Le guerre sannitiche. Romani contro Sanniti

Le guerre sannitiche furono tre conflitti tra la Repubblica romana e i Sanniti, una popolazione che viveva su una parte degli Appennini meridionali, tra il IV e il III secolo a.C. La prima di queste guerre fu il risultato dell’intervento di Roma per salvare la città campana di Capua, che era stata attaccata dai Sanniti.

La seconda guerra fu causata dalla fondazione di una colonia romana a Fregellae, sul fiume Liri, che minacciava il territorio sannita. La terza guerra fu scatenata dall’alleanza dei Sanniti con altri popoli italici, come gli Etruschi, gli Umbri e i Galli Senoni, contro Roma. Queste guerre furono decisive per l’espansione di Roma in Italia e per la sua trasformazione da città-stato a potenza regionale.

Tra le battaglie più importanti di queste guerre ci furono quelle di Monte Gaurio (343 a.C.), Saticula (343 a.C.), Suessula (343 a.C.), Plistica (324 a.C.), le Forche Caudine (321 a.C.), Luceria (320 a.C.), Bovianum (318 a.C.), Sentino (295 a.C.) e Aquilonia (293 a.C.).

Tra i generali romani che si distinsero ci furono Quinto Fabio Massimo Rulliano, Quinto Aulio Cerretano, Marco Valerio Corvo, Publio Decio Mure e Marco Furio Camillo. Tra i capi sanniti ci furono Gavio Ponzio, Statilio Crito e Gaio Ponzio Telesino.

La prima guerra sannitica (343-341 a.C.)

La prima guerra sannitica scoppiò nel 343 a.C., quando i Sanniti attaccarono la città di Capua, alleata di Roma. Secondo lo storico romano Livio, i Campani chiesero aiuto a Roma, che inviò due consoli con due eserciti per soccorrerli. Tuttavia, questa versione è messa in dubbio da alcuni studiosi moderni, che ritengono che Roma fosse interessata a espandersi in Campania e che avesse provocato i Sanniti con la sua presenza militare.

I Romani affrontarono i Sanniti in tre battaglie: a Monte Gaurio, a Saticula e a Suessula. In tutte e tre le occasioni, i Romani ebbero la meglio sui loro avversari, grazie alla loro superiore disciplina e organizzazione. Tra i generali romani che si distinsero ci furono Quinto Fabio Massimo Rulliano e Quinto Aulio Cerretano.

La prima guerra sannitica si concluse nel 341 a.C., con un trattato di pace tra Roma e i Sanniti. I motivi di questa rapida conclusione sono incerti, ma potrebbero essere legati alla rivolta dei Latini contro Roma, che costrinse i Romani a concentrare le loro forze su un altro fronte. Alcuni storici moderni mettono in dubbio anche l’esistenza stessa di questa guerra, ritenendola una ricostruzione artificiale basata su fonti tardive e poco affidabili.

La seconda guerra sannitica (326-304 a.C.)

La seconda guerra sannitica scoppiò nel 326 a.C., quando i Romani fondarono una colonia a Fregellae, sul fiume Liri, che controllava l’accesso alla valle del Volturno e al territorio sannita. I Sanniti reagirono assediando la città di Neapolis (l’odierna Napoli), alleata di Roma. I Romani intervennero per liberare la città e dichiararono guerra ai Sanniti.

I primi anni di guerra furono caratterizzati da una serie di operazioni militari in Campania e nel Sannio, senza risultati decisivi. I Romani riuscirono a conquistare alcune città sannite, come Allifae e Calatia, ma subirono anche delle sconfitte, come quella di Plistica nel 324 a.C.

Nel 322 a.C., i Romani subirono una grave umiliazione alle Forche Caudine, dove due consoli con due eserciti furono circondati dai Sanniti e costretti a passare sotto il giogo (un arco formato da lance) come segno di resa.

Dopo le Forche Caudine, i Romani rifiutarono di riconoscere il trattato imposto dai Sanniti e ripresero le ostilità con rinnovato vigore. Tra il 321 e il 316 a.C., i Romani ottennero diverse vittorie sui Sanniti, tra cui quelle di Luceria (320 a.C.), Saticula (319 a.C.), Bovianum (318 a.C.) e Nuceria Alfaterna (316 a.C.). Inoltre, i Romani rafforzarono il loro controllo sulla Campania con la fondazione di colonie a Cales (334 a.C.) e Suessa Aurunca (313 a.C)

Ecco un articolo sulla terza guerra sannitica, basato sulla fonte di Wikipedia.

La terza guerra sannitica (298-290 a.C.)

La terza guerra sannitica fu l’ultimo tentativo dei Sanniti di resistere alla dominazione romana in Italia. Essa scoppiò nel 298 a.C., quando i Sanniti si allearono con altri popoli italici, come gli Etruschi, gli Umbri e i Galli Senoni, contro Roma. Questa coalizione fu motivata dal desiderio di contrastare l’egemonia romana in Italia e di difendere la propria indipendenza.

La guerra ebbe inizio quando i Lucani, una popolazione che viveva nell’Italia meridionale, chiesero aiuto a Roma contro un attacco dei Sanniti. Roma intervenne e dichiarò guerra ai Sanniti. Contemporaneamente, Roma dovette affrontare anche una guerra con gli Etruschi, che erano entrati in conflitto con i Piceni, alleati di Roma. La situazione era quindi complessa per i Romani, che dovettero combattere su due fronti.

Tra il 297 e il 290 a.C., la guerra si svolse su diversi fronti: in Etruria, in Umbria, nel Piceno, nel Sannio e nell’Apulia. I Romani dovettero affrontare una situazione difficile, ma riuscirono a ottenere dei successi grazie alla loro superiorità numerica e organizzativa. Tra le battaglie più importanti di questo periodo ci furono quelle di Sentino (295 a.C.), dove i Romani sconfissero la coalizione etrusco-umbro-gallica, e di Aquilonia (293 a.C.), dove i Romani inflissero una dura sconfitta ai Sanniti.

La battaglia di Sentino fu il momento decisivo della guerra. Essa si svolse nel 295 a.C., presso l’omonima località dell’Umbria. I Romani schierarono due eserciti comandati dai consoli Publio Decio Mure e Quinto Fabio Massimo Rulliano. I loro avversari erano i Sanniti guidati da Gaio Ponzio Telesino, gli Etruschi guidati da Gneo Fulvio Massimo Centumalo, gli Umbri e i Galli Senoni.

La battaglia fu molto combattuta e vide l’eroico sacrificio del console Decio Mure, che si offrì in devotio agli dei per assicurare la vittoria ai Romani. Dopo ore di lotta, i Romani riuscirono a rompere le linee nemiche e a metterle in fuga. I nemici persero circa 25.000 uomini tra morti e prigionieri, mentre i Romani ne persero circa 8.000.

La battaglia di Aquilonia fu l’ultima grande battaglia della guerra. Essa si svolse nel 293 a.C., presso l’omonima città del Sannio. I Romani schierarono due eserciti comandati dai consoli Lucio Papirio Cursore e Spurio Carvilio Massimo. I loro avversari erano i Sanniti guidati da Statilio Crito.

La battaglia fu breve ma sanguinosa. I Romani attaccarono con forza le linee sannite e le travolsero. I Sanniti persero circa 20.000 uomini tra morti e prigionieri, mentre i Romani ne persero circa 1.200.

Le conseguenze

La terza guerra sannitica si concluse nel 290 a.C., con la resa dei Sanniti ai Romani. Questa guerra segnò la fine della resistenza dei Sanniti e la loro sottomissione a Roma. I Romani ottennero il controllo di gran parte dell’Italia centrale e meridionale, estendendo la loro influenza fino al mare Adriatico e al mare Ionio. I Romani consolidarono il loro dominio con la fondazione di colonie come Venusia (291 a.C.) e Hadria (289 a.C.).

Questa guerra fu anche importante per la formazione dell’esercito romano, che adottò alcune innovazioni tattiche e organizzative dai Sanniti, come la formazione manipolare, lo scudo ellittico e il giavellotto. Inoltre, questa guerra vide l’emergere di alcuni grandi condottieri romani, come Fabio Massimo Rulliano e Decio Mure.

Questa guerra fu anche l’ultima delle guerre sannitiche, che avevano visto Roma e i Sanniti contendersi per oltre cinquant’anni il predominio sull’Italia centrale e meridionale. Queste guerre furono decisive per la storia di Roma e dell’Italia antica, poiché determinarono l’affermazione di Roma come potenza regionale e la sua trasformazione da città-stato a repubblica imperiale.

Fonti

  • Tito Livio, Ab Urbe Condita, libri VII-X
  • Dionigi di Alicarnasso, Antichità Romane, libri XIV-XVIII
  • Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, libri XIX-XXI
  • Polibio, Storie, libri II-III
  • Appiano di Alessandria, Storia Romana, libro I
  • Plutarco, Vite Parallele, vita di Fabio Massimo e vita di Decio Mure
  • Floro, Epitome de Tito Livio Bellorum Omnium Annorum DCC Libri Duo, libro I
  • Eutropio, Breviarium ab Urbe Condita, libro II