L’arruolamento del legionario romano era un momento fondamentale nella vita dell’esercito.
La qualità e la dedizione degli uomini era infatti ciò che poteva trasformare una sconfitta in una vittoria, una campagna fallimentare in un trionfo.
Arruolare i legionari necessitava però di una procedura ben precisa per rispettare sia alcuni vincoli legali che dei requisiti fisici che avrebbero trasformato un giovanotto in un valente soldato romano.
La decisione di dare il via all’arruolamento di una nuova legione spettava in epoca repubblicana esclusivamente al Senato, l’unica assemblea che poteva autorizzare il reclutamento. Poi, la responsabilità delle operazioni veniva regolarmente delegata ai due consoli, che attraverso alcuni funzionari potevano individuare nuove leve sia in Italia che nelle province.
In epoca imperiale, l’autorizzazione all’arruolamento spettava invece all’imperatore, in qualità di massima autorità militare, la cui decisione veniva comunque messa in pratica da una serie di addetti e funzionari, ai quali venivano indicati dei limiti temporali entro cui raggiungere gli obiettivi.
Normalmente, le procedure di arruolamento iniziavano nel mese di dicembre e terminavano a febbraio, cosicché le reclute sarebbero state pronte per l’estate, stagione durante la quale si avviavano la maggior parte delle campagne militari.
I candidati affrontavano quindi la fase della “Probatio”, detta altresì “Inquisitio”, il termine che designava il vero e proprio “esame” per l’arruolamento.
L’età legale
Il primo requisito riguardava sicuramente l’età. Le norme romane stabilivano a 17 anni l’età legale minima sia per diventare uomini adulti che per essere arruolati come legionari, anche se non si trattava di un limite inderogabile.
In alcuni casi, soprattutto quando si rendeva necessario un cospicuo numero di soldati per affrontare un pericolo imminente, i funzionari potevano accettare anche ragazzi di 15 o di 16 anni.
L’età media di arruolamento andava comunque dai 18 ai 23, anche se alcune fonti antiche citano casi di arruolamento a 26 o 27 anni, con un limite massimo, e assai raro, di 35.
La cittadinanza romana
Requisito fondamentale e irrinunciabile era la cittadinanza romana: solo ed esclusivamente un cittadino si sarebbe potuto arruolare come legionario.
Un uomo libero ma non cittadino o addirittura uno schiavo che si fosse finto tale per entrare nell’esercito, sarebbe stato immediatamente condannato a morte.
Questa regola, ferrea nell’epoca monarchica e repubblicana, conobbe in realtà una sorta di degenerazione nel tardo impero romano, nel senso che, di fronte ad una necessità sempre più famelica di soldati, la cittadinanza poteva essere spesso concessa allo stesso momento dell’arruolamento, per aggirare il vincolo legale.
Dopo la dimostrazione o la concessione della cittadinanza, il candidato doveva prestare solenne giuramento di fronte ad un funzionario e ad altri commilitoni, chiamati “cautores”, che facevano da veri e propri testimoni della sua promessa.
La lettera di raccomandazione
Diversi autori antichi, fra cui Giovenale, confermano che una lettera di raccomandazione da parte di un personaggio autorevole era fondamentale per ottenere l’arruolamento nell’esercito.
Si chiamavano “Epistule commendaticae” e si trattava di lettere siglate da un cittadino romano di alto rango, un funzionario militare, un nobile o un notabile che assicurava il buon comportamento della recluta e che cercava di convincere i funzionari, con la propria parola, ad accettare il candidato.
La raccomandazione, che nella società moderna viene considerata negativamente, era al contrario largamente accettata nel periodo romano, perché costituiva una sorta di garanzia aggiuntiva al giuramento del candidato.
L’altezza
Requisito fondamentale era l’altezza. Sappiamo che al tempo degli imperatori Valentiniano e Valente, nel Tardo Impero, si veniva accettati con un’altezza minima di 5 piedi e 7 pollici, che corrispondevano all’odierno 1,65 m. I cavalieri dovevano raggiungere invece i 6 piedi, ovvero 1,78 m.
Conferma a questa regola giunge dai funzionari addetti al reclutamento della Legio I Italica, voluta da Nerone, dove l’altezza richiesta era, di nuovo, di almeno 6 piedi.
Queste tracce nelle fonti antiche ci aiutano in realtà a sfatare il mito che l’esercito romano fosse composto da persone di bassissima statura. Sebbene di fronte ai guerrieri germanici, spesso alti 1.90, i romani sembrassero piccoli, nell’ambito del mondo mediterraneo i soldati latini avevano una statura perfettamente nella media.
La robustezza
Sappiamo con grande precisione dalle fonti antiche, che ce lo descrivono nel dettaglio, che la forma fisica era fondamentale e il buon candidato doveva essere soprattutto robusto.
Veniva largamente gradito un collo largo, spalle ampie e gambe muscolose per sopportare le fatiche della marcia, con dei piedi ben piantati per terra e senza particolari problemi nel movimento. A differenza di alcuni falsi storici, dove i legionari vengono presentati come culturisti pieni di muscoli, era invece preferita e valutata l’armonia generale del corpo e le buone proporzioni.
Se dalla struttura fisica complessiva traspariva una certa solidità, venivano accettati anche soggetti con alcuni difetti. Sappiamo ad esempio che avere un solo testicolo non comportava il fallimento della visita militare. Ma in compenso udito e vista dovevano essere assolutamente perfetti.
La provenienza della recluta
Nelle fonti antiche troviamo anche la citazione di alcune provenienze preferite dai funzionari addetti al reclutamento. Tendenzialmente, le persone che provenivano dalle campagne, abituate ai lavori più umili, erano certamente più gradite rispetto agli abitanti della città, che venivano guardati con scetticismo.
Tutti coloro che eseguivano lavori considerati femminili, come i cuochi, i tessitori, gli artigiani e gli artisti, venivano quasi sicuramente scartati.
Vi erano poi delle considerazioni circa la provenienza geografica. Coloro che provenivano dalle regioni settentrionali, come la Gallia Belgica o la Germania, venivano considerati impetuosi, e quindi particolarmente adatti allo scontro, ma allo stesso tempo imprudenti.
Chi veniva dal climi temperati veniva considerato equilibrato nel comportamento e dunque preferito, mentre i “meridionali”, che provenivano dall’Italia del Sud o dall’Africa del Nord, erano considerati particolarmente intelligenti, ma tendenzialmente oziosi, per cui era necessario imporre, per loro, un alto livello di disciplina.
L’istruzione del candidato
Le capacità intellettive del candidato potevano contribuire anche notevolmente alla valutazione. All’interno della legione romana era importante registrare tutto: la parola d’ordine del giorno, le paghe per i legionari, i turni di guardia, eventuali provvedimenti degli ufficiali, gli ordini.
Saper leggere e fare di conto veniva considerato sicuramente un elemento positivo, perché il candidato sarebbe stato di molto aiuto nella gestione quotidiana degli affari della legione.