La prima battaglia di Nola fu uno scontro tra le forze romane guidate dal console Claudio Marcello e quelle cartaginesi comandate da Annibale, avvenuto nel 216 a.C. nei pressi della città campana di Nola. La battaglia si concluse con un’azione di ritirata da parte di entrambi gli eserciti, senza una vittoria decisiva, ma costrinse Annibale a rinunciare alla città.
La discesa di Annibale in Italia
Annibale era il figlio di Amilcare Barca, il capo della famiglia cartaginese che aveva combattuto contro Roma nella prima guerra punica. Dopo aver consolidato il suo potere in Spagna, Annibale decise di attaccare l’Italia, attraversando le Alpi con un esercito di circa 50.000 uomini e una mandria di elefanti da guerra. Il suo obiettivo era quello di suscitare la rivolta delle popolazioni italiche alleate di Roma e di distruggere la potenza romana.
Nel 218 a.C., Annibale sconfisse i romani nella battaglia del Ticino e nella battaglia della Trebbia, costringendoli a ritirarsi oltre il fiume Po. Nel 217 a.C., inflisse una nuova sconfitta ai romani nella battaglia del Lago Trasimeno, dove uccise il console Gaio Flaminio Nepote e circa 15.000 soldati romani. Nel 216 a.C., Annibale si spinse fino alla Puglia, dove affrontò l’esercito consolare di Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone nella battaglia di Canne. In quella che è considerata una delle più grandi vittorie militari della storia, Annibale sbaragliò le forze romane con una manovra a tenaglia, uccidendo entrambi i consoli e circa 50.000 soldati romani.
La disfatta di Canne fu un duro colpo per Roma, che vide molte delle sue città e alleati passare dalla parte di Annibale. Tra questi vi furono i popoli della Campania, come i Sanniti, gli Irpini, i Nucerini e i Sidicini. Tuttavia, alcune città rimasero fedeli a Roma, tra cui Nola, che era stata colonizzata dai romani nel 313 a.C.
I movimenti di Annibale in Campania
Dopo la vittoria di Canne, Annibale non marciò direttamente su Roma, ma preferì consolidare il suo controllo sulle regioni meridionali dell’Italia. Egli inviò dei messaggeri ai re Filippo V di Macedonia e Ierone II di Siracusa per cercare la loro alleanza contro Roma. Inoltre, inviò una delegazione a Cartagine per chiedere rinforzi e rifornimenti.
Annibale si accampò nei pressi di Canusium, dove ricevette la sottomissione di molte città della Puglia e della Lucania. Tra queste vi furono Arpi, Salapia, Herdonia, Canosa, Venosa, Acherontia, Atella e Calatia. Alcune città si arresero spontaneamente ad Annibale, altre furono conquistate con la forza o con l’inganno.
Annibale si mosse poi verso la Campania, dove assediò la città di Nuceria Alfaterna, che resistette per qualche tempo grazie all’aiuto dei romani. Dopo averla espugnata e saccheggiata, Annibale si accampò nei pressi di Acerrae, dove ricevette l’ambasciata dei Capuani, che gli offrirono la loro città in cambio della sua protezione. Annibale accettò e si trasferì a Capua, dove stabilì il suo quartier generale per l’inverno.
I senatori di Nola chiedono soccorso a Claudio Marcello
Nola era una città della Campania, situata a circa 30 km a est di Capua. Era una colonia romana dal 313 a.C. e godeva del diritto latino, che le consentiva di avere un proprio senato e delle proprie magistrature. Tuttavia, la popolazione di Nola era divisa tra due fazioni: una favorevole a Roma e l’altra a Cartagine.
La fazione filo-romana era composta dai membri del senato e dalle famiglie più ricche e influenti della città fedeli a Roma per motivi di interesse e di tradizione, e temevano le rappresaglie di Annibale in caso di ribellione. La fazione filo-cartaginese era invece formata dai cittadini più poveri e dai contadini, che erano oppressi dalle tasse e dal servizio militare imposti da Roma. Questi speravano che Annibale li liberasse dal giogo romano e li trattasse con maggiore equità.
La situazione politica di Nola era quindi instabile e pericolosa, poiché i due partiti si guardavano con sospetto e ostilità. Il senato cercava di mantenere l’ordine pubblico e di impedire ogni tentativo di rivolta, mentre i cittadini aspettavano l’occasione per aprire le porte ad Annibale.
L’arrivo di Claudio Marcello a Nola
Claudio Marcello era il console romano per l’anno 216 a.C., insieme a Lucio Emilio Paolo. Era un esperto generale, che aveva combattuto contro i Galli e i Liguri in Gallia Cisalpina, dove aveva ottenuto le spoglie opime per aver ucciso il re gallico Viridomaro. Era anche un abile politico, che aveva saputo gestire le delicate relazioni con i popoli italici alleati di Roma.
Dopo la battaglia di Canne, Claudio Marcello si trovava in Sicilia, dove aveva il comando delle legioni inviate per contrastare l’intervento di Siracusa a favore di Cartagine. Tuttavia, quando seppe della disfatta romana, decise di tornare in Italia con le sue truppe, per soccorrere le città fedeli a Roma. Sbarcò nel porto di Puteoli, dove ricevette la notizia che Capua era passata dalla parte di Annibale.
Claudio Marcello si accampò sul fiume Volturno, dove organizzò la difesa della Campania. Da lì inviò dei messaggeri alle città alleate per rassicurarle della sua presenza e per esortarle a resistere ad Annibale. Tra queste vi era Nola, che gli chiese aiuto per fronteggiare la minaccia cartaginese.
Claudio Marcello accettò la richiesta di Nola e si mise in marcia con il suo esercito, composto da circa 15.000 uomini tra legionari e alleati. Attraversò le antiche città di Saticola e Suessula, dove fu accolto con favore dai cittadini. Giunse infine a Nola, dove entrò con il consenso del senato e si accampò fuori dalle mura.
Claudio Marcello convince Nola a rimanere con i romani
Lucio Bantio (o Banzio) era un nobile nolano, che aveva combattuto nella battaglia di Canne come tribuno militare sotto il comando del console Lucio Emilio Paolo. Era stato uno dei pochi sopravvissuti alla strage romana e si era rifugiato a Canusium con i resti dell’esercito. Da lì era tornato a Nola, dove era diventato il capo della fazione filo-cartaginese.
Bantio era un uomo valoroso e ambizioso, che aspirava a diventare il tiranno di Nola con l’appoggio di Annibale. Egli aveva stretto dei contatti segreti con il generale cartaginese, promettendogli di consegnargli la città in cambio della sua protezione e del suo favore. Per realizzare il suo piano, Bantio cercava di convincere i cittadini a ribellarsi ai romani e ad accogliere Annibale come liberatore.
Claudio Marcello, però, si rese conto delle intenzioni di Bantio e decise di contrastarlo. Egli si avvalse della sua fama di generale vittorioso e della sua abilità oratoria per persuadere i nolani a rimanere fedeli a Roma. Egli li esortò a non tradire la loro antica alleanza con il popolo romano, che li aveva sempre trattati con giustizia e rispetto. Egli li ammonì anche dei pericoli di affidarsi ad Annibale, che era un nemico crudele e ingannatore, che avrebbe saccheggiato e oppresso la loro città.
Claudio Marcello si rivolse in particolare a Bantio, al quale ricordò la sua condizione di tribuno militare e il suo giuramento di fedeltà a Roma. Egli lo lodò per il suo valore dimostrato nella battaglia di Canne, ma lo rimproverò per il suo atteggiamento disleale e traditore. Lo invitò a pentirsi del suo errore e a tornare dalla parte dei romani, promettendogli il perdono e l’onore.
Bantio fu colpito dalle parole di Claudio Marcello e si lasciò convincere a cambiare partito. Rinunciò al suo progetto di consegnare Nola ad Annibale e si schierò con i romani, anche grazie a generose donazioni da parte di Marcello, come precisano le fonti antiche. Con il suo esempio, Bantio influenzò anche molti altri cittadini, che decisero di seguire la sua scelta. Così Claudio Marcello riuscì a mantenere il controllo di Nola e a sventare la congiura di Bantio.
Primo attacco di Annibale a Nola
Annibale, intanto, non era rimasto inattivo a Capua. Egli aveva inviato dei suoi luogotenenti a conquistare altre città della Campania, come Nuceria Alfaterna, Acerrae, Atella e Calatia. Egli aveva anche ricevuto l’adesione dei Bruttii, dei Lucani e dei Sanniti, che gli avevano fornito dei rinforzi. Inoltre, egli aveva ricevuto la notizia dell’alleanza tra Filippo V di Macedonia e Cartagine, che gli apriva la prospettiva di un attacco coordinato contro Roma.
Annibale decise quindi di riprendere la sua offensiva contro le città campane fedeli a Roma, tra cui Nola. Il condottiero cartaginese si mise in marcia con il suo esercito, composto da circa 25.000 uomini tra africani, spagnoli, galli e italici. Giunse nei pressi di Nola, dove vide l’accampamento romano fuori dalle mura.
Annibale pensò che Claudio Marcello fosse venuto a Nola solo per portare dei rifornimenti e che non avesse intenzione di combattere. Egli credette anche che i nolani fossero pronti a ribellarsi ai romani e ad aprirgli le porte. Per questo motivo, egli decise di attaccare il campo romano con una parte delle sue truppe, mentre con l’altra si avvicinava alle mura della città.
Claudio Marcello, però, era preparato all’attacco di Annibale e aveva disposto le sue forze in modo da respingerlo. Il generale aveva lasciato una parte dei suoi soldati nel campo per difenderlo da eventuali assalti, mentre con l’altra era uscito fuori dalle mura per affrontare i cartaginesi. Inoltre, Marcello aveva anche preso delle precauzioni per evitare che i nolani tradissero e aprissero le porte ad Annibale.
La battaglia si svolse in due fasi: una fuori dal campo romano e l’altra davanti alle mura di Nola. Nella prima fase, Claudio Marcello attaccò i cartaginesi con la sua cavalleria e i suoi veliti (soldati leggeri), provocando loro delle perdite e costringendoli a ritirarsi.
Nella seconda fase, Annibale si avvicinò alle mura di Nola con la sua fanteria, sperando di entrare nella città con l’aiuto dei cittadini. Tuttavia, i nolani rimasero fedeli ai romani e respinsero i cartaginesi con le loro armi e con le pietre. Annibale si rese conto che non poteva conquistare Nola con la forza e decise di ritirarsi.
Lo scontro decisivo della prima battaglia di Nola
Annibale non si diede per vinto e tornò ad assediare Nola per altri due giorni, sperando di convincere i nolani a cambiare partito. Il Punico inviò dei suoi emissari nella città per promettere loro dei benefici in cambio della loro sottomissione.
Claudio Marcello, però, fu informato dei tentativi di Annibale e prese delle contromisure: rinforzò la difesa delle mura e fece arrestare alcuni dei traditori, mandò suoi agenti nella città per rafforzare il morale dei nolani e per incoraggiarli a resistere ad Annibale e decise infine di preparare un’azione decisiva per liberare Nola dall’assedio.
Claudio Marcello divise il suo esercito in tre parti: la parte più forte, composta da legionari e cavalleria pesante, si posizionò dietro la porta principale della città di Nola per sorprendere i cartaginesi, mentre altri due contingenti, composti da Velites e cavalleria leggera, si schierarono dietro alle porte orientali e occidentali della città.
Annibale, al suo arrivo, fu sorpreso dal non vedere eserciti romani schierati per il combattimento e si preparò ad assediare la città, dando ordine di costruire delle torri fortificate.
Ma Claudio Marcello uscì improvvisamente dalla porta principale della città con la sua parte dell’esercito e si lanciò contro i cartaginesi, che furono colti di sorpresa.
Annibale cercò di resistere alla pressione romana e di riorganizzare le sue truppe, ma fu inutile. Egli fu costretto a ritirarsi in disordine verso il suo campo, lasciando sul campo molti morti e feriti. Claudio Marcello lo inseguì fino al suo accampamento, dove lo assalì con la sua cavalleria. Annibale riuscì a respingere l’attacco e a mantenere il controllo del suo campo, ma dovette rinunciare ad assediare Nola.
Vittime e conseguenze della battaglia
La prima battaglia di Nola fu una vittoria romana, che dimostrò la capacità militare e politica di Claudio Marcello. Secondo le fonti antiche, i romani uccisero circa 5.000 cartaginesi e ne catturarono altri 2.000, mentre le loro perdite furono molto minori.
La battaglia ebbe anche delle importanti conseguenze strategiche in quanto impedì ad Annibale di conquistare una delle città più ricche e popolose della Campania, che avrebbe potuto essere una base utile per le sue operazioni militari.
La vittoria rafforzò anche la fedeltà di alcune altre città campane alleate di Roma, che videro quanto i romani fossero ancora in grado di difenderle da Annibale.
Fonti
- Tito Livio, Ab Urbe Condita, libro XXIII
- Plutarco, Vita di Marcello
- Appiano, Le Guerre Puniche
- Polibio, Storie, libro III