Le guerre marcomanniche

Le guerre marcomanniche  sono state una serie di conflitti e di guerre durate dal 166 d.C fino al 180 d.C che hanno visto contrapporsi l’impero romano guidato dell’imperatore Marco Aurelio e una coalizione di tribù germaniche formate principalmente da marcomanni, Quadi e Iazigi Sarmati.

Durante le guerre marcomanniche le tribù superarono più volte il confine nord orientale dell’Impero romano, causando invasioni e devastazioni in città importanti come Aquileia ed Atene, e l’esercito dell’imperatore Marco Aurelio dovette condurre una serie di interventi militari su vasta scala per ristabilire la sicurezza del territorio, oltre a compiere delle incursioni nel profondo delle terre germaniche.

Le prime invasioni dei marcomanni

Durante il Regno dell’Imperatore Marco Aurelio, nel 161 d.C, la pressione delle tribù germaniche lungo la frontiera romana settentrionale aveva raggiunto un punto critico. Le tribù nordiche erano a loro volta spinte da migrazioni di massa, e l’impero romano, con la sua ricchezza e il suo benessere, rappresentava un territorio sicuro.

Le popolazioni dei Catti e dei Cauci superarono già nel 162 i confini romani, invadendo le province della Rezia e della Germania superiore, e furono immediatamente respinte dagli eserciti di frontiera. Alla fine del 166 una forza di 6000 Longobardi invase la Pannonia. L’invasione fu sconfitta dalle legioni locali, prevalentemente la legio I Adiutrix comandata dal generale Candidus e l’Ala Ulpia Contariorum, guidata da Vindex.

Prima guerra marcomannica
Mappa Prima guerra marcomannica

In seguito il governatore militare della Pannonia, Marco Iallio Basso,  avvio trattative con 11 tribù per ristabilire la sicurezza del territorio. I negoziati vennero condotti dagli ambasciatori romani con l’intermediazione del Re Marcomannico Ballomar.  Venne così concordata una tregua: le tribù si ritirarono spontaneamente dal territorio romano ma non venne raggiunto un accordo permanente. 

Nello stesso anno, i Vandali (Astingi e Lacringi) oltre ai Sarmati Iazigi,  invasero la Dacia uccidendo il governatore della provincia Calpurnio Proculo.  Per contrastarli venne immediatamente inviata la Legio V Macedonica,  ma la situazione era estremamente grave.

L’imperatore Marco Aurelio venne a sapere degli strani e pericolosi movimenti delle tribù Barbariche e, nonostante la peste Antonina stesse devastando l’impero, partì da Roma nella Primavera del 168 assieme al fratello adottivo Lucio Vero, imperatore assieme a lui, stabilendo la propria sede ad Aquileia, nel nord-est dell’Italia.

I due imperatori supervisionarono personalmente la riorganizzazione delle difese dell’Italia creando due nuove legioni, la legio II Italica e la legio III Italica, attraversando le Alpi e giungendo in Pannonia. I Marcomanni e i Victuali  avevano già attraversato il Danubio ma, secondo la Historia Augusta,  il solo avvicinamento dell’esercito Imperiale presso la fortezza di Carnuntum  fu sufficiente per convincerli a ritirarsi e a chiedere la pace a Roma.

I due imperatori svernarono ad Aquileia ma durante il tragitto di ritorno verso Roma, Lucio Vero morì improvvisamente per un colpo apoplettico, nel gennaio del 169. Marco Aurelio tornò così a Roma da solo per sovrintendere ai funerali del suo co-imperatore.

L’invasione germanica dell’Italia

Nell’autunno 369, Marco Aurelio partì da Roma assieme al suo miglior generale, Claudio Pompeiano. I romani avevano già raccolto delle forze militari per sottomettere le tribù che vivevano tra il Danubio e la provincia romana della Dacia.

Nel frattempo, gli Iazigi  avevano sconfitto e ucciso Marco Claudio Frontone, il governatore romano della bassa Mesia. L’esercito romano, impegnato nell’organizzazione e negli spostamenti, fu colto di sorpresa da diverse tribù, che attraversarono la frontiera e iniziarono a razziare il territorio.

Ad est i Costoboci attraversarono il Danubio, devastando la Tracia e scendendo fin nei Balcani raggiungendo addirittura la città di Eleusi,  vicino ad Atene, dove compirono il gravissimo atto della distruzione del Tempio dei misteri eleusini.

Ma l’invasione più pericolosa fu quella dei Marcomanni all’occidente: il loro capo, Ballomar,  era riuscito a formare una coalizione di tribù germaniche che, valicando il fiume Danubio, ottennero una vittoria decisiva su una forza di 20.000 soldati romani vicino alla Roccaforte di Carnuntum. Ballomar condusse poi la maggior parte del suo esercito a sud, verso l’Italia, mentre una parte del suo contingente devastava la regione del Norico. 

I Marcomanni rasero al suolo  la città di Oderzo,  e poi procedettero all’assedio di Aquileia. Questa era la prima volta che tribù germaniche entravano nell’Italia del nord dal 101 a.C, quando Gaio Mario aveva sconfitto i Cimbri. L’esercito del prefetto del Pretorio Tito Vittorino tentò di liberare la città, ma fu rapidamente sconfitto e forse ucciso durante la battaglia.

La controffensiva romana e la sconfitta dei Marcomanni

Il disastro di Aquileia costrinse Marco Aurelio a mobilitare tutte le forze dell’impero: dalle varie frontiere vennero radunati legionari per marciare contro Ballomar,  guidati dal generale Claudio Pompeiano e dal futuro imperatore Pertinace. Venne subito istituito un nuovo comando militare per salvaguardare le vie di comunicazioni in Italia e fu rafforzata la flotta danubiana.

Finalmente, nel 171 d.C, Aquileia venne liberata e i barbari allontanati dal territorio romano. Seguì un’intensa attività diplomatica poiché i romani  avevano bisogno di nuove leve per l’esercito e per la produzione agricola depressa dalla peste Antonina: i Quadi e gli Iazigi  firmarono un trattato di pace mentre le tribù dei Vandali Asdingi e Lacringi  divennero ufficialmente alleati dei romani.

Nel 172 i romani scatenarono una controffensiva nel pieno del territorio Marcomannico. Non abbiamo molti dettagli su questa spedizione militare, ma sappiamo che i romani ottennero delle vittorie, soggiogando i Marcomanni e i loro principali alleati fra cui Varisti, Naristi e Cotini. 

Queste vittorie sono ulteriormente confermate dall’adozione del titolo di  “Germanicus”  da parte di Marco Aurelio, una tradizione che si eseguiva solo in caso di pieno successo militare. Vi sono anche delle monete con l’iscrizione “Germania soggiogata ” che confermano i successi dell’offensiva.  Durante questa campagna, il generale romano Marco Valerio Massimiano fu addirittura in grado di uccidere il capo dei Naristi. 

Nella 173 i romani condussero una nuova campagna contro i Quadi, che avevano frattanto violato il trattato e aiutato altre tribù germaniche a combattere contro Roma: i Quadi  vennero stavolta sconfitti e sottomessi. 

Durante questa campagna avvenne un famoso episodio noto come “miracolo della pioggia “. 

Secondo il racconto di Dione Cassio, la Legio XII Fulminata era stata accerchiata da una forza superiore e quasi costretta ad arrendersi a causa del caldo e della sete. Ma un acquazzone improvviso, secondo alcuni invocato da un sacerdote Egizio, secondo i cristiani da alcuni legionari che pregarono Gesù, permise ai soldati di salvarsi.

Nello stesso anno, Didio Giuliano,  il comandante dei legionari stanziati sul fiume Reno fu in grado di respingere un’altra invasione dei Catti e degli Ermunduri.

L’anno successivo i romani marciarono nuovamente contro i Quadi,  dal momento che questa tribù aveva deposto il Re filoromano Furtius e avevano favorito l’ascesa al trono di Ariogaesus.  Marco Aurelio si rifiutò di riconoscere l’autorità di quest’ultimo, lo depose e lo esiliò ad Alessandria. Così, verso la fine del 174 d.C la sottomissione dei Quadi poteva considerarsi completata.

Successivamente i romani concentrarono la loro attenzione sulla tribù degli Iazigi  che vivevano nella piana del fiume Tibisco.  Dopo aver ottenuto alcune vittorie, nel 175, fu firmato un trattato di pace. Secondo i termini dell’accordo il Re Zanticus  avrebbe dovuto consegnare 100 mila prigionieri  romani e fornire 8000 cavalieri ausiliari, la maggior parte dei quali vennero inviati in Britannia.

Marco Aurelio era probabilmente sul punto di costituire e pacificare due nuove province romane: la Marcomannia e la Sarmatia,  ma qualunque fossero i suoi piani furono troncati dall’improvvisa ribellione di Avidio Cassio in Oriente.

Dopo aver represso con successo la rivolta di Cassio, Marco Aurelio ritornò a Roma, per la prima volta dopo quasi 8 anni. Il 23 dicembre del 176 d.C, insieme a suo figlio Commodo, celebrò un Trionfo per aver ottenuto la vittoria sulle tribù germaniche. In ricordo di tutto ciò, venne eretta la colonna Aureliana, ad imitazione della Colonna Traiana.

La seconda guerra Marcomannica

Purtroppo la tregua fu breve. Nel 177 i Quadi  si ribellarono nuovamente, presto seguiti da tribù vicine come quella dei Marcomanni. Marco Aurelio fu nuovamente costretto a dirigersi verso nord per iniziare la sua seconda campagna germanica. Arrivò presso Carnuntum nell’agosto del 178 e da quella base partì per sedare la ribellione, muovendosi prima contro i Marcomanni e nel 180 contro i Quadi.  

Seconda guerra marcomannica
Mappa Seconda guerra marcomannica

Sotto il comando di Valerio Massignano i romani prevalsero contro i Quadi nella decisiva battaglia di Laugaricio. 

I Quadi  vennero inseguiti verso Ovest nella profondità della grande Germania dove il prefetto del Pretorio Tarrutieno Paterno ottenne un’altra vittoria decisiva. 

Le legioni di Marco Aurelio erano riuscite a sottomettere le tribù germaniche fin nel profondo dei loro territori, ma il grande progetto di pacificazione della Germania venne interrotto dall’improvvisa morte di Marco, avvenuta il 17 marzo del 180 d.C a Vindobona, l’odierna Vienna.

Le conseguenze della guerra marcomannica

Nonostante le vittorie di Marco Aurelio e la definitiva pacificazione dei Barbari, questo periodo di guerra aveva messo in luce la debolezza della frontiera settentrionale di Roma: d’ora in poi almeno la metà delle legioni Romane, circa 16 su 33, sarebbero state distanza lungo il Danubio e il Reno. 

Numerose tribù germaniche si stabilirono comunque nelle regioni di frontiera come la Dacia, la Pannonia e la stessa Italia.

Il processo di integrazione dei germani all’interno dell’Europa non fu né rapido nè indolore. Alcuni Germani che si erano stabiliti a Ravenna, infatti, si ribellarono Improvvisamente e si impadronirono della città. Marco Aurelio fu costretto a liberarla con la forza e decise di non trasferire mai più Germani in Italia, esiliando addirittura quelli che vi erano stati precedentemente insediati. 

Le tribù germaniche vennero temporaneamente controllate ma le guerre marcomanniche furono solamente il preludio di nuove e più grandi invasioni che alla fine avrebbero causato il collasso dell’Impero romano d’Occidente.