Lo tsunami del Covid non è solamente sanitario. La drammatica emergenza ha investito tutto il mondo produttivo italiano. Il lavoro, ormai si capisce, non sarà più come prima.
Con Monica Nolo, Presidente di Manager Italia Liguria, cerchiamo di capire come le aziende possono affrontare questo periodo e agganciare la ripresa.
Quando possiamo dire che una azienda inizia ad avere bisogno di un manager?
Più che assumere un manager, l’azienda deve avere coscienza che la direzione di un’impresa deve essere fatta con cultura manageriale. Nelle nostre piccole e microimprese questo è un aspetto poco toccato, ma ce ne rendiamo conto soprattutto nei momenti di crisi, in cui la managerialità significa riuscire a programmare, riuscire a riorientare l’azienda.
In generale anche un’azienda che abbia una piccola struttura potrebbe avere necessità di dotarsi di un manager: questo non significa dover necessariamente inserire il manager come figura stabile.
Stiamo sperimentando delle forme di inserimento di figure manageriali anche a supporto di specifici progetti, di specifici momenti. Sicuramente questa fase potrà essere la ripartenza, probabilmente per un nuovo business model delle aziende. Potrebbe essere il momento giusto, per qualunque dimensione di impresa, per chiedere una consulenza e un supporto manageriale.
Come si individua un manager adatto ai propri progetti?
In Italia la scelta del manager non passa per il classico circuito della selezione professionale, ma vive molto sul passaparola o sulle conoscenze personali: questo è talvolta uno strumento molto buono, ma talvolta uno strumento che non sempre si rivela utile o il migliore rispetto alla specifica esigenza.
Sicuramente affidarsi ad un circuito di selezione più professionale,attraverso anche dei recruiter, può rivelarsi un ottimo strumento per individuare esattamente l’esigenza dell’impresa e quindi trovare il manager giusto.
Abbiamo aperto circa quattro anni fa un canale che si chiama XLabor sul quale si trovano questi profili qualificati. Facciamo sempre una analisi di selezione per individuare quelle che sono le reali e certificate competenze del manager: diamo anche un supporto formativo perché è fondamentale per tutti, per un manager in primis, avere la formazione continua.
Chi aderisce a questo nostro canale può usufruire di una formazione continua e ha la possibilità di fare un check delle competenze, per verificare se queste sono in linea con le richieste del mercato.
Quindi sì esistono molti canali: quello che suggeriamo è di fare una riflessione più compiuta al proprio interno per capire quali sono le vere esigenze dell’azienda e in base a questo fare una selezione sulle figure professionali necessarie.
Molto spesso capita che i proprietari delle aziende abbiano quasi paura che i manager possono sostituirli nel loro ruolo di leadership. Come si fa a far collaborare proprietario e manager senza entrare in collisione?
Molto dipende da come il titolare dell’azienda vede il ruolo del manager. Laddove il proprietario riesca a comprendere che il manager è quel soggetto che dà esecuzione a tutta una serie di operatività e sgrava l’imprenditore da questi aspetti, lasciandolo libero di fare impresa, difficilmente i due soggetti andranno in rotta di collisione.
Molto spesso l’imprenditore può trarre beneficio dal confronto con un manager professionista, perché è proprio dal confronto di idee che si stabiliscono e si definiscono le strategie migliori.
Quello che rileviamo in molte delle aziende italiane tipo familiare, è che l’imprenditore ha paura di lasciare e di delegare: un problema risolvibile solo con un confronto fra i due soggetti in cui l’un l’altro riescano a definire quali siano i ruoli e gli ambiti di competenza al fine di agire nel nell’interesse dell’impresa.
I proprietari hanno paura che i manager diventino i nuovi punti di riferimento, anche per i dipendenti.
Il tema della leadership è un tema importante. Il leader normalmente è quel soggetto che riesce a trasmettere una visione ed una prospettiva, quindi l’imprenditore che ha questa visione, tipica delle grandi imprese, capisce di non poter fare tutto e quindi delega a dei professionisti con delle specifiche competenze il lavoro da fare. È questa commistione di elementi che fa sì che l’azienda sia una buona azienda.
Un leader, un capo, un imprenditore che ha questa capacità di visione non avrà mai paura che il manager lo sovrasti, al contrario di chi ha meno fiducia nelle proprie doti e crede che la leadership sia esattamente speculare alla capacità di controllo delle singole attività dell’impresa.
Come si giudica l’operato di un manager?
Usciamo da una grande era in cui il manager o quelli che si definivano tali venivano giudicati per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Questo ha portato alla definizione di obiettivi di brevissimo termine trasformando le aziende in elementi vuoti: è successo nel settore bancario, è successo in grandi settori produttivi.
Grandi premi di risultato quindi, legati al raggiungimento di un utile in un certo momento, ma poi l’azienda non riesce a mantenersi nel tempo. È possibile avere un giudizio sull’operato del manager positivo se lo stesso è capace di creare reddito di lungo periodo all’impresa.
Bisogna ricominciare a pensare un po’ più sul lungo termine e un po’ meno sul brevissimo termine. Oggi più che mai ci si rende conto che l’azienda è un ecosistema in cui tutto quanto è in equilibrio, quindi ora più che mai il manager è colui che deve riuscire a creare un ambiente positivo e fare in modo che anche le persone che lavorano all’interno dell’azienda se ne sentano parte e traggano beneficio dal loro impegno.
L’impresa deve generare benefici per sé ma anche benefici per chi vi lavora.
Manager o “persone che si definiscono tali”. Come si distinguono i due?
Spesso la stampa ha individuato e definito come manager persone che non corrispondevano davvero a tale ruolo, Flavio Briatore per dirne una. Questo tipo di persona non è quelloa che noi definiamo “manager”, perché il manager opera tanto all’interno e si vede molto poco all’esterno. La figura manageriale difficilmente emerge se non nei contesti in cui opera, ed è una persona che è strettamente impegnata in azienda al di là dell’orario lavorativo. E’ colui che fa funzionare l’impresa: poco visibile ma molto operativo.
Come hanno reagito le imprese liguri ai problemi legati all’emergenza causata dal Covid-19?
Nelle aziende in cui era presente una forte managerialità si è reagito abbastanza velocemente alle restrizioni del lockdown, introducendo forme di lavoro a distanza o smart working che hanno consentito di mantenere una continuità aziendale con profili di efficienza più o meno pari al 70%-80%.
Al netto di dover gestire le emergenze e quindi la funzionalità aziendale, siamo stati tutti quanti molto impegnati nel ripensare i business model, perché ci rendiamo conto che questo periodo sta spingendo verso un cambiamento che difficilmente ci porterà ad essere esattamente uguali a quello che eravamo prima.
In alcuni casi si dovrà ripensare ai propri modelli di business in maniera importante: lo abbiamo visto per i ristoranti, lo abbiamo visto per tutte quelle imprese di servizi che effettivamente debbono pensare ora, per un domani, a riconvertire la propria attività in maniera differente.
Lo smart working fa emergere quello che era il futuro che già si tracciava per il mondo del lavoro: un tipo di occupazione in cui la presenza fisica negli uffici sarà sempre importante ma che sarà combinata anche con la capacità di lavorare a distanza.
I lavoratori saranno sempre più giudicati per il tipo di risultato che sarà ottenuto piuttosto che per la presenza fisica in azienda. Sono processi che erano già in corso, ma la costrizione ad essere distanti dal posto di lavoro ha accelerato il tutto.
Secondo un dossier pubblicato sul sito di Manager Italia, il mondo del lavoro sarà ridisegnato in ottica smart working. Non saremo mai più come prima?
Saremo in una fase di transizione, perché questi processi subiscono degli assestamenti. Quello che già vediamo è che il futuro del lavoro si baserà sull’attività di ciascuno, non tanto in relazione alla presenza fisica negli uffici, quanto sulle attività svolte.
I singoli lavoratori saranno sempre più dei micro professionisti ai quali sarà richiesto il raggiungimento di determinati risultati.
Nel mondo manageriale si stanno sperimentando forme nuove di interazione, quindi il manager dovrà essere in grado di gestire dei team che saranno formati anche da elementi esterni alle aziende.
Nel nostro caso abbiamo fatto un accordo con Manager Italia – Confcommercio per una piattaforma che si chiama White Libra e su questa piattaforma il manager sarà collegato con diversi soggetti per la creazione di team di lavoro per realizzare specifici progetti.
Un telegramma ad un piccolo imprenditore preoccupato per la situazione
Gli direi di affrontare e trasformare questa preoccupazione in una riflessione su come ripartire, come rivedere la propria azienda. E nel farlo gli consiglierei di affidarsi anche a dei professionisti in grado di tracciare con lui questa ripartenza.