciali e alleanze militari. Tuttavia, a partire dal 250 d.C., i Goti iniziarono a compiere delle incursioni oltre il fiume, approfittando della crisi interna che affliggeva l’impero romano. L’imperatore Decio fu ucciso in battaglia contro i Goti nel 251 d.C., mentre il suo successore Valeriano fu catturato dai Persiani nel 260 d.C. In questo contesto di debolezza e instabilità, i Goti intensificarono le loro scorrerie e arrivarono a minacciare la stessa Roma.

Verso la battaglia

Nel 267-268 d.C., i Goti sferrarono la loro più grande invasione dell’impero romano. Essi si divisero in due gruppi: uno attaccò le province orientali via mare, arrivando fino all’Asia Minore e alla Grecia; l’altro invase le province occidentali via terra, attraversando il Danubio e penetrando nella Pannonia.

L’imperatore Gallieno reagì prontamente e riuscì a respingere entrambi gli attacchi. Tuttavia, egli fu assassinato da alcuni dei suoi generali nel settembre del 268 d.C., mentre si trovava nei pressi di Milano. Gli succedette Claudio II, uno dei suoi migliori comandanti militari. Claudio decise di continuare la guerra contro i Goti e di liberare l’impero dalla loro presenza.

Egli radunò un esercito composto da unità della guardia pretoriana, da vexillationes (distaccamenti) di diverse legioni e da truppe ausiliarie e alleate. Il nucleo dell’esercito era costituito dal comitatus, una forza di cavalleria pesante comandata dal futuro imperatore Aureliano.

La battaglia di Naisso

Claudio raggiunse la città di Naisso, dove si trovava una forte guarnigione romana, e si accampò nei pressi della città. I Goti, che si erano accorti della sua presenza, si disposero a nord della città, lungo la riva destra del fiume Naisso.

La battaglia ebbe inizio quando i Goti attaccarono il campo romano con una massa di fanteria e cavalleria. I Romani resistettero all’urto e contrattaccarono con la loro cavalleria, guidata da Aureliano. Questi riuscì a sfondare le linee nemiche e a mettere in fuga la cavalleria gota.

Poi si voltò contro la fanteria gota, che era rimasta isolata e priva di sostegno. I Goti furono massacrati dalla cavalleria romana, che li inseguì fino al fiume. Molti di loro annegarono nel tentativo di attraversare il fiume, mentre altri furono catturati o uccisi dai Romani. La battaglia fu una vittoria schiacciante per Claudio, che perse solo pochi uomini, mentre i Goti ne persero circa 50.000 tra morti e feriti.

Sottomessi per un secolo

La battaglia di Naisso fu il colpo finale all’invasione gota dell’impero romano. I Goti superstiti si ritirarono oltre il Danubio e non rappresentarono più un pericolo per i Romani per circa un secolo. Claudio fu acclamato come Gothicus Maximus (il vincitore dei Goti) e ricevette il titolo di imperator dal suo esercito. Egli continuò la sua campagna contro i barbari e riuscì a sconfiggere anche gli Alemanni e i Vandali.

Tuttavia, nel 270 d.C., morì a Sirmio per un’epidemia di peste che aveva colpito il suo esercito. Gli succedette il suo generale Aureliano, che completò l’opera di Claudio e restaurò l’unità e la stabilità dell’impero romano.

Fonti:

  • Zosimo, Storia Nuova, I, 40-41
  • Eutropio, Breviarium ab urbe condita, IX, 9