Il secondo triumvirato fu un’alleanza politica e istituzionale tra le tre figure più potenti della fine della repubblica romana: Marco Antonio, Lepido e Ottaviano.
Dopo l’assassinio di Giulio Cesare e la conseguente guerra civile che scoppiò violentemente, queste tre personalità politiche vennero incaricate di stabilizzare la repubblica romana, sconfiggere Bruto e Cassio, ispiratori della congiura contro Cesare che si stavano riorganizzando militarmente in Oriente, e riportare il funzionamento dello Stato romano ad un livello accettabile.
Eccetto Lepido, una figura di garanzia dal ruolo marginale, la collaborazione fra Ottaviano e Marco Antonio ebbe breve durata e culminò nella battaglia di Azio, che vide la sconfitta di Marco Antonio e la definitiva assegnazione del potere in favore di Ottaviano.
La morte di Giulio Cesare
Alle idi di marzo del 44 avanti Cristo, il dittatore a vita Giulio Cesare venne ucciso da una congiura. Il potere assoluto di Cesare aveva cominciato a suscitare paura in gran parte dell’aristocrazia romana e le sue riforme stavano colpendo una vasta serie di interessi economici e politici nella fazione degli ottimati.
Persino alcuni stretti amici di Cesare divennero congiurati contro di lui. Dopo la sua morte, la repubblica romana precipitò nel caos e, dopo un primo tentativo da parte di Marco Antonio di conciliare delle posizioni troppo lontane, i possibili successori di Cesare erano due.
Lo stesso Marco Antonio, il braccio destro di Cesare, e Gaio Ottaviano, un giovane rampollo della famiglia di Cesare, che egli aveva nominato a sorpresa suo successore nel testamento depositato poco tempo prima della morte, presso il tempio delle Vergini Vestali.
Marco Antonio e Ottaviano avevano tutte le ragioni per diffidare uno dell’altro. Nonostante i primi tentativi di collaborazione, Marco Antonio si era creato una forza militare personale, bloccando, in qualità di console, l’accesso di Ottaviano ai soldi del suo patrigno.
Queste tensioni sfociarono in una nuova fase di guerre civili, che videro Marco Antonio fronteggiare le truppe dei consoli Irzio e Pansa, alleati di Ottaviano.
I combattimenti si risolsero con un nulla di fatto. Se da un lato Marco Antonio era stato formalmente sconfitto, era riuscito a fuggire e a riorganizzarsi in Spagna con nuovi legionari a lui fedeli, rimanendo una pedina fondamentale nello scacchiere politico del suo tempo.
Nonostante la sua giovane età, il diciannovenne Ottaviano aveva il sostegno di una parte significativa dell’esercito, specialmente dei legionari che erano stati fedeli a Cesare. Nel 43 a.C, mentre stazionava fuori Roma con il suo esercito, Ottaviano chiese al Senato di concedergli l’autorità politica di cui aveva bisogno, cioè un consolato.
Ottaviano era molto al di sotto dell’età minima richiesta di 33 anni ma quando i soldati fedeli a Ottaviano entrarono in Senato armati, i senatori concessero il consolato ad Ottaviano, insieme a suo cugino Quinto Pedio.
La formazione del secondo triumvirato
Ma il pericolo delle forze armate che Bruto e Cassio andavamo accumulando in Oriente, costrinsero Marco Antonio e Ottaviano ad una pace di comodo.
Nell’ottobre del 43 a.C Lepido e Antonio incontrarono Ottaviano vicino a Bologna per formare un triumvirato – una commissione costituzionale – con poteri simili a quelli di un console. Accanto alle normali funzioni del governo, che avrebbero garantito la gestione ordinaria, i triumviri avevano lo scopo di ripristinare la stabilità della Repubblica.
Questa nuova autorità permise loro di emanare leggi senza l’approvazione del Senato Romano. Il triumvirato venne formalmente riconosciuto dal Senato nella Lex Titia nel novembre del 43 a.C, concedendo ai tre l’autorità suprema per cinque anni (fino al 1 ° gennaio 37 a.C) e assegnando l’importante compito di affrontare Bruto e Cassio.
Il nuovo triumvirato aveva bisogno di eliminare parecchi oppositori politici che avrebbero potuto costituire un problema: 300 senatori e oltre 2.000 cavalieri vennero inseriti nelle liste di proscrizione, per essere uccisi.
Molti scelsero di fuggire da Roma, abbandonando tutte le loro proprietà, mentre la vendita dei beni sequestrati ai coscritti venne utilizzata per finanziare la spedizione militare in Oriente.
La fine di Cicerone e di Decimo
Sebbene non fosse direttamente coinvolto nell’assassinio di Cesare, uno dei nomi inseriti nelle liste di proscrizione era quello di Cicerone, forse il più noto oratore e avvocato romano. Alcune fonti riferiscono dell’intermediazione di Ottaviano per salvare Cicerone, ma le orazioni scritte da Cicerone, con cui aveva attaccato Marco Antonio, lo avevano definitivamente condannato.
Cicerone aveva sempre vissuto secondo un codice personale: il bene più grande era vivere al servizio dello Stato e opporsi a chiunque lo minacciasse. Credeva fermamente che Antonio fosse un nemico dello stato e sarebbe dovuto morire insieme a Cesare.
Così, Cicerone divenne una delle prime vittime del triumvirato. Fu sorpreso mentre cercava di scappare dalla sua villa fuori Napoli. Le mani con cui aveva scritto le orazioni contro Antonio furono mozzate, mentre la sua testa venne decapitata e inviata a Roma.
Oltre a Cicerone, un altro cospiratore che incontrò la morte fu Decimo, che fallì nel suo tentativo di unirsi a Bruto in Macedonia. Era stato Decimo a convincere Cesare a recarsi al Teatro di Pompeo dove sarebbe stato assassinato. Dopo essere stato catturato in Gallia e decapitato, la sua testa fu inviata ad Antonio.
La resa dei conti con Bruto e Cassio
Dopo aver eliminato un consistente numero di nemici politici, il triumvirato rivolse la propria attenzione a Bruto, Cassio. Nel giugno del 42 a.C, Bruto e Cassio unirono le loro forze in Oriente. Mentre Lepido occupava la Sicilia, Ottaviano e Antonio attraversarono il mare Adriatico e incontrarono i due congiurati a Filippi, nella Macedonia orientale, per dare battaglia.
Mentre Ottaviano si dimostrò un generale particolarmente incapace, Antonio vinse grazie alla sua esperienza sul campo di battaglia, maturata durante le campagne con Giulio Cesare. Cassio, temendo la cattura, si fece decapitare da uno schiavo, mentre Bruto, spinto dai suoi stessi soldati ad ingaggiare battaglia, perse il secondo scontro e preferì darsi la morte.
Secondo il racconto di Svetonio, la testa di Bruto fu inviata a Roma e gettata ai piedi dell'”immagine divina di Cesare”.
La rottura del secondo triumvirato
Subito dopo la fine dell’emergenza, fra Marco Antonio e Ottaviano scoppiarono di nuovo le ostilità.
Marco Antonio inseguì dei sogni di gloria in Oriente e lasciò ad Ottaviano il compito di redistribuire le terre a centinaia di migliaia di legionari che avevano combattuto a Filippi, convinto di avergli affidato un incarico suicida. Marco Antonio si disinteressò della situazione occidentale, e fece malissimo. Ottaviano, nonostante gli intrighi del fratello di Marco Antonio, Lucio, e di sua moglie Fulvia, riuscì a guadagnarsi il favore dell’esercito e a riorganizzare la società italica.
Nella concorrenza tra Ottaviano e Marco Antonio si inserirono anche questioni di natura familiare. Dopo la morte della prima moglie di Antonio, Fulvia, egli sposò la sorella di Ottaviano, Ottavia. Ma le attenzioni di Antonio si allontanarono progressivamente da Ottavia e si avvicinarono alla regina egizia Cleopatra.
Antonio credeva che i soldi della regina avrebbero contribuito a finanziare alcuni conquiste in Oriente contro il popolo dei Parti e la guerra contro Ottaviano. Nei piani di Antonio e Cleopatra, la città di Alessandria sarebbe diventata la nuova capitale, in sostituzione di Roma.
Ottaviano guardava con particolare sospetto Cleopatra, soprattutto a causa della relazione che aveva avuto con Cesare quando era ancora vivo e a causa della nascita del loro figlio, Cesarione, un possibile pretendente al potere.
Nella sua propaganda, Ottaviano presentava Antonio come un incompetente e malato d’amore, dimostrando al Senato e al popolo romano quanto l’influenza di Cleopatra fosse negativa.
Con un’abile mossa politica, Ottaviano convinse il Senato romano a dichiarare guerra contro Cleopatra, ignorando formalmente Antonio. Lepido, che nel frattempo aveva tentato di prendere il comando del triumvirato con alcune forze militari in Sicilia, fu rapidamente tradito dai suoi soldati, che passarono dalla parte di Ottaviano.
Il protagonista meno importante e noto del secondo triumvirato fu confinato da Ottaviano in una villa, dove fu reso del tutto innocuo.
La battaglia di Azio e il trionfo di Ottaviano
Nel 31 a.C scoppiò la guerra tra Ottaviano e Marco Antonio. Il piano di Antonio era di intrappolare Ottaviano e la sua flotta ad Azio, nel Golfo di Ambracia, sulla costa occidentale della Grecia.
Antonio avrebbe voluto utilizzare le legioni accampate in Macedonia, ma Cleopatra, facendo valere la sua influenza, lo convinse ad affrontare una battaglia navale. Le cose andarono molto diversamente da quanto Antonio aveva previsto: lui e Cleopatra rimasero intrappolati sulle loro postazioni, a corto di scorte e con l’inverno in arrivo.
Durante la battaglia di Azio, sostanzialmente una manovra disperata di Antonio e Cleopatra per sfuggire alle navi di Ottaviano che li controllavano a vista, le navi di Ottaviano ebbero la meglio, grazie al contributo fondamentale dell’ammiraglio Agrippa e alla superiore manovrabilità delle navi.
Tornata ad Alessandria, Cleopatra pianificò le prossime mosse. Rendendosi conto che non poteva proteggere Alessandria contro Ottaviano, suggerì di partire per la Spagna, dove lei e Antonio avrebbero potuto impossessarsi delle miniere d’argento e formare un nuovo esercito.
Antonio era così demoralizzato dalla sconfitta che non rispose nemmeno alle richieste del suo generale Canidio Crasso, che gli domandava urgentemente cosa avrebbe dovuto fare con le legioni in Asia per tentare una rivincita contro Ottaviano.
Ottaviano giunse alle mura di Alessandria nel luglio del 30 a.C. Antonio inviò un contingente militare contro il rivale ma già la mattina del 1° agosto del 30 a.C la maggior parte delle sue truppe aveva disertato, riconoscendo che stavano combattendo per la parte perdente.
Più tardi quel giorno, dopo aver appreso la notizia che Cleopatra era morta, Antonio si pugnalò, chiedendo di essere sepolto vicino alla sua amata.
La notizia era falsa e Antonio resistette giusto il tempo necessario per morire tra le braccia di Cleopatra nel palazzo imperiale dove la donna si era rifugiata. Ottaviano entrò in città dove intavolò delle trattative con la regina egizia, per concederle la vita.
Ma piuttosto che sfilare in catene in quello che sarebbe stato il trionfo di Ottaviano, Cleopatra si uccise il 30 agosto del 30 a.C
Il secondo triumvirato era definitivamente scomparso e il futuro di Roma era ormai nelle mani dell’unico sopravvissuto: Giulio Cesare Ottaviano Augusto.
Articolo originale: Second Triumvirate di Donald L. Wasson (World History Encyclopedia, CC BY-NC-SA), tradotto da Federico Gueli