La storia di Incitatus, il cavallo prediletto dell’imperatore romano Caligola che sarebbe stato nominato console, rappresenta uno dei più duraturi e potenti simboli dell’eccesso politico e dell’inadeguatezza del potere.
Questo racconto, tramandato attraverso i secoli, ha trasceso la sua origine storica per diventare una metafora universale utilizzata per criticare leader politici incompetenti o per denunciare il degrado delle istituzioni democratiche.
Ma un’analisi attenta delle fonti antiche rivela una realtà più complessa, dove il confine tra fatto storico e propaganda politica si fa sottile.
Il cavallo di Caligola è davvero nelle fonti antiche?
Le testimonianze storiche su Incitato e sulla presunta nomina a senatore provengono principalmente da due fonti antiche: Svetonio e Cassio Dione i quali scrivono entrambi decenni dopo la morte di Caligola, avvenuta nel 41 d.C.
Svetonio, nella sua opera “Vite dei Dodici Cesari”, redatta intorno al 121 d.C., fornisce la descrizione più dettagliata dei lussi riservati al cavallo imperiale. Secondo lo storico romano, Incitato disponeva di una stalla di marmo, una mangiatoia d’avorio, coperte di porpora e un collare di pietre preziose.
La frase più significativa di Svetonio riguardo alla presunta nomina a console è formulata con particolare cautela:
“…consulatum quoque traditur destinasse”
“si tramanda anche che lo abbia destinato al consolato”
La sintassi della frase è cruciale per comprendere la natura dell’informazione. Svetonio utilizza infatti il verbo “traditur” (si tramanda), indicando che anche lui stesso considerava questa informazione come voce di seconda mano o pettegolezzo.
L’uso di tale terminologia suggerisce che già nell’antichità esistevano dubbi sulla veridicità della storia, ponendo la narrazione più nel regno della diceria politica che del fatto documentato.
Cassio Dione, che scrive invece tra il 165 e il 235 d.C., offre una versione leggermente diversa, affermando che Caligola “promise di nominare Incitato console” e aggiungendo che “certamente lo avrebbe fatto, se fosse vissuto più a lungo”.
Interessante è anche il dettaglio fornito da Dione circa l’alimentazione dell’animale: Incitatus veniva nutrito con avena mescolata a scaglie d’oro, un particolare che conferma l’estrema stravaganza attribuita all’imperatore.
L’analisi filologica sulle fonti
L’accuratezza storica di queste testimonianze è oggetto di dibattito tra gli studiosi moderni. Gli storici contemporanei, come Anthony A. Barrett, suggeriscono che Svetonio e Cassio Dione potrebbero essere stati influenzati dalla situazione politica del loro tempo, quando poteva essere utile agli imperatori di quegli anni screditare i predecessori della dinastia Giulio-Claudia.
La natura sensazionalistica della storia aggiungeva inoltre interesse alle loro narrazioni e attirava più lettori.
Una interpretazione più plausibile, supportata da diversi studiosi, è che il trattamento di Incitatus da parte di Caligola fosse uno scherzo concepito per ridicolizzare e provocare il Senato romano.
Questa lettura inquadra la vicenda non come segno di follia, ma come una forma di satira politica, pensata per dimostrare che persino un cavallo potesse svolgere i doveri di un senatore. Lo storico Aloys Winterling suggerisce che molte delle azioni più eccentriche di Caligola, incluso il trattamento riservato ad Incitatus, fossero ben progettate per insultare e umiliare i senatori e le élite aristocratiche romane.
Il contesto storico supporta questa interpretazione. Sotto l’impero, la carica di console era diventata largamente onorifica, un ufficio che gli imperatori utilizzavano per ricompensare senatori fedeli.
Il fatto che i contemporanei romani trovassero plausibile la storia rivela quanto fosse già degradata la percezione del consolato verso il 40 d.C., quando i termini di servizio erano stati ridotti da un anno a pochi mesi, permettendo addirittura di nominare diversi consoli in un solo anno.
La scelta specifica di un cavallo per questa narrazione non è casuale. Nella cultura romana, i cavalli erano strettamente associati al potere militare e alla nobiltà.
L’inversione di questo simbolismo – dove un animale tradizionalmente associato alla grandezza viene utilizzato per ridicolizzare il potere – crea un contrasto particolarmente efficace. Il cavallo rappresenta simultaneamente la nobiltà (attraverso la sua associazione con la cavalleria e la guerra) e l’assurdità (attraverso la sua inappropriatezza per ruoli politici).
Questa dualità simbolica spiega perché la metafora di Incitatus abbia mantenuto la sua potenza retorica. I vignettisti moderni spesso raffigurano funzionari incompetenti come cavalli in abiti consolari, riferendosi direttamente all’antico scandalo.
La frase “il cavallo di Caligola” è entrata nel lessico politico comune per criticare nomine politiche inappropriate o per evidenziare l’inadeguatezza delle istituzioni.
L’evoluzione del racconto di Incitatus
Ciò che rende la storia di Incitatus particolarmente affascinante è la sua trasformazione da aneddoto storico a potente metafora politica utilizzata attraverso i secoli.
La ripetizione del racconto nel corso del tempo ha gradualmente trasformato una diceria in un fatto ben radicato nella memoria collettiva. Questo processo di mitologizzazione dimostra come le narrazioni storiche possano acquisire vita propria, indipendentemente dalla loro accuratezza fattuale.
Nel mondo contemporaneo, il riferimento a “Caligola e il suo cavallo” è diventato un modo conciso per criticare leader politici che sembrano aver perso il contatto con la realtà o per denunciare il degrado delle istituzioni democratiche.
La metafora è particolarmente potente perché combina elementi di assurdità, eccesso e inversione dell’ordine naturale.
La vicenda di Incitato offre spunti preziosi per comprendere meglio la politica contemporanea. Innanzitutto, mostra come certe narrazioni possano rafforzarsi semplicemente attraverso la ripetizione, anche quando mancano di fondamento.
In secondo luogo, evidenzia il potere dei simboli nel trasmettere critiche politiche complesse in forme semplici e memorabili. La forza della metafora di Incitato sta proprio nella sua capacità di racchiudere, in un’immagine immediata, le preoccupazioni legate all’incompetenza politica e al degrado delle istituzioni.
Infine, questa storia sottolinea quanto sia fondamentale il contesto per interpretare le azioni politiche. Ciò che a prima vista può sembrare pura follia — come la nomina di un cavallo a console — può in realtà celare una protesta o un messaggio politico provocatorio.
L’uso di Incitatus nella politica moderna
Incitatus continua a sopravvivere anche nella politica dei giorni nostri. Negli anni Novanta, la giornalista Julie Burchill racconta di essere stata soprannominata dai colleghi “il cavallo di Caligola” durante la sua esperienza al Sunday Express. Un’etichetta ironica, nata non per i suoi meriti professionali, ma per l’amicizia che la legava all’editore, grazie alla quale ottenne il posto. Una dinamica che richiama in modo diretto la celebre leggenda romana: più che la competenza, è il favore personale a determinare l’ascesa.
Anche le istituzioni non sono immuni da questo tipo di paragoni. La Camera dei Lord inglese, in particolare, è stata più volte accostata a Incitatus. Il motivo? La crescente percezione pubblica di nomine motivate più da logiche politiche che da reale competenza.
Non è passato inosservato neppure il conferimento del titolo di cavaliere a Stanley Johnson, padre di Boris Johnson, ex premier britannico. La stampa ìha subito evocato il fantasma di Caligola, vedendo in quella nomina un atto di nepotismo più che un riconoscimento basato sul merito.
Non ultimo, l’ex leader laburista Jeremy Corbyn è stato a sua volta etichettato da alcuni opinionisti come “il cavallo di Caligola”, in riferimento alla sua salita ai vertici del partito e alle scelte politiche ritenute controverse. Il paragone con l’animale di Caligola voleva sottolineare, in chiave polemica, una rottura con la tradizione e l’inadeguatezza per il ruolo di leader nazionale.
Ma Incitatus non si ferma qui. Il suo nome continua a galoppare tra editoriali, vignette e interventi televisivi, utilizzato come etichetta per qualsiasi figura pubblica considerata inadatta o inserita per convenienza. È una metafora potente e immediata, che condensa in un solo simbolo secoli di dubbi sulla legittimità del potere, sulla meritocrazia tradita e sull’involuzione delle istituzioni democratiche.
A distanza di duemila anni, quel cavallo che forse non fu mai console continua a trottare, impetuoso, nel cuore stesso del discorso politico moderno.
FONTI
- Svetonio, Vite dei Cesari (De Vita Caesarum), “Caligola”, 55.3
- Cassio Dione, Storia Romana, LIX (59), 14