Il Circo Massimo è stata la più grande pista per le corse dei carri della Roma antica. Costruito nel VI secolo a.C, il circo venne utilizzato anche per altri eventi pubblici, come i giochi e le lotte dei gladiatori, ed ha ospitato per l’ultima volta le corse delle bighe nel VI secolo d.C.
Fu parzialmente recuperato nel XX secolo e poi ristrutturato, e continua ancora oggi ad essere uno degli spazi pubblici più importanti della Roma moderna, ospitando enormi folle per concerti e raduni musicali.
Il Circo Massimo, situato nella valle tra i colli Palatino e Aventino, è lo spazio pubblico più antico e più grande di Roma. La leggenda racconta che il Circo fu originariamente progettato nel VI secolo a.C. dai primi re romani, ma la sua forma distintiva è stata definita sotto Giulio Cesare. La sua funzione principale era quella di una pista per la corse con le bighe e per i Giochi romani ( Ludi Romani ) che onoravano Giove.
Questi erano i giochi più antichi della città e si tenevano ogni settembre con 15 giorni di corse delle bighe ed esibizioni militari. A Roma si tenevano molti altri giochi durante l’anno e almeno altri 20 manifestazioni si tenevano puntualmente al Circo Massimo.
Vi era la caccia ad animali selvatici, esecuzioni pubbliche e combattimenti di gladiatori, alcuni dei quali erano spettacolari, come quando Pompeo organizzò una gara tra un gruppo di gladiatori barbari e 20 elefanti.
Circo Massimo. Le dimensioni
Al suo massimo splendore, durante il I secolo d.C., e dopo la sua ricostruzione a seguito dell’incendio del 64 d.C, il Circo aveva una capacità di 150.000 spettatori che trovavano posto su sponde larghe 30 mt e alte 28 mt.
I sedili dei due ordini inferiori erano costruiti in cemento e pietra mentre i piani superiori erano dotati di sedili in legno L’esterno del circo presentava invece un imponente fronte costituito da portici dove una miriade di negozi riuscivano a soddisfare le esigenze degli spettatori.
Lo storico e architetto romano Vitruvio descrive anche un tempio di Cerere nel Circus, decorato con statue in terracotta o in bronzo.
Il Circo Massimo aveva caratteristiche davvero impressionanti:
- La pista, originariamente ricoperta di sabbia, misurava 540 x 80 m.
- 12 cancelli di partenza ( carceres ) per i carri disposti ad arco all’estremità del circuito.
- Una barriera decorata ( spina o euripus ) completa di obelischi che corrono al centro della pista.
- Pali di svolta conici ( metae ) posti a ciascuna estremità del circuito.
- Piccole statue che segnalavano il completamento di ciascuno dei sette circuiti di una corsa tipica.
Le corse delle bighe
I carri che concorrevano nel Circo erano rappresentati da colori (rosso, bianco, verde e blu) e potevano essere trainati da squadre di 4, 6, 8 o 12 cavalli.
Gli aurighi vittoriosi non solo si arricchirono con grandi premi in denaro, ma divennero anche i beniamini della folla, in particolare con coloro che avevano piazzato scommesse, che a volte erano enormi.
I vincitori più titolati furono Ponzio Epafrodito, Pompeo Muscloso e Diocle, ma forse il più famoso di tutti, con più di 2.000 vittorie in gara, fu Scorpus. Anche gli stessi cavalli diventavano spesso simboli di vittoria, e venivano riconosciuti e amati dal pubblico.
Famose in tutto il mondo romano, le gare al Circo Massimo furono di gran lunga le più importanti di tutto l’Impero e l’enorme prestigio di questa struttura è testimoniata dalle sue numerose rappresentazioni in mosaici, bassorilievi e monete.
L’ultima corsa ufficiale delle bighe al Circo Massimo risale al 549 d.C. e fu tenuta da Totila, il re ostrogoto. Dopo quell’ultima grande gara, fu in gran parte abbandonato, anche se i Frangipanni lo fortificarono nel 1144 d.C.
I primi scavi di recupero furono effettuati sotto papa Sisto V nel 1587 d.C. e furono ritrovati i due obelischi che originariamente facevano parte della spina centrale.
Il primo obelisco risale addirittura al 1280 a.C e fu prelevato dai soldati di Augusto ad Eliopoli, in Egitto e portato a Roma nel 10 a:C. Si trovava all’estremità orientale della spina, ed esiste ancora: è stato trasferito in Piazza del Popolo.
Il secondo obelisco, che si trovava invece al centro della spina, risale al faraone Thutmosis II (1504-1450 a:C) e venne originariamente realizzato per il tempio di Amon a Karnak. Costantino, lo posizionò a Costantinopoli, ma dopo essere rimasto fermo al porto di Alessandria per 25 anni, Costanzo II lo portò a Roma nel 357 d.C.
Ora si trova in Piazza S.Giovanni in Laterano, sempre a Roma.
Il Circo Massimo nell’età regia
Il Circo Massimo è stato costruito sulla superficie della Valle di Murcia (Murcia Vallis), tra i colli di Roma Aventino e Palatino. Agli albori della città, la zona era una ricca terra agricola, soggetta alle inondazioni del fiume Tevere e da torrente che divideva la valle.
Il torrente venne probabilmente colmato e le prime gare si sarebbero svolte all’interno di un paesaggio agricolo, con poco più che paletti per segnare la fine di un giro, sponde dove gli spettatori potevano sedersi, e alcuni simboli sacri.
Secondo Tito Livio, fu il re etrusco di Roma, Tarquinio Prisco, a costruire una struttura sollevata, con un perimetro di legno, e dotando l’infrastruttura dei primi posti a sedere per i cittadini più influenti di Roma (i cavalieri e i patrizi ). Fu invece suo nipote, Tarquinio Superbo, ad aggiungere dei posti a sedere per i cittadini comuni.
A questo punto della sua storia è probabile che il Circo venne drenato, per evitare che le tribune e le sedute in legno marcissero. I pali di svolta, ciascuno costituito da tre pilastri di pietra, potrebbero essere state le prime strutture permanenti del Circo.
Il Circo Massimo nell’era repubblicana
Durante la Repubblica, il Circo Massimo era una struttura ormai definitiva della città di Roma. L’organizzatore dei giochi sedeva solitamente accanto alle raffigurazioni degli Dei, posizionate su una tribuna ben visibile e rialzata ( pulvinar ), anche se erano i posti sul perimetro della pista ad offrire la vista migliore e più emozionante.
Nel 494 a.C. al dittatore Manio Valerio Massimo e ai suoi discendenti fu concesso il privilegio di occupare un palco riservato nella curva sud-orientale, da cui si godeva di un ottimo punto di osservazione per le corse dei carri.
In teoria, il Circo poteva ospitare corse con 25 carri trainati ciascuno da quattro cavalli ( Quadrighe ), ma normalmente i partecipanti erano di meno, per scongiurare incidenti.
Entro la tarda epoca repubblicana o al massimo nella prima età imperiale, il Circo ospitò dodici carri leggeri, a quattro o due cavalli.
I palchi venivano assegnati agli spettatori per sorteggio e le varie scuderie erano riconoscibili dai loro colori. In genere, c’erano sette giri per gara.
Nel 33 a.C. fu aggiunto un ulteriore sistema di contagiri in bronzo a forma di delfino, posizionato ben al di sopra della barriera divisoria centrale (euripus) perchè avesse la massima visibilità.
Lo sviluppo del Circo Massimo sotto Giulio Cesare
Un grande impulso all’infrastruttura del Circo Massimo avvenne certamente grazie a Giulio Cesare. Nel 50 a.C, Cesare estese le gradinate per coprire quasi l’intero circuito della pista, escludendo i cancelli di partenza e un ingresso all’estremità semicircolare.
La pista misurava circa 621 m di lunghezza e 150 m di larghezza. Venne anche scavato un piccolo fosso tra il perimetro della pista e le sue sedute per proteggere gli spettatori e aiutare a drenare l’acqua.
Il terzo anello formava una vera e propria cavea a bordo pista. Le sue sezioni anteriori lungo il rettilineo centrale erano riservate ai senatori e quelle immediatamente dietro agli equites. I livelli esterni, i due terzi del totale, erano destinati alla plebe e ai non cittadini.
Il numero totale dei sedili è incerto, ma probabilmente raggiungeva il numero di 150.000, mentre la stima di Plinio il Vecchio, di 250.000, è improbabile.
Il Circo Massimo in età imperiale
Nel 31 a.C il Circo prende fuoco: il danno subìto fu probabilmente riparato da Augusto (successore di Cesare e primo imperatore di Roma).
Fu Augusto ad adornare la “spina” centrale della costruzione con un obelisco, prelevato dalla città egizia di Heliopolis con enormi spese, e a farlo innalzare.
Era il primo obelisco di Roma, un oggetto esotico, dal carattere sacro, un ricordo permanente della vittoria di Augusto sui suoi avversari politici e sui loro alleati egiziani nelle recenti guerre civili.
Grazie a lui, Roma si era assicurata una pace duratura e il controllo definitivo della provincia egiziana. Questa versione del Circo ci viene descritta da Dionigi di Alicarnasso come “una delle strutture più belle e ammirevoli di Roma”, con numerose “entrate e salite per gli spettatori, affinché le migliaia di persone potessero entrare e uscire senza inconvenienti”.
Successivamente, il sito rimase soggetto ad inondazioni, probabilmente attraverso i cancelli di partenza, finché l’imperatore Claudio non vi apportò dei miglioramenti tra cui, probabilmente, un terrapieno.
Nel 64 d.C. , durante il regno dell’imperatore Nerone, Roma andò quasi totalmente distrutta dalle fiamme. Nemmeno il Circo Massimo venne risparmiato dal fuoco e la parte semicircolare del Circo venne compromessa. Negli anni successivi, partì dunque, come nel resto della città, una grande opera di ricostruzione.
Memore dei danni provocati dal fuoco, alla fine del I secolo d.C., il Circo era tornato pienamente operativo, e fu dotato di una barriera divisoria centrale che comprendeva una serie di bacini d’acqua.
La ricostruzione diede la possibilità di aggiungere alla struttura templi e statue di varie divinità, ma anche fontane e ricoveri per i mestieranti che si esibivano nella caccia alle bestie, e per il recupero delle persone che perdevano la vita durante le gare.
Nell’81 d.C. il Senato costruì un triplo arco in onore di Tito all’estremità semicircolare del Circo.
L’imperatore Domiziano costruì invece un nuovo palazzo a più piani sul Palatino, collegato in qualche modo al Circo; probabilmente guardava le partite dall’alto.
Il rischio di ulteriori danni dovuti agli incendi, potrebbe aver fatto decidere all’imperatore Traiano di ricostruire il Circo interamente in pietra.
Fu proprio sotto Traiano, che il Circo Massimo trovò la sua forma definitiva, che in seguito rimase invariata, salvo alcune semplici aggiunte da parte di imperatori successivi o occasionali riparazioni e rinnovamenti della struttura esistente.
Una importante riparazione avvenne sotto il regno di Diocleziano, dopo che il crollo di una sezione dei posti a sedere uccise circa 13.000 persone.
Usi successivi
Il sito è stato utilizzato per l’industria e ha ospitato persino un impianto per il gas nel 19° secolo, ma negli anni ’30 del novecento l’area fu sgomberata e trasformata in un parco, con l’intenzione di far assomigliare l’area alla forma originale del Circo.
Sempre nel 1930, il sito fu nuovamente scavato, un processo che continuò tra il 1978 e il 1988. Sono stati così rivelati i sedili originali, i cancelli di partenza e la spina. La parte principale del circo è ancora utilizzata per grandi eventi pubblici come concerti e raduni.
Il significato religioso del Circo Massimo
Il Circo Massimo non era solamente una infrastruttura per il divertimento. Molti elementi avevano un preciso significato religioso.
Nella svolta sud-orientale della pista erano posizionati due santuari. Uno, sul perimetro esterno sud-est, era dedicato alla Dea della valle Murcia, una divinità associata a Venere, rappresentata da simboli come l’ arbusto di mirto, una sorgente sacra, o un ruscello che divideva la valle e la vetta minore dell’Aventino.
L’altro santuario era posizionato nella svolta sud-orientale; dove c’era un tempio sotterraneo dedicato a Consus , un dio minore, protettore dei depositi di grano, collegato alla dea Cerere e agli inferi.
Secondo la tradizione romana, questo tempio esisteva sin dalla nascita di Roma. Romolo lo avrebbe infatti scoperto subito dopo il rito di fondazione della città, istituendo in onore del Dio la festa dei Consualia, che prevedeva, appunto, celebrazioni, corse di cavalli e sontuosi banchetti.
La posizione del tempio di Consus ricorda la collocazione dei santuari greci dedicati a Nettuno e Poseidone.
Ma l’aspetto religioso del Circo Massimo non si esprimeva solamente con i santuari. Anche i simboli usati per contare i giri di gara avevano un significato.
Uno di questi “contagiri” aveva la forma di uova, in onore di Castore e Polluce, due figli di Zeus nati proprio da un uovo.
Allo stesso modo, l’uso di contagiri a forma di delfino si riferiva al Dio Nettuno, che presiedeva i terremoti e i cavalli. Similmente, quando i romani adottarono il culto della Grande Madre Cibele, venne eretta una statua in suo onore, dalle sembianze di un leone, posizionata probabilmente sulla barriera divisoria.
Anche i culti del Sole e della Luna furono probabilmente rappresentati al Circo Massmo. La loro importanza crebbe con l’introduzione del culto romano di Apollo e del Sol Invictus. In epoca imperiale, il dio Sole era ormai il divino patrono del Circo e dei suoi giochi. Il suo obelisco sacro dominava l’arena, dalla sua posizione nella barriera centrale, vicino al traguardo.
Il tempio della Dea Luna, costruito molto prima di quello di Apollo, bruciò nel grande incendio del 64 d.C. e probabilmente non fu più ricostuito.
Il suo culto era strettamente identificato con quello di Diana, che veniva rappresentata nelle processioni che davano inizio ai giochi, e con il Sol Indiges, solitamente identificato come suo fratello.
Molti altri templi si affacciavano sul circo: i templi di Cerere e Flora erano posizionati più o meno di fronte al cancello di partenza, mentre quelli dedicati a Venere Obsequens, Mercurio e Dis (o forse Summan) si trovavano sui pendii sopra la svolta sud-est.
Sul colle Palatino, di fronte al tempio di Cerere, sorgeva infine il tempio della Magna Mater e, più o meno di fronte al tempio di Luna, quello del dio-sole Apollo .
Articolo originale: Circus Maximus di Mark Cartwright (World History Encyclopedia, CC BY-NC-SA), tradotto da Marco Feder