L’esercito romano è stata l’entità militare più potente ed efficace di tutti i tempi.
Un tale livello di efficienza dipese da una serie di fattori, ma uno degli elementi determinanti fu certamente l’enorme livello di disciplina, garantita anche attraverso delle punizioni.
In questo articolo, vedremo una vera e propria carrellata delle principali punizioni e pene militari che potevano essere comminate nell’esercito romano per recuperare la gerarchia, l’ordine e il rigore.
Le punizioni nell’esercito romano
Presso l’esercito romano vigevano due grandi gruppi di provvedimenti. Per alcuni comportamenti legati alla poca efficienza, erano previste delle semplici punizioni, mentre altri atteggiamenti costituivano veri e propri reati, con delle pene molto più severe.
La multa
La prima punizione fondamentale, ma anche la meno grave, era la multa: nel momento in cui un legionario si comportava male, eseguiva male un ordine o manifestava scarsa voglia di lavorare o poca disciplina, una prima soluzione era quella di comminargli una multa.
Nella stragrande maggioranza dei casi, la multa era eseguita trattenendo una parte dello stipendio. Il legionario percepiva ogni mese il “soldus” e trattenere una parte di questo denaro era la prima soluzione che si adottava per attuare un provvedimento leggero.
L’incarico pesante
Una seconda punizione, già più importante, era affidare al legionario un incarico molto pesante e faticoso che lo avrebbe stancato fisicamente. Ma non solo fatica: al legionario poteva essere affidato anche un compito rischioso, come andare in ricognizione di notte o esplorare per primo un nuovo territorio.
In generale si dava per punizione un incarico che non fosse consono alla sua età, alla sua esperienza e al suo grado, anche per umiliarlo e per sminuirlo.
Il trasferimento di reparto
Un atto simile era il trasferimento di reparto. Questo provvedimento aveva un valore più duraturo nel tempo, era una decisione più pesante che condizionava maggiormente la vita del soldato.
Un legionario poteva essere trasferito in un reparto minore, come quello degli ausiliari o in altri casi un veterano, che aveva una determinata anzianità di servizio ed esperienza, poteva essere messo insieme alle reclute.
Questa era già una punizione più pesante, perché incideva sulla vita del soldato per un periodo maggiore di tempo. Tra tutte quelle a disposizione era certamente una delle più importanti.
La degradazione
Ancora più grave, perché metteva in discussione la carriera di un legionario, era la degradazione. Da centurione si diventava optio, o da optio si ritornava a legionario semplice. Questa era la punizione peggiore perché rallentava la carriera del legionario che vedeva la sua prospettiva all’interno dell’esercito fortemente penalizzata e rallentata.
I reati e le pene militari
Diverso il discorso quando un legionario non solo non era efficiente ma compiva delle azioni gravi, come il deliberato non rispetto degli ordini o la fuga di fronte al nemico. Il soldato aveva infranto la legge militare compiendo un vero e proprio reato, con delle pene giudiziarie.
La fustigazione
La prima pena era sicuramente quella della fustigazione: il legionario veniva bloccato, incatenato ad un ceppo, ad un palo o ad un tronco, veniva spogliato e subìva un numero prestabilito di frustate, che venivano inferte pubblicamente di fronte a tutti gli altri i suoi commilitoni.
Era una pena che non mirava solo alla sofferenza fisica ma anche all’umiliazione davanti agli altri. Era un atto piuttosto duro, ma la sofferenza era calcolata per non compromettere definitivamente la salute fisica: il legionario rimaneva attivo e operativo. Di tutte le pene, era certamente quella meno grave, seppure avesse un grande peso per la vita militare.
Il congedo con disonore
Un’altra situazione piuttosto grave era quella del congedo. Essere congedato con disonore dall’esercito romano non solo minava per sempre la credibilità e la reputazione del legionario ma gli impediva di partecipare alla spartizione del bottino e all’assegnazione delle terre, il che comprometteva la sua vita futura in maniera importante.
Era una misura veramente molto dura che poteva essere ulteriormente peggiorata. Si poteva infatti ordinare anche la cancellazione del condannato dagli elenchi ufficiali dell’esercito. Questo provvedimento pesava sulla vita del soldato come cittadino romano: egli non godeva più di una serie di diritti importanti, come quello di voto.
Ma non solo. La cancellazione del nome dagli elenchi dei cittadini aveva un significato profondo: condannava il legionario all’oblìo, e tenendo conto che per i romani non essere ricordati dai posteri era una mortificazione estrema, la punizione doveva essere gravissima.
La bastonatura
Nel momento in cui il reato compiuto era troppo pesante, come nel caso di una insubordinazione reiterata, la viltà o l’abbandono del combattimento sino a presunti contatti con il nemico, la legge militare romana prevedeva la pena di morte.
La forma più elementare di pena capitale era la bastonatura: i soldati, soprattutto quelli che erano stati messi in pericolo di vita dal colpevole o erano stati danneggiati dal suo comportamento , utilizzavano dei bastoni per colpire a morte il condannato. Era una condanna che veniva eseguita pubblicamente, anche come esempio per gli altri, ed era estremamente brutale.
L’alto tradimento
Se invece il legionario aveva stabilito contatti con il nemico o aveva rivelato piani e strategie, era prevista la condanna per alto tradimento che, anche con una connotazione religiosa, lo costringeva ad essere chiuso in un sacco con dei serpenti e gettato in un fiume.
Era evidentemente una pena pesante, estremamente terrificante per il condannato ma durissima anche per la famiglia: la dannazione si abbatteva anche suoi posteri con conseguenze irreparabili.
La decimazione
La pena più grave in assoluto era però la decimazione. Era una misura estrema, attuata nel momento in cui la legione era completamente fuori controllo o quando l’insubordinazione era totale. Serviva a dare una punizione esemplare, che nessuno avrebbe mai più dimenticato.
Si dividevano i soldati in gruppi di dieci e all’interno di ognuno di questi insiemi se ne estraeva uno, che gli altri nove avrebbero ammazzato, il più delle volte tramite la bastonatura. Un gioco psicologico violentissimo ed estremamente brutale.
Gli altri nove sopravvissuti non erano però scevri da danni. Avrebbero avuto delle razioni a base di orzo piuttosto che di grano, molto meno saporito e molto meno nutriente. Inoltre dovevano superare la notte al di fuori dell’accampamento, correndo dei rischi gravissimi. La decimazione era quindi terribile sia per colui che perdeva la vita sia per i suoi commilitoni sopravvissuti.
Nel corso della storia romana si ricorse alla decimazione poche volte: era veramente una misura estrema che soprattutto nel corso delle guerre civili o in momenti di particolare insubordinazione venne adottata, non certo a cuor leggero.