Di Roberto Trizio
Se ne parlava da qualche anno, è diventato verosimile da pochi mesi ed è reale da stamattina.
Finalmente è stato rilasciato il trailer del “Gladiatore 2”, la coraggiosissima scelta di proporre il sequel di un film ormai leggendario.
Qual è la nostra recensione e quali sono gli errori storici che abbiamo individuato in questo primissimo video?
La trama
La storia del Gladiatore si era interrotta con il duello nell’arena del Colosseo tra Massimo Decimo Meridio e l’Imperatore Commodo. Questo muore durante il combattimento, ma anche Massimo, stremato per la ferita inferta a tradimento prima dello scontro, esala l’ultimo respiro, onorato da tutti i senatori e i cittadini romani, in un clima di commozione generale.
La trama del secondo film parte dal nipote di Commodo, Lucio, il quale, al tempo bambino, è ormai cresciuto e assiste al potere di Roma precipitato drammaticamente nelle mani di due perfidi imperatori, che si comportano come tiranni.
Anche lui, come Massimo, dovrà affrontare innumerevoli sfide e battaglie per riportare Roma nelle mani del popolo.
L’impero romano con due imperatori?
La prima riflessione riguarda proprio la scelta di inserire due ambigui imperatori che governano insieme l’impero romano.
Nella tradizione romana, l’imperatore è uno solo. L’ “Imperator”, infatti, incarna la massima autorità militare. E’ vero che questa figura evolve con il tempo: prima è garante del funzionamento della “repubblica restaurata” durante il periodo di Augusto e della dinastia Giulio-Claudia, da Vespasiano in poi diventa sempre più un governatore indipendente e in attrito con il Senato, fino al Dominato di Diocleziano, quando l’impero scade in una sorta di proprietà privata, spesso “acquistata” dal migliore offerente.
Ma l’imperatore, nella stragrande maggioranza dei casi, è un uomo solo al comando.
Vi è da dire però che vi sono state due situazioni in cui l’impero è stato davvero spartito fra due persone, trasformandosi in una diarchia.
La prima risale ai tempi dell’imperatore Marco Aurelio e di suo fratello Lucio Vero. In questo caso il governo era formalmente retto da due persone sullo stesso piano, anche se Marco Aurelio conservava un’Auctoritas superiore e aveva l’ultima parola sulle decisioni.
In quel caso la gestione del potere funzionò grazie al sincero rapporto di affetto tra i due e alla saggezza di Marco, e la diarchia terminò solo per la improvvisa e drammatica dipartita di Lucio.
Il secondo episodio, finito molto peggio, è quello dei figli di Settimio Severo: Caracalla e Geta. Nelle intenzioni del padre avrebbero dovuto governare insieme ma, come ben sappiamo, litigarono fin da subito su ogni questione possibile, vivendo da “separati in casa” fino all’orribile assassinio di Geta da parte del fratello Caracalla, proprio all’interno del palazzo imperiale.
Russell Crowe non era uno schiavo
Il trailer si apre con alcune immagini prese dal Gladiatore 1, ma riscontriamo subito una frase importante: “Non ho mai dimenticato come uno schiavo sia riuscito a vendicarsi dell’imperatore”.
Questo è, tecnicamente parlando, un piccolo errore. Massimo Decimo Meridio era un legionario e un alto generale, e per questo necessariamente un cittadino romano.
Nonostante fosse una manovra di palazzo per il suo mancato appoggio nei confronti di Commodo, Massimo venne degradato e scappò trasformandosi semmai in un “disertore”.
Lo schiavo, sebbene condizione non augurabile, era comunque uno status giuridico perfettamente riconosciuto, mentre il disertore era, qualora arrestato, automaticamente condannato alla pena capitale.
Massimo quindi non è mai stato uno “schiavo”.
Il “Nero”: Denzel Washington
Personaggio fondamentale nel film, e mostruosamente bravo fin dai primi frame, la presenza di Denzel Washington è stata da subito oggetto di dibattito. Gli appassionati di storia romana hanno immediatamente storto il naso di fronte alla scelta di coinvolgere un attore di pelle nera in un film ambientato nella Roma dei Cesari.
La realtà storica è che i romani non si ponevano nessun problema né di razza né di provenienza né tantomeno di aspetto biologico. I romani giudicavano le persone a seconda del loro livello di civilizzazione piuttosto che dal colore della loro pelle.
Prova ne sia che nel corso della sua storia Roma ha avuto imperatori che venivano dalle Gallie (Claudio), dalla Spagna (Traiano), dal Nord Africa (Settimio Severo), dalla Siria (Filippo l’Arabo).
Il problema sta piuttosto nell’aspetto prettamente demografico: sarebbe stato molto difficile incontrare un nero subsahariano nel periodo storico di riferimento.
Il governo romano in Africa si limitava infatti alla parte costiera del Nord del continente, con contatti pressocchè nulli con le genti a sud del Sahara.
L’unica possibilità, oltre all’arcifamosa spedizione voluta da Nerone alle sorgenti del Nilo, sarebbe stata la presenza dei Garamanti, un popolo nomade che occupò per centinaia di anni l’odierna regione del Fezzan.
Ma i Garamanti furono eterni nemici dei romani, costantemente dediti a scorrerie contro le ricche città costiere e che vennero infine sconfitti in una serie di operazioni militari e spedizioni punitive che li portarono probabilmente ad essere un regno cliente, ma mai in rapporti stabili.
Motivo per cui la presenza di un nero nel film è certamente complessa e poco spiegabile.
Riteniamo che Denzel rappresenti una “punta” di blackwashing, ovvero la volontà di inserire attori di pelle nera con lo scopo di combattere il razzismo, il che però va sicuramente a scapito della realtà storica.
La battaglia navale nel Colosseo
In una scena successiva del trailer si vede il Colosseo riempito d’acqua con una battaglia navale spettacolare. Ma potevano svolgersi delle naumachie all’interno dell’Anfiteatro Flavio?
Su questo abbiamo dedicato un documentario sul nostro canale YouTube di Scripta Manent.
La prima risposta è “Sì”. Durante l’inaugurazione del Colosseo da parte di Tito, lo storico Dione Cassio (LXVI 25.2-4) riferisce di una battaglia navale che riprendeva lo scontro tra Corciresi e Corinzi del 434 a.C, ai tempi della guerra del Peloponneso.
Marziale nel suo “Liber de Spectaculis” disse testualmente che “gli spettatori videro in poco tempo l’anfiteatro riempirsi d’acqua” e riporta la rappresentazione del mito di Leandro ed Ero, due innamorati, dove il primo, Leandro, attraversava ogni notte un burrascoso braccio di mare per raggiungere la sua amata.
Anche Svetonio nella biografia che dedica a Domiziano (4) dice che l’imperatore aveva “dato una battaglia navale all’interno dell’Anfiteatro Flavio”.
Per questo motivo, almeno nei primi anni di vita del Colosseo, una battaglia navale era effettivamente possibile, anche se l’acqua era molto probabilmente bassa, sufficiente per far galleggiare solo piccole imbarcazioni.
Ma all’interno del film la cosa diventa totalmente anacronistica. La costruzione di una serie di gallerie e di ascensori alla base della struttura, il cosiddetto “Ipogeo”, aveva ormai reso da decenni del tutto impossibile riempire d’acqua l’arena, per cui, essendo ambientato il film ormai dopo la morte dell’Imperatore Commodo, questa scena è pura fantasia.
Roma ha così tanti “sudditi”
Sempre durante il trailer ascoltiamo una frase: “Generale Acacio, Roma ha così tanti sudditi”.
Anche qui vi è da fare una piccola precisazione. Nessun imperatore né aristocratico avrebbe mai chiamato “sudditi” i cittadini romani.
Il suddito, totalmente asservito alle decisioni di un sovrano, è un concetto orientale di stampo ellenistico, che i romani non avrebbero mai accettato.
Anche il più improvvisato dei politicanti si sarebbe rivolto ai romani come “cittadini”, come cives, partecipi della vita sociale e politica.
Nonostante sia vero che nel corso della storia romana, e soprattutto nel tardo impero, il cittadino degenera effettivamente verso la posizione di suddito, un imperatore non avrebbe mai utilizzato una parola così degradante pubblicamente.
Un piccolo errore, non grave, ma presente.
L’enorme rinocerone
Momento importante del trailer è l’entrata nell’arena del Colosseo di un enorme rinoceronte.
In questo caso si potrebbe pensare che sia stata un’esagerazione cinematografica, ma vi stupiremo dicendovi che i rinoceronti erano conosciuti dai romani.
Diverse evidenze archeologiche confermano che nell’Egitto, già nel 3000 a.C., vi erano manufatti che rappresentavano questi animali.
Sappiamo anche dallo pseudo-Callistene che nel 331 a.C. Alessandro Magno ricevette in dono dalla regina della città di Meroe, nell’attuale Sudan, 80 rinoceronti.
Anche i romani li avevano visti, seppur raramente. Svetonio, nella vita di Augusto (43.4), spiega che l’imperatore aveva organizzato alcuni spettacoli dotati di animali rari che potessero impressionare il pubblico, e aveva esibito per la prima volta un rinoceronte nel Campo Marzio.
Anche Strabone (16.4.15) conferma la presenza a Roma di un rinoceronte, proprio nello stesso periodo, per cui i romani potevano perfettamente vedere, anche se raramente, dei rinoceronti durante un combattimento.
L’unico aspetto un po’ “gonfiato” è la taglia. Strabone paragona il rinoceronte (che ha visto di persona) a un grosso toro con un corno sul muso, mentre quello che vediamo nel trailer è a dir poco enorme.
Il lancio del dardo contro gli imperatori
Sempre il trailer ci fa vedere che Lucio utilizza una balestra per scagliare un dardo contro i due imperatori tiranni.
Ovviamente nella realtà sarebbe stato condannato a morte in pochi secondi, ma questo è un cliché cinematografico che riprende non solo il lancio della spada da parte di Russell Crowe contro alcuni aristocratici che stanno ammirando uno spettacolo, ma addirittura una scena dello Spartacus di Kubrik con Kirk Douglas, dove il protagonista lancia un giavellotto contro alcuni senatori che stanno assistendo ad un suo combattimento.
I costumi di scena
Non potevamo non notare i costumi. Sono tutto fuorché filologici.
Nel film c’è una sorta di “collage” tra la lorica segmentata, quella realizzata a piastre, che viene posizionata sulle spalle, e la lorica musculata, una corazza anatomica che riprende il contorno degli addominali.
Si tratta ovviamente di un mix molto poco credibile, ma dal momento che non si tratta di un documentario ma di un film per il puro divertimento, non è un elemento che possa far scadere la qualità complessiva.
Il trailer affronta una grande sfida, quella di doppiare il successo del primo Gladiatore. Aldilà dell’aspetto storico notiamo però che molte scene riprendono il primo film.
Il vecchio aristocratico che dà una possibilità allo sconfitto, Lucio che dice ai suoi uomini nell’arena di mantenere la calma, sempre Lucio che con due spade taglia la testa di un avversario.
Insomma, Russel Crowe con la maschera di uno più giovane.
A parer nostro, seppur acerbo, il Gladiatore 2 può essere un film davvero “gasante”, ma rischia di qualificarsi più come un remake che come un sequel. Ma aspetteremo l’uscita per parlarne ancora.