Marciano: l’imperatore bizantino che si ribellò ad Attila

Il fatto che, in occasione dell’incoronazione di un imperatore bizantino, la folla urlasse la frase “regna come Marciano” ci fa comprendere come questo sovrano, il cui regno non fu tanto lungo, fu, comunque, particolarmente amato dal suo popolo.

Flavio Marciano era nato in Illiria o in Tracia nel 392 d.C. figlio di un soldato ed egli stesso soldato, dato che molto giovane si arruolò in un’unità militare presso Filippopoli.

Prese parte nel 421 d.C. alla guerra contro i Persiani, in seguito divenne ufficiale cadetto e, poi, per quindici anni, servì come comandante di reggimento agli ordini di Ardaburio il Vecchio e del figlio Aspar.

Negli anni tra il 431 d.C. e il 434 d.C. fu ufficiale con Aspar durante la guerra contro i Vandali in Africa venendo catturato dal nemico durante un combattimento nei pressi della città di Hippo Regius.

Secondo alcuni storici Genserico lo rilasciò dopo che Marciano gli ebbe promesso che non avrebbe mai più mosso guerra al suo regno.

Grazie all’influenza di Ardaburio il Vecchio e di Aspar, Marciano riuscì a diventare capitano delle guardie e, successivamente, fu elevato al rango di tribuno e di senatore dell’Impero Romano d’Oriente.

E’ molto probabile che in questo periodo si sia sposato ed abbia avuto la sua unica figlia, Elia Marcia Eufemia.

Quando nel luglio del 450 d.C. Teodosio II morì senza eredi maschi a seguito di una caduta da cavallo, Marciano divenne il suo successore e nuovo imperatore.

In verità vi erano altri candidati al trono come, per esempio, Valentiniano III, cugino di Teodosio II e marito della sua unica figlia superstite, ma tale candidato non piaceva né ad Aspar né al Senato orientale; anche Aspar era visto come possibile candidato, ma le sue origini barbariche e la sua fede ariana lo rendevano inaccettabile come imperatore.

Aspar stesso rifiutò tale possibilità sapendo bene che per lui sarebbe stato meglio governare nell’ombra come magister militum e non diventare imperatore.

La scelta di Marciano come successore di Teodosio II viene descritta in modi diversi dagli storici.

Alcuni di loro dicono che fu Teodosio stesso, sul letto di morte e alla presenza di Aspar, a nominarlo suo successore (in quell’occasione disse a Marciano : “Mi è stato rivelato che tu regnerai dopo di me“) e che sia Aspar che la sorella di Teodosio, Pulcheria, abbiano accettato la volontà del defunto imperatore.

Altri, invece, dicono che Pulcheria scelse Marciano come suo marito e successore del fratello e che Aspar abbia appoggiato tale scelta dato che Marciano era stato suo commilitone e subalterno.

E’ anche possibile che il nome di Marciano fosse stato fatto da Aspar stesso e che poi Pulcheria lo abbia scelto.

Indipendentemente da come effettivamente andò, Pulcheria sposò Marciano nel 450 d.C. e riuscì in questo modo a salvare la dinastia Teodosiana almeno per qualche anno. Il matrimonio servì a legittimare la posizione del nuovo sovrano e Pulcheria lo accettò a patto di mantenere la sua verginità.

Il matrimonio sarebbe comunque rimasto sterile dato che Pulcheria aveva più di cinquant’anni e Marciano più di sessanta.

Una delle prime decisioni prese dal nuovo imperatore fu quella di far uccidere il consigliere di Teodosio II l’eunuco Crisafio che era divenuto impopolare a Costantinopoli per aver spinto Teodosio a pagare una smisurata somma di denaro come tributo al re unno Attila e che, soprattutto, era nemico giurato di Pulcheria. 

Marciano nominò suoi consiglieri il maestro degli uffici Eufemio e il prefetto del pretorio Palladio e decise di smettere di pagare il tributo annuale ad Attila.

Quando nel 451 d.C. gli emissari del re unno giunsero a Costantinopoli per riscuotere la tassa, Marciano gli rispose : “Per Attila ho ferro, non oro”.

Attila, dopo aver ricevuto la risposta e dopo aver capito che Marciano non si sarebbe mai sottomesso a lui, fu tentato di condurre le sue armate contro l’Impero Romano d’Oriente, ma poi decise invece di volgere la sua attenzione verso la Gallia e verso l’Impero Romano d’Occidente.

Attila sapeva che non sarebbe mai riuscito a prendere Costantinopoli, che la Tracia e i Balcani erano stati così devastati che ci sarebbero voluti anni per farli riprendere e che la terra di nessuno da lui imposta nei pressi del Danubio non aveva più molto da offrire.

Marciano era, così, riuscito a salvare il suo impero. 

Il 451 d.C. fu anche l’anno del Concilio di Calcedonia : un concilio ecumenico che avrebbe dovuto sanare le diatribe che erano sorte dopo il secondo Concilio di Efeso.

Papa Leone I aveva fatto pressioni sull’Impero d’Oriente affinché venisse convocato un nuovo concilio e venissero condannate come eresie sia il Monofisismo sia il Nestorianesimo.

Una delle basi del nuovo concilio fu il Tomus ad Flavianum : una lettera inviata nel 449 d.C. al patriarca di Costantinopoli Flaviano in cui il Monofisismo veniva condannato.

E’ vero, però, che Leone I avrebbe preferito un’altra sede più neutrale anche perché la situazione politica dell’Impero d’Occidente era drammatica, ma Marciano insistette affinché il concilio si tenesse a Calcedonia.

Nel nuovo Concilio venne condannato il Monofisismo come eresia, così come tutti coloro che nel corso del precedente Concilio avevano sostenuto la tesi monofisista tra cui Dioscoro che perse il suo ruolo di patriarca di Alessandria e lo stesso Eutiche.

Il Monofisismo continuò ad essere diffuso in Egitto e in Siria, mentre venne condannato in gran parte delle province orientali. 

Venne sancito a Calcedonia che Cristo aveva quindi due nature umana e divina ed era perfetto Dio e perfetto uomo. Le nuove definizioni dogmatiche andavano bene a Marciano e a Pulcheria, così come al papa e a gran parte dei vescovi.

I problemi, però, sorsero quando il patriarca di Costantinopoli Anatolio volle che Costantinopoli fosse dichiarata sede di pari importanza rispetto ai patriarcati di Alessandria, Roma e Antiochia e che fosse ampliata la sua giurisdizione su vaste aree come il Ponto e la Tracia.

Gli emissari del papa protestarono perché in questo canone conciliare non si faceva riferimento alla superiorità di Roma e del papa.

Nonostante le richieste dei vescovi orientali, di Marciano e di Pulcheria, papa Leone I non accettò tale canone e ciò rappresentò un passo importante verso la futura separazione religiosa tra Oriente e Occidente.  

Negli anni successivi Marciano attuò importanti riforme finanziarie che fecero rifiorire le finanze orientali : ordinò per esempio ai consoli di non distribuire soldi al popolo, ma di usare quel denaro per mantenere in buone condizioni l’acquedotto cittadino, furono rimessi gli arretrati delle tasse e aboliti i servizi da prestare ai senatori.

In politica estera Marciano fu estremamente cauto per paura di un nuovo attacco unno. 

Nel 452 d.C. represse alcuni disordini in Siria e Egitto e, non essendo sordo alla richiesta di aiuto dell’Impero d’Occidente e nonostante non nutrisse simpatia per Valentiniano III (che all’inizio non l’aveva riconosciuto come imperatore), tra il 451 d.C. e il 452 d.C. inviò truppe ad Ezio per aiutarlo contro gli Unni. Quando Attila invase l’Italia nel 452 d.C. fu probabilmente la notizia dell’arrivo delle truppe orientali a farlo desistere dall’intento di assediare Roma e ad indurlo a lasciare la penisola per paura di essere preso in trappola. 

Dopo le campagne nell’Impero d’Occidente il re unno rivolse la sua attenzione nuovamente a Oriente, ma morì nel 453 d.C. prima di poter muovere guerra contro Marciano.

Il sovrano bizantino dichiarò di aver sognato qualche giorno prima della morte di Attila che l’arco di quest’ultimo si spezzava davanti a lui e ciò era un segno della sua vittoria.

Nel 453 d.C. Pulcheria morì e Marciano si trovò solo come unico imperatore al comando.

Egli decise lo stesso anno di far sposare sua figlia Eufemia con il nobile Antemio (futuro imperatore d’Occidente) e ciò portò al genero nuovi incarichi militari e organizzativi che gli fecero scalare le gerarchie civili e militari (divenne comes per la Tracia, poi magister militum e infine console e patrizio nel 455 d.C.) e che provocarono preoccupazioni ad Aspar che mal sopportava la presenza di Antemio a corte.

Gli ultimi tre anni del suo regno furono caratterizzati da relativa pace e dalla sua quasi totale non ingerenza nelle faccende dell’Occidente.

Dopo la morte di Ezio (454 d.C.) e di Valentiniano III (455 d.C.) la dinastia Teodosiana si era estinta e diversi furono i candidati alla porpora proposti da più parti: uno di questi fu Massimiano che era stato amministratore personale di Ezio, un altro fu Petronio Massimo appoggiato dal Senato romano e un altro candidato ancora di nome Maggioriano venne proposto dalla moglie di Valentiniano III, Licinia Eudossia, e dallo stesso Marciano.

Alla fine la spuntò Petronio Massimo che, però, non venne riconosciuto da Marciano. L’imperatore orientale probabilmente su consiglio di Aspar non fece nulla per salvare il collega occidentale e Roma dal sacco dei Vandali di Genserico avvenuto nel 455 d.C.

Nel 456 d.C. divenne imperatore Avito con il quale Marciano, nonostante fosse sempre deciso a mettere Maggioriano oppure il suo genero Antemio sul trono occidentale, ebbe rapporti meno tesi.

Sempre nel 456 d.C. Marciano decise di non intervenire contro i Persiani in Armenia dove la popolazione era stata costretta ad abbandonare la fede cristiana dal re Yazdgard II e aveva chiesto un suo intervento.

Dato che aveva troppo timore di scatenare una lunga guerra con i Persiani, egli mandò un messaggio al re Yazdgard in cui gli comunicava che non sarebbe intervenuto.

Alla fine del 456 d.C., un colpo di stato guidato dal magister militum Ricimero provocò la caduta di Avito che morì forse assassinato all’inizio del 457 d.C.

Antemio venne visto subito come suo possibile successore e poteva contare sull’appoggio di Marciano stesso. L’imperatore orientale, però, morì nel gennaio del 457 d.C. a seguito di una gangrena, dopo aver compiuto un pellegrinaggio religioso e dopo una lunga agonia.

Entrambi gli imperi furono, per un breve periodo, senza imperatore e governati dai due magister militum ad Occidente Ricimero e ad Oriente Aspar.

Antemio, dopo la morte di Marciano, fu considerato un valido candidato oltre che per l’Occidente anche per l’Oriente.

In Oriente, però, Aspar considerava Antemio pericoloso e poco controllabile e, per questo motivo, appoggiò come candidato e alternativa ad Antemio un altro suo commilitone il trace Leone che, grazie al suo appoggio, fu incoronato imperatore nel febbraio del 457 d.C. con il nome di Leone I.

Aspar aveva dimostrato ad Antemio di essere il “vero padrone” dell’Impero d’Oriente.

In Occidente, in un primo momento, Leone I decise di non scegliere alcun collega, ma nominò sia Ricimero che Maggioriano magister militum. In seguito, però, anche grazie ad un’importante vittoria ottenuta dal comes Burcone e da Maggioriano contro gli Alamanni nei pressi del Lago Maggiore, Leone I decise di scegliere Maggioriano come imperatore d’Occidente e suo collega. 

Maggioriano fu incoronato imperatore il 1 aprile del 457 d.C. ottenendo l’appoggio di Ricimero che mantenne la carica di magister militum. 

Con la morte di Marciano si estinse la dinastia Teodosiana orientale e ebbe inizio quella di Leone I.

A proposito di Marciano si può affermare che fu certamente un valido sovrano e che, grazie ai suoi 7 anni regno, Costantinopoli tornò alla grandezza che aveva prima della devastazione portata da Attila.

Marciano fu un sovrano deciso e dimostrò notevole coraggio nell’affrontare il re unno, oltretutto, al culmine del suo potere.

Ebbe, certamente, la fortuna dalla sua parte considerato che Attila, durante il periodo del suo impero, la prima volta rinunciò ad attaccare l’Oriente e la seconda volta non riuscì a farlo a causa del sopraggiungere della morte.  

I suoi rapporti con l’Occidente furono, invece, molto altalenanti. Molti storici lo hanno definito indifferente alle sorti di questa parte dell’Impero, anche se è necessario ricordare che Marciano aiutò Ezio contro gli Unni e contro i Visigoti.

Non fece nulla, invece, per salvare Roma dai Vandali, sia per le sue antipatie verso Petronio Massimo, sia perché la richiesta di aiuto a Genserico era stata fatta dall’imperatrice Licinia Eudossia (che mal sopportava anche lei Petronio Massimo), sia perché, su consiglio di Aspar, aveva probabilmente compreso che l’Occidente, la cui sorte era ormai segnata, era troppo difficile da salvare ed era destinato a implodere.

L’amicizia e il legame con Aspar accrebbero enormemente il potere del magister militum, ma il generale alano si dimostrò sempre un suo fedele sostenitore e le voci su una possibile morte di Marciano per avvelenamento da parte di Aspar appaiono prive di fondamento considerata, anche, la lunga agonia di Marciano.

Marciano può essere, nel complesso, considerato un buon sovrano per l’Oriente : durante il suo regno risanò le finanze orientali e le sue riforme furono un toccasana per la gente di Costantinopoli che, per questo, lo considerò un ottimo sovrano, degno di essere inserito nel pantheon dei migliori imperatori.