Il Pilum. Il micidiale giavellotto del legionario romano

Il legionario era una macchina da guerra perfetta: la sua efficacia come guerriero era garantita dalla motivazione, dalla disciplina e dall’allenamento e, tra le altre cose, dall’utilizzo del Pilum come arma di attacco. Si tratta di un giavellotto pensato per uccidere e farlo in modo veloce.

Le armi utilizzate dal legionario dell’Antica Roma possono essere considerate “pura fantascienza” se si pensa al periodo storico al quale ci si riferisce e alle conoscenze a disposizione. In questo momento voglio illustrare e spiegarvi una tra le armi più potenti utilizzati dai soldati, il Pilum per l’appunto.

Le origini del Pilum romano

Il giavellotto era una delle armi fondamentali e immediatamente riconoscibili in dotazione al legionario romano: le sue origini, va sottolineato, sono un po’ controverse perché non si hanno certezze a riguardo. La maggioranza degli studi compiuti sulle armi romane sostengono che con molta probabilità già gli etruschi, la forza principale esistente quando nacque Roma, utilizzassero delle lance o giavellotti per contrastare gli avversari. I romani, noti per la loro capacità di assorbire e migliorare le informazioni raccolte, hanno di certo fatto lo stesso con il giavellotto.

Nel periodo Regio e durante il corso di tutta la Repubblica il Pilum venne usato costantemente come parte della dotazione del legionario Romano. Il perché è presto spiegato: era un’arma molto facile da trasportare ed era perfetta da utilizzare contro i nemici di Roma, che pur essendo grandi e forti guerrieri non indossavano praticamente alcuna protezione.

Non possedevano scudi sofisticati né indossavano armature ben congegnate. Combattevano lanciandosi ferocemente contro al nemico, ma la loro mancanza di protezione li rendeva esposti al lancio di giavellotti che permettevano di spaventare e di sfoltire le file degli avversari prima del combattimento corpo a corpo.

Come è fatto il Pilum

Per comprendere l’efficacia del Pilum è consigliato osservarlo da vicino: basta osservarlo per capire che un suo corretto funzionamento era legato all’equilibrio della sua struttura, del suo peso e della sua forma. La parte posteriore presentava spesso una piccola punta in metallo che serviva ad appesantire quel punto per controbilanciare in maniera adeguata il giavellotto.

Il Pilum era composto da un legno finemente lavorato per resistere alle intemperie e alle sollecitazioni: un materiale robusto ma non troppo pesante per essere manipolato nel migliore dei modi.

Uno degli elementi più importanti dell’arma era la posizione dell’impugnatura. Brandire il Pilum qualche centimetro più in alto o più in basso poteva fare una grande differenza, e l’impugnatura era stata modificata nel corso delle battaglie per ottenere la migliore prestazione possibile.

Subito sopra, era posizionata la parte di raccordo tra il legno e il metallo che non si basava semplicemente sull’unione dei due materiali con una vite o un chiodo, ma vi era proprio una piccola costruzione dalla forma variabile che bilanciava l’arma.

La parte metallica era costruita sfruttando materiali dolci e non troppo robusti e terminava con una punta che aveva l’obiettivo di penetrare a fondo lo scudo dell’avversario e ferirlo. La punta era costruita anche in modo tale da non permettere all’avversario di sfilare il Pilum dal punto di impatto e riutilizzarlo contro i romani.

In questo modo l’avversario sarebbe rimasto senza protezioni.

E se il Pilum fosse andato a vuoto? La parte metallica era concepita per piegarsi su se stessa, così come il raccordo di legno era pensato per rompersi, in modo da non trasformarsi in un oggetto controproducente da rilanciare contro i romani.

L’importanza dell’equilibrio nella struttura del Pilum appare immediatamente chiara mettendo alla prova lo strumento. Grazie ad una simulazione eseguita dai ragazzi dello Smithsonian Channel è stato possibile ricostruire il funzionamento del Pilum in tutta la sua interezza.

Questo giavellotto, una volta lanciato sullo scudo avversario riesce a penetrarlo con facilità, non consentendo per via della forma della sua punta a disincastrarlo. E non solo: a seconda della forza di penetrazione la persona posta dietro lo scudo può rimanere mortalmente ferita: un particolare importantissimo nel corso di uno scontro.

Il tramonto del Pilum

Il Pilum è stato per moltissimo tempo una delle armi più micidiali a disposizione dei soldati romani, che per secoli lo hanno utilizzato con successo nel corso delle loro battaglie. Nel periodo imperiale e tardo imperiale la sua efficacia è però venuta meno.

La ragione è da ricercare nell’aggiornamento delle dotazioni degli eserciti nemici: la presenza di maggiori protezioni e di armature differenti rispetto a quelle del passato, ha costretto i romani a modificare le armi in dotazione, ricercando una diversa efficacia.

Sul campo di battaglia non vi erano più quegli scontri di grandi numeri che sfociavano in una guerra corpo a corpo di gruppi pressoché statici: vi è ora molta mobilità da parte dei nemici, un fattore che richiama, per forza di cose, strategie diverse da quelle del passato. Un cambiamento che, con il tempo, costrinse i legionari, all’abbandono totale del Pilum.