A parole tutti quanti vogliono superare l’uso del carbone ma nei fatti le cose stanno in modo molto diverso.
Le richieste e i prezzi sono in rialzo continuo e sono arrivati a battere record su record.
I grandi gruppi estrattivi e di commercio del carbone stanno facendo ultimamente affari d’oro. La più grande di tutte, Glencore, estrarrà nel 2021 ben 125 milioni di tonnellate di carbone.
Glencore, unica multinazionale mineraria che promette la neutralità climatica nel 2050, si impegna a tagliare entro il 2035 le emissioni di CO2 del 50% e a ridurle del 15% già entro il 2026.
Altre aziende che lavorano con miniere di carbone termico utilizzano ancora uno degli impianti estrattivi tra i più grandi del mondo, più una rete ferroviaria dedicata, e questo è nel nordest della Colombia. Ma anche il Sudafrica ovviamente non vuole essere da meno con quantità estrattive impressionanti.
Il carbone, responsabile di quasi un terzo delle emissioni globali di CO2, è in forte richiesta. E non solo in Cina. Negli Usa, investiti da un’ondata di caldo torrido, questo mese i consumi nelle centrali elettriche superano i volumi non solo del 2020 ma anche del 2019, tanto che il carbone si è riguadagnato una quota del 24% nel mix energetico americano.
La Germania, tra i Paesi europei è quella che richiede sempre più carbone e nell’ultimo trimestre l’uso globale tedesco è cresciuto del 35% rispetto ad un anno fa.
A che gioco giochiamo
E’ evidente che nessuno ha veramente voglia di smettere di utilizzare questo tipo di energia sporca. Né chi la produce, sulle spalle dei lavoratori che ogni giorno scendono nelle miniere, né gli Stati che parlano in continuazione di buoni propositi ma alla fine tornano sempre all’ovile.
D’altronde bisogna sempre guardare ad un dato: i soldi.
125 dollari per tonnellata fanno gola e sempre di più si cerca con artifici tecnici di “compensare” le emissioni dannose, come se il Mondo fosse un grande registro contabile dove basta pagare per mettere a tacere il clima.
Purtroppo la natura non capisce la partita doppia e nemmeno sa apprezzare il denaro al posto dell’aria pulita. Nelle grandi teorie degli accordi internazionali bisogna poi arrivare a dei dati di fatto, che al momento non esistono. Il carbone c’è e non molla la presa.