La Guerra di Chioggia: Genova contro Venezia

La guerra di Chioggia (1378 e il 1381) si è tenuta tra la Repubblica di Genova e la Repubblica di Venezia nella seconda metà del 1300. Le due Repubbliche Marinare si affrontarono militarmente per contendersi il dominio dei traffici commerciali in Oriente, soprattutto nella zona del Levante.

Dopo la conquista genovese dell’isola di Cipro (1378), e una prima vittoria veneziana al largo di Capo d’Anzio, i genovesi vinsero la battaglia di Pola (1379), assediando Venezia fino nella sua Laguna. I veneziani, dopo alcuni mesi di assedio, riconquistarono interamente il territorio della laguna, scacciando la flotta genovese, vincendo la guerra. La guerra di Chioggia si concluse con la pace di Torino dell’8 agosto 1381.

La sconfitta genovese nella guerra di Chioggia segnò il declino della supremazia della Repubblica di Genova nei commerci orientali, mentre la Repubblica di Venezia continuò ad essere la più potente Repubblica marinara nei secoli successivi.

Casus Belli: lo scoppio della guerra di Chioggia

Nella seconda metà del Trecento, Genova e Venezia erano le due Repubbliche Marinare più potenti d’Europa e si contendevano ormai da decenni la supremazia nei commerci in Oriente, precisamente nella zona del Levante. La lotta si concentrò specialmente sul possesso dell’isola di Tenedo, che era in una posizione strategica per i commerci.

Inoltre, entrambe le repubbliche cercavano di influire sull’elezione dell’imperatore di Costantinopoli, in particolare Venezia appoggiava Giovanni V Paleologo, e Genova suo figlio, Andronico IV.

Nel 1369, il Re dell’isola di Cipro, Pietro I di Lusignano, morì per una congiura. Durante il banchetto per l’elezione del suo successore, Pietro II, il Console di Genova, Paganino Doria, e il Bailo Veneziano, Marino Malipiero, vennero alle mani. La rissa si trasformò in una strage, dove Veneziani e ciprioti alleati uccisero tutti i mercanti Genovesi sull’isola.

Genova organizzò allora una spedizione militare con 14 mila soldati e 42 galee da guerra che assediò Famagosta, la capitale di Cipro. I veneziani, impegnati in una guerra contro il signore di Padova, Francesco da Carrara, non poterono intervenire. Alla fine Genova conquistò Cipro, imponendo il pagamento di 2 milioni di Fiorini d’oro e 40.000 Fiorini annui come indennizzo.

Di lì a poco, Genova aiutò l’elezione di Andronico IV sul trono di Costantinopoli, scacciando il padre Giovanni V Paleologo, in cambio della cessione dell’isola di Tenedo. Ma il deposto imperatore, appoggiato da Venezia e dal sultano turco Murad, riconquistò la sua posizione. Alla fine, le tensioni divennero inconciliabili e Venezia dichiarò guerra a Genova.

La guerra di Chioggia: la battaglia di Capo d’Anzio

Il primo scontro si tenne il 30 maggio del 1378 a Capo d’Anzio, presso le foci del fiume Tevere. Il “Capitano da Mar” veneziano Vettor Pisani, con 14 galee, attaccò a sorpresa il comandante genovese Luigi del Fiesco. che guidava 16 galee. I veneziani vinsero la battaglia. Dopodiché, le loro navi da guerra si mossero all’assedio di Cipro per scacciare tutti i Genovesi presenti sull’isola.

La Repubblica di Genova inviò allora una flotta guidata dall’ammiraglio Luciano Doria direttamente nel mare Adriatico contro Venezia. Genova si alleò anche con i nemici storici dei veneziani, tra cui gli ungheresi e Francesco da Carrara.

Vettor Pisani, saputo che la sua madrepatria si trovava in pericolo, si mosse immediatamente contro l’avversario. Devastò le colonie Genovesi di Focea, Chio e Mitilene, e puntò dritto verso la laguna di Venezia.

Le flotte Veneziani e Genovesi si trovarono presso Pola, odierna Croazia, dove avvenne il fulcro dei combattimenti.

La guerra di Chioggia: la battaglia di Pola

Nella battaglia di Pola, svolta fondamentale nella guerra di Chioggia, l’ammiraglio genovese Luciano Doria si presentò con 18 galee per sfidare l’avversario Veneziano. Vettor Pisani, in realtà, non aveva intenzione di combattere, consapevole di avere un numero di navi inferiori. Ma i suoi luogotenenti e consiglieri militari erano sicuri di vincere e lo convinsero ad accettare la battaglia navale.

Durante gli scontri, i veneziani riuscirono dapprima ad uccidere Luciano Doria: ma la flotta genovese, privata del suo comandante, non si perse d’animo ed eseguì un contrattacco. La flotta Veneziana venne completamente sbaragliata. I veneziani contarono 700 morti, 2400 prigionieri e 15 galee conquistate. I soldati Genovesi, nonostante la resa del nemico, trucidarono altri 800 marinai Veneziani.

Un dipinto del ‘500 ispirato alla guerra di Chioggia

Venuta a sapere della vittoria, la Repubblica di Genova inviò un altro comandante, Pietro Doria, con altre 47 galee da guerra per assediare direttamente la capitale nemica. Dopo aver devastato le colonie veneziane di Grado e di Caorle, la flotta genovese si diresse direttamente contro Venezia per un assedio. Venezia si preparò a difendersi, ed inviò immediatamente dei messaggi per chiamare in soccorso Carlo Zeno, comandante della flotta Veneziana in Oriente.

La guerra di Chioggia: l’assedio genovese alla laguna di Venezia

I Genovesi assediarono la laguna di Venezia. Pietro Doria attaccò la zona di Chioggia minore, oggi nota come Chioggia Sottomarina, per procedere poi all’attacco di Chioggia Maggiore, difesa dal Podestà Pietro Emo, che resistette stoicamente con 3000 soldati, ma che dovette in breve arrendersi.

Conquistata Chioggia Maggiore, i genovesi attaccarono anche l’isola di Pellestrina, che garantiva di fatto l’accesso alla zona meridionale della laguna di Venezia.

Messa alle strette, Venezia si decise a trattare. Tre ambasciatori Veneziani si presentarono di fronte a Pietro Doria, offrendogli un foglio bianco, e chiedendo di scrivere qualsiasi condizioni di pace avesse voluto, a patto di non distruggere la città e di risparmiare la vita ai suoi abitanti.

Ma Pietro Doria inflisse ai veneziani la massima umiliazione: egli rispose che “sarebbe stato soddisfatto solamente quando avrebbe imbrigliato i cavalli di bronzo della Basilica di San Marco”. Così, i veneziani interruppero le trattative e si decisero per la resistenza ad oltranza.

La guerra di Chioggia: la riscossa dei veneziani

Venezia mobilitò tutte le sue forze: venne richiamato Vettor Pisani, precedentemente incarcerato perché ritenuto responsabile della sconfitta di Pola.

Egli venne accompagnato da un altro ammiraglio, Jacopo Cavalli . Vennero assemblate in poco tempo 40 galee da guerra, oltre ad una disposizione di artiglieria che abbracciava tutta la laguna veneta. Tutti gli abitanti di Venezia, compresi i frati e i religiosi , presero le armi. Tutti i canali vennero sbarrati e gli accessi alle città presidiati dall’esercito.

Iniziò allora una nuova fase della guerra di Chioggia. Il contrattacco Veneziano fu estremamente efficace. In particolare, gli ammiragli Veneziani ebbero l’idea di riempire alcune navi con dei massi per farle affondare ed intrappolare le navi Genovesi, che vennero circondate.

Gli scontri proseguivano imperterriti fino a quando il primo gennaio del 1380, l’ammiraglio veneziano Carlo Zeno si presentò di fronte alla laguna di Venezia con 18 galee a rinforzo. Gli scontri si fecero ancora più duri, mentre i Genovesi erano assediati ovunque. Durante la guerra, i veneziani fecero un ottimo uso della polvere da sparo, fino a che l’ammiraglio genovese Pietro Doria morì colpito da una palla di cannone.

Il suo sostituto, Napoleone Grimaldi, non fu capace di resistere agli attacchi di Vettor Pisani. Carlo Zeno diede inoltre ordine ai suoi 6000 uomini di sbarcare e di combattere appiedati. Al termine degli scontri, 10mila marinai Genovesi furono sconfitti.

Genova inviò due generali a rinforzo: Gaspare Spinola e Matteo Maruffo partirono con 39 navi da guerra, che avevano il compito di spezzare l’assedio nei confronti dei Genovesi intrappolati. Ma la flotta Veneta fu in grado di neutralizzare tutti i rinforzi nemici. Gli ammiragli Genovesi proposero più volte ai veneziani dei combattimenti in mare aperto, ma i Veneziani si rifiutarono, per non perdere il terreno che avevano conquistato tramite azioni di guerriglia.

Dopo un ultimo tentativo di fuga da parte dei Genovesi intrappolati, che cercarono di scappare a bordo di zattere improvvisate, gli sconfitti chiesero la resa. Venezia, memore dell’umiliazione subita, rifiutò categoricamente.

Alla fine, i veneziani ripresero il controllo dell’isola di Pellestrina e Carlo Zeno catturò 4200 marinai genovesi e 19 galee nemiche.

Venezia festeggiò la liberazione e la vittoria sui Genovesi: il doge Contarini, accompagnato da Vettor Pisani, sfilò per tutta la città, mentre venivano trascinate a rimorchio le navi da guerra Genovesi al contrario, affinché le insegne militari fossero sott’acqua, massima offesa nel mondo della Marina Militare del tempo.

Dalla guerra di Chioggia alla pace di Torino

Venezia aveva vinto la guerra di Chioggia, ma entrambe le repubbliche erano esauste.

Dopo alcuni falliti tentativi di trattative, Amedeo VI di Savoia convocò i principali regnanti del tempo per porre fine alla guerra. Veneziani, Genovesi, Ungheresi, Carraresi e Visconti parteciparono all’iniziativa.

Si giunse così alla pace di Torino dell’8 agosto 1381. Venezia, che nonostante la vittoria aveva una vasta serie di nemici, dovette fare alcune concessioni territoriali per ottenere la pace. Venezia concesse la Dalmazia al Re di Ungheria, la città di Treviso al Duca d’Austria e l’isola di Tenedo ad Amedeo di Savoia.

Ai veneziani e ai genovesi venne proibito per due anni di frequentare con le loro navi da guerra o commerciali la zona attorno a Costantinopoli. Infine, venne riconfermato sul trono di Costantinopoli Giovanni V Paleologo.

Le conseguenze della guerra di Chioggia

La guerra di Chioggia aveva fiaccato le finanze di Genova e di Venezia. Tuttavia, Venezia riuscì a mantenere quasi intatti tutti i suoi interessi commerciali nel Mediterraneo e in Oriente. La Repubblica veneta dominò ancora per diversi secoli, e il suo potere venne avviato al declino solo dalla scoperta delle Americhe, che modificò le rotte commerciali mondiali, e dall’invasione delle truppe francesi di Napoleone, nell’Ottocento.

Genova, invece, conobbe immediatamente un declino nella sua supremazia navale nel Mediterraneo orientale, e modificò la propria politica puntando tutto sulla finanza e sulla costituzione di grandi gruppi bancari, che arrivarono a finanziare interi stati europei.