I regni romano barbarici. Storia e caratteristiche

I regni romano barbarici furono degli stati fondati da popoli principalmente germanici nell’Europa occidentale e nel Nord Africa, in seguito al crollo dell’Impero romano d’Occidente nel V secolo d.C.

I regni romano barbarici si formarono in maniera complicata e caotica, in quanto lo stato romano, ormai incapace di gestire le ondate migratorie dei barbari ai confini, fu sconvolta da una serie di invasioni e migrazioni di massa sul territorio imperiale. 

I governanti barbari, dapprima signori della guerra locali senza legami con il territorio, aumentarono in numero e in influenza quando gli imperatori romani iniziarono ad utilizzarli come pedine nelle guerre civili. Dopo il crollo dell’autorità centrale romana Occidentale, i regni barbarici si trasformarono in veri e propri regni territoriali.

Le immigrazioni di massa sul territorio romano

Il punto di partenza del processo di formazione dei regni romano barbarici furono le migrazioni di un grande numero di popoli non romani all’interno dei territori dell’impero. Le migrazioni vennero causate sia da vere e proprie invasioni, che da inviti, a volte deportazioni, da parte delle autorità romane.  

Diversi popoli al di là della frontiera imperiale vennero condotti perché si insediassero nel territorio romano principalmente per scopi economici, agricoli o militari. La capacità di immigrazione dell’impero era stata enorme nei secoli precedenti, ma diversi cambiamenti ed incidenti nel IV secolo d.C e nel V secolo d.C fecero precipitare la situazione.

Nel 376 d.C, i Visigoti, che scappavano dagli Ostrogoti, i quali a loro volta fuggivano dall’immigrazioni degli Unni, furono autorizzati dal governo dell’Impero romano d’Oriente ad attraversare il fiume Danubio e stabilirsi nei Balcani. Ma il maltrattamento nei confronti dei profughi Goti causò una ribellione su vasta scala, che nel 378 d.C si concretizzò nella sconfitta romana nella battaglia di Adrianopoli, in cui lo stesso imperatore Valente venne ucciso.

La sconfitta di Adrianopoli fu scioccante per tutto il popolo romano, e costrinse le autorità a negoziare e insediare i Visigoti entro i confini dell’impero, nominandoli formalmente federati semi-indipendenti, guidati dai loro stessi capi. 

Le guerre civili romane alla fine del IV secolo, così come le inimicizie tra la corte imperiale d’occidente e d’Oriente, permisero ai Visigoti, guidati dal loro capo Alarico I, di diventare una delle principali forze militari e un attore importante negli equilibri europei, sottoposta solo formalmente al governo imperiale, dietro trattati di pura facciata.

L’arrivo dei Visigoti nei Balcani fu seguito da migrazioni di Alani, Vandali e Svevi, che si trasferirono nelle Gallie tra il 405 e il 407 d.C.

Questi barbari vennero inizialmente tenuti sotto controllo e gestiti dall’imperatore Costantino III, ma la fine del suo regno causò ulteriori conflitti all’interno della politica romana e le tribù, senza più controllo, penetrarono nelle profondità della Gallia, fino in Spagna.

La concessione di territori straordinari

Dal momento che i barbari si stabilivano in gran numero all’interno dei confini imperiali, la seconda fase della formazione dei regni romano barbarici fu l’accettazione da parte delle autorità romane della loro indesiderata eppure inevitabile presenza. Sebbene i romani non considerassero di buon grado l’esistenza di regni barbari autonomi, furono costretti ad accettarne la presenza e a tollerarli già dagli anni 420 e 430 d.C.

Il governo romano non voleva che venissero fondati regni territoriali in grado di sostituire l’autorità imperiale, ma i continui fallimenti del governo e l’incapacità di individuare un ruolo soddisfacente ai governanti barbari portò ad inevitabili conseguenze.

I primi regni barbari vennero solo “sopportati” dall’impero: ad esempio, i primi regni, come quelli degli Svevi e dei Vandali in Spagna, furono relegati ai margini delle province meno importanti. Nel 418 d.C, l’imperatore Onorio stabilì, con decreto imperiale, che i Visigoti si sarebbero stanziati in Aquitania, nella Gallia meridionale, dando luogo al regno visigoto. 

I romani immaginavano questo come un insediamento provvisorio di barbari fedeli al governo imperiale, che avrebbero potuto dare un importante supporto in caso di lotte interne, e non lo intesero mai come una cessione definitiva del territorio.

Sebbene i generali romani al tempo di Onorio abbiano inizialmente lavorato per arginare l’influenza e il potere dei Re visigoti, le guerre civili che seguirono la morte dell’imperatore impedirono di proseguire un’azione di controllo.

Il riconoscimento ufficiale dei sovrani barbari

La terza fase nella formazione dei regni romano barbarici coincise con l’accettazione da parte dell’Impero romano d’Oriente di non poter più amministrare efficacemente i territori occidentali senza la loro collaborazione. 

Così, i romani iniziarono a cedere il controllo effettivo delle terre ai signori barbari, che non formavano più delle società provvisorie, ma si stabilivano definitivamente all’interno degli ex confini imperiali, integrandosi con sempre maggiore profondità negli strati sociali. 

Tale dinamica viene confermata ufficialmente in almeno due occasioni: nel 439 d.C nei confronti dei Visigoti e nel 442 d.C nei confronti dei Vandali in Nord Africa.  In quelle situazioni, il governo imperiale riconobbe i governanti barbari di quei popoli come legittimi signori del territorio, ammettendo implicitamente di non avere più controllo su quelle zone. 

Questi trattati, sebbene non fossero definitivi, gettarono le basi per la formazione ufficiale dei regni romano barbarici.

L’accentramento dei poteri imperiali nelle mani dei Re barbari

La quarta e ultima tappa nella formazione dei regni romano barbarici coincise con una situazione in cui re barbari, ormai completamente lasciati a loro stessi, persero l’abitudine di aspettare ordini dalla corte dell’Impero romano d’Oriente e iniziarono ad assumere decisioni autonome.

Questo processo fu possibile solo quando parte dell’aristocrazia romana iniziò ad accettare i governanti barbari come loro imperatori.  Questo riconoscimento da parte dei nobili romani derivava dal fatto che molto spesso i re barbari erano gli unici in grado di ripristinare il controllo sul territorio e garantire la sicurezza delle popolazioni. 

L’esatto processo con cui i re barbari assunsero determinate funzioni e prerogative precedentemente attribuite agli imperatori romani non è chiaro, ma fu un processo molto lungo e tortuoso.

Ad esempio, Alarico I, il primo re dei Visigoti, viene riconosciuto dagli storiografi moderni come il primo imperatore di un regno romano barbarico, ma le fonti coeve lo chiamavano solamente “Dux“, e  appare chiaro che Alarico non fu in grado di governare un regno stabile, ma trascorse gran parte della sua carriera cercando di integrarsi nel sistema imperiale romano come ufficiale. 

Di contro, Alarico II fu il primo sovrano visigoto ad essere definito inequivocabilmente “Rex” e a dimostrarsi in grado di emettere decreti che avessero un effettivo riconoscimento da parte della popolazione.

L’eredità romana e la continuità nei regni romano barbarici

Sotto il profilo amministrativo, sebbene il potere fosse concentrato in un’unica capitale, come Roma o Ravenna, l’apparato del governo imperiale romano continuò fondamentalmente a funzionare. 

Il diritto romano rimase il sistema giuridico predominante in Occidente per tutto il V e VI secolo d.C. Nonostante diversi re barbari mostrarono interesse per le questioni legali ed emanarono propri codici di legge, questi venivano continuamente sviluppati sulla base del diritto romano. 

Anche nei paesi e nelle forme amministrative delle città, rimasero funzionanti gli elementi costitutivi dell’impero romano. L’antico assetto amministrativo imperiale romano si dissolse in realtà gradualmente, e con un lentissimo processo, lungo secoli.

La principale differenza tra l’amministrazione imperiale romana e le nuove amministrazioni romano-barbariche era il loro effetto sulla società. Mentre l’impero romano aveva una corte imperiale e una serie di efficienti amministratori in grado di applicare uniformemente le leggi presso la popolazione, i governi dei regni barbari erano molto meno complessi e più approssimativi.

Così, il crollo dell’ordine romano provocò un marcato declino del tenore di vita e una diminuzione sensibile della complessità economica e sociale dei territori.

La legittimazione dei sovrani barbari

Subito dopo il crollo dell’Impero romano d’Occidente, i governanti barbari fecero un grande sforzo per farsi riconoscere come sovrani legittimi, adottando diversi elementi appartenenti all’impero romano. 

Il titolo più usato dai re era quello di “Rex“, che costituiva una base fondamentale della loro autorità e che potevano esibire come titolo durante i rapporti diplomatici con altri regni, soprattutto con la corte imperiale di Costantinopoli. 

Sebbene alcuni autori antichi,  come Procopio, ritenessero il nome Rex un termine “barbaro”, con il tempo la parola indicò il governo legittimo di un sovrano germanico, sebbene la sua autorità fosse minore rispetto a quella dell’imperatore di Costantinopoli.

Alcuni sovrani aggiungevano al titolo di Rex anche una qualificazione etnica, come per esempio “Rex Francorum”, “re dei Franchi”

Inoltre, i governanti barbari assunsero una serie di titoli e onorificenze che erano tipicamente romane. Tutti i re barbari assunsero il nome di “Dominus Noster”, “Signore nostro” e quasi tutti i re Visigoti e i sovrani d’Italia aggiungevano il prenome “Flavius“, che nel periodo tardo imperiale era stato portato da tutti gli imperatori romani. 

I primi governanti barbari erano attenti a mantenere una posizione subordinata rispetto all’imperatore di Costantinopoli e gran parte del loro potere deriva dall’eventuale legittimazione che l’imperatore romano d’Oriente concedeva loro.

L’atteggiamento della corte di Costantinopoli nei confronti dei Re barbarici

La storia dei regni romano barbarici venne segnata anche dai tentativi di riconquista da parte della corte di Costantinopoli

All’inizio del VI secolo, i re più potenti dell’Europa occidentale erano Teodorico il Grande, in Italia, e Clodoveo I dei Franchi, nelle Gallie. Entrambi ricevettero riconoscimenti della corte imperiale di Costantinopoli, il che garantiva loro una certa legittimità. 

Teodorico venne riconosciuto dall’imperatore Anastasio I, il quale gli diede addirittura il permesso di indossare le insegne dell’Impero romano d’Occidente. Teodorico indossò i simboli del potere romano in diverse occasioni pubbliche e alcuni dei suoi sudditi si riferirono a lui come “imperatore”, ma sembra che lo stesso sovrano abbia scelto di utilizzare prevalentemente il titolo di “Rex”, con particolare attenzione a non prevaricare la figura dell’imperatore di Costantinopoli.

Dopo che i Franchi sconfissero i Visigoti nella battaglia di Vouillé nel 507 d.C, anche Clodoveo venne riconosciuto da Anastasio I come re e come già accaduto con Teodorico, anche i sudditi di Clodoveo si riferivano a lui come “imperatore“.

Tuttavia, Teodorico e Clodoveo sembravano più volte sull’orlo di una guerra totale e la cosa preoccupava gli imperatori d’Oriente, in quanto, in caso di vittoria di uno dei due, questo avrebbe potuto ricostituire l’impero romano d’Occidente sotto il suo regno, per di più legittimato dall’Oriente. 

Per questo motivo, la corte Bizantina iniziò a sottolineare la propria esclusiva legittimità, diminuendo le concessioni ai leader d’Occidente. 

Nel VI secolo d.C, gli storici romani d’Oriente iniziarono a descrivere l’occidente come un territorio completamente perduto, a causa delle invasioni barbariche, piuttosto che come dei regni di Re insediati e approvati dagli stessi romani. 

La cultura nei regni romano barbarici

Nonostante ogni popolazione non potesse fare a meno di mantenere la propria cultura originale, la religione e i concetti romani fecero gradualmente presa nella popolazione. I re barbari, sempre in un’ottica di legittimazione del loro potere, adottarono spesso un comportamento di allineamento alla cultura romana, ad esempio convertendosi regolarmente al cristianesimo e mantenendo il latino come linguaggio ufficiale, soprattutto per i documenti legali.

In tal modo, i regni romano barbarici ereditavano e mantenevano viva l’eredità culturale di Roma.

Tuttavia, nel corso del tempo avvennero diversi cambiamenti: l’impero romano d’oriente voleva enfatizzare la propria unicità nella conservazione dell’eredità romana, a volte facendo persino ricorso alla guerra contro i regni barbari. 

Inoltre, la classe dirigente barbara e la popolazione romana iniziarono a fondersi etnicamente, portando ad una graduale scomparsa dell’identità classica romana in tutto l’Occidente. Il progressivo allontanamento dei regni romano barbarici dall’impero romano d’oriente, la divisione politica dell’occidente e le dinamiche demografiche, portarono ad una graduale frammentazione della cultura e della lingua, dando infine origine a popoli eredi eppure diversi da quelli romani e alle lingue romanze moderne.

La fine dei regni romano barbarici

I regni romano barbarici, con il tempo, si rivelarono estremamente fragili. 

Il regno visigoto crollò già nel VI secolo d.C. Restaurato temporaneamente sotto il re Liugivildo negli anni sessanta e settanta di quel secolo, venne infine distrutto dalle conquiste dei califfi Ommayadi all’inizio del VIII secolo.

Inoltre, in una serie di guerre del VI secolo portate avanti dall’imperatore romano d’Oriente, Giustiniano I, il regno dei Vandali in Africa venne completamente cancellato e ben presto, durante le guerre greco-gotiche, anche il regno degli Ostrogoti in Italia conobbe un declino.

La maggior parte dei regni minori in Gallia vennero assorbiti dal Regno Franco e scomparvero completamente dalle fonti antiche.

I nuovi regni che emersero dal VII al IX secolo rappresentavano un nuovo ordine, in gran parte lontano dal vecchio mondo romano. Ad esempio, il califfato Ommayade, che conquistò la Spagna strappandola ai Visigoti e togliendo il nord africa ai romani d’Oriente, non fece nessuno sforzo per garantire la continuità romana.

Anche il regno longobardo, sebbene spesso annoverato tra i regni barbarici, governava un’Italia distrutta dal conflitto tra gli Ostrogoti e l’impero romano d’oriente. Il loro dominio in Italia terminò quando il regno fu conquistato dai Franchi nel 774 d.C. 

L’unico sopravvissuto, il regno dei Franchi, fornì il modello per la struttura amministrativa dell’Alto Medioevo in Europa occidentale e avrebbe ispirato tutti monarchi medievali per il resto del periodo. 

Sebbene i sovrani Franchi ricordassero gli ideali romani e aspirassero vagamente ad una restaurazione imperiale, i secoli del loro dominio avevano completamente trasformato le strutture in qualcosa che somigliava molto poco all’impero romano.

La nuova forma di governo era infatti strettamente personale e basata su rapporti di poteri tra singoli individui piuttosto che su un sistema amministrativo, giudiziario e burocratico come era stato quello dell’impero romano.

Il tempo dei regni barbarici terminò con l’incoronazione di Carlo Magno, re dei Franchi, come imperatore romano da Papa Leone III nell’800 d.C, in opposizione all’autorità del restante Impero romano d’Oriente. 

L’impero carolingio di Carlo Magno, predecessore di Francia e Germania, era in realtà più simile a un insieme di regni uniti dall’autorità di Carlo, piuttosto che una verosimile restaurazione dell’Impero romano d’Occidente.