La prima battaglia di El-Alamein: gli Alleati fermano l’Asse in Nord Africa

La Prima Battaglia di El-Alamein fu combattuta tra il 1° e il 27 luglio 1942 nel corso della Seconda Guerra Mondiale, nell’ambito della Campagna del Nordafrica. L’esercito britannico, sotto il comando del generale Bernard Montgomery, sconfisse l’esercito dell’Asse, guidato dal feldmaresciallo tedesco Erwin Rommel.

La prima battaglia di El-Alamein fu combattuta tra le forze dell’Asse (Germania, Italia e Giappone) e gli Alleati (Regno Unito, Commonwealth e altre nazioni alleate) durante la Seconda Guerra Mondiale.

La battaglia segnò un punto di svolta nella Campagna del Nordafrica e rappresentò una vittoria cruciale per gli Alleati, in quanto fermò l’avanzata tedesca verso il Canale di Suez e permise alle forze britanniche di prendere l’iniziativa nell’area del Mediterraneo. La battaglia è considerata uno dei momenti chiave della Seconda Guerra Mondiale.

La prima battaglia di El-Alamein, giorno per giorno

El-Alamein era una località strategica situata sulla costa del Mediterraneo in Egitto, tra Alessandria e il confine con la Libia. Il controllo di questa zona era vitale per garantire l’accesso al Canale di Suez e al Medio Oriente, dove si trovavano importanti giacimenti di petrolio.

Le forze dell’Asse, sotto il comando del generale tedesco Erwin Rommel, avevano avuto una serie di successi in Nord Africa, conquistando gran parte dell’Egitto e avanzando verso il Canale di Suez. Le forze degli Alleati, sotto il comando del generale britannico Bernard Montgomery, stavano cercando di arrestare l’avanzata dell’Asse.

1 luglio: l’inizio della battaglia

Il 1° luglio 1942 segnò l’inizio della prima battaglia di El-Alamein. Le forze dell’Asse, sotto il comando del generale Erwin Rommel, attaccarono la linea difensiva degli Alleati, che si estendeva per circa 50 chilometri, lungo una serie di colline e depressioni.

Le prime azioni si verificarono a sud di El-Alamein, dove le forze dell’Asse iniziarono a bombardare le posizioni degli Alleati. I tedeschi attaccarono con un’artiglieria pesante e la fanteria avanzò a piedi, coprendo circa 1,5 km in circa 12 ore. L’artiglieria italiana si unì all’attacco, lanciando una serie di proiettili e bombe aeree.

Le forze degli Alleati risposero con un contrattacco aereo, utilizzando la loro superiorità aerea per attaccare le forze dell’Asse, che avevano problemi di rifornimento e di comunicazione a causa della distanza dalle loro basi.

In questo primo giorno di battaglia, le forze dell’Asse riuscirono a sfondare la linea difensiva degli Alleati in alcuni punti, ma furono in grado di ottenere solo piccoli guadagni di terreno. Le forze degli Alleati riuscirono a mantenere la loro posizione principale.

Durante la notte tra il 1° e il 2 luglio, le forze dell’Asse avevano tentato di infiltrarsi nelle linee difensive degli Alleati, ma erano state respinte. Durante il giorno, le forze dell’Asse continuarono ad attaccare le posizioni degli Alleati, utilizzando l’artiglieria pesante e la fanteria.

Le forze degli Alleati risposero con il fuoco dell’artiglieria e dei carri armati, riuscendo a contenere l’avanzata dell’Asse. Gli Alleati mantennero le loro posizioni principali, ma le forze dell’Asse riuscirono a sfondare la linea difensiva in alcuni punti, guadagnando terreno.

Nella zona sud, le forze dell’Asse erano riuscite a creare una breccia nella linea difensiva degli Alleati, ma furono poi bloccati dalle truppe britanniche e sudafricane, che lanciarono un contrattacco con i carri armati. Nella zona nord, le forze dell’Asse non furono in grado di sfondare la linea difensiva degli Alleati.

2 luglio: i carri armati Grant

Il 2 luglio le forze dell’Asse, sotto il comando del generale Erwin Rommel, continuavano ad attaccare la linea difensiva degli Alleati, che si estendeva per circa 50 chilometri lungo una serie di colline e depressioni. Quel secondo giorno vide anche il primo utilizzo da parte degli Alleati del famoso carro armato “Grant”, che dimostrò la sua efficacia contro i carri armati dell’Asse.

3 luglio: l’Asse cerca di sfruttare la breccia nella linea alleata

Il terzo giorno, nella zona sud, le forze dell’Asse cercarono di sfruttare la breccia creata nella linea difensiva degli Alleati il giorno precedente, avanzando con i loro carri armati. Tuttavia, incontrarono una forte resistenza dalle truppe britanniche e sudafricane, che riuscirono a contenere l’offensiva dell’Asse e a infliggere pesanti perdite.

Nella zona centrale, le forze dell’Asse lanciarono un attacco con i loro carri armati contro le posizioni degli Alleati, ma furono respinti dalla fanteria e dalla contraerea degli Alleati. Anche in questa zona, gli Alleati inflissero pesanti perdite alle forze dell’Asse.

Nella zona nord, le forze dell’Asse continuarono ad attaccare le posizioni degli Alleati con l’artiglieria pesante, ma furono respinte dalla fanteria e dalla contraerea degli Alleati.

Durante la notte tra il 3 e il 4 luglio, le forze dell’Asse tentarono di infiltrarsi nelle linee difensive degli Alleati, ma furono respinte dalle truppe britanniche e australiane.

4 luglio: gli Alleati respingono l’Asse

Il 4 luglio, nella zona sud, le forze dell’Asse continuarono a cercare di sfruttare la breccia creata nella linea difensiva degli Alleati, attaccando con i loro carri armati e la fanteria. Tuttavia, gli Alleati erano preparati e riuscirono a respingere gli attacchi dell’Asse, infliggendo pesanti perdite.

5 luglio: l’Asse attacca a sorpresa

Il 5 luglio le forze dell’Asse tentarono di lanciare un attacco a sorpresa nella zona nord, utilizzando carri armati e fanteria, ma furono respinte dalla fanteria e dall’artiglieria degli Alleati. Le forze britanniche lanciarono anche un contrattacco a sud, catturando una serie di posizioni nemiche.

6 luglio: i tedeschi attaccano su vasta scala

Il 6 luglio, le forze dell’Asse lanciarono un attacco su vasta scala in tutta la linea difensiva degli Alleati, utilizzando carri armati e fanteria. Nonostante inizialmente sembrasse che l’Asse avesse raggiunto alcuni successi, alla fine gli Alleati riuscirono a respingere l’attacco e a infliggere pesanti perdite alle forze nemiche.

7 luglio: la resistenza alleata a Ruweisat

Il 7 luglio, le forze dell’Asse continuarono a lanciare attacchi contro le posizioni degli Alleati, ma furono costantemente respinte. In particolare, gli attacchi nell’area di Ruweisat Ridge furono particolarmente intensi, ma gli Alleati riuscirono a resistere.

8 luglio: gli Alleati resistono

L’8 luglio, le forze dell’Asse ripresero l’attacco in tutta la linea difensiva degli Alleati, utilizzando carri armati, fanteria e artiglieria. Tuttavia, gli Alleati riuscirono a resistere e a infliggere pesanti perdite alle forze nemiche.

9 luglio: il contrattacco Alleato

Il 9 luglio, le forze dell’Asse continuarono a lanciare attacchi contro le posizioni degli Alleati, ma furono respinte. In particolare, gli attacchi nell’area di Ruweisat Ridge furono particolarmente intensi, ma gli Alleati riuscirono a resistere. Durante la notte tra il 9 e il 10 luglio, gli Alleati lanciarono un contrattacco a sud, riuscendo a catturare una serie di posizioni nemiche.

10 luglio: gli Alleati conquistano il Knightsbridge Box

Il 10 luglio, gli Alleati lanciarono un contrattacco a sud, sfruttando la breccia aperta nella linea nemica. L’attacco portò alla conquista di posizioni importanti, tra cui il cosiddetto “Knightsbridge Box”. Gli attacchi delle forze dell’Asse continuarono a essere respinti, ma la situazione rimase critica per gli Alleati, a causa della scarsità di rifornimenti e della pressione costante delle forze nemiche.

11 luglio: tentativo di riconquista tedesco del Knightsbridge Box

L’11 luglio, le forze dell’Asse lanciarono un contrattacco nel tentativo di riconquistare il Knightsbridge Box, ma furono respinte dagli Alleati. Nel frattempo, gli Alleati lanciarono una serie di attacchi a sud, con l’obiettivo di espandere la loro testa di ponte.

12 luglio: l’Asse protegge la città di Ruweisat

Il 12 luglio, gli Alleati lanciarono un attacco a nord-ovest, con l’obiettivo di catturare la città di Ruweisat. L’attacco iniziale fu un successo, ma le forze dell’Asse riuscirono a organizzare una controffensiva e a respingere gli Alleati.

13 e 14 luglio: gli Alleati consolidano le posizioni

Il 13 e il 14 luglio, le forze dell’Asse lanciarono una serie di attacchi contro le posizioni degli Alleati, ma furono respinte. Nel frattempo, gli Alleati furono in grado di consolidare le loro posizioni e di respingere gli attacchi nemici. Per i due giorni successivi, gli Alleati erano ancora sotto pressione a causa della scarsità di rifornimenti e della pressione costante delle forze nemiche.

17 luglio: l’attacco alleato a nord-ovest

Il 17 luglio, gli Alleati lanciarono un attacco a nord-ovest, con l’obiettivo di catturare la città di Ruweisat. L’attacco iniziale fu un successo, ma le forze dell’Asse riuscirono a organizzare una controffensiva e a respingere gli Alleati.

I giorni successivi videro un alternarsi di attacchi e contrattacchi, che si concentrarono per lo più sul tentativo di conquistare la città di Ruweinsat.

26 e 27 luglio: i tedeschi riconoscono la sconfitta

Il 26 e il 27 luglio 1942 segnarono gli ultimi giorni della Prima Battaglia di El-Alamein. Dopo aver fermato l’offensiva della controffensiva britannica il 23 luglio, i tedeschi cercarono di riprendere l’iniziativa.

Il 26 luglio, la 21ª Divisione Panzer, rinforzata da elementi della 90ª Leggera, avanzò contro il settore di El Ruweisat, difeso dalla 22ª Brigata corazzata. La divisione britannica resistette strenuamente, ma alla fine dovette ritirarsi sotto la pressione tedesca. Tuttavia, la ritirata fu effettuata in ordine e con la copertura dell’artiglieria britannica, il che permise di mantenere intatta la linea difensiva a El Alamein.

Il 27 luglio, i tedeschi sferrarono un ultimo attacco contro il settore di Alam el Halfa, che era stato fortificato dai britannici con numerose mine e filo spinato. L’attacco fu respinto dalla 7ª Divisione corazzata britannica, che inflisse pesanti perdite ai tedeschi.

Con la sconfitta a Alam el Halfa, il feldmaresciallo Rommel si rese conto che la battaglia era persa. La sua linea difensiva era stata spezzata e non aveva più riserve disponibili per contrattaccare. Inoltre, la sua forza di combattimento era stata notevolmente ridotta dalle perdite subite.

Di conseguenza, il 27 luglio Rommel decise di ordinare la ritirata della sua armata. I tedeschi abbandonarono le loro posizioni e iniziarono a ritirarsi verso ovest, in direzione di Marsa Matruh.

La battaglia fu ufficialmente conclusa il 27 luglio, quando il generale britannico Claude Auchinleck annunciò la vittoria alle sue truppe. La Prima Battaglia di El-Alamein fu una sconfitta per l’Asse e rappresentò un punto di svolta nella campagna del Nordafrica. La vittoria britannica fermò l’avanzata tedesca verso il Canale di Suez e diede inizio alla controffensiva alleata che avrebbe alla fine portato alla sconfitta dell’Asse in Africa.

Il ruolo dei soldati italiani: il X Corpo d’Armata

Durante la prima battaglia di El Alamein, i soldati italiani erano parte dell’esercito dell’Asse guidato dal feldmaresciallo Erwin Rommel, noto come la “Volpe del deserto”.

Costituivano una porzione significativa dell’esercito dell’Asse, insieme ai tedeschi e alle truppe di altre nazioni dell’Asse, e combatterono coraggiosamente contro le forze britanniche.

Tuttavia, gli italiani erano svantaggiati dal punto di vista del supporto logistico, della tattica e delle risorse, e soffrirono pesanti perdite. Molti dei soldati italiani furono catturati durante la battaglia e internati come prigionieri di guerra.

Il X Corpo d’armata italiano fu schierato sulla linea del fronte tra il settore del mare Mediterraneo e la località di Ruweisat Ridge, una posizione chiave per il controllo del territorio. Il corpo d’armata era formato da tre divisioni di fanteria (101ª, 102ª e 185ª) e una divisione corazzata (132ª). Le divisioni italiane avevano una scarsa esperienza di combattimento e una formazione tattica obsoleta, ma disponevano di armi moderne e di personale altamente motivato.

Nel corso della battaglia, il X Corpo d’armata italiano fu impegnato in una serie di scontri contro le forze britanniche. La divisione corazzata 132ª tentò di attaccare le posizioni britanniche senza successo, subendo pesanti perdite. La 101ª divisione di fanteria fu costretta a ripiegare, mentre la 102ª e la 185ª ressero il fronte con successo, anche se subendo perdite considerevoli.

Il 23 luglio, l’esercito britannico lanciò un attacco massiccio contro le posizioni italiane, impiegando mezzi corazzati e artiglieria pesante. Il X Corpo d’armata italiano subì pesanti perdite, in particolare la divisione corazzata 132ª, che fu quasi completamente distrutta. Le divisioni di fanteria furono costrette a ripiegare, perdendo gran parte del terreno precedentemente conquistato.

Il XX Corpo d’armata motocorazzato italiano

Il XX Corpo d’armata motocorazzato italiano era una grande unità corazzata dell’esercito, composto dalla Divisione Corazzata Ariete, dalla Divisione Corazzata Littorio e dalla Divisione Motorizzata Trieste.

Il XX Corpo d’armata motocorazzato venne schierato nella parte meridionale del fronte e inizialmente tenne con successo le posizioni contro gli attacchi britannici. La Divisione Corazzata Ariete, comandata dal generale Gastone Gambara, svolse un ruolo particolarmente importante. Il 30 giugno, la divisione, insieme alla Divisione Corazzata 21 Panzer dell’Afrika Korps tedesca, attaccò le forze britanniche nella zona di Deir el Shein, infliggendo loro pesanti perdite.

Il 1º luglio, la Divisione Corazzata Ariete continuò ad avanzare, ma venne fermata dalle difese britanniche, subendo perdite notevoli. Dopo diversi giorni di scontri intensi, il XX Corpo d’armata motocorazzato italiano fu costretto a ripiegare a causa dell’avanzata delle forze britanniche.

Durante la battaglia, il XX Corpo d’armata motocorazzato italiano combatté con valore e tenacia, ma subì gravi perdite. La Divisione Corazzata Ariete, in particolare, venne quasi completamente distrutta. Nonostante i successi iniziali, l’offensiva italiana fallì e le forze dell’Asse vennero costrette a ritirarsi, ponendo fine alla campagna del Nordafrica.

Il XXI Corpo d’Armata italiano

Il XXI Corpo d’Armata italiano, guidato dal generale Enea Navarini, faceva parte delle forze dell’Asse che difendevano le posizioni a sud della linea di El-Alamein in Egitto. Il corpo d’armata era composto principalmente da divisioni corazzate e motorizzate e aveva la responsabilità di proteggere il fianco sinistro delle forze dell’Asse. Tuttavia, il corpo d’armata italiano fu sottoposto a un intenso fuoco di artiglieria e attacchi aerei da parte delle forze britanniche, il che limitò la sua capacità di combattere efficacemente.

Nella notte tra il 1° e il 2 luglio, il XXI Corpo d’Armata italiano fu attaccato dal XXX Corpo britannico, che avanzava sulla sinistra. Dopo una dura lotta, le divisioni italiane del corpo d’armata furono costrette a ritirarsi, lasciando scoperta la posizione del corpo d’armata adiacente, il XX Corpo d’Armata motocorazzato. Ciò ha contribuito a indebolire la linea dell’Asse e ha permesso alle forze britanniche di avanzare con successo.

Il XXI Corpo d’Armata italiano ha continuato a combattere per tutta la durata dello scontro, ma alla fine fu costretto a ritirarsi insieme al resto delle forze dell’Asse dopo che le forze britanniche riuscirono a sfondare le linee difensive.