I velites dell’esercito romano

I velites erano una classe di fanteria leggera dell’esercito romano, tipica del periodo medio repubblicano ed erano solitamente le truppe che aprivano le battaglie.

L’origine dei Velites

I velites discendevano da una precedente classe di fanteria leggera chiamata “Leves“che risale alla legione Camillana del V secolo avanti Cristo. Si trattava dei soldati più poveri e più giovani della legione.

Erano armati con un certo numero di giavellotti, ma portavano anche una lancia, ed erano posizionati solitamente vicino ad altre unità più pesanti come quelle degli Hastati.

Dopo il periodo delle “leves”, i “Velites” furono impiegati per la prima volta durante l’assedio di Capua nel 211 avanti Cristo: erano cittadini che normalmente sarebbero stati troppo poveri per accorparsi alle unità degli Hastati, ma furono comunque impiegati sul campo di battaglia per carenza di effettivi.

Vennero addestrati a cavalcare con gli equites e a saltare giù da cavallo ad un dato segnale, per lanciare giavellotti contro il nemico. Dopo questo assedio furono adottati stabilmente nelle legioni come forza di fanteria leggera e irregolare, per tendere imboscate e molestare il nemico con i loro giavellotti prima che la battaglia iniziasse.

Equipaggiamento dei velites

Dal momento che i veliti erano i soldati più giovani e di solito i più poveri, appartenendo ad una classe di cittadini che non guadagnava più di 2500 denari all’anno, avevano un’equipaggiamento piuttosto scarno.

Erano armati con dei giavellotti leggeri (il Verutum) costituiti da un’asta di legno di 90 cm, dal diametro di un dito e una punta metallica di 25 cm. Questi giavellotti erano progettati per piegarsi all’impatto per evitare che il nemico potesse raccoglierli e rilanciarli a sua volta, utilizzando una funzione simile a quella dei pila in dotazione agli altri legionari.

Tito Livio ci dice che ognuno di loro portava 7 giavellotti, mentre il satirico romano Lucillo ci riporta il numero di 5, il che suggerisce che la quantità probabilmente cambiò nel corso dei secoli.

I velites portavano anche dei gladi, delle spade corte di 74 cm, che rappresentavano un’ arma di riserva da utilizzare solamente nel caso in cui il combattimento si fosse trasformato in una mischia.

Erano dotati di un piccolo scudo di legno rotondo (Parma) con un diametro massimo di 90 cm. Non avevano un armatura particolare. Ma in compenso portavano spesso dei copricapi realizzati con pelle di lupo: serviva a farsi vedere sia dai propri legionari, di modo che potessero riconoscere il loro valore in battaglia, sia dagli avversari.

Organizzazione e impiego dei Velites

Nella legione i velites non costituivano un corpo autonomo, ma erano costantemente vicini a ciascun manipolo di Hastati, Principes e Triarii. Venivano solitamente posizionati nella parte anteriore della legione, nelle primissime file, per molestare il nemico con i loro lanci di frecce e giavellotti e per impedire alle truppe avversarie di schierarsi efficacemente sul campo di battaglia.

Oltre a questo, potevano eseguire degli attacchi di mischia in formazione sciolta. Dopo il loro impiego, i velites si ritiravano velocemente attraverso le truppe dei loro commilitoni e andavano a posizionarsi nelle retrovie.

I velites ebbero il loro più grande momento di gloria quando furono usati contro gli elefanti dei cartaginesi nella battaglia di Zama, nel 202 avanti Cristo, dove si contesero la vittoria Scipione l’Africano e Annibale.

Con le riforme militari di Gaio Mario nel 107 a.C., progettate per combattere la carenza di manodopera dovuta alle guerre contro Giugurta , le diverse classi di unità furono completamente sciolte. I requisiti di ricchezza ed età furono eliminati. Ora i soldati diventavano dei professionisti, e sarebbero stati tutti dotati di un equipaggiamento standard fornito dallo stato.