La battaglia di Poitiers, o battaglia di Tours, (Battaglia del lastricato dei martiri nelle fonti arabe) è uno scontro avvenuto il 10 ottobre del 732 d.C, tra l’esercito del generale dei Franchi, Carlo Martello, e l’esercito arabo guidato da ʿAbd al-Raḥmān al servizio del califfato Ommayade.
La battaglia, che vide il pieno trionfo dei Franchi di Martello, fermò l’avanzata araba in Europa. Nonostante vi siano delle recenti discussioni, la battaglia di Poitiers è considerata una delle più importanti battaglie della storia del mondo.
La conquista araba dell’Europa: Spagna e Gallia
Nell’ottavo secolo d.C, la dinastia dei califfi Omayyadi, che aveva base in Nord Africa, aveva avviato la conquista dell’Europa. Tra il 711 e il 718 d.C, gli eserciti musulmani avevano già conquistato l’intera penisola iberica, sbaragliando i soldati cristiani che stavano rapidamente retrocedendo, soprattutto di fronte alla terribile cavalleria araba.
Di lì a poco, gli arabi puntarono verso la regione della Gallia, odierna Francia. Nel 719 d.C, conquistarono la città di Narbonne, nonostante la fiera resistenza degli abitanti Visigoti. Poi, nel 720 d.C, si spostarono verso la regione dell’Aquitania, e nonostante la sconfitta del 721 nella battaglia di Tolosa, ripresero ad attaccare l’esercito del Granducato di Aquitania, ottenendo nel 732 una importante vittoria a Bordeaux.
Gli eserciti cristiani vennero messi in fuga, e il Duca della marca di Aquitania, Oddone, si rese conto di non essere in grado di fermare l’avanzata musulmana. Per questo motivo, nonostante gli fosse stato fino a quel momento nemico, Oddone richiese l’aiuto di Carlo Martello.
Egli era il funzionario di Palazzo dei regni dei Franchi Merovingi di Austrasia, Burgundia (Borgogna) e Neustria. La sua principale attività era quella di guidare l’amministrazione dei regni, esercitando un potere quasi simile a quello del Re. Ma Martello era anche un eccellente generale e, prevedendo che l’invasione araba avrebbe presto toccato anche il regno dei Franchi, accettò di aiutare militarmente Oddone, pretendendo però, prima di fornire aiuto, un formale atto di sottomissione da parte di quest’ultimo.
Battaglia di Poitiers, 732. L’esercito di Carlo Martello
Carlo Martello era un valente generale, che aveva a disposizione un esercito di primo ordine. Mentre per gran parte dell’epoca medievale gli eserciti venivano assoldati e reclutati a seconda delle esigenze, gli uomini agli ordini di Carlo Martello facevano parte di una leva permanente.
Martello ottenne anche un finanziamento dal Papa per proteggere l’Europa cristiana dall’ invasione islamica, riuscendo a disporre di tutte le somme di denaro necessarie per organizzare la resistenza contro gli arabi.
L’esercito di Martello era composto da veterani e soldati di carriera, particolarmente esperti, che combattevano per lui da almeno 10 anni. Il legame di fiducia con il loro generale era assoluto, e per questo motivo Carlo Martello disponeva di una grande quantità di uomini che avrebbero obbedito a qualsiasi suo ordine, con piena fiducia.
I soldati avevano un equipaggiamento pesante che gli permetteva di sopportare bene i rigori dell’inverno, e gli uomini erano dotati di armi di prima categoria, come grosse spade, lance, giavellotti e asce.
La cronaca mozarabica, redatta da un anonimo cronista cristiano che visse esattamente al tempo del dominio Ommayade della Spagna, elenca con buona precisione le tribù che facevano parte dell’esercito di Carlo Martello.
I primi erano i soldati Franchi, germanici occidentali particolarmente abili nella guerra. C’erano poi i Gallo-Latini, popolazione che derivava dalla fusione tra gli antichi romani e le tribù celtiche della zona. Figuravano anche i Borgognoni, abitanti dell’odierna regione storica della Borgogna, in Francia.
Vennero menzionati anche gli Alemanni, delle tribù germaniche occidentali che fin dai tempi dell’Impero romano costituivano guerrieri temibili. Vi erano i Bavari, altri Germani originali della Boemia, oltre alle “Genti della foresta nera“, agguerritissimi soldati che provenivano dalle fitte foreste germaniche sud-occidentali, che erano abituati a combattere nelle situazioni più estreme. Martello aveva anche a disposizione una cospicua cavalleria leggera visigota, che sarebbe stata perfetta per gli accerchiamenti.
Con questo esercito, nel 732 d.C, Carlo Martello iniziò la sua marcia contro gli arabi
Battaglia di Poitiers, 732. Carlo Martello insegue gli arabi
Carlo iniziò la sua manovra di avvicinamento all’esercito arabo. Il generale Franco scelse di evitare le principali strade romane, che avrebbero potuto esporlo a imboscate, ma preferì individuare e percorrere scorciatoie e strade secondarie per cogliere il nemico di sorpresa.
L’esercito arabo, nel frattempo, dimostrò di sottovalutare ampiamente il pericolo dei Franchi, tanto che il loro generale ʿAbd al-Raḥmān non inviò nemmeno degli esploratori per battere le zone circostanti e individuare eventuali nemici nelle vicinanze.
Mentre l’esercito arabo viaggiava verso il fiume della Loira, una parte dei soldati si staccò per razziare i territori circostanti alla ricerca di cibo e di bottino. Questo provocò tuttavia degli scontri con le popolazioni locali, durante i quali gli arabi contarono diverse perdite. Inoltre, l’esercito musulmano si caricò di un cospicuo quantitativo di gioielli e di denaro che avrebbero ritardato gli spostamenti e complicato le battaglie successive.
Nel frattempo, la marcia del grosso dell’esercito arabo fu talmente lenta che i soldati ebbero l tempo di seminare il grano e di raccoglierlo nel corso dei mesi successivi, senza minimamente sospettare che un cospicuo contingente avversario si stava avvicinando.
Così, l’esercito di Carlo colse completamente impreparato il generale ʿAbd al-Raḥmān, che vide materializzarsi il nemico all’improvviso e fu costretto a dare battaglia quando meno se lo aspettava.
Battaglia di Poitiers, 732: disposizione sul campo
Carlo Martello ebbe tutto il tempo per individuare il campo di battaglia più adatto ai suoi scopi e alle caratteristiche del suo esercito. In particolare, il generale Franco aveva individuato una zona sopraelevata, dove posizionò il grosso della sua fanteria pesante.
In prima fila vennero disposti i fanti armati di asce, intervallati da contingenti di cavalleria, che si sarebbero occupati di combattere contro la fanteria araba. In seconda fila furono posizionati degli altri fanti dotati stavolta di picche e di giavellotti, con il compito di tenere a debita distanza la cavalleria nemica. Ai fianchi della seconda fila di fanteria vennero posizionati altri cavalieri, per evitare ogni possibilità di accerchiamento.
Ai lati, Martello era sicuro di non poter essere accerchiato: innanzitutto per la presenza di due fiumi che confluivano, il Claine e il Vienne. Inoltre, su entrambi i lati vi erano delle colline alberate, che impedivano ogni accerchiamento e che permettevano di nascondere numerosi soldati. Ogni collina fu popolata di cavalieri, debitamente nascosti. In particolare, sul suo fianco sinistro, venne posizionata la cavalleria di Oddone.
Tali unità avrebbero potuto attaccare i fianchi degli arabi durante la loro carica, o in alternativa, avrebbero colpito il loro accampamento.
Sul fronte opposto, il generale Raḥmān posizionò al centro la fanteria leggera dotata di archi e sui lati, leggermente avanzate, due unità di cavalleria leggera. Subito dietro vennero disposti anche dei dromedari, il cui odore poteva spaventare e far imbizzarrire i cavalli. La formazione araba formò così una sorta di mezzaluna.
Raḥmān era perfettamente consapevole che Martello si trovava in vantaggio, in quanto la sua posizione era praticamente inattaccabile e il suo esercito sarebbe stato costretto a infilarsi all’interno di una trappola. Per sette giorni, gli arabi cercarono un punto debole nello schieramento avversario, senza trovarlo.
Martello sapeva però che il codice di onore degli eserciti arabi impediva al generale di evitare una battaglia e di fuggire. Raḥmān fu infatti costretto ad attaccare alle condizioni dell’avversario.
Battaglia di Poitiers, 732: lo svolgimento
Gli arabi caricarono verso il centro dello schieramento nemico, sia con la fanteria leggera che con la cavalleria, la quale investì gli avversari di un enorme quantitativo di frecce e di giavellotti. Lo scontro fu ferocissimo, ma la fanteria di Martello non si scompose minimamente.
Gli arabi tornarono indietro, adottando una classica tecnica “mordi e fuggi”: Raḥmān diede ordine ai suoi uomini di ritirarsi, cercando di far credere all’avversario che il suo esercito fosse in rotta, fino a convincerlo a lasciare le posizioni per poi contrattaccare. Ma Martello aveva dato disposizioni estremamente precise ai suoi soldati, imponendogli di combattere sul posto senza muoversi, quel tanto che serviva per difendersi dagli attacchi.
Gli arabi eseguirono una serie indeterminata di attacchi e di ritirate, nessuna delle quali ottenne lo scopo nè di sfaldare la fanteria nemica nè di farla schiodare dalle sue posizioni.
Ad un certo momento, fu Martello a prendere l’iniziativa. Durante l’ennesimo attacco degli arabi, mentre la fanteria e la cavalleria di Raḥmān era impegnata in combattimento, Carlo fece uscire dal suo fianco sinistro, dalla collina alberata, un contingente di cavalleria che attaccò l’accampamento arabo, che conservava tutto il bottino radunato nei mesi di razzie precedenti.
Visto l’accaduto, una parte della cavalleria araba, benché impegnata nel combattimento, capendo che le ricchezze erano in pericolo, lasciò la battaglia e si precipitò alla difesa del denaro: la fanteria leggera, così, si ritrovò da sola e con pochissima cavalleria a protezione dei fianchi.
Proprio in quel momento, capendo il momento di debolezza, Martello diede ordine alla cavalleria di Oddone, sempre nascosta tra gli alberi, di attaccare il fianco destro, per far collassare il contingente arabo.
Così, i fanti arabi, equipaggiati e armati alla leggera, soffrirono sia per i terribili colpi delle armi pesanti dei germani, sia per l’attacco della cavalleria sul lato destro.
La loro resistenza fu presto stroncata, e i soldati arabi iniziarono a fuggire. Solo in quel momento, Martello diede ordine alla propria fanteria centrale di avanzare per inseguire il nemico.
La fuga si trasformò in una carneficina assoluta: Raḥmān venne raggiunto dal nemico e abbattuto sul campo di battaglia. Secondo alcune fonti, fu il generale Carlo Martello in persona a ucciderlo, ma probabilmente questo dettaglio fa parte della propaganda franca.
La disfatta di Poitiers arrestò in maniera sensibile l’avanzata araba in Europa, e la conquista del continente europeo subì una considerevole battuta d’arresto.
La battaglia di Poitiers, 732. Il dibattito sull’importanza della battaglia di Poitiers
La battaglia di Poitiers è stata considerata per secoli come una delle più importanti battaglie della storia Europea, che da sola pose fine all’invasione araba del continente. Diversi storici occidentali, e soprattutto la Cronaca Mozarabica composta nel 754 d.C, confermano l’enorme impatto sulla storia della vittoria Franca a Poitiers.
Anche altri storici, fra cui Gibbon, Kurt, Hans e Dellbruk, ritengono che la battaglia di Poitiers abbia influito su tutta la storia successiva.
Altri invece, tendono a considerare la battaglia di Poitiers come ampiamente sopravvalutata e ritengono di dover ridimensionare la sua importanza. Alessandro Barbero, in una conferenza del 2014, ha riportato la tesi secondo cui gli arabi volevano semplicemente razziare le ricchezze del Monastero di San Martino a Tours, senza velleità di conquistare l’intera Europa.
Anche Franco Cardini ritiene che l’importanza di Poitiers sia sostanzialmente un mito costruito nel corso dei secoli, soprattutto dalla propaganda dei Franchi e dal papato, che aveva contribuito anche economicamente all’andamento della guerra.
Presso le fonti arabe si trovano più o meno le stesse interpretazioni. Kalid Blankinship, storico americano che ha studiato attentamente le fonti arabe sulla battaglia, ha confermato che anche per i musulmani la sconfitta di Poitiers ha determinato il declino del califfato Ommayade e la fine della conquista dell’Europa.
Vi è però da considerare che un importante autore arabo del XIII secolo, Ibn Idhari al-Marrakushi, nella sua “Storia del Maghreb” cita la battaglia come “Battaglia della strada (o del lastricato) dei Martiri.”
Anche se il nome può sembrare altisonante, tante altre battaglie vennero definite come battaglie dei “Martiri “, e questo potrebbe testimoniare che per una parte del mondo musulmano, tale scontro fu considerato alla stregua di tanti altri, senza quella fondamentale importanza che gli attribuiscono gli europei.