Tomba romana sontuosa scoperta in Dordogna rivela lusso gallo-romano

A Lamonzie-Saint-Martin, nel dipartimento della Dordogna, Francia sudoccidentale, una recente campagna di scavo ha portato alla luce una sepoltura romana eccezionalmente ricca, offrendo uno scorcio significativo sulle pratiche funerarie e sulla stratificazione sociale tra il primo e il terzo secolo dopo Cristo. I ritrovamenti, condotti da ricercatori guidati da Frédéric Prodéo dell’Istituto Nazionale Francese di Ricerca Archeologica Preventiva (Inrap), includono un notevole assortimento di monete, gioielli d’oro e un anello iscritto.

La persona sepolta in questa tomba, definita “sontuosa” dagli studiosi, era stata sottoposta a cremazione. Il processo si è svolto direttamente sopra una fossa rettangolare, un tipo di sepoltura nota nel mondo romano come bustum. L’inumazione dei resti e del corredo è avvenuta immediatamente dopo la combustione, in un periodo compreso tra il primo e il terzo secolo dopo Cristo. La cura e la ricchezza degli oggetti deposti suggeriscono l’appartenenza del defunto a un individuo di elevato status all’interno della società gallo-romana dell’epoca.

Tra gli oggetti più affascinanti scoperti c’è un anello, purtroppo danneggiato dal fuoco della cremazione, che si ipotizza potesse recare inciso il nome del defunto. A impreziosire il ritrovamento legato a questo gioiello vi era un intaglio in cristallo di rocca. Questo prezioso elemento era inciso con un nome scritto in lingua greca. Gli esperti ritengono che l’intaglio fosse originariamente incastonato su un anello d’oro recuperato nelle immediate vicinanze. La compresenza di oggetti preziosi e di iscrizioni, in particolare in una lingua diversa dal latino come il greco, aggiunge un elemento di complessità e internazionalità al profilo del defunto, suggerendo collegamenti culturali o commerciali di ampio respiro.

La ricchezza del corredo non si limita ai metalli preziosi destinati all’ornamento personale. Tra i reperti, è stata rinvenuta una bulla. Questo è un particolare tipo di amuleto, noto per essere tradizionalmente indossato dai bambini maschi romani. I giovani lo portavano con sé fino al raggiungimento della maggiore età, fissata convenzionalmente al compimento del sedicesimo anno di vita. Il ritrovamento di tale oggetto in un contesto funerario di alto rango fornisce informazioni dettagliate sui rituali di passaggio e sulle credenze legate alla protezione infantile e familiare.

Il corredo funerario includeva anche numerosi oggetti di uso quotidiano o simbolico, disposti con precisione. In un angolo specifico della tomba è stato individuato un recipiente in ceramica. Accanto a questo, i ricercatori hanno trovato una fiala di vetro trasparente. Queste due presenze sono state collocate con cura in un angolo della fossa rettangolare, forse a scopo rituale. In altre aree della sepoltura sono state recuperate monete sia d’argento che di bronzo. L’accumulo di valuta metallica in una sepoltura così definita è un chiaro indicatore di opulenza e forse rifletteva una specifica usanza legata al viaggio nell’aldilà, dove le monete potevano servire da oboli.

Ulteriori elementi di pregio erano costituiti da sottili fogli d’oro. Questi frammenti sottili di metallo prezioso potrebbero aver avuto la funzione di decorare un oggetto accessorio, come una borsa o un astuccio. Tali decorazioni mobili suggeriscono che anche gli accessori personali, destinati ad accompagnare il defunto nell’oltretomba, fossero scelti per riflettere l’elevato status del proprietario. A ciò si aggiunge il rinvenimento di un insieme di cristalli tagliati a forma di losanga. Questi cristalli, distintivi per la loro forma geometrica regolare, sono stati ipotizzati come elementi decorativi applicati su un pezzo di cuoio.

Infine, gli scavi hanno portato alla luce un oggetto metallico che, pur essendo significativamente corroso, si presume possa essere stato un morso di cavallo. Se questa identificazione dovesse essere confermata dalle analisi di conservazione, la presenza di un elemento legato all’equitazione e al trasporto equino suggerirebbe non solo una notevole ricchezza, ma forse anche un ruolo sociale o militare di rilievo, che implicava l’uso o il possesso di cavalli.

La meticolosa catalogazione e l’analisi di tutti questi reperti, dalle monete alla bulla d’oro, fino all’intaglio in cristallo di rocca, permettono di delineare il ritratto di un individuo benestante e socialmente preminente della società gallo-romana. Lo studio di questo bustum a Lamonzie-Saint-Martin svela la dovizia materiale dei suoi abitanti e al contempo illumina le usanze e le credenze di un’epoca lontana, fornendo ai ricercatori uno spunto fondamentale per comprendere meglio la vita e la morte in una necropoli dell’antica Gallia, in linea con quanto studiato in altri contesti archeologici del sud-ovest della Francia.