Lucio Ceionio Commodo Vero, più noto come Lucio Vero, è uno di quei personaggi che hanno incontrato solo incidentalmente la storia romana, e che sebbene siano arrivati al più alto comando dell’impero, hanno lasciato una modesta eredità e non hanno forse avuto il tempo di lasciare una traccia del loro passaggio.
Eppure, Lucio Vero, fratello adottivo del ben più noto imperatore Marco Aurelio, ebbe una vita intensa ed interessante, condividendo con l”imperatore filosofo” un periodo importante della storia romana e soprattutto affrontando gravi pericoli, come la guerra contro i Parti e le incursioni delle tribù germaniche.
Lucio Vero verso il ruolo di Imperatore
Il punto di partenza della storia di Lucio Vero è certamente l’imperatore Adriano, che governò dal 117 d.C al 138 d.C. Adriano, uno dei più importanti e influenti imperatori del suo periodo, non aveva successori nè eredi legittimi. Così Adriano concentrò tutte le sue speranze su un personaggio chiamato Lucio Elio Cesare, che secondo alcune fonti del tempo potrebbe essere stato suo figlio illegittimo.
Elio Cesare, nelle intenzioni di Adriano, doveva essere certamente il suo successore, e per questo lo inviò a comandare la provincia romana di Pannonia, a nord del fiume Danubio, in qualità di governatore, soprattutto per accreditarlo agli occhi dell’aristocrazia senatoria.
Ma Elio Cesare soffriva da sempre di salute cagionevole, e infatti nel gennaio del 138 d.C, morì improvvisamente, probabilmente di tubercolosi, togliendo ad Adriano la speranza di poterlo nominare come suo successore.
Adriano, che sapeva quanto fosse importante il problema della successione, elaborò dunque un altro piano più complesso. Uno dei suoi migliori generali, uomo integerrimo e certamente fedele alle sue volontà, era Aurelio Antonino Pio. Adriano scelse di adottare come suo successore Antonino Pio, ponendo però una condizione ben precisa per l’adozione.
Antonino avrebbe regnato su Roma a patto di impegnarsi ad educare e traghettare verso il governo il giovane Marco Aurelio, ragazzo promettente che aveva impressionato Adriano con le sue doti, e Lucio Ceionio Commodo, il nostro Lucio Vero, che alcuni dicono essere il figlio di quell’Elio Cesare che non visse abbastanza.
Antonino Pio, chiamato Pio, ovvero “Devoto”, proprio per la piena obbedienza al volere di Adriano, si comportò egregiamente. Oltre a governare per più di 40 anni l’impero romano, garantendo un periodo di pace e di stabilità come pochi Roma aveva conosciuto, si dedicò a preparare Marco Aurelio e Lucio Vero per il governo, esattamente come desiderava Adriano.
Alla morte di Antonino Pio, Marco Aurelio venne nominato nuovo imperatore dal Senato e pretese immediatamente che suo fratello adottivo Lucio iniziasse da subito a governare al suo fianco, attribuendogli i titoli di Cesare e di Augusto, che avrebbero confermato il suo ruolo nell’Impero.
Si avviò così uno dei rari periodi di governo “a due” dell’Impero romano. Normalmente due imperatori alla guida di Roma non rappresentavano una garanzia di successo, anzi: molte volte il binomio aveva portato a conflitti e contrasti violenti. Ma questa volta le cose funzionavano: forse il carattere riflessivo e prudente di Marco Aurelio si completava, con sincero affetto, con quello più estroverso e mondano di Lucio Vero.
La campagna di Lucio Vero contro i Parti
Marco Aurelio e Lucio Vero dovettero immediatamente affrontare un’emergenza che andava verificandosi sui confini orientali: le incursioni dell’aggressivo regno dei Parti.
I rapporti tra impero romano e regno partico erano stati fino a quel momento garantiti dall’abilità diplomatica di Antonino Pio, e da un periodo di stabilità politica e militare dell’impero che fungeva da deterrente nei confronti di possibili incursioni dei Parti.
Tuttavia, proprio la morte di Antonino Pio aveva suggerito all’imperatore dei Parti, Vologase IV, di riprendere le ostilità contro Roma e in particolare di estendere il suo potere e la sua influenza sui territori della Cappadocia e della Siria. L’esercito di Vologase attaccò con grande efficacia e sconfisse i governatori romani di entrambe le province, mettendo in seria difficoltà il dominio romano nelle province orientali.
Marco Aurelio pensò che l’uomo più adatto per seguire quella campagna militare, soprattutto per accreditarsi adeguatamente agli occhi dell’aristocrazia senatoria e del popolo romano, fosse proprio il fratello, Lucio Vero. Egli, però, non era in realtà molto abile dal punto di vista militare e per questo Marco Aurelio nominò come suoi consiglieri di guerra una serie di validi comandanti che avrebbero di fatto deciso la strategia migliore per vincere i Parti.
Lucio Vero impiegò ben 9 mesi per giungere sul posto con l’esercito: alcune fonti citano una quasi sconosciuta malattia che lo avrebbe colpito più volte e avrebbe rallentato la sua marcia, mentre altri storiografi antichi, riconoscendo il carattere a volte lussurioso e mondano di Lucio, accusarono l’imperatore di essersi distratto con grandi viaggi di piacere durante il percorso.
Avviate le operazioni militari, mentre Lucio rimaneva ad Antiochia come capo “formale” della guerra, Stazio Prisco si occupò di invadere l’Armenia, uno stato cuscinetto che da sempre costituiva un confine tra l’impero romano e il regno dei Parti. Nel frattempo un altro grande generale, Caio Cassio Avidio, mosse gli eserciti romani verso est, in Mesopotamia, e riuscì a conquistare delle città strategicamente importanti come Odessa, Nisibis e Nicephorium.
La guerra ebbe conclusione definitiva nel 166 d.C, quando i legionari romani riuscirono a conquistare la città di Seleucia ma soprattutto la capitale dei Parti, Ctesifonte. Il palazzo reale di Vologase IV fu completamente raso al suolo e tutta la Mesopotamia divenne da quel momento uno stato cliente dei romani, riaffermando il pieno dominio di Roma sul territorio.
La campagna militare di Lucio Vero, nonostante fosse stata portata avanti dai generali che lo accompagnavano, fu comunque considerata un grandissimo successo da parte del popolo romano. Lucio ottenne il trionfo a Roma nell’ottobre 166 d.C, che condivise col fratello Marco Aurelio. In questa occasione Lucio Vero potè fregiarsi di alcuni titoli che riflettevano le sue vittorie militari: Armenico e Partico.
A seguito di questa straordinaria vittoria e di questo importantissimo successo, sia Marco Aurelio che Lucio Vero vennero nominati dal Senato come “Padri della Patria.”
Eppure, nel corso di questa spedizione militare si verificò un terribile episodio: proprio durante la conquista della città di Seleucia da parte dei legionari, il morbo della peste, portato probabilmente dalla Cina, entrò in contatto con il mondo occidentale, e scatenò quella che è nota come “Peste Antonina”.
Una devastante epidemia in grado di uccidere il 15% della popolazione romana di lì a a pochi anni, e che avrebbe di fatto messo in ginocchio le capacità produttive e la demografia dell’impero.
Il pericolo delle tribù germaniche del Nord
Vi era un’altra zona dell’Impero romano che destava la preoccupazione dei due imperatori: lungo la frontiera settentrionale del Danubio, diverse tribù germaniche stavano compiendo dei movimenti sospetti. Marco Aurelio e Lucio Vero iniziarono immediatamente a muoversi con l’esercito verso le frontiere settentrionali, per verificare le reali intenzioni delle tribù germaniche.
Qui la valutazione dei due imperatori ebbe una divergenza: Marco Aurelio rimaneva sospetto e temeva che le tribù germaniche, sebbene avessero formalmente confermato la loro fedeltà a Roma, stessero in realtà preparando un’invasione.
Lucio Vero, invece, era più propenso a credere alle parole dei capi germanici e spingeva il fratello Marco per tornare a Roma. Inizialmente Marco fu titubante, ma alla fine scelse di dare credito all’interpretazione di suo fratello e iniziò a ripiegare per ritornare in città. Fu esattamente durante il viaggio di ritorno, nel 169 d.C, che Lucio Vero improvvisamente si ammalò, e morì nell’arco di pochi giorni.
Le male lingue del mondo antico affermarono che Marco Aurelio lo aveva fatto avvelenare, proprio per le divergenze sulla conduzione della possibile campagna germanica, ma il comportamento di Marco Aurelio rivela sostanzialmente il contrario.
Sembra che Marco Aurelio fosse veramente addolorato per la morte del fratello adottivo, ipotesi confermata dalla sua decisione di farlo seppellire nel Mausoleo di Adriano, accanto ad Antonino Pio, avviando la sua divinizzazione.
La morte di Lucio Vero e il suo ruolo nella storia
Lucio Vero non fece in tempo ad elaborare una propria politica in grado di influenzare la storia romana. Stroncato da una malattia che non venne mai identificata o forse vittima della peste Antonina che proprio sotto Marco Aurelio sarebbe scoppiata, Lucio Vero rappresenta quasi una meteora della storia.
La sua campagna contro i Parti fu in realtà controllata e gestita dai generali che la accompagnavano, e visti i risultati, anche la sua valutazione sui movimenti delle tribù germaniche si rivelò inesatta. Marco Aurelio fu infatti costretto a combattere per gli anni successivi contro diverse tribù barbariche in quelle che sono note come “Campagne marcomanniche.”
Morendo, Lucio Vero lasciò tutta la responsabilità dell’Impero a Marco Aurelio, che nonostante fosse per principio contrario alla guerra, e anzi seguace della filosofia Stoica che ripudiava lo spargimento di sangue, fu costretto a impegnarsi sui campi di battaglia con straordinario vigore, per proteggere la sicurezza dell’impero.