Gordiano I imperatore. Marcus Antonius Gordianus

Gordiano I, più precisamente Marco Antonio Gordiano Semproniano Romano Africano, meglio noto come Gordiano I e in latino, Marcus Antonius Gordianus Sempronianus Romanus Africanus fu imperatore romano per soli 22 giorni, assieme al figlio Gordiano II, nel 238 d.C, nel famoso “Anno dei 6 imperatori“, durante la crisi del terzo secolo che sconvolse l’impero romano. Coinvolto in una ribellione contro l’imperatore in carica, Massimino il Trace, venne sconfitto da Capeliano, che guidava forze fedeli a Massimino, e si suicidò subito dopo la morte del figlio, durante la battaglia di Cartagine del 238 d.C.

Le origini di Gordiano I

Non abbiamo molte informazioni sulla famiglia di Gordiano I. Alcune fonti, non particolarmente attendibili, ritengono che fosse parente di importanti senatori del suo tempo. Il suo pronome, Marco Antonio, suggerisce che i suoi antenati potrebbero derivare direttamente dal triumviro Marco Antonio, o da una delle sue figlie, che dominò la politica della tarda Repubblica Romana. Il cognome Gordiano ci fa capire che la sua famiglia era sicuramente originaria dell’Anatolia, e in particolare delle regioni della Galazia o della Cappadocia.

La Historia Augusta, una raccolta di vite sugli imperatori sulla cui attendibilità non si è assolutamente certi, dice che la madre era una matrona romana chiamata Ulpia Gordiana, e suo padre era il senatore Mecio Marullo, anche se gli storici moderni non danno molto credito a questa interpretazione. 

Un altro storico francese, Christian Settipani, avrebbe identificato i genitori di Gordiano I in Marco Antonio, omonimo del Marco Antonio repubblicano, e in sua moglie, Sempronia Romana,  figlia di Tito Flavio Sempronio Aquila. 

L’Historia Augusta afferma che la moglie di Gordiano I era una donna romana chiamata Fabia Orestilla, la quale sarebbe stata una discendente degli imperatori Antonino Pio e Marco Aurelio. Ma gli storici moderni rifiutano questa tesi e considerano queste informazioni completamente false, aggiunte a posteriori. 

Gordiano I e sua moglie ebbero un figlio, omonimo, e una figlia, Antonia Gordiana, che fu poi madre del futuro imperatore Gordiano III.

La giovinezza di Gordiano I

Gordiano I si dedicò piuttosto tardi alla vita militare e alla politica,  preferendo impegnare la sua giovinezza negli studi di retorica e di letteratura. Come militare, comandò la legione IV Scythica, che era di stanza in Siria.

Fu governatore della Britannia Romana nel 216 d.C e console sostituto durante il Regno dell’Imperatore Elagabalo. Tuttavia, il fatto che il suo nome sia stato cancellato da alcune iscrizioni, potrebbe significare che il suo ruolo non fu gradito dai contemporanei. 

Gordiano I ottenne notevole ricchezza e una grande popolarità presso i cittadini romani indicendo magnifici giochi e spettacoli in qualità di edile, ma allo stesso tempo riuscì a condurre una vita privata moderata, il che gli permise di non suscitare sospetti nell’imperatore Caracalla, al quale anzi dedicò un poema epico intitolato “Antoniniano”. 

Durante la successiva dinastia degli “Imperatori militari”, ovvero la dinastia dei Severi, Gordiano I riuscì a mantenere le sue ricchezze e il suo potere politico, probabilmente per essersi sempre tenuto lontano ed estraneo da potenziali complotti. 

In questo periodo, evidentemente, continuò i suoi studi, tanto che il sofista greco Filostrato gli dedicò la sua opera “Vite dei sofisti“, segno evidente della stima di cui godeva in ambiente accademico.

Salita al potere di Gordiano I

Gordiano I, dopo essere stato console suffetto sotto il regno di Alessandro Severo, divenne proconsole nell’Africa Proconsolaris. Tuttavia, prima che potesse avere inizio la sua magistratura, il generale Massimino il Trace uccise Alessandro Severo a Mogontiacum, nella Germania inferiore, e ottenne il trono.

Massimino non fu un imperatore popolare, mancando delle capacità di eseguire delle riforme particolarmente urgenti, e il suo governo suscitò notevole odio da parte dei cittadini e del Senato,  situazione che culminò in una rivolta in Africa, avvenuta nel 238 d.C. 

In particolare, un amministratore fiscale di Massimino venne assassinato durante la rivolta e la gente si rivolse a Gordiano I, chiedendogli di accettare l’onere di diventare imperatore per combattere contro Massimino. Gordiano, che secondo Erodiano aveva all’epoca 80 anni, non voleva accettare il ruolo, ma di fronte alle insistenti richieste dei cittadini, assunse  controvoglia la porpora imperiale con il cognome “Africano”.

Tuttavia, Gordiano I era perfettamente consapevole della sua età avanzata, e insistette affinché gli fosse associato il figlio, Gordiano II. 

Così, i Gordiani entrarono nella città di Cartagine con il sostegno della popolazione e dei leader politici locali. 

Nel frattempo, Gordiano I inviò subito dei sicari per uccidere il prefetto del pretorio di Massimino, Publio Elio Vitaliano, al fine di consolidare la sua ribellione. Dopodiché, furono inviati degli ambasciatori a Roma, sotto la guida di Publio Valeriano per ottenere immediatamente l’appoggio del Senato e perché il suo ruolo di imperatore fosse ufficialmente ratificato. 

Il Senato, ben contento di sostituire Massimino, lo acclamò come nuovo imperatore e molte province si schierarono volentieri della sua parte. Tuttavia, non tutte le province riconobbero Gordiano I come Imperatore. La Numidia in particolare si rivolse al governatore Capeliano, fedele sostenitore di Massimino il Trace, il quale radunò in breve tempo un esercito, che invase la provincia nord africana con l’unica legione romana a pieno rango, la III Augusta, oltre ad altre unità di veterani. 

Gordiano II si mise immediatamente alla testa di un esercito di soldati non addestrati e combattè la battaglia di Cartagine, perdendo clamorosamente e venendo ucciso durante i combattimenti. 

Gordiano I, vedendo gli ultimi soldati che venivano trucidati sotto le mura di Cartagine, ed avendo saputo della tragica morte del figlio, si ritirò nelle sue stanze e si tolse la vita, impiccandosi con la cintura. 

Gordiano I governò per solamente ventidue giorni, il regno più breve di qualsiasi imperatore romano.