La guerra tra Milano e Lodi fu un conflitto combattuto all’inizio dell’XII secolo tra i comuni Lombardi di Milano e di Lodi, che portò alla sconfitta e alla completa distruzione di Lodi.
Gli antefatti della guerra tra Milano e Lodi
Nel 1052, Bonifacio di Canossa morì senza lasciare eredi maschi, così uno dei suoi feudi, Isola Fulcheria, il più importante centro della città di Crema, passò automaticamente sotto il controllo diretto dell’ imperatore del Sacro Romano Impero.
Nel 1055, l’imperatore Enrico III il Nero decise di donare il feudo ad Upaldo, vescovo di Cremona, ma la vedova di Bonifacio, Beatrice di Lorena, voleva che i feudi del defunto marito fossero assegnati alla figlia, Matilde di Canossa.
Per ottenere i controlli su quel territorio, il primo gennaio del 1098, Matilde decise di cedere il contado di Isola Fulcheria al Vescovado e alla città di Cremona a condizione di essere riconosciuta come loro signora e che vi fosse un formale giuramento di fedeltà.
I Cremonesi accettarono le condizioni ma Crema rifiutò di sottomettersi a Cremona: Cremona inviò allora l’esercito contro Crema nel maggio dello stesso anno, ma poiché la città era ben fortificata e dotata di robusti castelli ben presidiati, non riuscì a catturarla. Nel 1102, Crema eseguì anche una controffensiva.
Arrivati però ad una situazione di stallo, entrambe le città avviarono delle trattative diplomatiche con le Signorie vicine per assicurarsi degli utili alleati. Cremona si alleò con Lodi e Pavia mentre Crema ottenne l’appoggio di Milano e Tortona.
La guerra tra Milano e Lodi: lo svolgimento
Nell’agosto del 1107, le milizie di Cremona, Lodi e Pavia attaccarono Tortona, dando fuoco ad uno dei borghi della città. Questo attacco scatenò l’intervento dell’alleato milanese che promise di radere al suolo Lodi, tra l’altro sua storica rivale nel controllo dei commerci lungo il fiume Lambro. I milanesi potevano contare anche sull’appoggio di Arderico, il vescovo di Lodi, di suo fratello Gariardo e di una parte della nobiltà lodigiana.
Tuttavia, il popolo e il clero Lodigiano nutrirono forti sospetti sulla reale posizione di Arderico, immaginando che stesse accordandosi con il nemico. Alderico era infatti Milanese, originario di Vignate, trascorreva molto tempo a Milano, raramente tornava a Lodi ed era stato addirittura accusato del reato di simonia, la vendita di uffici e ruoli ecclesiastici. Per questo motivo, i Lodigiani lo esiliarono prontamente.
Nel 1108, l’arcivescovo di Pavia, Guido Pescari, mosse contro i milanesi con delle milizie locali supportate dai cittadini. Secondo il cronista Leone d’Ostia, i due eserciti si incontrarono in un luogo non ancora identificato chiamato “Campo Ollii.”
Alcune ipotesi identificano il luogo nei pressi del fiume Olona, a sud di Milano, dal momento che lo storico Galvano Fiamma scrisse che il luogo della Battaglia si trovava poco lontano da Milano e Ollii è uno dei nomi con cui viene definito il fiume Olona in alcuni documenti del tempo. Altri ritengono che “Campo Ollii” intenda le zone nei pressi del fiume Oglio, come sostiene Bernardino Corio, anche se questa versione è ritenuta meno attendibile.
I milanesi ottennero una vittoria decisiva, catturando gran parte dell’esercito nemico e dei cittadini, compreso l’arcivescovo di Pavia. Fiamma, che ebbe la possibilità di visitare le carceri qualche giorno dopo la battaglia, racconta che i pavesi prigionieri furono portati a Milano nella piazza del paese. Qui ognuno di loro venne pubblicamente schernito, legandogli un fascio di paglia sulla schiena e appiccando il fuoco, per farli correre urlanti fuori dalle mura della città.
Il 18 giugno del 1110, i milanesi sconfissero anche i Cremonesi nella battaglia di Bressanoro, poco a nord di Castelleone. In seguito, sembra che i milanesi, anche se questa vittoria non è stata esplicitamente menzionata nelle cronache di Landolfo, abbiano ottenuto una seconda vittoria su Pavia.
Nel maggio 1111, i milanesi, approfittando dell’assenza dell’imperatore Enrico V di Franconia, impegnato in una visita in Germania, inviarono l’esercito contro Lodi e, dopo un assedio durato poco meno di un mese, conquistarono la città il 24 maggio, la incendiarono e la rasero completamente al suolo, risparmiando solamente le chiese. I milanesi impiegarono i 30 giorni successivi per completare la totale distruzione di Lodi.
Le conseguenze della guerra tra Milano e Lodi
Dopo la distruzione di Lodi, i milanesi imposero delle dure condizioni di pace ai Lodigiani, vietando la ricostruzione della città, che non tornò mai più allo stesso livello di benessere e di importanza antecedente alla guerra. Era vietato tenere il mercato e vendere e acquistare beni senza l’autorizzazione di magistrati milanesi. Nessuno era autorizzato ad aiutare i Lodigiani, pena l’esilio e la confisca dei propri beni personali.
Nel giugno 1112, il nuovo arcivescovo di Milano, Giordano da Clivio, stipulò con Pavia un patto di pace e un’alleanza sia difensiva che offensiva. Cremona riuscì a prendere possesso di Crema solo il 26 agosto 1106, seguito da una pace con i milanesi.
Lodi conobbe una parziale ripresa solo il 3 agosto 1158, quando l’imperatore Federico I Barbarossa rifondò la città quattro miglia ad est del vecchio insediamento, sulle rive del fiume Adda, garantendogli diversi privilegi. Le uniche testimonianze della Lodi distrutta dai milanesi permangono in un villaggio chiamato “Lodi vecchia”, sorta proprio sulle rovine della città distrutta.