La caduta della monarchia romana. Come avvenne?

La prima forma di governo di Roma fu la monarchia. Tutte le importanti decisioni politiche e militari venivano infatti prese dal Re e dai suoi consiglieri, i Senatori. Ma come terminò la monarchia di Roma? E per quale motivo?

Il governo dell’ultimo Re: Tarquinio il Superbo

La figura centrale di questo periodo storico è costituita da Tarquinio detto il Superbo: figlio di Lucio Tarquinio Prisco, quinto Re del periodo dei sette Re di Roma, era sposato con Tullia minore, la figlia del Re Servio Tullio, attualmente in carica. Intorno al 535 a.C, Tarquinio e sua moglie organizzarono l’omicidio del suocero. Così Tarquinio ottenne il governo di Roma, instaurando un regime di terrore.

In realtà, Tarquinio condusse una serie di campagne militari di grande successo contro i popoli vicini di Roma, tra cui Volsci, Gabii e Rutuli e si impegnò in una serie di lavori pubblici, come il completamento del tempio di Giove Ottimo Massimo. 

Tuttavia il sovrano era impopolare agli occhi della cittadinanza per diversi motivi: aveva lasciato insepolto il corpo del suo predecessore e giustiziato diversi importanti senatori che sospettava fossero rimasti fedeli a Servio Tullio.

Inoltre, continuava a rifiutarsi di consultare il Senato per prendere le principali decisioni politiche, e continuava a giudicare casi di criminalità, anche comminando la morte, senza interpellare i suoi consiglieri, alimentando il timore che si sarebbe trasformato in un tiranno senza più controllo.

La morte di Lucrezia

Mentre Tarquinio era impegnato nella guerra contro i Rutuli, suo figlio, Sesto Tarquinio, venne inviato in missione nella vicina città di Collatia, dove venne accolto con grande ospitalità presso il palazzo del governatore. La moglie del governatore, Lucrezia, ospitò Sesto. Ma durante la notte, Sesto entrò nella sua camera da letto e la violentò

Il giorno successivo, Lucrezia si recò da suo padre, un illustre prefetto di Roma, e davanti ai testimoni raccontò quanto era accaduto. Dal momento che suo padre era un magistrato supremo di Roma, le sue richieste di giustizia e di vendetta non potevano in alcun modo essere ignorate. Ma prima che il padre potesse fare qualcosa, decise di pugnalarsi per la vergogna, morendo tra le braccia del genitore.

Questo rappresentò forse il più grande e inaccettabile esempio della tracotanza della famiglia di Tarquinio il Superbo

La proposta di istituire la Repubblica

Lucio Giunio Bruto, eminente cittadino di Roma e nipote del quinto Re, Tarquinio Prisco, si fece carico del malcontento popolare, e dopo l’episodio di Lucrezia, aprì pubblicamente un dibattito sulla forma di governo che Roma avrebbe dovuto assumere al posto della attuale monarchia.

Al dibattito parteciparono numerosi Patrizi e Bruto propose innanzitutto l’esilio dei Tarquini da tutti i territori di Roma e la scelta di un nuovo Re provvisorio, al fine di nominare dei nuovi magistrati e ratificare la nuova forma di governo, la Repubblica.

Si decise che la nuova forma di governo repubblicana avrebbe dovuto sostituire la monarchia, mettendo a capo due consoli che avrebbero fatto le veci del Re, con il compito di eseguire le volontà del Senato. Venne dunque eletto come Re provvisorio Spurio Lucrezio,  il padre della defunta Lucrezia, e i primi due consoli furono Bruto stesso e Lucio Tarquinio Collatino, un ricco cittadino imparentato con Tarquinio Prisco.

Vennero dunque radunati nel foro i plebei e i patrizi insieme, e il corpo di Lucrezia venne fatto sfilare per le strade. Bruto tenne un solenne discorso e avviò le elezioni generali. I risultati furono a favore della costituzione di una repubblica al posto della monarchia. 

Bruto lasciò allora Lucrezio al governo di Roma e inseguì Tarquinio Prisco con il suo esercito. Tarquinio, che era stato informato degli sviluppi della situazione politica, fuggì  appena in tempo dall’accampamento. I soldati accolsero favorevolmente Bruto, espellendo i figli del Re e quando Tarquinio tentò di rientrare a Roma, fu cacciato e costretto a vivere in esilio con la sua famiglia.

L’istituzione della repubblica romana

Sebbene non vi siano certezze definitive, le fonti antiche, come Plutarco e Appiano, affermano che il primo atto di Bruto come console fu quello di prestare giuramento di fronte al popolo, promettendo che non avrebbe mai più permesso a un Re di governare Roma. 

Il Senato venne riportato al numero originario di 300 membri, reclutando uomini anche tra la classe equestre. I nuovi Consoli crearono anche un ruolo separato, il Rex Sacrorum, per svolgere e sovrintendere ai doveri religiosi, compito che in precedenza era aspettato esclusivamente al Re.

I due Consoli dovevano essere eletti annualmente dai cittadini romani e approvati dal Senato. La carica di entrambi durava al massimo un anno e ognuno poteva porre il veto alle azioni dell’altro. 

Inizialmente i consoli avevano tutti i poteri dei Re, ma nel tempo questi vennero ulteriormente scomposti, aggiungendo altre magistrature al sistema di governo. Il primo magistrato aggiunto fu il pretore, con autorità giudiziaria. Dopodiché, venne istituito il censore, che assunse il potere di condurre il censimento della popolazione e di esaminare i requisiti di coloro che volevano candidarsi al Senato.

Fonti
– Tito Livio, Ab Urbe Condita, I, 15.
– Plutarco, Vita di Romolo, 27-29;