Il saluto romano. Come ci si salutava nell’antica Roma?

Il braccio alzato e la mano distesa di fronte a sè: un saluto ampiamente identificato con il nazifascismo e chiamato volgarmente “saluto romano”.

Ma i romani si salutavano veramente così? No. Studiandone le origini si può scoprire che il gesto che identifichiamo con questo nome, non è legato alla storia romana come si potrebbe pensare.

In realtà non si possiedono fonti antiche che ci confermino dettagliatamente il modo con cui i romani si salutassero.

Si deve pensare che probabilmente si abbracciassero o che si stringessero la mano o gli avambracci, perché questo significava che non avevano delle armi in pugno.

Il braccio alzato non apparteneva, per quanto sappiamo, alla vita civile, ma ad altre situazioni più codificate.

Il saluto di tipo militare

In quali occasioni allora i romani potevano alzare il braccio?

A volte poteva capitare che gli imperatori o i generali alzassero il braccio per compiere alcuni gesti sacri nei confronti dei propri uomini e del proprio esercito, come vediamo in diversi bassorilievi come la colonna traiana.

L’imperatore poteva alzare il braccio per salutare solennemente i suoi soldati, oppure nel momento in cui doveva graziare un sottoposto, il braccio veniva alzato e poi abbassato come ad “accompagnare”, per esprimere il concetto del perdono.

Ne è una dimostrazione il gesto che è possibile osservare nella statua equestre di Marco Aurelio. Insomma, il movimento di un generale e non un saluto a braccio teso.

I movimenti nell’arte oratoria

Una seconda situazione nella quale i romani avrebbero potuto alzare il braccio è legata agli oratori e all’arte oratoria: quest’ultima non comprendeva solo la capacità di parlare ma anche di gesticolare e di muovere il proprio corpo in modo tale da risultare più convincente.

Quintiliano arriva addirittura a farci conoscere delle norme a riguardo: mentre si parla il braccio non va mai sollevato oltre gli occhi perché creerebbe un fastidio alla vista e non deve essere abbassato sotto la cintura pena sembrare troppo impostati o rigidi.

In nessun caso si hanno prove del saluto romano a braccio rigido e teso.

Il chiasmo nelle statue

Molta confusione viene creata dalle statue romane giunte fino i nostri giorni: diverse mostrano il personaggio che riproducono con il braccio alzato.

Questo è un retaggio dell’arte greca a cui quella romana si ispira. Più nello specifico si parla della struttura a chiasmo, che prevede una forma generale caratterizzata da una gamba tesa (sulla quale la figura si appoggia) e braccio alzato corrispondente da un lato e gamba e braccio a riposo dall’altro. Un modo semplice per creare armonia e dinamicità nel posizionamento.

Le statue quindi hanno il braccio teso soprattutto per riprodurre la plasticità tipica del corpo umano.

Fare il saluto romano è reato?

Il saluto a braccio teso dei romani è quindi un falso storico creato nel 1914 da Gabriele D’Annunzio, per l’occasione autore e consulente del kolossal Cabiria.

E’ lui che sdogana questo tipo di saluto, poi ripreso dalla propaganda fascista e standardizzato: si racconta che all’inizio nemmeno i gerarchi fascisti volessero utilizzarlo.

Altri ne identificano l’origine in un dipinto di Jacques-Louis David del 1784 che riprende il “Giuramento degli Orazi”, con i tre eroi che alzano il braccio teso, che tuttavia fa riferimento ad un solenne giuramento militare, e non ad un saluto civile.

A livello legale è reato fare il saluto romano? Dipende dalla situazione e soprattutto dalle intenzioni.

Se il saluto romano esprime approvazione singola e personale per la storia e l’ideologia fascista, non essendoci il reato di opinione, non è considerabile illegale.

Ad esempio, se ci si trova davanti a una tomba di un gerarca fascista e si fa il ben noto gesto, secondo la Corte di Cassazione non è un reato: si tratta di un segno celebrativo e della libera espressione di una propria convinzione.

Al contrario, per la legge Scelba, il saluto romano è reato quando la sua esecuzione viene svolta soprattutto in gruppo e/o nell’ambito di una organizzazione che mostra la volontà di apologia del fascismo e la potenziale ricostituzione di un nuovo partito fascista.

È perseguibile chi, ad esempio, fa il saluto romano nell’ambito di una manifestazione politica o che lo accompagna ad altri evidenti segni (tatuaggi, bandiere, fasci littori e simboli) condivisi da un gruppo di persone.