Il prefetto del Pretorio era un’alta carica dello stato durante l’Impero romano. Nato come comandante della guardia pretoriana, il corpo speciale dell’esercito dedicato alla protezione dell’imperatore, la funzione del prefetto del Pretorio si estese gradualmente non solo a responsabilità militari, ma anche a cariche legali e amministrative.
I Prefetti del pretorio divennero infatti i principali aiutanti dell’imperatore, e alcuni di loro si sostituirono di fatto alla figura dell’imperatore in momenti fondamentali della storia romana.
Sotto Costantino I, il potere del prefetto venne notevolmente ridimensionato e il suo ufficio fu trasformato in un incarico amministrativo civile.
I Prefetti mantennero però delle funzioni importanti dal punto del governo territoriale e continuarono ad essere nominati nell’Impero romano d’Oriente fino al regno di Eraclio, nel VII secolo d.C
Dopodiché, i Prefetti del Pretorio vennero convertiti in semplici sovrintendenti dell’amministrazione provinciale, con poteri estremamente limitati rispetto a quelli che avevano avuto nei secoli precedenti.
Le ultime tracce dei Prefetti risalgono all’impero bizantino, attorno all’840 d.C
Il prefetto del pretorio durante l’impero
Durante la prima fase dell’Impero romano, le guardie del corpo dell’imperatore, i pretoriani, erano comandati da uno, due o anche tre prefetti, scelti direttamente dall’imperatore tra la classe dei cavalieri. Non esistevano delle regole precise o dei requisiti legali per essere nominati, e la scelta veniva compiuta secondo le preferenze personali dell’imperatore.
A partire da Alessandro Severo, la carica fu aperta anche ai senatori e qualora la scelta fosse ricaduta su un membro della classe dei cavalieri, il nuovo eletto veniva immediatamente elevato al rango senatorio.
I Prefetti del Pretorio furono regolarmente nominati fra generali o soldati dalla grandissima esperienza, spesso uomini che si erano fatti strada nell’esercito nel corso degli anni.
La particolare posizione occupata dal prefetto del Pretorio nel sistema statale romano diede a questa figura un potere a sè stante, e il prefetto del Pretorio divenne ben presto uno degli uomini più potenti di Roma.
Gli imperatori cercarono costantemente di controllare i pretoriani, a volte tramite un sistema di donazioni, a volte concedendogli degli aumenti di grado, ma nonostante questo, gli stessi pretoriani organizzarono diversi colpi di stato, che contribuirono ad un frequente ricambio nella successione imperiale.
Alla lunga, i pretoriani arrivarono a destabilizzare sistematicamente lo Stato romano, contrariamente al motivo stesso per cui erano stati fondati da Augusto.
Il prefetto del pretorio come amministratore finanziario
Oltre alle sue classiche funzioni militari, il prefetto del Pretorio sviluppò giurisdizione su altri aspetti più civili, fra cui l’intervento in caso di crimini, non in qualità di delegato ma come rappresentante ufficiale dell’imperatore. Soprattutto nei casi in cui si dimostrava palesemente incapace di svolgere il suo ruolo, il prefetto del Pretorio divenne di fatto il “facente veci” dell’imperatore.
Al tempo di Diocleziano, il prefetto del Pretorio era ormai diventato una specie di Primo Ministro.
Consapevole della loro funzione, Diocleziano operò una prima riforma di questo ufficio: nell’ambito della tetrarchia, il sistema di governo che aveva diviso l’Impero romano in quattro zone con altrettanti imperatori, ogni area aveva il proprio prefetto del Pretorio, con il compito di sovrintendere alle questioni militari e amministrative, mentre la funzione di protezione dell’imperatore venne delegata a gruppi di guardie del corpo.
Più tardi, l’imperatore Costantino, che per raggiungere il potere era stato costretto ad annientare proprio l’esercito dei pretoriani del rivale Massenzio, operò una ulteriore riforma di questa carica fondamentale.
I Prefetti “semplici” divennero responsabili dell’approvvigionamento logistico dell’esercito, senza il potere che aveva contraddistinto questa figura nei secoli precedenti, mentre il capo della guardia pretoriana si trasformò in “direttore finanziario”, con il compito di redigere il bilancio globale dell’impero.
Divenne responsabile di tutti gli obblighi tributari che venivano imposti agli abitanti più ricchi dell’impero, e il suo parere era estremamente importante, tanto che nel 331 d.C, Costantino confermò che una sentenza emanata direttamente dal prefetto del Pretorio in ambito finanziario non poteva essere appellata.
In questa epoca storica, le capacità militari del capo della Guardia pretoriana divennero praticamente irrilevanti, e il vero requisito per ricoprire l’incarico era una profonda conoscenza del diritto romano e ampie capacità di gestione e di amministrazione tributaria.
Sempre sotto Costantino I, l’istituzione del Magister militum privò del tutto il prefetto del Pretorio del suo carattere militare, e questa figura rimase la più alta carica civile dell’impero.
Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, e la creazione dei regni romano barbarici, il prefetto del Pretorio mantenne sostanzialmente delle funzioni amministrative: sappiamo che il Re ostrogoto Teodorico il grande, suddito nominale della corte di Costantinopoli, mantenne intatta la figura e le funzioni che erano state stabilite in epoca classica.