Nell’impero romano si parlava più il greco del latino?

Uno degli aspetti più interessanti della popolazione che costituiva Roma durante l’impero è la predominanza del multilinguismo.

Questa caratteristica non si limita al semplice uso del latino o al massimo del greco, ma include una vasta gamma di lingue parlate e scritte che riflettono la diversità culturale che caratterizzò l’Urbe imperiale.

Analizzando iscrizioni, fonti letterarie e archeologiche, è possibile comprendere sin da subito come il multilinguismo abbia influito sulla società romana e sul processo di romanizzazione, oltre ad un dato immediatamente evidente: il greco era più parlato persino del latino.

La prevalenza del greco rispetto al latino

Il greco, più che una semplice lingua straniera, rappresentava una lingua franca nell’impero romano, soprattutto tra le comunità orientali immigrate a Roma.

Durante il regno di Caracalla, per esempio, il greco era utilizzato persino in contesti pubblici, come riportato da Cassio Dione, che narra di una disputa al Circo Massimo tra spettatori appartenenti a classi diverse, interamente condotta in greco. Non si trattava di un caso isolato: iscrizioni in greco si trovano su dalle lapidi funerarie finoa lle dediche pubbliche passando per gli atti legali, testimonianza di come questa lingua fosse ampiamente utilizzata, non solo dagli immigrati ma anche dalle classi elevate che desideravano comunicare con loro.

Le comunità religiose, come quelle cristiane e giudaiche, gestivano i propri affari in greco, a dimostrazione della centralità di questa lingua per le minoranze culturali. Anche i culti orientali, come quelli dedicati a Serapide, Kore o Asclepio, preferivano il greco per le loro iscrizioni e cerimonie. Inoltre, molti dei medici dell’epoca, formati secondo la tradizione ellenica, utilizzavano il greco nelle loro pratiche professionali e nelle iscrizioni legate alla loro attività.

Le iscrizioni pubbliche e private in greco

Testimonianza forse principale del successo del greco nell’impero romano sono certamente le iscrizioni pubbliche. Queste, scritte spesso in greco, non erano limitate alle comunità immigrate o di recente romanizzazione ma coinvolgevano anche istituzioni ufficiali. Per esempio, durante il regno di Settimio Severo, i magistri delle regioni urbane, spesso liberti di origine orientale, proclamavano la loro lealtà all’imperatore attraverso iscrizioni in greco. Lo stesso avveniva per le dediche ai patroni, spesso commissionate da clienti provenienti dalle province ellenizzate.

Anche le iscrizioni funerarie costituiscono una delle principali fonti per analizzare il multilinguismo romano. Numerose lapidi in greco sono state trovate nei cimiteri di Roma, spesso accompagnate da testi in palmireno, latino o ebraico. Un esempio significativo è quello di un certo Iarhai, originario di Palmira, che dedicò una lapide in greco ai suoi dei ancestrali, aggiungendo il proprio nome in caratteri palmireni.

Ciò che le persone decidevano di scrivere sulle lapidi, e il fatto che lo facessero in greco, dimostra come gli anche i cittadini di più recente romanizzazione mantenessero forti legami con la propria cultura d’origine, anche dopo generazioni di permanenza a Roma.

Un altro elemento interessante è rappresentato dalle iscrizioni legali in greco presenti nei magazzini pubblici di Roma. Qui, locatari e commercianti orientali affermavano i propri diritti attraverso avvisi legali scritti nella loro lingua d’origine, sottolineando l’importanza del greco come strumento di comunicazione ufficiale e privata.

Il caso delle minoranze religiose

Se gran parte della cittadinanza conosceva o almeno masticava il greco, il multilinguismo era invece largamente evidente tra le minoranze religiose. La comunità giudaica di Roma, per esempio, utilizzava prevalentemente il greco per le proprie iscrizioni e documenti, sebbene alcuni testi fossero in ebraico o in aramaico. Il greco fungeva da lingua comune anche per altre comunità religiose orientali, come quelle dedite al culto di Iside, Serapide e Mitra.

Il Cristianesimo delle origini, che a Roma si sviluppò in seno alle comunità di immigrati orientali, utilizzava il greco come lingua liturgica e amministrativa fino al III secolo. Questa scelta era motivata da una serie di fattori: in primis la provenienza geografica dei primi cristiani romani, ma anche dalla volontà di distinguersi dal contesto latino e pagano dominante.

A conferma di ciò, molte iscrizioni cristiane antiche mostrano un mix di greco e simboli religiosi che riflettono le tradizioni sincretiche delle prime comunità cristiane.

Le implicazioni culturali e sociali del multilinguismo

Il multilinguismo romano rappresentava una sfida e un’opportunità per i nuovi cittadini. Da un lato, permetteva loro di preservare la propria identità culturale; dall’altro, poteva diventare un ostacolo all’integrazione. L’uso del greco, per esempio, era talmente radicato che molti immigrati non si sentivano incentivati a imparare il latino, aumentando la percezione di una società frammentata e rallentando, di fatto, la loro assimilazione presso il mondo romano.

Ma il multilinguismo non è da interpretare unicamente come una forma di resistenza culturale. Al contrario, esso facilitava gli scambi economici, sociali e religiosi tra le diverse comunità di Roma. La capacità di comunicare in più lingue era spesso considerata un vantaggio, specialmente per commercianti, artigiani e liberti che ambivano a migliorare la propria condizione sociale.

Le interazioni tra comunità linguistiche diverse contribuivano anche alla formazione di nuovi modelli culturali ibridi. Questi includevano traduzioni di testi religiosi e giuridici, l’adozione di termini greci nel latino parlato e lo sviluppo di pratiche religiose sincretiche che mescolavano elementi romani e orientali.

Il multilinguismo nella Roma imperiale, e in particolare la diffusione del greco, furono, in ultima analisi, una prova evidente della complessità culturale della capitale.

Fonti Primarie:

  1. Cassio Dione, Storia Romana, libro 79.20.2 – Episodio della disputa in greco al Circo Massimo.
  2. Epigrafi greche di Roma (IGUR – Inscriptiones Graecae Urbis Romae), con esempi di iscrizioni funerarie, dediche e testi legali.

Studi Moderni:

  1. MacMullen, Ramsay. The Unromanized in Rome. In Diasporas in Antiquity, a cura di Shaye J. D. Cohen e Ernest S. Frerichs, Brown Judaic Studies.
  2. Moretti, L. Inscriptiones Graecae Urbis Romae (1968-1990).
  3. Prend, W.H.C. The Rise of Christianity (1984), con riferimento alla prevalenza del greco nella chiesa cristiana fino al III secolo.
  4. Dubuisson, M. “Le Grec à Rome à l’époque de Cicéron,” Annales E.S.C. 47 (1992): 187-206.
  5. Leon, H.J. The Jews of Ancient Rome (1960) – Focus sulla presenza ebraica e l’uso del greco.
  6. Harris, W.V. “Towards a study of the Roman slave trade,” Roman Seaborne Commerce (1980) – Discussione sull’origine etnica e linguistica degli schiavi.