La battaglia di Edessa (260 d.C) rappresenta una delle più brucianti sconfitte per l’esercito romano, alla quale si aggiunse l’umiliazione dell’imperatore Valeriano, costretto ad inginocchiarsi di fronte al sovrano sasanide Sapore I.
Non conosciamo i dettagli tattici della battaglia, ma è evidente che i Sasanidi ottennero significative vittorie sul fronte orientale, mettendo a rischio i domini romani.
Contesto storico della battaglia di Edessa
Nel 252 d.C., la Persia, guidata dalla dinastia dei Sasanidi e in particolare dal sovrano Sapore I, aveva dato inizio a campagne antiromane ai danni delle province orientali dell’impero.
Lo stato romano, in quegli anni, era retto dall‘imperatore Valeriano, governatore della parte orientale. Nonostante non fosse un comandante particolarmente capace, Valeriano era un ottimo burocrate e amministratore, nonché molto abile nella scelta dei generali.
Associato al trono fu il figlio di Valeriano, Gallieno, il quale rappresentava una buona sicurezza per le sorti della parte Occidentale dell’impero. Fino a quel momento, i figli associati al trono erano sempre stati poco più che bambini, ma Gallieno, all’epoca 35enne, era perfettamente capace di gestire le grandi sfide che caratterizzavano l’impero romano d’Occidente, come per esempio gli attacchi delle tribù dei Sarmati e degli Alamanni sul fronte settentrionale.
Nel frattempo, i Persiani, guidati da Sapore I, ottennero i primi successi, come la conquista dell’antichissima città di Antiochia, ritenuta la capitale romana in Oriente, e della città di frontiera di Dura Europos.
La campagna militare di Valeriano contro i Sasanidi
Valeriano, all’epoca sessantenne, si mise immediatamente alla testa di un esercito per recuperare la situazione in Oriente. Inizialmente, la sua campagna militare ottenne l’importante obiettivo di riconquistare Antiochia, nel 253 d.C. Nel frattempo, Sapore si muoveva alla conquista di altre città strategicamente significative, tra cui Carrhae.
Dopodiché, le Res Gestae Divi Saporis, la cronaca sasanide di quegli anni, ci conferma che l’esercito persiano iniziò l’assedio di Edessa, altra città di fondamentale importanza per il dominio del territorio. Fu esattamente quando l’esercito di Sapore si trovava tra Carrhae e Edessa che avvenne la battaglia contro Valeriano.
Non abbiamo informazioni sui movimenti precedenti alla battaglia: sappiamo solamente che Valeriano si mosse per liberare Edessa dall’assedio al comando di 70.000 soldati. Di nuovo le Res Gestae Divi Saporis ci lasciano un elenco molto preciso delle diverse provenienze dei soldati romani agli ordini di Valeriano.
Res Gestae Divi Saporis, riga 19-23
«Durante la terza invasione, noi marciammo contro Edessa e Carrhae e le ponemmo assedio, (20) tanto che il Cesare Valeriano fu obbligato a marciare contro di noi. C’era con lui una forza di 70.000 armati dalle nazioni della Germania, Rezia, Norico, Dacia, Pannonia, (21) Mesia, Tracia, Bitinia, Asia, Panfilia, Isauria, (22) Licaonia, Galazia, Licia, Cilicia, Cappadocia, Frigia, Siria, Fenicia, (23) Giudea, Arabia, Mauretania, Germania, Lidia e Mesopotamia.»
La versione di Eutropio, Sesto Aurelio Vittore
Non abbiamo conoscenza dei dettagli tattici della battaglia di Edessa: non conosciamo la disposizione dei legionari, né abbiamo certezza dei movimenti dei soldati. Sappiamo solamente che a Edessa l’esercito romano venne pesantemente battuto dall’avversario e Valeriano catturato come prigioniero.
Sulla sorte di Valeriano esistono diverse versioni, alcune molto differenti tra loro.
Eutropio, Sesto e Aurelio Vittore affermano, in maniera sommaria, che Valeriano venne sconfitto e catturato dal nemico, senza fornirci ulteriori spiegazioni.
La versione di Zosimo
Molto più ricco di dettagli è il racconto del cronista Zosimo. Secondo questa versione, Valeriano, dopo essere stato sconfitto sul campo di battaglia, decise di inviare degli ambasciatori direttamente al sovrano sasanide per trattare la resa. Sapore, tuttavia, rimandò indietro l’ambasciata, affermando che per questioni così importanti pretendeva di parlare con l’imperatore in persona.
Valeriano si recò quindi con pochi soldati di guardia all’appuntamento con Sapore I. Durante il tragitto, i Persiani avrebbero attaccato a sorpresa la colonna dell’imperatore, catturando Valeriano.
Assieme all’imperatore furono tratti come prigionieri anche numerosi senatori, oltre al prefetto del Pretorio, Successiano.
La versione di Zonara
Zonara suggerisce un’altra versione. In questo caso, l’imperatore Valeriano, ancora impegnato nel tentativo di liberazione della città di Edessa, si sarebbe accorto di segni di insofferenza da parte dei suoi soldati. In particolare, i legionari romani, per via delle scarse razioni di cibo, erano pronti alla ribellione e forse anche ad uccidere Valeriano.
L’imperatore, rendendosi conto che la sua stessa vita era in pericolo, avrebbe scelto di consegnarsi volontariamente a Sapore come prigioniero politico. In questo caso, Sapore avrebbe deciso di accettare Valeriano, anche se lo avrebbe trattato con molto poco rispetto. Valeriano e i legionari sarebbero stati fatti deportare lontano, costretti a lavorare per costruire la città di Bishapur.
Una possibile conferma di questa versione deriva dalla cosiddetta “Diga di Cesare”, una diga ancora oggi parzialmente visibile nei pressi della città iraniana di Shūshtar, che sarebbe stata costruita dai legionari romani, dietro ordine di Sapore I.
La versione di Lattanzio
L’ultimo racconto della sconfitta di Valeriano ci giunge dal cronista Lattanzio. Secondo questa versione, Valeriano venne trattato in maniera letteralmente disumana.
Prima ebbe il compito di fare da sgabello per il sovrano sasanide, che lo avrebbe utilizzato regolarmente come oggetto per salire a cavallo. Dopodiché, arrivato ad una tarda età, Valeriano sarebbe stato prima decapitato, poi scuoiato e infine impagliato ed esposto al pubblico ludibrio in una città persiana.
La descrizione di Lattanzio è certamente la più truce e cruda. Bisogna tuttavia considerare che Lattanzio era uno scrittore cristiano, che molto probabilmente interpretò la storia di Valeriano come imperatore punito direttamente da Dio per via delle persecuzioni contro i cristiani che aveva deciso negli anni precedenti.
La resa dell’imperatore Valeriano è stata comunque confermata da un famosissimo bassorilievo, facente parte della propaganda sasanide, ancora oggi visibile nella città di Naqsh-e Rustam, dove si vede Sapore I a cavallo con due uomini che si arrendono al suo cospetto: il primo sarebbe lo stesso Valeriano, il secondo viene identificato come un giovane Filippo l’Arabo.
Il significato della battaglia di Edessa
La battaglia di Edessa fu dunque una delle principali e più brucianti sconfitte per l’esercito romano. Il figlio di Valeriano, Gallieno, impegnato a gestire la parte occidentale, decise di non intervenire contro i Sasanidi.
Sui motivi del suo mancato supporto, gli stessi storici antichi si divisero: alcuni pensarono che Gallieno non avesse effettivamente la possibilità di muovere l’esercito così velocemente in oriente senza sguarnire la parte Occidentale, altri ritengono che Gallieno abbia deliberatamente deciso di abbandonare suo padre per concentrare tutto il potere su di sé.
Sapore, senza più rivali, riuscì a conquistare Tarso, Antiochia in Siria, Cesarea in Cappadocia e tutta la Mesopotamia romana, estendendo il suo dominio molto rapidamente.
A salvare le sorti delle province orientali romane sarebbe stato il signore e reggente della città carovaniera di Palmira, Odenato, assieme ai generali romani Marciano e Callisto. Il loro intervento fermò l’avanzata dei Sasanidi, salvando di fatto le sorti di tutte le province orientali romane.
Grato per il servizio svolto per Roma, Gallieno nominò Odenato “Dux”, “Imperator” e “Corrector totius Orientis”.