Le spedizioni romane nell’Africa Sub-Sahariana: Roma ai confini del mondo

Il confine dell’Africa subsahariana fu uno dei più interessanti e ricchi di luoghi sconosciuti per i romani. Nel corso della loro storia, sotto ordine di diversi generali o imperatori, i romani inviarono più spedizioni nella zona dell’Africa subsahariana, con l’intento di scoprire i dettagli di quei luoghi e ottenere il controllo dei commerci di prodotti preziosi.

Una vasta serie di spedizioni permise ai romani di approfondire e scoprire con maggiore precisione la natura di quei territori. Alla fine, i romani scelsero di mantenere il controllo della parte costiera dell’Africa del nord, limitandosi ad una serie di incursioni occasionali, per un calcolo di costi-benefici che puntualmente gli suggeriva di non addentrarsi eccessivamente nel territorio africano.

LA MAPPA DELL’IMPERO ROMANO VISTA DALLO SPAZIO! MAGNIFICA

La spedizione di Cornelio Balbo, 19 d.C

Lucio Cornelio Balbo visse nel I secolo a.C e fu proconsole d’Africa nel 19 a.C. Durante il suo governo, la popolazione dei Garamanti iniziò ad interferire con gli interessi commerciali romani, soprattutto nella zona del Fezzan, nell’odierna Libia. L’allora imperatore Augusto gli ordinò così di attaccare quella popolazione, e di riprendere il pieno controllo del territorio.

Balbo ebbe a disposizione un contingente militare di 10.000 legionari che guidò nel profondo del deserto, attaccando le tribù berbere dei Garamanti e conquistandone la capitale, Garama.

Essendosi inevitabilmente spinto molto a meridione, Balbo decise per sua iniziativa di inviare alcuni esploratori per scoprire i dettagli di terre lontane e sconosciute. Emissari romani raggiunsero in quella occasione i monti Hoggar, situati nella regione centrale del deserto del Sahara.

I romani lasciarono una traccia di quel passaggio: abbiamo ritrovato monete e manufatti e, secondo le fonti antiche, quegli esploratori arrivarono fino al fiume Niger.

Diversi anni dopo, Plinio il Vecchio, nella stesura della sua più grande opera, la “Naturalis Historia”, utilizzò sicuramente i rendiconti di quegli uomini per tracciare una mappa molto più accurata e precisa dei territori subsahariani.

La spedizione di Svetonio Paolino

Gaio Svetonio Paolino è molto ben conosciuto per il suo governo della zona della Britannia, e per aver sconfitto la regina Budicca, una condottiera a capo di una delle più grandi rivolte contro il potere imperiale romano. 

Ma Svetonio Paolino, prima di spostarsi in Britannia, ebbe un incarico anche nell’africa del Nord: nominato governatore della Mauretania nel 41 d.C dovette affrontare una ribellione da parte di un principe berbero di nome Edemone, che dal 40 al 44 d.C sollevò la popolazione contro i romani, mettendo in grave crisi la presenza di Roma in quei territori.

Paolino venne affiancato da un altro  generale, Osidio Geta, e fu in grado, nel corso di pochi anni, di attuare interventi militari straordinariamente duri e molto ben organizzati, reprimendo efficacemente la rivolta.

Paolino approfittò delle spedizioni necessarie a stanare i ribelli per approfondire le conoscenze romane di quelle zone: i legionari raggiunsero le montagne situate nella Mauretania meridionale, nella zona dell’Atlante. La principale fonte di questa spedizione è di nuovo Plinio il Vecchio, che ci racconta di quanto la spedizione romana si fosse spinta a sud, fino a raggiungere un fiume denominato “Ger” e fino ad esplorare una territorio che corrisponde all’odierno Senegal.

Anche in questo caso, la spedizione di Paolino è confermata da una serie di manufatti coevi, che sono stati recentemente ritrovati.

La spedizione di Settimio Flacco, 50 d.C

Una nuova occasione di esplorare il territorio si verificò attorno al 50 d.C:  alcune tribù ribelli stavano nuovamente interrompendo i commerci nella zona, privando le province romane dell’Africa del nord di alcuni rifornimenti importanti. Sappiamo che un generale di nome Settimio Flacco, di cui tuttavia non abbiamo ulteriori informazioni e di cui non conosciamo i movimenti precisi sul territorio, riuscì a risolvere il problema approfittando nuovamente dell’occasione per esplorare il territorio.

Flacco sarebbe riuscito, partendo della città romana di Leptis Magna, ad attaccare il territorio dei Garamanti e a sottometterli nuovamente. Dopodiché, avrebbe viaggiato, superando le montagne del Tibesti, fino a raggiungere una terra di cui si avevano solamente informazioni sommarie, che geografi moderni fanno corrispondere al lago Ciad.

La spedizione di Festo nel 70 d.C

Nel 70 d.C, la popolazione dei Garamanti diede nuovamente dato filo da torcere ai Romani. In questo caso l’imperatore Vespasiano, proclamato nel 69 d.C, diede incarico ad un giovane generale di nome Gaio Valerio Festo l’incarico di battere nuovamente questa popolazione seminomade.

La spedizione romana ebbe nuovamente successo, in quanto i Garamanti vennero sconfitti e le loro incursioni fermate: non si hanno ulteriori informazioni su questa spedizione. Sembra comunque che gli uomini di Festo ebbero l’occasione di riavvicinarsi alla capitale dei Garamanti e che, grazie alla collaborazione di alcune guide locali, siano riusciti a raggiungere la città di Timbuktu, nell’odierna regione del Mali.

La spedizione di Giulio Matemo, 90 d.C

I romani compirono una nuova spedizione nella zona subsahariana con Giulio Matemo

A differenza delle occasioni precedenti, i romani avevano avuto il tempo, nel corso dei decenni, di stringere delle relazioni diplomatiche e di entrare in un contatto più profondo con le popolazioni che abitavano quei territori. Giulio Matemo, avrebbe quindi compiuto alcuni viaggi esplorativi accompagnato dal Re dei Garamanti, riuscendo a stabilire delle relazioni commerciali importanti e accumulando informazioni su quei territori con maggiore serenità e completezza rispetto alle occasioni precedenti

Anche Giulio Matemo sarebbe arrivato ai monti Tibesti, e sarebbe riuscito ad esplorare la regione intorno al fiume Niger.

Il disinteresse dei romani per la zona subsahariana

I rapporti tra i romani e i Garamanti vennero drasticamente interrotti dall’imperatore Settimio Severo, originario proprio di Leptis Magna , che ritenne estremamente dannose le incursioni di questo popolo, ma allo stesso tempo troppo dispendiose le continue spedizioni militari di conquista.

Per questo motivo, Settimio Severo diede ordine di costruire un enorme muro di protezione, che divise per diversi secoli quei due mondi.

Anche dal punto di vista economico, spedizioni romane in territori tanto profondi dell’Africa subsahariana non erano economicamente valide. Gli studiosi moderni hanno calcolato che un viaggio da Roma verso le zone più profonde dell’Africa subsahariana impiegavano una media di due anni, a fronte di una serie di guadagni o di relazioni commerciali importanti, ma non sufficienti da giustificare la spesa.

Per questo motivo, i romani scelsero di mantenere la propria influenza sulla parte costiera del Nord Africa, che poteva essere messa rapidamente in comunicazione con tutte le altre zone dell’impero via mare.