Publio Licinio Egnazio Gallieno (218 – settembre 268 d.C) fu imperatore romano assieme al padre Valeriano dal 253 al 260 d.C, e regnò da solo dal 260 al 268 d.C.
Nato in una ricca famiglia senatoria dalla lunga tradizione militare, era figlio dell’imperatore Valeriano e di sua moglie Mariniana. Divenne imperatore nel settembre del 253 d.C, condividendo il potere con il padre. Sconfisse l’usurpatore Ingenuo nel 258 e distrusse l’esercito degli Alemanni a Mediolanum nel 259 d.C.
Dopo la sconfitta e la cattura di Valeriano ad Edessa da parte dell’Impero sasanide, l’impero romano cadde nel caos della guerra civile e Gallieno rimase da solo a controllare tutti i territori di Roma. Fu in grado di sconfiggere gli usurpatori Macriano ed Emiliano, ma non riuscì a fermare la Secessione dell’impero delle Gallie, sotto il generale Postumo.
Aureolo, un altro usurpatore, si autoproclamò Imperatore a Mediolanum nel 268, ma venne sconfitto fuori dalla città dalle truppe di Gallieno. Mentre cercava di concludere l’assedio di Mediolanum e di catturare Aureolo, Gallieno venne pugnalato a morte dall’ufficiale Cecropio.
L’imperatore Gallieno: infanzia e giovinezza
L’esatta data di nascita di Gallieno ci è sconosciuta. Il cronista bizantino Giovanni Malalas, che scrive nel VI secolo d.C, ci dice che Gallieno morì attorno ai 50 anni, il che fa ipotizzare che sarebbe nato intorno al 218 d.C.
Era figlio dell’imperatore Valeriano e di sua moglie Mariniana, probabilmente di rango senatorio. Aveva un fratello, Valeriano Minore. Alcune iscrizioni ritrovate sulle monete che lo rappresentano, lo collegano alla famiglia dei Falerii in Etruria, che potrebbe essere stata la sua terra natale.
Gallieno sposò Cornelia Salonina circa 10 anni prima di salire al trono. La moglie gli diede tre figli: Valeriano II, morto nel 258, Salonino, che fu nominato imperatore ma venne assassinato nel 260 dall’esercito del generale Postumo, e Mariniano, che venne ucciso nel 268, poco dopo l’assassinio del padre.
La nipote di Gallieno potrebbe essere stata Basilla di Roma, che venne decapitata per la sua fede cristiana sotto il regno di Valeriano.
L’imperatore Gallieno: L’ascesa al trono
Quando il padre Valeriano venne proclamato imperatore nel settembre del 253 d.C, chiese al Senato di ratificare l’elevazione di Gallieno a Cesare ed Augusto. Venne designato console ordinario per il 254. Così come secoli prima avevano fatto Marco Aurelio e suo fratello adottivo Lucio Vero, Gallieno e suo padre si divisero l’impero in una situazione di co-reggenza.
Valeriano controllava l’oriente per arginare la minaccia persiana, mentre Gallieno rimase in Italia per respingere le tribù germaniche sul fiume Reno e sul fiume Danubio.
La divisione dell’Impero era una misura ormai necessaria per gestire le sue enormi dimensioni e per fronteggiare le numerose minacce che doveva affrontare sui suoi confini. Inoltre, spesso i nemici chiedevano di comunicare direttamente con l’imperatore, che doveva necessariamente trovarsi nei pressi delle zone di guerra.
Gallieno trascorse la maggior parte dei suoi primi anni di regno nelle province dell’area del Reno: Germania inferiore, Germania superiore, Raetia e Norico. Secondo il resoconto di Eutropio e di Aurelio Vittore, Gallieno era particolarmente carismatico ed energico e riuscì ad impedire alle tribù germaniche di invadere le Gallie.
Secondo diverse prove numismatiche, Gallieno avrebbe ottenuto diverse vittorie, tra cui un trionfo nella Dacia romana.
Nel 255 o nel 257, venne nominato di nuovo console. Anche in piena epoca imperiale, le cariche formali del periodo repubblicano continuavano ad esistere, e rappresentavano un percorso obbligato per raggiungere il potere. In questo periodo, Gallieno avrebbe visitato brevemente Roma, sebbene ne esistano solo delle testimonianze frammentarie.
Ritornato su fiume Danubio, proclamò come Cesare e suo successore il figlio maggiore Valeriano II, e suo luogotenente Valeriano I.
L’imperatore Gallieno: la rivolta di Ingenuo
Tra i 258 e i 260 d.C, mentre il padre Valeriano era impegnato in Oriente a combattere contro il Re dei Sasanidi, Sapore I, Gallieno dovette fronteggiare la rivolta di Ingenuo, governatore delle provincie pannoniche, che si era ribellato all’autorità e si era auto dichiarato nuovo imperatore.
In questo periodo, morì il figlio Valeriano II. Alcuni attribuiscono la sua morte proprio ad Ingenuo, che avrebbe rimosso un rivale per inserirsi nella linea di successione al trono. Per altri autori antichi, fu invece la sconfitta e la cattura di Valeriano durante la battaglia di Edessa a dare innesco alle rivolte di Ingenuo.
In ogni caso, Gallieno reagì con grande rapidità. Lasciò suo figlio Salomino nella città germanica di Colonia, sotto la supervisione e la guida militare di Postumo. Attraversò rapidamente i Balcani, portando con sé un nutrito corpo di cavalleria al comando di Aureolo e sconfisse Ingenuo nella città di Mursa, secondo Aurelio Vittore, o di Sirmio, secondo Zonara.
Ingenuo venne ucciso dalle sue stesse guardie, o fu costretto a suicidarsi annegandosi, dopo aver visto la sua capitale cadere sotto le forze di Gallieno.
L’imperatore Gallieno: L’invasione degli Alemanni
Tra il 258 e i 260, si verificò una importante invasione da parte degli Alemanni: probabilmente la guerra civile tra Gallieno ed Ingenuo aveva creato un vuoto di potere e distratto delle considerevoli forze militari, inducendo gli Alemanni ad approfittarne.
Mentre la tribù dei Franchi sfondò il confine del basso Reno, invadendo le Gallie, arrivando fino alla Spagna meridionale e saccheggiando la città di Tarragona, gli Alemanni invasero di Agri Decumates, un’area compresa tra l’alto Reno e l’alto Danubio. A loro, si unirono probabilmente gli Juthungi.
Dopo aver devastato la Germania superiore e la Rezia, gli Alemanni penetrarono in Italia, costituendo la prima grande invasione della penisola italica fin dai tempi di Annibale, 500 anni prima.
Quando raggiunsero la periferia di Roma, vennero respinti da un esercito improvvisato organizzato dai senatori, composto prevalentemente da truppe locali, probabilmente guardie pretoriane, e da un nutrito contingente di popolazione civile.
Nella loro ritirata attraverso l’Italia settentrionale, vennero intercettati e sconfitti nella battaglia di Mediolanum, presso l’odierna Milano, dall’esercito di Gallieno che, dopo aver affrontato i Franchi, stava inseguendo gli Alemanni.
La battaglia di Mediolanum fu assolutamente decisiva: gli Alemanni non infastidirono l’impero per i successivi 10 anni. Anche gli Juthungi vennero allontanati, anche se riuscirono ad attraversare le Alpi con un consistente bottino e alcuni prigionieri italici.
Lo storico dell’Ottocento Victor Duruy, ritiene che l’iniziativa del Senato in occasione dell’invasione Alemanna, abbia suscitato la gelosia e il sospetto da parte di Gallieno, provocando una sistematica esclusione dagli alti ranghi militari di provenienti dall’aristocrazia senatoria.
Imperatore Gallieno: la rivolta di Regaliano
Nello stesso periodo dell’invasione degli Alemanni, un nuova usurpatore, Regaliano, che deteneva un certo credito militare nella zona dei Balcani, venne proclamato imperatore dai soldati. Le ragioni di questa iniziativa non ci sono chiare e l’unica fonte di questi eventi, la Historia Augusta, non fornisce un racconto credibile. È possibile che la ribellione sia da attribuire al malcontento dei provinciali civili e militari, che giudicarono la provincia abbandonata e lasciata indifesa dalle invasioni.
L’avventura di Regaliano durò pochissimo: mantenne il potere per circa sei mesi, facendo appena in tempo a far coniare alcune monete con la sua immagine. Dopo aver ottenuto qualche successo contro i Sarmati, il suo dominio terminò quando i Roxolani, una tribù sarmata, invase la Pannonia e lo uccise, conquistando la città di Sirmio.
Alcuni storici ritengono che sia stato proprio Gallieno ad incoraggiare i Roxolani ad attaccare Regaliano, mentre altri respingono questa ipotesi. L’invasione venne comunque frenata in via definitiva dallo stesso Gallieno vicino a Verona, che comandò probabilmente di persona l’esercito.
L’imperatore Gallieno: la cattura del padre Valeriano
In Oriente, Valeriano dovette affrontare seri problemi: bande di Sciti iniziarono a compiere delle incursioni nella regione del Ponto e nella parte settentrionale dell’Asia Minore. Dopo aver devastato la provincia, si trasferirono nel sud della Cappadocia.
Un esercito romano, di stanza ad Antiochia e guidato direttamente da Valeriano, tentò di intercettarli ma fallì. Secondo le cronache di Zosimo, l’esercito venne inoltre contagiato da una pestilenza che lo indebolì gravemente.
In quella già difficile condizione, i romani dovettero respingere una nuova invasione da parte del sovrano dell’impero sasanide, Sapore I. L’invasione partì all’inizio della primavera del 260 d.C: l’esercito romano venne completamente sconfitto nella battaglia di Edessa e lo stesso Valeriano venne fatto prigioniero.
L’esercito di Sapore fece irruzione in Cilicia e in Cappadocia, attuale Turchia, saccheggiando la città, come affermano le stesse iscrizioni e fonti sasanidi.
L’imperatore Gallieno: la rivolta di Macriano
Una prima reazione alle invasioni di Sapore I giunse da un funzionario di nome Fulvio Macriano, che riorganizzò i resti dell’esercito romano stanziati ad est, e da un alleato, il Re di Palmira, Odenato e dai suoi cavalieri che iniziarono a respingere i Sasanidi. Macriano, tuttavia, colse l’occasione per proclamare come nuovi imperatori i suoi due figli Quieto e Macriano (omonimo).
Macriano ordinò immediatamente di coniare delle monete che lo ritraevano come sovrano delle principali città dell’oriente. Dopodiché, assieme a suo figlio, si dedicò all’invasione dell’Europa con un esercito di 30.000 uomini, mentre Quieto e Odenato rimanevano sul posto per controllare la situazione con i Sasanidi.
Le legioni di stanza in Pannonia si unirono agli invasori, incoraggiati dalla lunga assenza di Gallieno: lo scontro definitivo tra le legioni di Gallieno e quelle di Macriano si svolse nell’estate del 261 d.C, probabilmente nella zona dell’Illirico, nella parte occidentale dei Balcani, anche se il cronista antico Zonara localizza la battaglia nella stessa Pannonia.
L’esercito degli usurpatori, comunque, fu sconfitto e si arrese, e i loro capi vennero uccisi.
Nonostante avesse ottenuto la vittoria, Gallieno ricevette la notizia della ribellione di Postumo, e non avendo la possibilità di affrontare il resto degli usurpatori, Balista e Quieto, giunse ad un accordo con Odenato, che era appena tornato da una vittoriosa spedizione persiana. Odenato ricevette il titolo di “Dux Romanorum”, e si occupò di assediare gli ultimi usurpatori, che si erano arroccati nella città siriana di Emesa.
Alla fine, lo stesso popolo di Emesa uccise Quieto, cosicchè Odenato potè arrestare e giustiziare l’altro generale, Balista, nel novembre del 261 d.C.
L’imperatore Gallieno: la rivolta di Postumo
Dopo la sconfitta di Edessa, Gallieno perse il controllo delle province della Britannia, della Spagna, di alcune zone della Germania e di gran parte delle Gallie quando un altro generale, Postumo, fondò un proprio regno sotto il nome di “Impero delle Gallie”. La rivolta coincise in parte con quella di Macriano in Oriente.
Tutto iniziò quando Postumo, generale al comando delle truppe sulle rive del fiume Reno, sconfisse alcuni predoni e si impossessò dei loro averi. Ma anziché tenere il bottino per sè, preferì distribuirlo fra i suoi soldati. Quando la notizia raggiunse Silvano, tutore del figlio di Gallieno, quest’ultimo gli chiese che il bottino gli fosse inviato, come prova di fedeltà nei confronti dell’imperatore.
Postumo fece una formale dimostrazione di sottomissione, ma i suoi soldati si ammutinarono e lo proclamarono imperatore. Sotto il suo comando assediarono la città di Colonia e, dopo alcune settimane, i difensori aprirono le porte e consegnarono Silvano e il figlio di Gallieno, Salonino, direttamente a Postumo, che lo fece uccidere.
La datazione di questi avvenimenti è abbastanza incerta, ma alcune iscrizioni scoperte presso la città di Augusta, indicano che Postumo venne proclamato imperatore probabilmente nel settembre del 260 d.C. Postumo rivendicò il consolato per sé e per uno dei suoi principali luogotenenti, Onoraziano, ma secondo alcuni storici non tentò mai di spodestare Gallieno o di invadere l’Italia.
Dopo aver ricevuto la notizia dell’omicidio di suo figlio, Gallieno iniziò a raccogliere dei contingenti per affrontare direttamente Postumo. L’invasione dei Macriani, tuttavia, lo costrinse ad inviare Aureolo con una grande forza militare per opporsi a loro, rimanendo con soldati insufficienti per combattere direttamente contro Postumo.
Dopo alcune sconfitte iniziali, l’esercito di Aureolo fu in grado di sconfiggere i Macriani, e di raggiungere Gallieno per combattere finalmente Postumo. Aureolo venne incaricato di inseguirlo, ma quest’ultimo perse deliberatamente tempo, dando modo a Postumo di fuggire e raccogliere nuove forze.
Gallieno riaccese il combattimento nel 263, assediando Postumo in una città Gallica di cui non conosciamo il nome. Durante l’assedio, Gallieno fu però gravemente ferito da una freccia e dovette lasciare il campo di battaglia. L’impero Gallico, in questo modo, proseguì la sua vita fino al 274 d.C.
Imperatore Gallieno: la rivolta di Emiliano
Nel 262, la zecca di Alessandria iniziò a battere moneta per Gallieno, a dimostrazione che l’Egitto era tornato sotto il suo controllo dopo la repressione della rivolta dei Macriani. Nei 262, la città fu però straziata da alcuni disordini civili a seguito di una nuova rivolta. Questa volta il ribelle era il prefetto d’Egitto, Lucio Mussio Emiliano, che aveva già fornito appoggio durante la rivolta dei Macriani.
Sapendo che non poteva permettersi di perdere il controllo dei granai egizi, Gallieno inviò il suo generale Teodoto contro Emiliano, probabilmente con una spedizione navale. La battaglia decisiva si svolse nei pressi dell’antichissima città di Tebe ed Emiliano venne sconfitto definitivamente.
Imperatore Gallieno: le invasioni degli Eruli
Negli anni fra i 267 e i 269 d.C, i Goti e diverse altre tribù barbare invasero l’impero. Le fonti antiche sono estremamente confuse sulla datazione di queste invasioni, sui partecipanti e sui loro obiettivi. Nemmeno gli storici moderni riescono a comprendere con esattezza se vi furono due o più invasioni o se si trattò di una sola prolungata migrazione di popoli.
Sembra che, in un primo momento, si verificò una ingente spedizione navale condotta dagli Heruli, che partirono dal Mar Nero e portarono devastazione in molte città della Grecia, tra cui Atene e Sparta.
Successivamente, un esercito ancora più numeroso avviò una invasione navale su diverse coste dell’impero. I romani furono in grado di sconfiggere dapprima i barbari sul mare. Poco dopo, l’esercito di Gallieno vinse una battaglia in Tracia, fino ad inseguire gli invasori nei loro territori.
Secondo alcuni storici, Gallieno fu il capo dell’esercito durante la grande battaglia di Naisso, mentre altri ritengono che la vittoria vada attribuita al suo successore, Claudio II.
L’imperatore Gallieno: la rivolta di Aureolo e la morte
Nel 268, poco prima o subito dopo la battaglia di Naisso, l’autorità di Gallieno venne contestata da Aureolo, il comandante della cavalleria di stanza a Mediolanum. Aureolo avrebbe dovuto controllare i movimenti di Postumo, ma in realtà divenne il suo principale luogotenente, fino a rivendicare il trono per se stesso.
La battaglia decisiva si svolse nell’odierna periferia di Bergamo, a Pontirolo Nuovo: Aureolo venne pesantemente sconfitto e respinto, e si rifugiò a Mediolanum (Milano). Gallieno pose d’assedio la città, ma durante le operazioni fu assassinato. Sul suo omicidio vi sono diversi resoconti, ma tutte le fonti antiche concordano sul fatto che la maggior parte dei funzionari voleva la morte dell’imperatore.
Secondo la Historia Augusta, una fonte molto spesso inattendibile e compilata molto tempo dopo rispetto gli eventi, la congiura venne guidata dal capo della Guardia pretoriana Eracliano, dal capo della cavalleria Aureliano e da Marciano. Ma il ruolo di quest’ultimo nella cospirazione non è confermato da nessun’altra fonte antica.
L’imperatore Gallieno: la dinamica della morte
Abbiamo alcuni resoconti sull’esatta dinamica della morte di Gallieno. In particolare, si narra che il comandante dei Dalmati, Cecropio, diffuse la voce che i soldati di Aureolo si stavano arrendendo. Gallieno, fidandosi di questo resoconto, lasciò la sua tenda senza la protezione della sua guardia del corpo e venne ucciso direttamente da Cecropio.
Un’altra versione racconta che il successore di Gallieno, Claudio II, venne scelto direttamente da un gruppo di congiurati. Altri raccontano che Gallieno scelse Claudio come successore di sua volontà sul letto di morte. Una delle principali fonti del tempo, la Historia Augusta, si preoccupa di comprovare la discendenza Costantiniana di Claudio e questo potrebbe spiegare i suoi resoconti che non coinvolgono Claudio nell’omicidio.
Altre fonti, Zosimo e Zonara, riferiscono invece che la congiura fu organizzata da Eracliano, Claudio e Aureliano.
Secondo Aurelio Vittore e Zonara, alla notizia della morte di Gallieno, il Senato di Roma ordinò l’esecuzione della sua famiglia, tra cui suo fratello Valeriano e il figlio Mariniano, e di tutti i loro sostenitori.
In realtà, il successore Claudio II avrebbe inviato un messaggio chiedendo di salvare la vita dei familiari di Gallieno, ma il messaggio sarebbe arrivato troppo tardi.
Si pensa che la tomba di Gallieno si trovi a sud di Roma, al nono miglio della via Appia Antica.
La riforma dell’esercito di Gallieno
La più famosa delle riforme di Gallieno fu la creazione del primo esercito di cavalleria mobile separato, il Tagmata, a Milano come forza di reazione rapida contro le minacce della Gallia, della Rezia e dell’Illiria.
La novità del Tagmata era che le forze di cavalleria legionarie erano state separate dalle loro unità principali e si erano unite alle unità ausiliarie di cavalleria per formare il primo esercito di cavalleria veramente separato e permanente (a differenza dei semplici raggruppamenti temporanei) sotto il proprio comandante.
Questo esercito era composto da unità/legioni di cavalleria di circa 6.000 unità, l’equivalente delle legioni di fanteria.
La creazione di una cavalleria indipendente separata può essere vista come un precursore della successiva divisione delle forze armate sotto un Magister Equitum e un Magister Peditum, anche perchè il titolo ‘Comandante della Cavalleria’ implica che ci deve essere stato un comandante separato per le forze di fanteria.
È infatti evidente che i reparti di fanteria di Gallieno, provenienti da tutto l’Impero – comprese le zone sotto Postumo – necessitavano di un nuovo sistema amministrativo a capo del quale doveva esserci qualche comandante di fanteria.
Va tenuto presente, tuttavia, che sulla base di un papiro del 302 d.C la cavalleria non era ancora considerata del tutto indipendente. Ogni unità di cavalleria legionaria mantenne ancora un collegamento con la propria unità di fanteria per scopi amministrativi fino al regno di Diocleziano (Parker, 1933, 188–9).
Sfortunatamente, non conosciamo il titolo del comandante di fanteria: alcune ipotesi sono Comes o Magister Peditum, o Comes Domesticorum Peditum, o Praefectus Praetorio.
L’eredità di Gallieno nella storia
Gallieno non fu trattato favorevolmente dagli storici antichi, soprattutto perché durante il suo regno si verificò la secessione dell’impero delle Gallie e del regno di Palmira, e la sua incapacità di riconquistare rapidamente quei territori fu alla base di un certo discredito nei suoi confronti.
Al momento della morte di Gallieno, Palmira era ancora nominalmente fedele Roma ma, sotto la guida di Odenato, era ormai indipendente sotto ogni aspetto. Palmira si sarebbe formalmente separata dopo la morte di Odenato e l’ascesa della sua vedova, la regina Zenobia. Fu solo durante il Regno dell’Imperatore Aureliano, alcuni anni dopo, che le province separatiste ritornarono sotto il dominio di Roma.
Solo lo studioso moderno Pat Southern, ha contribuito a rivalutare la figura di Gallieno in una luce più positiva. Secondo questa interpretazione, Gallieno avrebbe infatti prodotto alcune utili riforme.
Il biografo Aurelio Vittore suggerisce anche che Gallieno proibì ai senatori di diventare comandanti militari. Questa politica minò fortemente il potere dell’aristocrazia, e portò ad una nuova generazione di comandanti derivanti dal rango equestre. Secondo Southern, queste riforme aiutarono Aureliano a salvare l’impero qualche anno dopo.
Infine, Gallieno sarebbe stato uno degli Imperatori più decisivi nella creazione del Dominato, un nuovo sistema di potere in cui l’imperatore trattava i territori di Roma come una proprietà privata.