Tullo Ostilio, il Re Guerriero di Roma

Tullo Ostilio fu il terzo re di Roma e il suo mandato fu tra i più sanguinari che la città conobbe in questo suo primo periodo di esistenza.

Tullo Ostilio, il re romano della guerra

Tullo Ostilio venne scelto alla morte di Numa Pompilio dal Senato, il quale era alla ricerca di una personalità influente che fosse in grado di gestire una città come Roma in continuo sviluppo.

La scelta cadde su Tullo Ostilio perché suo nonno aveva combattuto al fianco di Romolo e la sua nomina fu accettata a furor di popolo: presentava un programma politico popolare di redistribuzione delle terre e di ampliamento dei confini che piaceva molto ai cittadini.

Ma a differenza del suo predecessore, Tullo Ostilio decise di dedicarsi completamente alla guerra e il primo è più importante conflitto è quello contro Albalonga, la città di origine di Romolo e Remo.

Il duello degli Orazi contro i Curiazi

Quelle che per anni erano state solo piccole schermaglie tra le due località, diventarono una guerra vera e propria. Ad un certo punto, dato l’enorme costo di vite che la guerra comportava, entrambe le fazioni scelsero di affidare il destino del conflitto ad una disfida fra i loro più forti combattenti.

Era lo scontro tra Orazi e Curiazi.

Di comune accordo, i romani scelsero tre combattenti, i tre fratelli Orazi, mentre gli albani gli fronteggiarono i tre fratelli Curiazi e organizzarono un duello.

Ad avere la meglio inizialmente furono i Curiazi: rimase in vita un solo combattente di Roma, che però, messo alle strette, dimostrò di essere intelligente e furbo.

L’Orazio superstite fece finta di scappare, costringendo gli albani a inseguirlo, dividendoli e riuscendo ad abbatterli singolarmente uno dopo l’altro: un esempio della forza guerriera, dell’intelligenza ma anche della brutalità romana.

Ma non solo: episodio nell’episodio, il fratello Orazio che aveva vinto, dimostrò un senso dello stato che andava oltre ogni limite.

Sua sorella, promessa sposa dell’ultimo Curiazio ucciso, non trattenne la commozione e pianse per la perdita dell’amato. Suo fratello lo considerò come un alto tradimento, a livello familiare oltre che civile, e la uccise conficcandole il gladio nel petto, pubblicamente.

Questo avvenimento rappresentò un vero e proprio problema di ordine pubblico per Tullo Ostilio che nominò due magistrati per sottoporre l’uomo a giudizio: complice l’intervento del padre dei fratelli, l’uomo non venne condannato a morte ma al giogo e al pagamento di una multa salata.

Roma vinse così su Albalonga, ma la pace non durò a lungo.

Nonostante la disfida dei Oriazi e dei Curiazi avesse definito le sorti della guerra, Fufezio, monarca degli albani, non rispettò i patti e chiese aiuto agli Etruschi per attaccare la città capitolina.

Seguirono nuovi scontri durante i quali i romani vinsero di nuovo. Fufezio, colpevole di non aver rispettato i patti, venne legato a due quadrighe trainate da cavalli, le quali, allontanandosi in sensi opposti, squartarono orribilmente il re albano.

Le conquiste e la drammatica morte

Tullo Ostilio combatté anche contro la città di Fidene e contro i Sabini, incapace di trattenere la sua voglia di conquista. La sua morte avvenne presumibilmente per via di una pestilenza che ebbe luogo in quegli anni, anche se i romani tramandarono che nel momento in cui il Re chiese aiuto a Giove per guarire, questi, indispettito dalla mancanza di sufficiente sacrificio agli dei, lo fulminò con una delle sue saette.

Il Dio non avrebbe infatti accettato che Tullo Ostilio si fosse concentrato solo sulle guerre e sulla sua sete di sangue smettendo di prestare attenzione alle esigenze delle divinità che, per questo, avevano deciso di colpire la città di Roma con una forte pestilenza.

Vi è anche un’ulteriore storia legata alla morte del terzo re di Roma: si dice infatti che Anco Marzio, quello che divenne poi il suo successore, fosse spinto da così tanto desiderio di salire al potere da assumere dei sicari per ucciderlo.

Una storia che è consigliabile considerare come uno dei “gossip” dell’antica Roma giunti fino a noi: Anco Marzio, analogamente a Numa Pompilio, fu un re pacifico, conscio che dopo Tullo Ostilio la società romana avrebbe bisogno di tranquillità e di riforme sociali che la facessero crescere davvero.

Sembra quindi strano che possa aver deciso di prendere il potere con la forza.

Tullo Ostilio lasciò al suo successore una Roma sicuramente più forte di tantissime vittorie, ma bisognosa di una ampia riorganizzazione sociale, necessaria a crescere ulteriormente e ad ampliare il proprio potere nel Lazio.