Vespasiano è stato un imperatore romano che ha regnato dal 69 al 79 d.C., fondando la dinastia flavia.
Nato in Sabina, Vespasiano intraprese la carriera militare e politica, distinguendosi nell’invasione della Britannia sotto Claudio e nel governo dell’Africa proconsolare.
Nel 66 fu inviato in Giudea per reprimere la rivolta ebraica, ma nel 69 fu proclamato imperatore dalle legioni orientali, in opposizione a Vitellio, che era stato eletto dalla guardia pretoriana dopo la morte di Nerone.
Vespasiano sconfisse Vitellio nella seconda battaglia di Bedriaco e entrò a Roma, dove fu riconosciuto dal senato e nominato console per l’anno 70.
Vespasiano restaurò l’ordine e la stabilità nell’impero, dopo il periodo di crisi e di guerra civile seguito alla fine della dinastia giulio-claudia. Fu un imperatore attento all’amministrazione, alle finanze e alle opere pubbliche, tra cui il Colosseo, l’anfiteatro Flavio.
Fu anche tollerante verso le religioni e le culture delle province, pur mantenendo il controllo militare sui confini.
Vespasiano morì nel 79 a Aquae Cutiliae, lasciando il trono al figlio Tito, che aveva completato la conquista della Giudea e celebrato il trionfo per la distruzione di Gerusalemme. Vespasiano fu il primo imperatore ad essere deificato dal senato dopo la sua morte.
Fu considerato un buon sovrano dai suoi contemporanei e dagli storici successivi, che ne lodarono la semplicità, l’umanità e il senso dell’umorismo.
Origini familiari
Tito Flavio Vespasiano nacque il 17 novembre del 9 d.C a Vicus Phalacrinae, che corrisponde all’odierna città di Cittareale, in provincia di Rieti. Il padre, Tito Flavio Sabino, era un pubblicano, ovvero un appaltatore incaricato di esigere le imposte, molto esperto nel settore finanziario, mentre la madre, Vespasia Polla, apparteneva ad una nobile famiglia di Norcia.
Vespasiano ebbe un fratello maggiore, Tito Flavio Sabino, e la sua educazione fu molto influenzata dalla nonna paterna.
Prime esperienze militari
Divenne adulto e indossò la toga virilis all’età di 16 anni, il 17 marzo del 26 d.C, durante la festa dei Liberalia. Inizialmente avrebbe voluto dedicarsi ad una carriera prettamente politica, ma sua madre gli chiese di intraprendere la vita militare.
Così si arruolò nelle legioni in Tracia come tribuno laticlavio per i successivi quattro anni. Divenne poi questore nella provincia di Creta e di Cirene.
La sua carriera proseguì con la candidatura all’edilità, una delle magistrature più importanti. Dopo aver fallito un primo tentativo, venne finalmente eletto nel 39 d.C, all’età di trent’anni. L’anno dopo divenne pretore, cercando di ingraziarsi in ogni modo l’allora imperatore Caligola.
Esattamente durante questi anni sposò Domitilla ed ebbe da lei due figli, Tito e Domiziano, e una figlia, Flavia Domitilla.
Dopo queste cariche, tipiche per un uomo politico romano, Vespasiano decise di dedicarsi nuovamente alla carriera militare e divenne legatus, ovvero generale, della legio II Augusta, stanziata nella Gallia Lugdunensis, grazie al favore di Narciso, un importante liberto presso l’imperatore Caligola.
Partecipò anche all’invasione romana della Britannia sotto l’imperatore Claudio; il suo ruolo fu fondamentale durante la battaglia di Medway e per la conquista dell’isola di Wight. Le fonti antiche riferiscono che durante questo periodo partecipò ad oltre 30 battaglie contro il nemico britannico, costrinse alla resa due tribù e riuscì a espugnare più di venti città fortificate.
I suoi successi in Britannia favorirono notevolmente la sua carriera politica: ottenne le insegne del trionfo e divenne governatore dell’Africa proconsolare. Tacito e Svetonio descrivono in maniera contrastante il suo governo, ma è certo che la sua fama e la sua visibilità a Roma continuavano ad aumentare.
Dopo l’Africa, Vespasiano si recò in Grecia, vicino all’imperatore Nerone. Forse per differenza di carattere, veniva sistematicamente escluso dalla vita di corte e dalle pubbliche udienze, tuttavia, sempre per i suoi successi militari, gli venne offerto il governo di una provincia e il comando di un esercito.
L’incarico di condurre la guerra in Giudea
Dopo la ribellione degli ebrei zeloti in Giudea, l’imperatore Nerone riconobbe che solo Vespasiano sarebbe stato veramente in grado di riconquistare il controllo di quei territori che erano stati strappati dai ribelli al governatore di Siria, Cestio Gallo.
Vespasiano, oltre ad aver acquisito notevole esperienza militare, aveva pienamente pacificato la Britannia. Venne quindi scelto come comandante supremo per domare la rivolta in Giudea. Vespasiano chiese ed ottenne di poter essere accompagnato da suo figlio Tito, che si recò immediatamente in Egitto per rilevare una legione, mentre lui stesso si diresse in Siria per concentrare le forze romane.
Vespasiano si recò ad Antiochia, dove si occupò di rafforzare le legioni, in attesa dell’arrivo di Tito e dei suoi soldati. I legionari, al momento del suo arrivo, erano particolarmente insofferenti e insoddisfatti della situazione. Grazie al suo carisma di generale fu in grado di ristabilire la disciplina e rimettere in moto le legioni.
La prima grande vittoria ottenuta da Vespasiano in Giudea fu l’assedio della città di Iotapata, dove si erano asserragliati molti ribelli guidati dal loro generale, Giuseppe Flavio.
Nonostante il valore degli assediati, Iotapata capitolò e gli ultimi giudei decisero di suicidarsi, uccidendosi a vicenda. Anche Giuseppe si sarebbe dovuto togliere la vita, ma all’ultimo si rifiutò e si presentò davanti a Vespasiano offrendogli una profezia: sarebbe diventato lui il nuovo imperatore.
Inizialmente Vespasiano non gli diede credito, ma col tempo decise di credergli, liberarlo e trattarlo con ogni riguardo.
Nel frattempo, venne a sapere della morte di Nerone e della nomina a nuovo imperatore di Galba. Per questo motivo, mentre marciava contro Gerusalemme per infliggere l’ultima sconfitta ai ribelli ebrei, inviò suo figlio Tito a Roma per incontrare il nuovo imperatore.
Quest’ultimo tornò immediatamente indietro a causa della morte di Galba, avvenuta dopo pochi mesi, cui era succeduta l’acclamazione di Otone. Era chiaro che a Roma era scoppiata la guerra civile, motivo per cui Vespasiano fu costretto a sospendere le operazioni militari contro i Giudei.
A questo punto, le versioni sulla vita di Vespasiano differiscono. Tacito ci racconta che Vespasiano stava considerando le proprie forze militari e stava riflettendo sulla possibilità di partecipare alla guerra civile, assieme ad uno dei suoi generali, Muciano, che, pienamente fiducioso nella forza delle legioni, lo esortava a tentare la presa del potere.
Vennero quindi convocati degli indovini per convincere Vespasiano, che era molto superstizioso, a diventare il nuovo Imperatore.
La svolta sarebbe partita dal prefetto d’Egitto, Tiberio Alessandro, il quale avrebbe preso l’iniziativa di riconoscerlo come nuovo Imperatore. Due giorni dopo, le legioni che comandava in Giudea prestarono immediatamente giuramento e in breve tempo l’intera Siria, i re Soemio, Antioco ed Erode Agrippa II e quasi tutte le province orientali lo acclamarono come imperatore.
Giuseppe Flavio ci dà una versione leggermente diversa e con altri dettagli. Secondo quest’ultimo, Vespasiano, dopo aver devastato la regione vicina alla città di Gerusalemme, ricevette la notizia della caotica situazione a Roma.
Gli ufficiali lo incitarono immediatamente a prendere il potere e i soldati lo acclamarono come nuovo imperatore, minacciando addirittura di ucciderlo se non avesse accettato l’incarico.
Solo a questo punto, Vespasiano avrebbe chiesto consiglio al governatore di Alessandria, Tiberio Alessandro, informandolo di essere già stato acclamato imperatore dalle proprie truppe e richiedendogli collaborazione per sostenere la sua carica. Alessandro chiese immediatamente ai suoi legionari di giurare fedeltà al nuovo imperatore ed accolse ottimamente l’iniziativa di Vespasiano.
La guerra civile contro Vitellio
Nonostante le province orientali avessero già scelto Vespasiano come imperatore, egli doveva ancora sconfiggere il suo avversario Vitellio, che si trovava a Roma. Vespasiano si trasferì immediatamente ad Antiochia di Siria per pianificare il suo viaggio verso la capitale.
Affidò dapprima un contingente di cavalleria e fanteria a Muciano, che avrebbe dovuto attraversare l’Italia via terra. Un altro suo generale, Antonio Primo, si sarebbe diretto in Italia con la legione III Gallica per affrontare le armate di Vitellio.
Le truppe dell’imperatore sconfissero l’esercito di Vitellio nella seconda battaglia di Bedriaco, avanzando inesorabili verso Roma. Mentre il figlio Tito assediava Gerusalemme nel 70 d.C, Vespasiano attraversò l’isola di Rodi e tutta la Grecia, giungendo infine in Italia, dove fu accolto dalle principali città del sud. Arrivato a Roma, ricevette un’accoglienza entusiasta, in quanto i cittadini romani ancora ricordavano le sue vittorie in Britannia.
Il Senato romano gli diede subito appoggio: l’aristocrazia romana desiderava un imperatore maturo, con grandi capacità di gestione e gloria militare per assicurare la pace ai cittadini.
Vespasiano si dedicò immediatamente a riparare i danni causati dalla guerra civile. Restaurò la disciplina nelle legioni stanziate in Italia e si mise subito al lavoro per riportare ordine nel governo, che aveva particolari problemi soprattutto sotto l’aspetto finanziario.
L’amministrazione finanziaria dell’imperatore Vespasiano
Durante il regno di Vespasiano, l’amministrazione finanziaria fu estremamente rigorosa. Questa politica però fu necessaria, poiché il suo predecessore Nerone aveva letteralmente esaurito le risorse finanziarie dello Stato.
Il nuovo imperatore richiese il pagamento delle imposte introdotte dal suo predecessore Galba e non ancora saldate e introdusse nuove tasse ancora più pesanti, aumentando i tributi sulle province e in alcuni casi raddoppiandoli.
Secondo le fonti antiche, ci furono anche episodi di saccheggi e rapine, soprattutto nelle zone particolarmente ricche. Inoltre, durante il suo regno, fu introdotta una nuova tassa sugli orinatoi, che da allora vennero chiamati “vespasiani” in suo onore.
La Lex de imperio Vespasiani.
Oltre alla sua politica oculata, Vespasiano è noto anche per la famosa “Lex de imperio Vespasiani”.
Questa legge, ancora oggi conservata su tavole in bronzo presso i Musei Capitolini di Roma, svincolava l’imperatore dall’approvazione giuridica del Senato Romano, rendendo la sua figura sostanzialmente indipendente e autonoma.
Alcuni storici ritengono che sia Vespasiano il vero fondatore dell’Impero Romano, almeno così come lo conosciamo.
Vespasiano riformò anche il Senato e tutto l’ordine equestre, promuovendo gli uomini più abili ed onesti e rendendo tutti questi organismi sempre più dipendenti dalla volontà e dagli ordini dell’imperatore.
Vespasiano decise anche che i senatori potevano essere ingiuriati, ma potevano ricambiare gli insulti come diritto civile e morale. Inoltre, cambiò lo statuto della Guardia pretoriana, arruolando solamente contingenti italici per aumentarne la fedeltà.
La riforma giudiziaria
Vespasiano, per far fronte al grande numero di contenziosi giudiziari, decise di intervenire con una riforma che prevedeva il sorteggio di alcuni giudici per risolvere le centinaia di vertenze tra i magistrati e restituire i beni trafugati durante la guerra civile.
Inoltre, il Senato decretò che ogni donna libera che si concedeva ad uno schiavo diventava anch’essa una schiava, con l’intento di limitare l’usanza delle matrone romane di avere rapporti con schiavi o persone di ceto sociale inferiore. Dopo Augusto, si può dire che Vespasiano fu il più grande “moralizzatore” dell’epoca romana.
Le opere pubbliche
Le opere pubbliche di Vespasiano sono state un elemento fondamentale del suo regno. In qualità di magistrato della censura, si è occupato di ampliare il pomerium, il confine sacro e inviolabile della città di Roma, e ha speso molte risorse per lavori pubblici e restauri assolutamente necessari.
Tra le sue opere più importanti ci sono la ricostruzione del Campidoglio e la costruzione di un nuovo foro, oltre all’anfiteatro Flavio, noto come Colosseo.
Inoltre, organizzò regolarmente banchetti per stimolare il lavoro dei piccoli imprenditori romani, contribuendo così alla crescita economica della città.
Vespasiano ha anche fatto ampliare importanti vie come l’Appia, Salaria e Flaminia e ha restaurato una colossale statua dell’imperatore Nerone posizionata nella Domus Aurea, convertendola nella rappresentazione del dio sole.
Grazie a queste opere, Vespasiano ha lasciato un’impronta indelebile nella storia di Roma e ha contribuito allo sviluppo della città e dell’intero impero romano.
La promozione della cultura sotto Vespasiano
Vespasiano favorì una rinascita culturale di Roma stanziando centomila sesterzi all’anno per sostenere il lavoro dei retori greci e latini, aiutare i poeti e i migliori artigiani.
Grazie ai suoi finanziamenti, ad esempio, venne restaurata la Venere di Coo, uno dei più importanti capolavori del suo tempo. Degna di nota è la figura di Marco Fabio Quintiliano, uno dei pensatori più influenti dell’epoca, che fu il primo insegnante pubblico a godere del favore imperiale.
Durante questo periodo, Plinio il Vecchio scrisse la sua opera più importante, “Naturalis Historia”, dedicata al figlio dell’imperatore Tito, che ancora oggi rappresenta una delle fonti più importanti sulla storia romana.
Tuttavia, durante il suo regno, Vespasiano fu costretto a perseguitare alcuni maestri della filosofia, in particolare quelli appartenenti alla corrente stoica e scettica, poiché si opponevano al suo regime.
In generale, alcuni filosofi che rimpiangevano i tempi della Repubblica furono colpiti tramite il ripristino di alcune leggi penali contro questa professione, considerata ormai obsoleta e pericolosa. Uno di loro, il filosofo Prisco, fu addirittura messo a morte perché aveva insultato in modo non troppo velato l’imperatore nelle sue opere.
L’organizzazione dell’esercito sotto Vespasiano
Vespasiano aveva l’arduo compito di migliorare l’esercito romano.
Innanzitutto si concentrò sul ripristino dell’antica disciplina militare per evitare future guerre civili. Prese, quindi, decisioni importanti: sciolse quattro legioni che avevano disonorato le proprie insegne per insubordinazione e ne creò tre nuove, dando ad alcuni legionari la possibilità di fare pubblica ammenda.
Decise anche di aumentare l’impiego delle truppe ausiliarie provinciali, al fine di aumentare il numero di potenziali cittadini romani che sarebbero stati poi arruolati.
Fece ricostruire numerose fortezze legionarie in pietra, posizionate strategicamente per aumentare la capacità difensiva dei confini dell’impero, soprattutto quello settentrionale.
Promosse un allenamento costante dei legionari, consapevole che l’ozio portava i soldati più facilmente a ribellarsi contro il loro generale. Inoltre, ridusse le corti pretoriane a nove, a parte la prima corte militare con dimensioni doppie rispetto alle altre.
La politica estera di Vespasiano: l’Oriente
Vespasiano fu il principale generale incaricato di soffocare la rivolta dei Giudei, nota come prima guerra giudaica. Suo figlio Tito, nel 70 d.C, conquistò Gerusalemme e distrusse il Tempio, ponendo fine alla guerra.
Vespasiano decise quindi di trasferire due legioni in Cappadocia per eliminare le ultime resistenze al governo romano. Inoltre, portò a Roma i leader ebraici Simone e Giovanni, trascinandoli in catene in un trionfo.
Dopo il trionfo congiunto di Vespasiano e Tito sui Giudei, il Tempio di Giano venne chiuso e Vespasiano regnò in pace per i restanti nove anni. Gli ebrei, tuttavia, non furono perseguitati durante il regno di Vespasiano né durante quello di Tito. Furono invece costretti a pagare il cosiddetto fiscus iudaicus, una tassa necessaria per poter continuare a praticare la propria religione.
La politica di Vespasiano in Occidente
Vespasiano dovette sedare una rivolta dei Batavi e consolidare le frontiere lungo il fiume Reno. Inoltre, affrontò un’invasione delle popolazioni sarmatiche dei Roxolani, che devastarono la provincia romana di Mesia. Vespasiano inviò il generale Rubrio Gallo, che fu in grado di punire gli invasori e costruire nuove fortificazioni.
Nel 69 d.C si verificarono nuove insurrezioni in Britannia, risolte dal governatore Quinto Petillio Ceriale. Nel frattempo, Gneo Giulio Agricola riprese la conquista dell’isola, riuscendo a sottomettere gli Ordovici nel 78 d.C.
Vespasiano intraprese anche una campagna in Germania, conquistando un nuovo territorio chiamato Agri Decumates. Il principale artefice di questa conquista pare fu il generale Cornelio Clemente, che ottenne diversi riconoscimenti per le sue imprese vittoriose in Germania. In questo periodo, vennero costruiti diversi forti romani in almeno dieci città germaniche.
Morte e successione
Vespasiano era assolutamente certo che i suoi successori sarebbero stati i suoi figli.
Le fonti antiche riportano che Vespasiano fece un sogno con una bilancia, dove da una parte vi erano gli imperatori Claudio e Nerone, e dall’altra lui stesso con i suoi figli. Questo significava che entrambe queste famiglie avrebbero regnato per 27 anni.
Dopo la sua morte, avvenuta il 23 giugno del 79 d.C, suo figlio Tito divenne immediatamente imperatore e nominò il fratello Domiziano come suo successore.