Giulio Cesare Germanico è uno dei nomi più amati dagli appassionati di storia romana: grandissimo generale, è noto per aver vendicato la sconfitta di Teutoburgo, punendo gli uomini del ribelle Arminio, e aver ristabilito l’onore dei romani nei territori germanici.
Mappa dell’Impero romano alla massima espansione
La sua spedizione in Germania era sul punto di riconquistare l’intera provincia, quando l’imperatore Tiberio, per una serie di considerazioni militari e politiche, gli ordinò di sospendere le operazioni. La sua carriera proseguì in Oriente, dove perse la vita improvvisamente e in circostanze misteriose.
La giovinezza di Giulio Cesare Germanico
Giulio Cesare Germanico nacque nel 15 a.C da Nerone Claudio Druso, il figlio della moglie di Augusto, Livia, e da Antonia minore, la figlia della sorella di Augusto, Ottavia.
Già il padre aveva ottenuto delle consistenti vittorie militari in Germania e il soprannome del ragazzo, “ Germanico”, gli venne assegnato proprio per onorare i risultati militari del genitore.
La carriera di Germanico proseguì rapidamente: facendo parte della famiglia imperiale aveva un evidente vantaggio politico, e già all’età di vent’anni, nel 7 d.C, si candidò e ottenne la carica di questore. Divenne poi console nel 12 d.C, e si dimostrò da subito uno dei personaggi più promettenti della famiglia di Augusto.
La sua giovinezza fu segnata da due episodi molto gravi: il primo fu l’improvvisa morte del padre, che dopo aver sottomesso le tribù germaniche fino a toccare il fiume Elba, cadde rovinosamente da cavallo, rompendosi un femore e perdendo la vita in pochi giorni.
Il secondo fu la disastrosa sconfitta di Teutoburgo, quando il generale Publio Quintilio Varo, tradito dal capo della tribù alleata dei Cherusci, Arminio, venne attirato in una imboscata: in tre giorni, tre intere legioni romane andarono completamente distrutte e il dominio di Roma nella neocostituita provincia di Germania compromesso per sempre.
La disfatta di Teutoburgo aveva gettato Augusto nella disperazione: il suo prestigio politico era fortemente influenzato dalle conquiste in Germania, e anche le risorse finanziarie della famiglia Imperiale risentivano in maniera importante delle conquiste in quel territorio.
Augusto aveva ordinato un reclutamento obbligatorio di quanti più uomini possibili, per scongiurare una coalizione germanica contro Roma e per recuperare il terreno perso.
Alla guida di questo esercito, raccolto nel più breve tempo possibile, vennero assegnati due generali: il primo era il giovane Tiberio, che diventerà imperatore, e il secondo fu proprio Germanico, che raggiunse il luogo per emulare le gesta del padre.
L’esercito aveva bisogno di denaro: così venne avviata la riscossione di tributi presso le ricche città della Gallia del nord, mentre gli uomini si preparavano alla spedizione.
Le prime mosse di Germanico in Germania
Dopo la morte di Augusto, occorsa nel 14 d.C, Tiberio venne nominato suo successore e Germanico rimase l’unico generale a condurre le operazioni.
Questa fase non fu affatto facile: i soldati erano stati inviati sul territorio con la forza, non avevano intenzione di combattere e temevano per la loro vita. Germanico cercò di convincerli con grandi discorsi, mostrando addirittura delle false lettere firmate dall’imperatore Tiberio con cui venivano concesse straordinarie donazioni, ma la situazione rimaneva estremamente critica.
Più di una volta Germanico rischiò di essere sopraffatto dal malcontento dei propri uomini, forse fino ad essere ucciso.
Germanico aveva bisogno di una immediata vittoria per sollevare il morale dei propri uomini: per fortuna, alcuni esploratori lo informarono che la vicina popolazione dei Marsi, alleata dei Cherusci, era impegnata in una serie di festeggiamenti.
Gli uomini erano completamente ubriachi, e sarebbero stati per lo più indifesi. Muovendo il suo esercito, silenziosamente, verso il territorio dei Marsi, Germanico diede ordine ai suoi soldati di precipitarsi sul nemico, facendone strage.
Quella facile e subitanea vittoria, con tutto il bottino che ne seguì, aumentò la sua popolarità presso i soldati. Una sorte simile toccò ad un’altra tribù, quella dei Catti, che vennero completamente sottomessi. La campagna militare iniziava così sotto i migliori auspici, e i soldati avevano sviluppato finalmente fiducia nel loro generale.
La campagna militare nel profondo della Germania
Nonostante questi primi ed evidenti successi, Germanico sapeva che non avrebbe sempre incontrato tribù ubriache, ed era necessario sviluppare una strategia efficace.
I principali accampamenti dei romani in quel territorio erano a quell’epoca Mogontiacum e Castra Vetera, che rappresentarono i punti di partenza per tutte le successive incursioni.
La strategia di Germanico si basava sulla divisione dell’esercito in più colonne indipendenti, che avrebbero percorso il territorio contemporaneamente per attaccare il nemico in maniera inaspettata, ma anche per darsi manforte l’una con l’altra in caso di pericolo.
L’esercito di Germanico si divise in tre: una colonna guidata da lui in prima persona, la seconda dal suo comandante in seconda, il generale Aulo Cecina Severo, e la terza guidata da Silio.
In questo modo, Germanico fu in grado di penetrare nel territorio con grande rapidità fino a raggiungere la tribù dei Cauci, che si arrese quasi senza combattere.
Nel bel mezzo della spedizione, Germanico riuscì finalmente a ritornare sui luoghi di Teutoburgo.
Fu un momento di grande emozione per l’esercito: i Germani avevano lasciato deliberatamente i corpi dei romani insepolti, ad imperitura memoria del loro successo e come trofeo di guerra.
I legionari, tra la commozione generale, ricomposero e seppellirono con grande rispetto i resti dei loro commilitoni, caduti diversi anni prima, e furono in grado di recuperare persino due delle tre insegne militari che erano state rubate durante l’imboscata.
A questo punto, Germanico cercò di individuare Arminio e i suoi uomini per compiere la sua vendetta: gli esploratori segnalarono la presenza del principe dei Cherusci in una zona non molto lontana, e Germanico mandò la sua cavalleria per coglierlo di sorpresa. Ma Arminio, con una manovra a tenaglia, mise immediatamente i cavalieri romani in crisi, costringendoli a ritirarsi precipitosamente.
La stagione adatta per i combattimenti volgeva al termine, e Germanico fu costretto a rimandare le operazioni, ritornando con i soldati presso gli accampamenti di Castra Vetera. Sul territorio, rimaneva però la colonna guidata da Cecina, che fu presa da un’imboscata.
I Germani misero in grave difficoltà l’esercito di Cecina, il quale fu costretto ad affrontare dei momenti drammatici e per poco non fece la stessa fine di Varo. Per fortuna, Cecina era un generale con trent’anni di esperienza: riuscì a mantenere il controllo sui propri uomini, anche con atti eroici, come quello di sdraiarsi sulla porta dell’accampamento per impedire agli uomini di scappare, e riuscì, seppur faticosamente, a disimpegnarsi, ritornando agli accampamenti.
Verso lo scontro con Arminio
Germanico capì che le sue spedizioni ottenevano dei buoni successi, ma non erano sufficienti per riprendere il controllo del territorio. Inoltre i rischi, come quello affrontato da Cecina , rimanevano enormi.
Confrontando i suoi movimenti con quelli di suo padre Druso, si rese conto che era necessario raggiungere il nord della Germania, e passare attraverso il mare, dove la tribù dei Frisi aveva da tempo stretto accordi con i romani, e sarebbe stata favorevole al passaggio delle legioni.
Seguendo questa nuova strategia, Germanico fece costruire un’enorme flotta costituita da ben mille navi da guerra, che condusse attraverso il Mare del Nord per cogliere le tribù barbare alle spalle.
Sbarcato con successo è addentratosi nel profondo della Germania, ricevette finalmente la notizia che Arminio e i suoi uomini si stavano avvicinando per un battaglia risolutiva.
Le battaglie Idistaviso e del Vallo Angrivariano
Il primo vero confronto di Germanico contro Arminio si svolse in una zona nota come Idistaviso. La battaglia fu particolarmente complessa: dapprima Germanico riuscì a varcare il fiume Weser, e a posizionare i suoi uomini all’interno di un accampamento protetto. Grazie ad una efficace attività di intelligence, venne a sapere per tempo che i Germani avrebbero condotto un attacco notturno: così gli uomini, anzichè prepararsi per dormire, sia appostarono adeguatamente preparati dietro le palizzate, e furono in grado di resistere all’attacco.
Il giorno dopo, finalmente, gli uomini di Germanico affrontarono sul campo quelli di Arminio.
L’attenta disposizione dei legionari permise di avere la meglio sulla carica dei Germani. Anche le famigerate incursioni dei guerrieri di Arminio, che sbucavano improvvisamente dalle foreste, erano state previste, e l’esercito romano riuscì ad ottenere la vittoria. Arminio venne quasi ucciso, ma riuscì a scampare per un pelo, probabilmente coprendosi il volto per non farsi riconoscere.
La colonna romana, disimpegnata dal primo combattimento, si mosse verso nord, ma il passo venne sbarrato da un vallo che era stato costruito dalla tribù degli Angrivari.
Gli avversari iniziarono a bersagliare i legionari con ogni sorta di frecce e di giavellotti, e i legionari vennero messi effettivamente in difficoltà. Ma Germanico fece arretrare i suoi uomini, in modo tale che uscissero dalla gittata delle armi nemiche, e utilizzando efficaci attrezzi di artiglieria riuscì a condurre un contrattacco.
La vittoria romana fu totale: 50.000 Germani persero la vita in quella che fu, in tutto e per tutto, la rivincita di Roma su Teutoburgo .
La scelta di Tiberio e il ritiro delle truppe
Germanico aveva ottenuto delle vittorie particolarmente importanti, e le resistenze dei germani erano quasi completamente fiaccate. Arminio era sfuggito miracolosamente alla cattura, ma i suoi uomini non rappresentavano più un pericolo. Diverse tribù avevano inviato messaggeri di pace a Roma, riconfermando la loro fedeltà.
La campagna militare di Germanico, probabilmente, avrebbe ricondotto l’intero territorio sotto il definitivo potere di Roma, o comunque, avrebbe consentito di riprendere quel processo di romanizzazione che Teutoburgo aveva interrotto.
Ma qui entrarono in gioco le considerazioni dell’imperatore Tiberio: il processo di romanizzazione della Germania era stato compromesso, e farlo ripartire sarebbe stato estremamente costoso. Inoltre, la sicurezza del confine sul Reno si poteva ottenere con una lungimirante disposizione dell’esercito, e con un gioco di alleanze e di protettorati con le tribù confinanti.
Inoltre, Germanico era alla testa di decine di migliaia di uomini che lo veneravano come un generale invincibile: poteva rappresentare un pericolo per il potere Imperiale.
Per tutti questi motivi, Tiberio scelte di richiamare Germanico a Roma, tributandogli il trionfo, ma posizionando definitivamente il confine romano sul fiume Reno, interrompendo, questa volta per sempre, la romanizzazione della Germania fino al fiume Elba.
Fu in questa occasione che Germanico ebbe la sua principale occasione di sfidare il potere di Tiberio e di sostituirsi a lui. Sua moglie, Agrippina, premeva fortemente per questa soluzione, ma dopo una profonda valutazione, Germanico scelse di non mettere in discussione l’autorità Imperiale e di accettare l’ordine di Tiberio.
Il trionfo per Germanico ebbe un sapore dolce-amaro: da un lato la reputazione dei romani era stata pienamente ristabilita, e soprattutto era stata scongiurata una pericolosissima coalizione germanica. Ma rimase sempre il rimpianto di non aver completato una spedizione militare che avrebbe esteso il dominio romano su quasi tutto il mondo conosciuto.
La missione in Oriente
All’indomani dei festeggiamenti, Tiberio conferì a Germanico un’autorità suprema su tutti i territori che si trovavano ad Est del mare Adriatico: si trattava di un potere che non era mai stato concesso a nessun governatore prima di lui, ed era un atto propedeutico ad una nuova missione, stavolta in Oriente.
Le province romane orientali si trovavano in una situazione di instabilità, e Tiberio pensò di inviare Germanico sia per risolvere la situazione, ma anche per allontanare un possibile pretendente al trono da Roma.
Germanico raggiunse la nuova base militare romana, posizionata presso la città di Antiochia, in Siria, per prendere il comando delle operazioni.
Il problema principale di Germanico, stavolta, non fu di natura militare. Il suo vero avversario era Gneo Calpurnio Pisone, un altro governatore, nominato sempre da Tiberio, che entrò quasi subito in contrasto con lui.
Sia Germanico che Pisone pensavano che l’uno violasse la giurisdizione dell’altro, e molto spesso le loro azioni non si conciliavano.
Germanico, nonostante le intromissioni di Pisone, organizzò un incontro con il re alleato di Armenia, Artassia, e concordò con lui l’insediamento di un governatore filoromano nella zona.
Dopo ciò, Germanico concentrò le sue forze sull’Egitto. Nella provincia egizia erano state segnalate delle carestie, la popolazione era vicina alla ribellione ed era necessario intervenire immediatamente. Giunto sul luogo, Germanico pensò di risolvere i problemi abbassando il prezzo del grano, e costruendo dei nuovi depositi per un miglior rifornimento della regione.
Il piano funzionò, ma l’azione di Germanico non piacque a Tiberio. Egli aveva deciso di sua iniziativa di modificare il prezzo del grano in una provincia strategicamente rilevante come quella egizia, senza avvisare l’imperatore, il che aveva messo in ombra Tiberio: questo costò a Germanico una severa reprimenda.
Quando Germanico ritornò in Siria, ebbe un’amara sorpresa: Pisone aveva annullato tutti i suoi provvedimenti. La convivenza tra lui e Pisone non era più possibile: le relazioni fra i due divennero pessime.
In questa circostanza, Pisone decise di abbandonare il comando, rimettendosi alle decisioni di Tiberio.
La morte di Germanico
Mentre era preoccupato per la situazione orientale, e in pieno contrasto con Pisone, Germanico, improvvisamente, si ammalò.
La febbre si impossessò di lui, e Germanico, in poche settimane, morì ad Antiochia, il 10 ottobre del 19 d.C. Alcune fonti antiche suggeriscono che sul suo corpo vi fossero delle tracce di veleno, probabilmente somministrato da emissari di Pisone, forse dietro ordine di Tiberio, che era eccessivamente preoccupato per la reputazione di Germanico.
La moglie di Germanico, Agrippina, fu la principale sostenitrice dell’esistenza del complotto per togliere la vita al marito: tornata a Roma, cercò per anni di denunciare l’accaduto e di convincere il popolo che il marito era stato ucciso, mettendosi in aperto contrasto con Tiberio.
Le prove della colpevolezza di Tiberio e di Pisone non vennero mai trovate, ma ormai da secoli grava il sospetto che la morte di Germanico sia stata un atto politico deciso dall’imperatore.
Comunque, le grandi vittorie di Germanico, l’aver vendicato l’onta di Teutoburgo, l’aver sottomesso le tribù germaniche, nonché la sua morte avvenuta in circostanze misteriose, resero questo straordinario generale e la sua memoria leggendarie.
Nella mente e nel cuore dei romani, il nome di Germanico rimase sempre carissimo e la sua influenza nella storia non può passare inosservata: oltre alle sue vittorie di natura militare, Germanico fu anche determinante per la successione Imperiale: suo figlio sarà infatti il futuro imperatore Caligola.