Tarquinio il Superbo è stato l’ultimo re di Roma. Un personaggio davvero controverso e meschino rispetto i suoi predecessori: un uomo crudele e interessato al potere che fu scacciato dai romani, all’alba della proclamazione della repubblica.
Il colpo di stato di Tarquinio il Superbo
Per comprendere la figura di Tarquinio il Superbo è necessario partire dalla sua elezione che avvenne in seguito all’assassinio di Servio Tullio, suo predecessore.
Un atto sconsiderato di cui si macchiarono proprio le mani di Tarquinio il Superbo e di sua moglie Tullia Minore, la figlia minore del Re, sposata dall’uomo in seconde nozze. La coppia ebbe tre figli, Tito, Arrunte e Sestio.
Quello che può essere definito un vero e proprio colpo di stato avvenne in maniera tragica e terribile: Tarquinio si recò nella Curia, dove era la sede del regno, si sedette sul trono di Servio Tullio auto appuntandosi come nuovo regnante: Servio Tullio arrivò nella sala e iniziò una violenta lite tra i due.
Tarquinio aggredì fisicamente il Re e lo scaraventò per le scale della Curia: non ancora morto, Servio Tullio venne finito dalla figlia Tullia Minore che passò con un carro sopra al corpo del padre, uccidendolo e devastandolo orribilmente.
Tarquinio, addirittura, impedì la sepoltura di Servio Tullio come segno di mancanza di rispetto nei confronti del predecessore: per questo venne chiamato Tarquinio il Superbo, proprio per segnalare la crudeltà che anche dopo morto riservò al povero Servio Tullio.
Tarquinio il Superbo instaurò con la forza militare una terribile dittatura che soffocò il popolo romano, il quale si trovò ad avere a che fare con un regnante estremamente violento da cui non riusciva a liberarsi.
Opere e guerre di Tarquinio il Superbo
La dittatura di Tarquinio fu accompagnata anche da una indiscutibile capacità militare che portò Roma a conquistare altre città e ad espandersi ad un ritmo molto veloce.
Forza ma anche astuzia, come accaduto per la conquista della città di Gabi. Tarquinio il Superbo inviò il figlio Sesto all’interno della città dove, sostenendo di essere stato ripudiato dal padre, riescì a conquistare la fiducia degli abitanti e del regnante che capitolò senza nemmeno combattere.
Tarquinio il Superbo ottenne delle importanti vittorie sul campo ma fu attivo anche dal punto di vista urbanistico: fu lui a completare la Cloaca massima, l’immenso sistema fognario di Roma, fondamentale per la sopravvivenza e per il funzionamento della Capitale.
Terminò inoltre la costruzione del tempio di Giove Massimo.
Collatino e Lucio Giuno Bruto, gli autori della rivolta
Nonostante le vittorie militari e i fondamentali rifacimenti urbanistici, Tarquinio non riuscì mai ad essere accettato dal popolo che trovò il modo di ribellarsi grazie a due figure chiave: Lucio Giuno Bruto, nipote dello stesso re e Collatino.
Lucio Giunio Bruto non era solo il nipote di Tarquinio il Superbo, ma era anche capo della sua guardia armata, che era destinata alla sua protezione.
L’uomo non vedeva di buon occhio la dittatura, ma dissimulava il suo odio per non farsi scoprire tentando di apparire il “fesso” (da qui l’epiteto bruto, N.d.R.) che non era.
Tarquinio il Superbo, che come tutti gli etruschi credeva fortemente alle visioni, ne ebbe una riguardante un serpente che usciva da un tronco: diede l’incarico ai suoi figli e anche a Lucio Giunio Bruto di raggiungere l’oracolo di Delfi per chiedere quale sarebbe stato il futuro di Roma.
L’oracolo di Delfi rispose in un modo assai ambiguo, dicendo che Roma sarebbe stata governata “da colui che fosse riuscito a baciare la madre”: un messaggio che nessuno riuscì a comprendere, tranne Bruto, che capì che l’oracolo si riferiva allegoricamente alla madre terra.
Tornando a Roma, Bruto fece finta d’inciampare mettendo le mani a terra, baciandola e mascherando il suo gesto: secondo la tradizione fu quel bacio a consegnare a Bruto il governo.
Collatino decise invece di opporsi al Superbo dopo aver visto la moglie Lucrezia morire davanti ai suoi occhi perché incapace di reagire allo stupro subìto da parte di Sestio, figlio del Superbo.
Due figure di spicco pronte a tutto per poter cacciare Tarquinio il Superbo.
Entrambi chiamarono il popolo romano alla rivolta: Bruto, in qualità di capo della Guardia del Re, era autorizzato a convocare i romani ufficialmente e con un appassionato discorso riuscì a convincere i cittadini a ribellarsi.
Tarquinio e la sua famiglia vennero esonerati ufficialmente dal loro compito di regnanti. La notizia della detronizzazione, raggiunse il Re mentre si trovava in battaglia, lontano da Roma.
Le battaglie per la libertà: Selva Arsia, Porsenna e il lago Regillo
Per nulla intenzionato a uscire sconfitto, il Superbo decise di convincere le città limitrofe a Roma ad allearsi con lui contro la Capitale: parliamo di Cerveteri e Tarquinia, due note località etrusche.
Le truppe si scontrarono in quella che è ricordata come la battaglia della Selva Arsia, sanguinosa, che i romani vinsero con fenomenale ardore, reagendo in maniera incredibilmente violenta alla visione di Tarquinio il Superbo al comando delle truppe avversarie.
Nonostante la prima sconfitta, Tarquinio il Superbo strinse una nuova alleanza con Porsenna, etrusco e re della città di Chiusi. Le lotte furono terribili e sanguinose e l’assedio a Roma lungo e terribile.
Fu in quel periodo che nacque la leggenda di Muzio Scevola, un valente soldato incaricato di uccidere Porsenna, ma che mancò il bersaglio, uccidendo piuttosto il suo scriba.
Davanti a Porsenna, Scevola si sarebbe bruciato la mano, quella che aveva fallito l’attentato. Un gesto di onore estremo, che avrebbe sconvolto il generale etrusco e lo avrebbe spinto a ritirarsi.
Storie che, vere o meno che siano, mostrano quanto le battaglie furono cruente e come nessuno si risparmiò.
Non si può ricostruire con adeguate fonti quel che successe con Porsenna, che potrebbe semplicemente aver perso interesse a conquistare Roma, dopo un breve periodo di assedio alla città.
Quel che è certo è che Tarquinio il Superbo non aveva ancora deciso di cedere: raggiunse il genero Mamilio che radunò altre città nemiche a Roma e per la terza volta partì un assedio contro la capitale, che si concluse solamente con la battaglia del Lago Regillo dove i romani combatterono ferocemente e vinsero, liberandosi definitivamente dell’influenza etrusca e di Tarquinio il Superbo.
Gli ultimi anni di Tarquinio il Superbo
Il Superbo, ormai ultranovantenne, si rifugiò dal re Aristodemo, un piccolo regnante di origine greca che lo ospitò per 12 anni, ricoprendolo di onori fino alla sua morte.
Con la cacciata di Tarquinio, Roma diventa una repubblica: Bruto e Collatino vennero infatti eletti come primi consoli della Repubblica Romana.
Ma la libertà ha un prezzo. Ci vorrà infatti un secolo prima che Roma possa riprendersi dai conflitti e ritornare alla potenza che aveva sotto l’influenza del regno etrusco.