Il Mosaico di Rutland svela la versione perduta della Guerra di Troia

A Rutland, in Inghilterra, una delle scoperte romane più straordinarie degli ultimi cento anni ha rivelato non solo la presenza di un complesso di villa, ma anche un mosaico di eccezionale importanza nazionale. Scoperto nel 2020, durante il periodo di blocco dovuto al COVID-19, dal residente locale Jim Irvine nella sua fattoria di famiglia, questo mosaico, ora conosciuto come Mosaico di Ketton, è stato immediatamente celebrato come uno dei più significativi mai rinvenuti nel Regno Unito. La successiva indagine e gli scavi collaborativi condotti dall’Università di Leicester Archaeological Services (ULAS) e Historic England nel 2021 e 2022 hanno confermato l’importanza del sito, designato da allora come Monumento Programmato a causa della sua eccezionale rilevanza nazionale. Il mosaico, che è stato identificato come risalente al IV secolo dopo Cristo, raffigura la storia mitologica della Guerra di Troia.

Inizialmente, gli esperti avevano dato per scontato che le scene raffigurate fossero direttamente tratte dal poema epico più famoso sull’argomento, l’Iliade di Omero. Tuttavia, una nuova e dettagliata analisi condotta dai ricercatori dell’Università di Leicester ha stabilito in modo conclusivo che questa ipotesi era errata. Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Britannia, dimostra che l’opera in realtà attinge a una versione alternativa della storia, una narrazione che era andata perduta.

Il Mosaico di Ketton è strutturato attorno a tre momenti drammatici principali che vedono protagonisti l’eroe greco Achille e il principe troiano Ettore. Le scene raffigurate includono il duello tra i due eroi, il brutale trascinamento del corpo di Ettore e, infine, il commovente riscatto del corpo da parte del padre, Re Priamo. È proprio in questi dettagli che la narrazione si discosta dalle opere omeriche. Ad esempio, gli studiosi hanno notato che nel mosaico Ettore e Achille si affrontano a bordo di carri, un dettaglio non coerente con il racconto dell’Iliade, in cui i due eroi combattono invece a piedi.

Gli esperti ritengono ora che le scene narrative del mosaico derivino da una tragedia del drammaturgo ateniese Eschilo, vissuto ottocento anni prima della posa del mosaico. Questa opera, intitolata Frigi (Phrygians), è un testo perduto che evidentemente offriva una narrazione meno nota della Guerra di Troia. Sebbene i Romani avessero familiarità con diverse rivisitazioni della Guerra di Troia, il proprietario della villa di Ketton avrebbe goduto del prestigio derivante dall’esporre una delle versioni più ricercate. In particolare, l’ultima scena del riscatto, dove il corpo di Ettore viene letteralmente pesato contro l’oro e il Re Priamo carica una serie di bilance con vasi d’oro per eguagliarne il peso, è basata sulla trama della tragedia perduta di Eschilo. Jim Irvine, che ha scoperto il mosaico, ha commentato che la ricerca dettagliata rivela un livello di integrazione culturale nell’impero che si sta solo ora cominciando ad apprezzare.

La ricerca guidata dalla dottoressa Jane Masséglia, professoressa associata di Storia Antica all’Università di Leicester, ha evidenziato come il design del mosaico sia un’abile combinazione di schemi artistici che avevano circolato per centinaia di anni in tutto il Mediterraneo antico. Questo suggerisce che gli artigiani della Britannia romana fossero collegati al più ampio mondo classico più strettamente di quanto si credesse in precedenza. La dottoressa Masséglia ha scoperto che il pannello superiore del mosaico si basa su un disegno proveniente da un vaso greco risalente proprio all’epoca di Eschilo. I dettagli sono sorprendentemente precisi: elementi come la figura che ondeggia, lo scudo, il gruppo del carro, la figura che corre con le braccia tese e persino il serpente arrotolato sotto i cavalli provengono tutti dallo stesso schema di un vaso greco dell’antica Atene.

La dottoressa Masséglia ha inoltre identificato altre sezioni del mosaico basate su disegni presenti su argenteria, monete e ceramiche molto più antiche, provenienti dalla Grecia, dalla Turchia e dalla Gallia. Un esempio notevole è un disegno identico, utilizzato su un vaso d’argento del primo secolo proveniente dalla Gallia romana, che raffigura Achille seduto accanto al suo scudo, circondato dalle sue guardie, e Priamo che carica le bilance con vasi d’oro. Tali elementi dimostrano che gli artigiani romano-britannici non lavoravano in isolamento, ma facevano parte di una rete più ampia di mestieri che tramandavano i propri cataloghi di modelli attraverso le generazioni. Per questo motivo, il Mosaico di Ketton unisce l’abilità artigianale romano-britannica con una chiara eredità del design mediterraneo. Rachel Cubitt di Historic England ha sottolineato che questa affascinante nuova analisi offre un quadro più complesso e sfumato degli interessi e delle influenze delle persone che abitavano la villa e l’intera Britannia romana in quel periodo storico. Anche la professoressa Hella Eckhardt dell’Università di Reading ha ritenuto la ricerca entusiasmante, poiché aiuta a capire come le storie degli eroi greci venissero trasmesse non solo attraverso i testi, ma anche tramite un repertorio di immagini creato da artisti che lavoravano con materiali diversi, dalle ceramiche ai mosaici.